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"L'automiglioramento è masturbazione"


Pathfinder

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Marlon

Grazie ad Aivia per aver condiviso il suo percorso. Se volete uno spunto più scientifico su come funzionino apprendimento e crescita, questo libro riassume l'evoluzione della teoria di plasticità del cervello e delle sue applicazioni in maniera divulgativa e a 360°. Il solo capire come funziona il cervello mi ha dato un cambio di prospettiva notevole. Una citazione per tutte, che mi ha colpito particolarmente, anche se gli interrogativi che avete posto sono vari e diversi:

<< La maggior parte di noi pensa al cervello come a un contenitore, che riempiamo con ciò che apprendiamo. Quando cerchiamo di interrompere una cattiva abitudine, pensiamo che la soluzione stia semplicemente nel mettere qualcos'altro nel contenitore. Ma quando acquisiamo un'abitudine negativa, questa guadagna un controllo sempre maggiore della mappa cerebrale [fenomeno chiamato "competitività"]*, impedendo che quello spazio venga occupato da abitudini "positive". Ecco perché "disapprendere" è spesso più difficile che imparare, e perché l'educazione nell'infanzia, prima cioè che le cattive abitudini diventino "competitive", è così importante. >>

* La competitività riguarda il principio "use it or lose it": le mappe cerebrali entrano in competizione tra loro, e vincono quelle più utilizzate. Ecco perché ad esempio i ciechi hanno gli altri sensi più sviluppati: le loro mappe hanno occupato quelle inutilizzate dalle mappe della corteccia visiva.

In sostanza, il miglioramento e la crescita personale costano fatica e forza di volontà, richiedono un impegno costante e continuativo, vogliono essere un percorso svincolato dal risultato, che avviene in tempi variabili. Altrimenti la competitività ci riporta daccapo. Acquisiscono fondamento concetti base di ogni percorso di crescita, quali "esci dalla zona confort", "credi nel processo, non nel risultato", "la forza di volontà è come un muscolo" e molti altri.

Una lettura illuminante.

Modificato da Marlon
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  • 4 mesi dopo...
cabeleira

In Giappone esistono due termini per identificare il Vuoto.

Esiste il vuoto MU.

Esso è ciò a cui tende il praticante del Buddhismo Chan o Zen.

Prendendo coscienza che l'ego è capriccioso e che la mente chiacchiera tra se e se, il praticante dello Zen butta il bambino con l'acqua sporca.

Ottimo strumento per lavare il cervello ai Samurai e renderli perfetti burattini da combattimento.

Abbiamo questa idea romantica dei Samurai. L'ultimo Samurai ha fatto piangere anche me.

Ma la realtà che ci mostrano gli scavi archeologici è un'altra.

I samurai non erano di etnia Giapponese, ma Ainu.

Erano una sorta di immigrati. A loro veniva dato il pieno potere di vita o di morte sulla popolazione, ma non percepivano stipendio se non la spada e il riso per mangiare.

Per gioco provavano le spade sui contadini di passaggio.

Samurai significa "colui che serve".

Ottimi cani. Senza un "Io" da difendere, ma solo il desiderio di fare una morte onorevole per il loro padrone.

Per fare un paragone col mondo odierno, sarebbe come se in italia ai tunisini venisse data una pistola, nessuno stipendio, kebab a volontà e pieni poteri di fare quello che vogliono sui cittadini italiani a patto che si mantengano fedelissimi al sindaco.

Quando la nostra cultura, sempre piena di seghe mentali, ha incontrato il silenzio interiore dello Zen, ne è rimasta affascinata. Perché la mente è una sega mentale continua, tanto vale provare ad annullarla.

Per me no.

Per Jung No.

Per i Ninja storici No.

Esiste un altro concetto di Vuoto, ed è il vuoto KU.

Se il vuoto MU simboleggia l'assenza, come ad esempio un cesto vuoto è MU, o uno stipite senza la porta è MU MON, senza porta, KU simboleggia il potenziale. Vuoto di forma espressa.

Un cesto pieno di mattoncini LEGO è KU.

Con quei mattoncini puoi costruire un' astronave, un camion dei pompieri, un castello, un vascello dei pirati.

Ma non sei un castello, non sei un camion dei pompieri.

Le persone ricevono incoraggiamenti e punizioni durante la crescita. Da bambino vieni al mondo in mezzo a dei giganti che dettano delle regole e scopri che per avere affetto e protezione, quindi per sopravvivere, devi seguire le loro regole.

Insegnanti, genitori, televisione, ovunque ci sono giganti che sanno cosa è meglio per noi.

E noi ci troviamo ad essere un camioncino dei pompieri fatto coi lego, perché è la forma che ha riscosso maggior successo.

Addirittura ci identifichiamo, dicendo cose come io sono così, non sono così.

Ora...alcuni si accorgono che essere un camioncino dei pompieri ha alcuni punti deboli, per esempio non vola.

Allora inseguono il vuoto MU.

Buttano il camioncino e cercano di annullare la mente.

Oltre ad essere impossibile... e a questo proposito vi invito a guardare un monaco zen come si copre gli occhi davanti alla TV per non essere influenzato, perché certe cose sono possibili solo in cima ad un monastero o in una caserma di samurai, ma appena fuori tra la gente e immersi nel fango della vita... non reggono... oltre a non essere possibile è pure inutile.

Se l'ego è un bambino capriccioso, la soluzione sta nel farlo crescere e diventare uomo, non nel provare a sbarazzarsene.

Il camioncino dei pompieri scopre di essere diverso dal castello, dall'astronave... e di avere pregi e difetti.

Certo, può rinforzarsi invece di destrutturarsi, può anche mettere dell'attak tra i suoi mattoncini, ma questo lo rende soltanto ancora più tenacemente quello che gli altri hanno scelto per lui.

Può anche mettersi attaccate due ali, ma non sarà un'astronave, sarà un camion dei pompieri che svolazza goffamente.

Qualcuno non accetta le imposizioni esplicite ed implicite della società, e si mette a fare il ribelle.

Dice "col cazzo che faccio il camioncino dei pompieri! Io sono libero e quindi faccio il camioncino dei piromani!" Ma quale libertà...sta soltanto facendo il contrario di quello che gli hanno inculcato. Cioè la stessa cosa, sulla stessa linea.

Il vuoto KU significa destrutturare pezzo per pezzo la propria personalità, la propria identificazione nel camioncino dei pompieri e rimettere i mattoncini nel cesto.

A quel punto, di volta in volta, l'iniziato potrà scegliere di essere castello, camioncino dei pompieri, astronave, a seconda dei pro e dei contro di ogni formazione di situazione in situazione.

Un cesto pieno di mattoncini è vuoto KU, è vuoto di forma e pieno di potenziale da esprimere.

Altro esempio:

Il vuoto MU è l'assenza di luce. Noi lo chiamiamo Buio, ma il buio non esiste, non si può mettere del buio in una stanza. E' solo l'assenza della luce.

La luce bianca è il vuoto KU. Essa contiene tutti i colori ma li manifesta soltanto quando colpisce una superficie che vibri ad una data frequenza.

La luce bianca attraversa un prisma, come sapete, si divide nei 7 colori dell'arcobaleno più le relative sfumature intermedie.

A quel punto il verde si guarda e dice: ehi! io sono verde, sono diverso da te che sei indaco!

E questo è un primo passo.

Ad un livello di coscienza diverso, che alcuni chiamano superiore, il verde dice: ehi! io sono verde, tu sei indaco, quello è rosso...ma tutti insieme formiamo l'arcobaleno...volemose bene che il mondo è bello perché è vario...

Questa la chiamo la falsa illuminazione dei figli dei fiori.

Poi qualcuno.... smette di aver bisogno di identificarsi nel verde, fa un passo indietro invece che dieci in avanti, ripassa attraverso il prisma e torna ad essere la luce bianca, il cesto pieno di lego, il vuoto KU.

Egli ora può essere verde rosso, indaco, quel che vuole e quello che richiede la situazione.

Ma...esiste una debolezza anche per il Vuoto KU.

Ogni manifestazione dell'essere ha debolezze e bisogni.

Ma aver oltrepassato il prisma, aver toccato la pietra oscura, essere tornato Lupo...porta con se la debolezza della Vanità.

Strano che Vano significhi proprio Vuoto.

Il bisogno di piacere, di provare piacere, e la Vanità.

Se egli si sentirà un dio o comunque superiore agli altri....non sarà diverso dal meno arguto che è rimasto verde/camioncino dei pompieri/ciwawa.

Quello è il passo più difficile.

Essere "migliore" di molti altri e cercare ogni giorno di porsi ai loro piedi con umiltà, perché siamo tutti sulla stessa barca, e il Lupo è marionetta di Madre Natura quanto il ciwawa.

Non è un percorso indolore, non è un percorso che finisce e si prende la cintura nera, non ci sono medaglie da appuntare pubblicamente o gente che ti batte le mani.

Io l'ho chiamato La Via del Lupo, ormai da molti anni, da quando ne avevo 11 per l'esattezza.

Ma avergli dato un nome non mi autorizza a sentirmi padrone di un qualcosa che è proprio di ogni essere umano, coi suoi tempi, col suo passo, col suo sangue.

E non sono nemmeno arrivato in fondo. Ho solo una lanterna sulla schiena che illumina quello che ho già fatto, ma davanti a me ho il buio.

Quando Tyler Durden pronunciò quella frase....mi sentii meno solo in quel buio.

Il vuoto MU allora è un tentativo di spegnere il cervello, di smettere di pensare per continuare a fare quello che si sta facendo senza prepararsi per quello che si vuole veramente fare ? Ed il vuoto Ku a cosa corrisponde ?

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Quasiloser

Ragazzi grazie infinite....incredibile discussione, volevo mettere dieci stelle ma non si può :clapping:

Aivia hai una cultura incredibile, mi sento sbalordito, confuso e spaventato

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  • 2 settimane dopo...
-Grey-

Una delle discussioni più interessanti che ho letto finora.

Un appunto che può falsamente apparire puntiglioso, ma forse risulta poco chiaro o travisato ed indirizza tutto il discorso in un senso o in un altro anche con le stesse parole, trattandosi di concetti molto poco verbalizzabili almeno per come la vedo io

In Giappone esistono due termini per identificare il Vuoto.

Esiste il vuoto MU.

Esso è ciò a cui tende il praticante del Buddhismo Chan o Zen.

Prendendo coscienza che l'ego è capriccioso e che la mente chiacchiera tra se e se, il praticante dello Zen butta il bambino con l'acqua sporca.

Ottimo strumento per lavare il cervello ai Samurai e renderli perfetti burattini da combattimento.

Abbiamo questa idea romantica dei Samurai. L'ultimo Samurai ha fatto piangere anche me.

Ma la realtà che ci mostrano gli scavi archeologici è un'altra.

I samurai non erano di etnia Giapponese, ma Ainu.

Erano una sorta di immigrati. A loro veniva dato il pieno potere di vita o di morte sulla popolazione, ma non percepivano stipendio se non la spada e il riso per mangiare.

Per gioco provavano le spade sui contadini di passaggio.

Samurai significa "colui che serve".

Ottimi cani. Senza un "Io" da difendere, ma solo il desiderio di fare una morte onorevole per il loro padrone.

Per fare un paragone col mondo odierno, sarebbe come se in italia ai tunisini venisse data una pistola, nessuno stipendio, kebab a volontà e pieni poteri di fare quello che vogliono sui cittadini italiani a patto che si mantengano fedelissimi al sindaco.

Quando la nostra cultura, sempre piena di seghe mentali, ha incontrato il silenzio interiore dello Zen, ne è rimasta affascinata. Perché la mente è una sega mentale continua, tanto vale provare ad annullarla.

Per me no.

Per Jung No.

Per i Ninja storici No.

Esiste un altro concetto di Vuoto, ed è il vuoto KU.

Se il vuoto MU simboleggia l'assenza, come ad esempio un cesto vuoto è MU, o uno stipite senza la porta è MU MON, senza porta, KU simboleggia il potenziale. Vuoto di forma espressa.

Un cesto pieno di mattoncini LEGO è KU.

Con quei mattoncini puoi costruire un' astronave, un camion dei pompieri, un castello, un vascello dei pirati.

Ma non sei un castello, non sei un camion dei pompieri.

Le persone ricevono incoraggiamenti e punizioni durante la crescita. Da bambino vieni al mondo in mezzo a dei giganti che dettano delle regole e scopri che per avere affetto e protezione, quindi per sopravvivere, devi seguire le loro regole.

Insegnanti, genitori, televisione, ovunque ci sono giganti che sanno cosa è meglio per noi.

E noi ci troviamo ad essere un camioncino dei pompieri fatto coi lego, perché è la forma che ha riscosso maggior successo.

Addirittura ci identifichiamo, dicendo cose come io sono così, non sono così.

Ora...alcuni si accorgono che essere un camioncino dei pompieri ha alcuni punti deboli, per esempio non vola.

Allora inseguono il vuoto MU.

Buttano il camioncino e cercano di annullare la mente.

Oltre ad essere impossibile... e a questo proposito vi invito a guardare un monaco zen come si copre gli occhi davanti alla TV per non essere influenzato, perché certe cose sono possibili solo in cima ad un monastero o in una caserma di samurai, ma appena fuori tra la gente e immersi nel fango della vita... non reggono... oltre a non essere possibile è pure inutile.

Se l'ego è un bambino capriccioso, la soluzione sta nel farlo crescere e diventare uomo, non nel provare a sbarazzarsene.

Il camioncino dei pompieri scopre di essere diverso dal castello, dall'astronave... e di avere pregi e difetti.

Certo, può rinforzarsi invece di destrutturarsi, può anche mettere dell'attak tra i suoi mattoncini, ma questo lo rende soltanto ancora più tenacemente quello che gli altri hanno scelto per lui.

Può anche mettersi attaccate due ali, ma non sarà un'astronave, sarà un camion dei pompieri che svolazza goffamente.

Qualcuno non accetta le imposizioni esplicite ed implicite della società, e si mette a fare il ribelle.

Dice "col cazzo che faccio il camioncino dei pompieri! Io sono libero e quindi faccio il camioncino dei piromani!" Ma quale libertà...sta soltanto facendo il contrario di quello che gli hanno inculcato. Cioè la stessa cosa, sulla stessa linea.

Il vuoto KU significa destrutturare pezzo per pezzo la propria personalità, la propria identificazione nel camioncino dei pompieri e rimettere i mattoncini nel cesto.

A quel punto, di volta in volta, l'iniziato potrà scegliere di essere castello, camioncino dei pompieri, astronave, a seconda dei pro e dei contro di ogni formazione di situazione in situazione.

Un cesto pieno di mattoncini è vuoto KU, è vuoto di forma e pieno di potenziale da esprimere.

Altro esempio:

Il vuoto MU è l'assenza di luce. Noi lo chiamiamo Buio, ma il buio non esiste, non si può mettere del buio in una stanza. E' solo l'assenza della luce.

La luce bianca è il vuoto KU. Essa contiene tutti i colori ma li manifesta soltanto quando colpisce una superficie che vibri ad una data frequenza.

La luce bianca attraversa un prisma, come sapete, si divide nei 7 colori dell'arcobaleno più le relative sfumature intermedie.

A quel punto il verde si guarda e dice: ehi! io sono verde, sono diverso da te che sei indaco!

E questo è un primo passo.

Ad un livello di coscienza diverso, che alcuni chiamano superiore, il verde dice: ehi! io sono verde, tu sei indaco, quello è rosso...ma tutti insieme formiamo l'arcobaleno...volemose bene che il mondo è bello perché è vario...

Questa la chiamo la falsa illuminazione dei figli dei fiori.

Poi qualcuno.... smette di aver bisogno di identificarsi nel verde, fa un passo indietro invece che dieci in avanti, ripassa attraverso il prisma e torna ad essere la luce bianca, il cesto pieno di lego, il vuoto KU.

Egli ora può essere verde rosso, indaco, quel che vuole e quello che richiede la situazione.

Ma...esiste una debolezza anche per il Vuoto KU.

Ogni manifestazione dell'essere ha debolezze e bisogni.

Ma aver oltrepassato il prisma, aver toccato la pietra oscura, essere tornato Lupo...porta con se la debolezza della Vanità.

Strano che Vano significhi proprio Vuoto.

Il bisogno di piacere, di provare piacere, e la Vanità.

Se egli si sentirà un dio o comunque superiore agli altri....non sarà diverso dal meno arguto che è rimasto verde/camioncino dei pompieri/ciwawa.

Quello è il passo più difficile.

Essere "migliore" di molti altri e cercare ogni giorno di porsi ai loro piedi con umiltà, perché siamo tutti sulla stessa barca, e il Lupo è marionetta di Madre Natura quanto il ciwawa.

Non è un percorso indolore, non è un percorso che finisce e si prende la cintura nera, non ci sono medaglie da appuntare pubblicamente o gente che ti batte le mani.

Io l'ho chiamato La Via del Lupo, ormai da molti anni, da quando ne avevo 11 per l'esattezza.

Ma avergli dato un nome non mi autorizza a sentirmi padrone di un qualcosa che è proprio di ogni essere umano, coi suoi tempi, col suo passo, col suo sangue.

E non sono nemmeno arrivato in fondo. Ho solo una lanterna sulla schiena che illumina quello che ho già fatto, ma davanti a me ho il buio.

Quando Tyler Durden pronunciò quella frase....mi sentii meno solo in quel buio.

Il vuoto MU, che è il vuoto delle arti marziali (intendendo tra parentesi come arti marziali, quelle vere, tradizionali, non le variazioni sportive ne tanto meno salutiste che sono diventate il 99% nel mondo) non è propriamente di natura in "opposizione" al vuoto KU. Non sono due religioni di due gilde concorrenti, l'ottica più sensata dell'evoluzione della ricerca interiore dal punto di vista zen, per quanto mi riguarda (la verità assoluta la hanno solo gli dei) è quella che ne è tipica, cioè di fasi successive in un continuum fisico dall'una all'altra (cioè non sono passaggi da uno stato A a uno stato B, ma un continuo mutamento graduale in cui è solo la coscienza che ha una percezione ritardata, a "step", di questo mutamento)

Per ricollegare all'esempio della casa, abbattere tutto è quello che ci vedo come il vuoto MU, il primo un vuoto che va poi riempito di (per l'appunto) sostanza e non di forma, il materiale per costruire la nuova casa, il vuoto KU. Il percorso parte sempre dal vuoto vuoto (mu) non si ferma poi lì e passa ad un vuoto pieno (ku) per poi diventare un pieno pieno nel prendere le varie forme. Parlando dei lego, un camion dei pompieri non andrebbe in quest'ottica "destrutturato" per recuperarne i mattoncini, la mia percezione in questi contesti è di mattoncini in quel caso incollati con l'attack, il camion va comunque buttato via all'inizio (la casa va abbattuta) per avere un cesto vuoto (mu) che va poi riempito con nuovi lego non incollati e diventare un cesto pieno (ku).

Il fatto che nelle arti marziali il "fine" sia il "mu" è in due ottiche diverse,

Una, diciamo, "tecnica" è che il bushi deve essere vuoto perchè (nelle arti marziali se ne parla in termini di "ki" cioè "energia" lo stesso carattere che in cinese è il "chi" con lo stesso significato e le stesse applicazioni) deve potersi riempire con il "ki" di un eventuale avversario. Questo concetto è poi applicabile (sempre in un ipotetica lotta) a livello sia fisico (di forze dei corpi a contatto) sia mentale (di volontà e intenzione)

Un'altra, diciamo, "ideologica" che prima di chiamare "servilismo" come un lavaggio del cervello, mi soffermerei a precisare in solo un paio di quelle piccole considerazioni che ne cambiano la percezione se viste dall'interno piuttosto che dall'esterno.

I popoli Ainu, per quanto indietro si arrivi, venivano inizialmente assoldati semplicemente come protezione (guardie del corpo in pratica) non tanto sulla base della loro etnia, ma dal fatto che erano principalmente cacciatori che vivevano e cacciavano in ambienti ostili (boschi e montagne) e che per questo avevano una superiore abilità con le armi e con il corpo (qualcuno sostiene che fossero anche fisicamente più potenti, più grandi, ma di fronte a una freccia questo conta poco) e dotati di un superiore equipaggiamento potevano facilmente tenere testa in numeri ristretti anche a grandi numeri di paesani e contadini. Insomma le guardie perfette per il loro scopo utilitaristico.

Con lo sviluppo poi della società, aumentando in numero, potere e influenza fino a diventare il perno fondamentale della cultura Giapponese, e questo ha portato poi allo sviluppo di tutto un sistema di controllo interiore per fronteggiare il nuovo ruolo. La cosa fondamentale è che l'imposizione di questo essere vuoti, dell'essenza di MU in un guerriero, non è stata affatto un'imposizione. Non sono stati presi Ainu bambini e educati in questo modo, si cercavano da principio infatti uomini già grandi, già abili con le armi. Sono le generazioni successive che con l'aumentare del prestigio e della concorrenza, al fine di essere migliori e mantenere lo status per garantirlo alla discendenza, hanno adottato questo sistema perchè utile allo scopo (e di conseguenza garantendo un maggiore controllo sulla società) e a partire da questo a educare i figli allo stesso modo sempre di più (non c'erano ancora le scuole, l'educazione avveniva in famiglia, i samurai non avevano insegnanti privati di zen, era il padre che tramandava al figlio).

Erano tempi in cui ancora la sopravvivenza di una propria famiglia e di una società, avevano più importanza della figa.

Vuoto, quindi, non inteso come filosofia morale, volontà e sentimenti, ma in senso molto più fisico, e terra terra, come è quasi tutta la cultura orientale (specialmente nipponica) nel suo cuore.

Non tutto si trova sui libri e nella cultura Giapponese (proprio nella nazione più tecnologica del mondo) in molti campi si tramanda ancora per tradizione orale quasi tutta la vera conoscenza (siamo portati a pensare che sia solo in campi filosofici e di qualcosa che ormai consideriamo "folclore" come le arti marziali, ma non è così, avviene anche in campi come la medicina) e siamo come sempre noi occidentali che con la nostra mentalità del tutto incompatibile abbiamo trovato un testo e dopo averlo tradotto male ci siamo illusi di ridurre migliaia di anni in una frase, perchè ci piace tanto leggere e scrivere tutto, ed è uno dei principali motivi per cui le pratiche e filosofie orientali vengono così tanto deformate delle nostre lenti con cui le guardiamo. In realtà sarebbero semplicissime, ma andrebbero fatte con le mani.

Di immagini "romantiche e distorte" dei samurai ce ne sono diverse; tra cui, sì, quella del cavaliere senza macchia (che tra l'altro è esclusivamente occidentale, qualsiasi arte giapponese che non sia fatta apposta per essere venduta all'europa o all'america, ma fatta per la cultura giapponese, mostra che come popolo ne hanno un'immagine totalmente diversa e di difficile comprensione per noi) ma un'altra di queste (altrettanto fuori misura) è che fossero dei cagnolini a cui è stato fatto il lavaggio del cervello e agissero allo stesso modo; come santi, o come cani da guardia, privi di emozioni o sentimenti.

Al contrario, per l'appunto provavano le spade sui passanti per divertimento, quanto però anche si uccidevano l'uno con l'altro con dolore, tragedia e famiglie che ne morivano poi di fame. Apparentemente solo per darsi un "nome", mentre questo nome significava a volte la sopravvivenza o la morte della famiglia nel momento in cui un padrone scegliesse di onorare un nome piuttosto che perseguitarne un altro. Gli stessi samurai che erano costretti a un'immagine di perfezione e che dichiaratamente doveva rimanere così esclusivamente in quanto "immagine" dovevano poi con giochi di potere e sotterfugi fare una guerra spietata di arrampicamento sociale nell'ombra, spesso solo per avere "l'onore" di morire in battaglia, affinchè la propria famiglia potesse sopravvivere.

Magnifica letteratura (anche di fantasia) giapponese (tutta mai tradotta, infatti) è totalmente esplicita in questa espressione demoniaca e infernale, fatta di invidie, cattiverie, colpi bassi e guerre di sangue, morte, violenza, cattiveria, ambizione, invidia, influenza e prestigio.

I samurai oltretutto non sono un'immagine leggendaria del passato di una nazione; il Giappone è tutt'oggi pieno di e fondato sui samurai. Non si chiamano più così, non fanno più la guerra, non sono più spaventosi e fisicamente pericolosi come un tempo, ma sono discendenti fieri del culto dei propri antenati che ne continuano la stessa guerra di sopravvivenza. Non più con le spade, ma sempre sul campo di battaglia, magari 10 ore al giorno 7 giorni su 7 a saldare automobili, costretti a mesi lontani dalla famiglia per mantenere il lavoro ad una qualità competitiva e non essere sostituiti da un altro dipendente.

Questo per me è un concetto radicale per affrontare un gradino come il confine che c'è all'orizzonte dove sorge il sole, che "come ci viene venduto" ci viene sempre inculcato a più livelli più in profondità di quanto pensiamo.

Un'altra concezione alterata è quella del monastero come luogo in cui uno va a illuminarsi il resto della vita e morire. E' un'idea moderna e contaminata da scontro (perchè di scontro si tratta) di culture troppo diverse.

Realmente dall'antichità il monastero era, sì, formato da una serie di monaci che ci passavano la vita per curarlo e mantenerlo fisicamente vivibile, e da un maestro che ci trascorreva la sua di vita (ma spesso solo la vecchiaia in realtà) fino alla morte. Per il resto non era una prigione. La concezione orientale, come di tutta la meditazione, è proprio quella (che dovrebbe essere) di una "partenza" e non di un "fine". In realtà i "monaci" in monastero ci finivano molto giovani (erano anche altri tempi e si cresceva prima) e tutto questo annullamento di se, ricerca del MU non era altro che questo: un trampolino di lancio nel mondo. Altra concezione intrisa delle tipica semplicità orientale.

Il monaco che si copre gli occhi davanti al televisore non sta (per lo meno in un'ottica sana) scappando dal mondo e dagli stimoli, ma destrutturandoli per non esserne influenzato nella forma, sia che stia ancora abbattendo se stesso per raggiungere il suo MU e svuotare il suo cesto, sia che stia iniziando a riempire il cesto di mattoncini lego che però devono finirci in una forma NON precisa.

Si tende a vedere MU come fine del percorso, ma lo era solo all'interno del monastero, il proposito del monastero era di lanciarti poi nel mondo da "vuoto" (un cesto vuoto) perchè nel mondo con le esperienze e la vita riempissi quel cesto di lego (nuovi lego, non quelli dalla forma bloccata di cui eri fatto prima) con la consapevolezza data dallo studio e dalla meditazione che non potevi mantenere da bambino, pur essendo costretto a vivere nel mondo dei condizionamenti (per sopravvivere), che consentisse di mantenerli in una pienezza di sostanza e assenza di forma (ku)

Per come la vedo il monastero era una specie di "asilo nido" dell'anima, ancor più quando ci si entrava da molto giovani, in ogni caso nella reale visione orientale (giapponese, ma ancora più cinese e ancora molto di più indiana) è sempre stato (in tutte le sue pratiche) come un lavaggio, un fresco "restart" di cui credo tutti almeno una volta nella vita abbiamo sentito il bisogno.

Ancora in data odierna vivere in Giappone è un'esperienza superiore a mettere piede su un altro pianeta. Da città di grattacieli sempre illuminate a giorno a villaggi a tutti gli effetti ancora nel medioevo, c'è una dualità di vite che per noi è inconcepibile, non è davvero possibile descrivere o immaginare come ci si senta ad esserne parte, se non per brevi periodi.

Ci tengo a ribadire che l'intenzione non è di mettere puntini sulle "u" come dico sempre, ma di avere nel totale una visione più completa e malleabile, soprattutto in quelle cose che sono così lontane che possono essere sorvolate con un "contro natura" o "inutile" o "dannoso" quando è difficile da figli dell'occidente capire da una lettura (o cento letture) molte cose, che (altro tipico fattore orientale) vanno vissute, sentite, nel cuore e nella pancia prima e più che ogni altra cosa.

Trovo questa discussione e tutti gli interventi fatti molto interessanti e indici di una cultura, intelligenza e volontà di livello inaspettato su un forum in rete.

Leggere alcuni interventi mi ha spostato nel tempo e nello spazio letteralmente a rivivere dei ricordi e delle emozioni.

Trovo incomparabili le emozioni del viaggio in se stessi, come persona e come umanità

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  • 6 mesi dopo...
rebrebReborn

un ragionamento lunghissimo... A catena poi... Una cosa tira l'altra è non finisce mai.

Quindi per punti(pochi.pochissimi)

Aivia.... Ha ragione... Oramai per quello che mi riguarda il mi piace glielo metto a prescindere... E troppo avanti... E non per usare la solita frasetta scema... Lui veramente ha raggiunto livelli di conoscenza di sé e degli altri... Che io avrei paura a raggiungere ... A parte cose un po' estreme... Che non ho vissuto (ancora...dato che ho 23anni... Fino ad arrivare a 36....)ha ragione.

Dato che i punti sono troppi... Mi focalizzò sul titolo.... L'automiglioramento è masturbazione

Risposta; SI

corollarioalla risposta; a posteriori

Perché? Lautomiglioramento è una tappa obbligatoria per raggiungere il livello successivo.... Quella sorta di accettazione di sé, quello che ti fa dire... Posso essere un serial killer ora è fra cinque minuti posso andare a dire messa.... Senza farmi troppe pippe mentali.... Se ti va di pisciare per strada lo fai, devi farlo per appagare il tuo vero io(ok ci sono le regole... Non puoi farla se ci sono persone.... Fai partire un dialogo interno... Ti chiedo se puoi farla in un vicoletto.... Se il tuo cervello dice... Ok mi va bene.... Lo fai... Sei appagato... Continui per la tua strada..... Non puoi farlo.... Ti tieni quella insoddisfazione dentro e vai avanti... No problem...troverai una soluzione dopo.... Comprendersi il tuo ego dopo...)

Il punto credo sia quello... Lautomiglioramento è il mezzo per arrivare ad essere tutto quello che vuoi essere e quando vuoi.... È un percorso.... non un libro o dieci

Altro esempio... I manuali.... Sono automiglioramento

Il punto è che secondo i manuali devo utilizzare una determinata cosa per scoparmi una

In pratica ho usato oggi un canned(quello della sigaretta) e su una quarantenne (mi conosce da un usando portavo il pannolino... Mi ha visto cagarmi sotto... E pesare quattro chili.... Per dirti... Con quali occhi mi vedeva... Come ti può vedere una madre o una zia)

Ho usato il canned per una trentenne sua amica che mi piace(parola strana... Non voglio fchiuderla.... Non ancora... Non saprei... Bho) .... Trentenne di fronte che guardava la scena..... Io che non la cagavo ed infilavo in bocca la sigaretta alla quarantenne

Risultato quarantenne passata dalla modalità ti vedo come una zia.... A modalità.... Mi sento a disagio(davvero a disagio) stai facendo una cosa strana ,ma nel frattempo mi stava sbranando con gli occhi... Da bambino ad oggetto potenzialmente sessuale in un secondo(pro o contro... Non so... Non mi frega.... Volevo farlo l'ho fatto.... Non per lei... Non per la trentenne.... A sto punto faccio le cose pure un po' per inerzia....)

Risultato trentenne e che guardava... E stop

Cosa voglio dire... I manuali sono automiglioramento

Diventano masturbazione per il semplice motivo che non li utilizzo per il fine per cui sono stati scritti.... Li utilizzo come piumipare e piace.... Per trovare una sorta di equilibrio interiore.... Per appagare il mio ego...

Posso utilizzare un manuale di seduzione pure per addestrareil mio cane.... Ecco perché automiglioramento e masturbazione

Io sono tutto e niente, ora, adesso, in questo preciso istante... Millesimo di secondo. punto

Saluti. Reb

Modificato da rebrebReborn
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Immagina l'uomo come una casa.

Ora, l'uomo è venuto su come una casa in balia di eventi ed influenze esterne, non ha una struttura portante degna di questo nome, i muri glieli hanno scelti quelli della chiesa, famiglia e cultura di appartenenza hanno messo le travi, ognuno ha messo lì le cose un po' a cazzo per il proprio interesse e a partire dalle fondamenta è di fatto una ridicola casa diroccata, piena di nonsense, di contraddizioni interne, di credenze assurde e in conflitto fra loro.

Ci sarebbe da tirarla giù, distruggerla, fondamenta comprese, e poi scavare fino ad arrivare alla pietra oscura su cui poggiano le fondamenta.

E invece l'uomo cosa fa, capendo che in qualche modo è una casa diroccata e sbilenca?

"Lucida le maniglie sul Titanic", cerca di migliorarsi, in pratica da due mani di intonaco fresco su quel cesso di casa, mette una travetta aggiuntiva attaccata coi chiodi, e questo è ridicolo, ma è quello che la maggior parte delle persone fa, quelle che hanno il coraggio di prendere in mano la propria vita e cercare di migliorarsi, gli altri nemmeno fanno quello.

Distruzione totale, questo servirebbe.

Poi, una volta arrivati alla pietra oscura, allora, si può pensare di costruire un palazzo meraviglioso, curando bene ogni aspetto.

Ma bisogna partire da zero.

Morire, per rinascere a propria immagine e somiglianza.

Due mani di intonaco fresco su una casa diroccata e pericolante sono masturbazione.

Qua abbiamo un altro seguace di Nietzsche.

Piuttosto che leggervi il manuale di Mistery, leggetevi il manuale di Zarathustra

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Qua abbiamo un altro seguace di Nietzsche.

Piuttosto che leggervi il manuale di Mistery, leggetevi il manuale di Zarathustra

Ciao, non sono un seguace di Nietzsche, e "così parlò Zarathustra" ce l'ho parcheggiato nella libreria da tanti anni, comprato perché incuriosito dalle molte persone che mi davano del seguace di Nietzsche, dai primi anni di forum quando avevo 22-23 anni. Ma non l'ho mai letto perché mi fa un po' senso che ci sia scritto qualcosa come me e cerco sempre di arricchirmi coi diversi.

Modificato da ^'V'^
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  • 1 mese dopo...
Draconicus

È senza dubbio uno dei post più illuminanti di tutto il forum, conoscevo già il tuo pensiero aivia e ne sono sempre stato affascinato, ma qui è stato portato ad un livello superiore! La parte più difficile è nel capire questi concetti e farli propri, ma è proprio qui che sta il bello, grazie

Modificato da LuckyDave
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  • 2 settimane dopo...

Sei un diamante, bellissimo.

Con tante facce e un apice unico.

Nella mia ignoranza ed inesperienza, riflettendo sulla metafora del diamante, è emerso nella mia testa un quesito.

Dal momento che asportiamo la merda che ci ricopre, il diamante si presenta nella sua forma.

il primo interrogativo che mi pongo è, i condizionamenti genetici facevano parte della merda, magari la parte meno superficiale, oppure sono ciò che incidono, più o meno lievemente, sulla forma di queste facce?

Indipendentemente dalla prima risposta, mi pare di aver capito che posso plasmare questo diamante, come ricostruire la casa a mio piacimento e convenienza, quindi c'è un limite entro il quale posso modellare e sagomare il diamante?

In passato mi sono trovato di fronte ad un'affermazione, con il quale mi sono trovato sempre dubbiosamente in disaccordo, dato che le mie convinzioni non erano così temprate.

"non siamo compatibili", "non andiamo bene l'uno per l'altra", "non funzioniamo", questo a causa di modi di pensare/agire che in quel momento erano contrastanti.

con questo non voglio dire che io debba piegare le mie convinzioni in favore dell'altro/a, castratemi piuttosto.

Sono arrivato poi alla consapevolezza che le mie idee erano controproducenti per la mia "sopravvivenza e riproduzione", per cui le ho in parte sradicate, in parte lo sto tutt'ora facendo.

Quindi, c'è entro il quale io posso plasmare il diamante, oppure sono io che mi impongo questo limite perchè potrebbe danneggiare/ostacolare il mio bisogno di "sopravvivenza e riproduzione"?

ps: magari ho fatto un po' di confusione

Modificato da B0L1D3
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  • 1 anno dopo...
Il 15/1/2013 alle 15:37 , ^'V'^ ha scritto:

Me lo chiedo pure io.

Mi rispondo così: cambio ambiente per allinearlo ai miei obiettivi, sono veramente obiettivi miei?

No, sono spinte biologiche riducibili al minimo comune denominatore della sopravvivenza della specie, ma almeno con un atto di volontà puoi scegliere chi essere nel perseguire scopi che non hai scelto.

Infatti tutto il discorso è relativo al sottrarsi dai condizionamenti ambientali non scelti, non è relativo al sottrarsi a spinte biologiche programmate.

Ovviamente la persona che decide di scegliere altri ambienti non è una persona pura e libera, quindi in un certo senso le sue scelte di altri ambienti sono mediate dai condizionamenti che già l'hanno plasmata, ma... c'è questa cosa che ha portato tanta sofferenza nella nostra vita, tanta coscienza, ma anche un nuovo potere: il fatto che più sale il numero di individui dei quali tenere traccia nelle interazioni più nei primati cresce la neocorteccia, e nel nostro caso è arrivata a crescere fino al punto in cui il cervello ha coscenza di se, tiene traccia anche di te stesso e può osservare te stesso.

Questo osservatore esterno, questo Se Metacognitivo, questa magnifica e dolorosa presa di coscienza di se, può per un istante estraniarti dal flusso delle onde che ti muovono, vederle da fuori, e decidere di cambiare fiume.

"come la luna che si riflette nel pozzo", l'acqua si increspa ma il suo riflesso rimane immobile. Perché non c'è dentro fino al collo, non sei te. E' la tua abilità di osservarti dall'esterno.

A questo proposito ciò che sicuramente mi ha aiutato più di ogni altra cosa è stata l'abitudine alla meditazione, senza alcun significato religioso o spirituale, ma di pura distensione del chiacchiericcio, delle onde mentali e di osservazione ferma, come la luna riflessa.

Abbiamo un potere immenso e che fa un male cane.

Perché osservarsi in modo onesto fa male, non lo nego.

Ma è la porta per la libertà....non di essere se stessi, ma DA se stessi. Da quello che ci hanno fatti diventare senza la nostra libera scelta.

Per il resto... saremo comunque sempre in giostra, le regole rimangono sopravvivi e riproduciti, ma i percorsi possono cambiare chi siamo può cambiare.

Come nel caso dei profumi che su ogni persona odorano diversamente perché interagiscono con la sua biochimica specifica, nuovi condizionamenti non ci renderanno uguali anche se identici, perché interagiranno con la nostra personale pietra oscura, col nostro personale tesoro degli antenati, quello che Jung chiamava Inconscio collettivo, che ora chiamiamo geni.

I geni non sono immobili. Possono essere inibiti od attivati dall'ambiente. Recenti scoperte hanno ad esempio puntato i fari sul fatto che l'ape regina ha gli stessi identici geni delle api operaie (bottinatrici) e queste delle api nutrici, in base allo stimolo ambientale si attivano quei geni che rendono così diverso il comportamento programmato dell'ape, se si tolgono tutte le bottinatrici da un alveare alcune nutrici subiranno una attivazione genetica e diverranno bottinatrici.

Quello che consideravamo spazzatura inutile dell'evoluzione, il 97% del DNA, secondo recentissime scoperte è invece utilissimo poichè viene attivato o inibito da specifiche configurazioni ambientali.

Quindi, in un certo modo, anche la pietra oscura, sebbene immutabile, può essere girata e rigirata...come un diamante nero con molte facce.

E... qui sta il bello per gli umani.

Il nostro ambiente, fisico e sociale, ciò che interagisce con i nostri geni e che eventualmente può girare il diamante non è l'ambiente oggettivo, ma soggettivo. Noi non percepiamo le cose come sono, ma come noi siamo.

I nostri filtri mentali, le nostre cancellazioni, distorsioni, generalizzazioni, le nostre percezioni insomma dipendono dalle nostre credenze, da ciò che già crediamo.

Esporsi ad esperienze, persone, che cambino le nostre credenze di base può cambiare il nostro ambiente. Possiamo vedere lo stesso mondo con occhi nuovi, e di riflesso essere noi stessi nuovi e diversi, perché interagenti con un nuovo ambiente.

C'è un potenziale stupendo nell'essere umano (anche negli insetti e in ogni altra forma di vita) e la cosa fantastica è che noi umani osservando noi stessi con autocoscienza possiamo tentare un atto di volontà puro ed assoluto per cambiare ambiente, per cambiare come percepiamo l'ambiente e quindi mettere in moto tutto il motore condizionante e modellante per essere diversi da come ci hanno forgiati.

Essere, in un certo senso... Your Own Master. Master di te stesso.

(non uso il termine Maestro perché Master significa molto di più: Maestro, padrone, modello)

20 minuti al giorno di meditazione. Si può meditare per 6 ore ma non serve ai nostri scopi.

20 minuti al giorno e dopo un po' di tempo si può scoprire che tra lo stimolo dell'esterno e la nostra reazione automatica tipo robot, tipo automa programmato, si può trovare lo spazio di un respiro.

E' in quell'attimo presente del respiro tra azione e reazione che possiamo, con un atto di Volontà Puro e Assoluto, avere coscienza per un attimo di noi e scegliere di cambiare l'ambiente che ci modella, e di cambiare le credenze che plasmano l'ambiente percepito.

Esiste un topic che tratti la meditazione? Se dovessi fidarmi di chi dice che funziona, pare una pratica di utilità enorme per gestire meglio i limitanti capricci della zucca di molti. Non ho ancora capito, esattamente, come iniziare, o se vogliamo non riesco a riporre fiducia nell'efficacia nel momento in cui tento. È evidente che sia necessario tempo per gestire efficacemente il flusso dei pensieri, e che la differenza tra il risultato e non possa dipendere anche dalla mentalità _ motivazione che spinge la pratica.. sbaglio?

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