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Visto che in Italia nel giro di qualche anno sarà difficile sopravvivere, dove emigrare?


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Io ho riscontrato il problema inverso rispetto a Comeback: quando parlo di investire in Italia e di avere in mente qualche progettino professionale nel nostro paese mi prendono per ingenuo quando va bene, per mammone scansafatiche quando pensano che voglia evitare di emigrare per paura e pigrizia. Il bello è che questi commenti ormai arrivano anche da gente di mezz'età che non ha la più pallida idea dei nuovi scenari del mondo del lavoro, nè ha idea di cosa poi si andrebbe a fare nel mitico "estero" (appunto considerato come un unico stato enorme al di fuori delle Alpi in cui tutto funziona come in Germania e le talpette incartano la cioccolata...).

In un colloquio di lavoro, per altro andato bene, l'esaminatore mi ha espressamente chiesto: "ma terminato il contratto e conclusi gli studi non avrà mica voglia di trasferirsi all'estero?" e l ha detto con fare rassegnato e preoccupato. Davvero sta diventando inconsueto rimanere in Italia dopo la laurea. La cosa mi dispiace, ma tant'è.

Purtroppo anche gli stessi esaminatori non sono molto preparati in questione, visto che tranne per lauree estremamente specifiche (una su tutte, ingegneria informatica, che è l'unica che garantisce un lavoro pressochè certo) i CV mandati all'estero dei neolaureati verranno rigettati nella stragrande maggioranza dei casi anche per posizioni "entry level".

La mia conclusione è che queste aziende estere non prendano sul serio la preparazione dell'università italiana, nonostante per esperienza diretta abbia potuto vedere come un Politecnico sia più selettivo e difficile di un Grande ècole francese.

E anche i recruiter stessi sappiano che il livello di inglese degli italiani non è sufficiente per affrontare una posizione lavorativa degna di nota.

Riprendendo il discorso di Gaddo: faccio notare come i numeri italiani in termini di produzione industriale, PIL, disoccupazione e bilancia commerciale con l'estero rappresentino in realtà un paese a due facce. Ma sulla stampa emerge solo il pessimo dato medio frutto dell'incrocio di due paradigmi socio-economici in via di rapido avvicendamento. Ovviamente bisogna sempre tenere presente l'enorme divario tra mezzogiorno e regioni come la Lombardia, l'Emilia-Romagna e parte del nord est che corrono e propongono modelli sociali e produttivi in linea con le migliori esperienze dell'Europa continentale.

Ma tutto questo merdone offusca una realtà emergente di imprese e professionisti che ce la fanno e vanno a gonfie vele (grazie Vasco!). Per rendersene conto si deve guardare ai dati delle PMI dei settori avanzati, all'aumento dell'occupazione nel terziario avanzato, ai dati sulle esportazioni. Ci sono ampi margini di miglioramento. A patto che si smetta di ragionare all'antica e di guardare sempre ai soliti operai fuori dalle fabbriche, ai tagli (magari fossero veri!) alle pensioni, ai tagli alla sanità e alla scuola (che era diventata ammortizzatore sociale peggiore delle forze armate al sud!) ecc. ecc.

Poi chi ha idee e voglia fa bene ad andare avanti e a cercare il posto migliore per realizzarle, così come fa benissimo chi sfrutta l'opportunità di un soggiorno all'estero per qualche tempo sia anche per la figa notoriamente migliore di certe location. Ma credo che il partire al termine degli studi non sia affatto una tappa obbligata, nè una scelta sempre vincente a prescindere. (NB: Londra è una bomba ad orologeria per i lavori di massa...)

Tutta questa differenza tra Nord e Sud non la vedo proprio, uscendo fuori dalle statistiche ufficiali...vedo molto più benessere in alcune cittadine del Sud Italia, piuttosto che del Nord, con prezzi ben più ragionevoli e che permettono di vivere meglio anche con stipendi più bassi.

Le famose "PMI venete-emiliane", sono le stesse che offrono stipendi da 1000 euro agli ingegneri, senza opportunità alcuna di crescita...permettimi ma questo modello da sfruttatori non l'ho mai sopportato.

Su Londra dipende, a volte bisogna anche giocare sui grandi numeri per i lavoretti; certo chi parlava un inglese decente il lavoro l'ha trovato in meno di 7-10 giorni, chi invece si ostina a non impararlo non troverà nulla.

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Un paio di articoli su Londra, ormai diventata una delle più grandi città italiane

2014: in fuga a Londra, ma con giudizio...

Negli ultimi vent'anni Londra è stata per tantissimi italiani l'America dietro casa. A misura che aumentava la frustrazione di vivere in un Paese sempre più ingessato, senza meritocrazia, ripetitivo, incapace di incanalare il desiderio di affermarsi dei nostri giovani, Londra ha costituito una valvola di sfogo straordinaria, che ha permesso a decine di migliaia di persone di emanciparsi professionalmente, aprirsi al mondo, ossigenare il cervello, esprimere il proprio spirito di iniziativa, evitando di restare a marcire ai margini del mondo del lavoro italiano. Londra è stata il massimo magnete per i nostri connazionali, tanto che la popolazione italiana della capitale britannica negli ultimi 20 anni è più che raddoppiata, passando da meno di 100 mila a oltre 200 mila persone. La capitale peraltro è spesso citata in modo simbolico, dato che i nostri connazionali si sono sparpagliati in molte parti dell'isola, raggiungendo un totale di oltre 400mila persone residenti, più o meno in pianta stabile, secondo stime attendibili delle nostre autorità consolari.

Gli italiani hanno un buon livello di educazione, chi ha studiato nei licei o nelle Università italiane ha una buona preparazione e nella massima parte dei casi è riuscito a ottenere dei posti di lavoro soddisfacenti. Anche in settori meno accademici, lo spirito di sacrificio, l'intraprendenza, l'abitudine all'osservazione al dettaglio e alle cose belle della vita ha permesso agli italiani di crescere rapidamente rispetto a molti altri migranti, ottenendo in tempi rapidi posizioni che a casa propria avrebbero raggiunto in anni di lavoro. Londra in particolare e la Gran Bretagna in generale hanno fatto da levatrici a tanti italiani che oggi, oltre ad avere una buona professione, sono diventati cittadini del mondo e non hanno paura a mettersi alla prova in altri Paesi, nuotando agilmente in mare aperto.

In queste ultime ore dell'anno che va a spegnersi vorrei lanciare però un avvertimento a chi continua a giungere a ondate a Londra e in Gran Bretagna, attratto dalle luminarie del successo o dall'idea che peggio che a casa propria le cose non possono andare. Il messaggio è che la musica sta cambiando. Per quanto la capitale britannica mantenga un ritmo di crescita molto più alto del resto del Paese, per quanto possa offrire una gamma di opportunità di lavoro molto più ampia di qualsiasi altra città europea, per quanto premi l'imprenditorialità semplificando la vita e moltiplicando le opportunità a chi voglia intraprendere e si sappia adattare, Londra sta diventando un posto sempre più difficile da vivere. La competizione sul mercato del lavoro si fa aspra. Nella fascia bassa c'è la concorrenza di europei orientali o di alcuni paesi emergenti che accettano lavori a paghe decrescenti a fronte di una buona qualificazione professionale. In alto, il mondo della finanza o degli studi legali non assorbe più come una volta né (fortunatamente) offre carriere brucianti degli anni della bolla. L'accademia e i lavori ad essi legati, che siano intellettuali o di carattere clinico scientifico, iniziano a saturarsi. Sempre più mi capita di sentire giovani che ripiegano su Università inglesi minori che fanno un servizio peggiore che in Italia pur di poter affermare di essere andati in Gran Bretagna. In settori come architettura, design, media, mercato dell'arte, video e software comunicazioni e media la recessione ha ridotto fortemente le opportunità e la vita diventa sempre più competitiva.

A fronte di un irrigidimento delle condizioni del mercato britannico e di un crescente atteggiamento anti-immigrazione da parte degli inglesi, che da qualche tempo iniziano a lamentarsi anche dei cugini europei, chiedendo misure restrittive per i nuovi immigranti, ci troviamo da parte italiana davanti a un arrembaggio a testa bassa di un crescente numero di disperati in cerca di lavoro e affermazione. Non più solo giovani ma anche persone di mezza età, gente che ha chiuso un'attività in Italia e tenta di aprirne una nuova con i risparmi che ha salvato, gente di classe media e medio-alta che migra con tutta la famiglia. Gente con scarse qualificazioni che spera di farcela grazie alla elasticità del mercato del lavoro inglese, alla scarsa burocrazia e alla semplicità del sistema legale. A costoro faccio i migliori Auguri ma ricordo che rischiano di rimanere delusi se si muovono troppo alla garibaldina. Devono cercare di informarsi al meglio prima di muoversi. Se prendiamo come esempio la ristorazione, da quanto mi risulta parlando con operatori del settore, non è più facile come una volta venire e mettere su un ristorante o un servizio ad esso collegato o perfino trovare un posto da cameriere o assistente di cucina. La clientela si è fatta molto più esigente, i costi di affitto sono altissimi, l'offerta è sempre più sofisticata e copre ogni angolo e nicchia e la concorrenza è globale, nel senso che chi esce a cena ha davanti a sè un'infinita scelta di ristorazione multi culturale di ottima qualità e offrire cucina italiana non basta più come discriminante di per sè. Bisogna offrire una buona, ottima cucina o comunque con un rapporto prezzo qualità o con un'originalità dell'offerta che stimoli la curiosità della clientela. E poi per chi vuole mettersi in proprio ci vogliono molti più capitali di una volta.

Londra città- mondo sta insomma svelando sempre più gli angoli aguzzi di un ambiente globale dove tutti competono come in un grande rodeo. Una gara che crea sempre più vittime oltre che vincitori. Un posto che diventa selettivo perché può permetterselo e chiude la porta ai dilettanti. Una volta bastava avere voglia di lavorare e possedere un piccolo vantaggio competitivo per emergere e affermarsi in Gran Bretagna. Oggi tutto è molto più difficile. Per tale motivo in questo momento durissimo per l'economia italiana, che incita tanti a una fuga disordinata come in un effetto gregge, invito a due riflessioni 1) Londra non è un canotto di salvataggio che tutti imbarca. La barca si sta riempiendo e molti purtroppo dovranno continuare a nuotare prima di trovare un soccorso adeguato. 2) L'Italia non è così un disastro come molti dipingono. E' un Paese pieno di talenti e qualità umane, professionalità, iniziative e inventiva che, messe a frutto possono pernettere un rilancio. Conclusione: chiunque voglia emigrare va sempre ammirato perché mostra spirito di iniziativa e coraggio. Prima di compiere il passo è però importante ragionare: se si sa da cosa si vuole fuggire bisogna sapere anche minimamente dove e come si vuole arrivare. E in questo caso mi sento in dovere di dire che Londra non è più quella di prima. Più in generale, credo che stiamo raggiungendo un punto critico di scelta per gli italiani che abbandonano il Paese perché colti da un pessimismo cosmico. Dato che il Paese non si può svuotare bisogna iniziare a pensare seriamente di riparare quello che non va in casa propria, prendendo di petto i tanti problemi che sono stati lasciati marcire. A partire da un ripensamento profondo di quegli atteggiamenti di vita che ci portano alla rovina. Sono d'altronde convinto che tanti Italiani che hanno lasciato il Paese, davanti ai primi seri segnali di cambiamento, saranno i primi desiderosi a dare un contributo. Forse è un'utopia, ma quello che è certo è che andare tutti a Londra non è una soluzione percorribile...

http://marconiada.blog.ilsole24ore.com/2013/12/2014-assalto-a-londra-ma-con-giudizio.html

Mezzo milione di italiani in Uk, ambasciata apre lo sportello “Primo approdo”

Un aereo ogni due giorni arriva a Londra pieno di giovani immigrati del Belpaese che eleggono il Regno Unito a loro nuova patria. È la stima che arriva dall’ambasciata e dal consolato d’Italia nel Regno Unito, dove ormai – altro calcolo a braccio – almeno 550mila giovani e meno giovani da tutte le regioni dello Stivale vivono regolarmente

Un aereo ogni due giorni arriva a Londra pieno di giovani immigrati del Belpaese che eleggono il Regno Unito a loro nuova patria. È la stima che arriva dall’ambasciata e dal consolato d’Italia nel Regno Unito, dove ormai – altro calcolo a braccio – almeno 550mila giovani e meno giovani da tutte le regioni dello Stivale vivono regolarmente. Ed è soprattutto per aiutare le nuove leve dell’emigrazione che la diplomazia italiana ha avviato il progetto “Primo approdo”, una serie di seminari che partiranno dall’8 gennaio con l’obiettivo di aiutare ragazzi e ragazze italiani a superare gli scogli della vita a Londra, Birmingham, Manchester e in tutte le altre città dell’isola al di qua della Manica.

Pasquale Terracciano, ambasciatore italiano a Londra, spiega al fattoquotidiano.it: “Li aiuteremo in ogni aspetto della vita in un altro Paese, dal come evitare le truffe quando si cerca casa e lavoro a come vincere la burocrazia. Ancora, daremo consigli su come utilizzare al meglio la sanità e il welfare di questo Paese, e in generale su come districarsi in questa nuova realtà”. Il console Massimilano Mazzanti aggiunge: “Ufficialmente gli iscritti all’Aire – il registro degli italiani residenti all’estero, ndr – sono 220mila nel Regno Unito e 85mila a Londra. Ma le stime appunto, in quanto non tutti si iscrivono, sono, appunto, di oltre mezzo milione a livello Paese e di 250mila nella capitale”. Un vero e proprio esercito di espatriati, che ambasciata e consolato hanno pensato di aiutare e supportare, soprattutto nelle prime fasi della loro vita all’estero.

Il progetto, nato direttamente da un’idea dell’ambasciatore e dedicato simbolicamente a Joele Leotta, il giovane italiano ucciso nel Kent lo scorso 20 ottobre, prevede tre incontri al mese, totalmente gratuiti, su temi legali, fiscali, medici e accademici. Il fisco, appunto. “Sono sempre di più gli immigrati che si affrettano a iscriversi all’Aire a causa delle nuove tasse sulla casa e non solo che sono state introdotte in Italia”, fanno sapere dall’ambasciata, “questo è un fenomeno che ha contribuito all’aumento di iscrizioni degli ultmi mesi”. Spesso chi emigra, infatti, mantiene molti legami con l’Italia, ma la nuova fiscalità ha accelerato le decisioni di molti di prendere definitivamente la residenza nel Regno Unito.

I giovani in cerca di un lavoro, comunque, sono la fascia di popolazione più nutrita, considerando che almeno il 60% dei nuovi immigrati hanno meno di 35 anni, anche se un buon 25% ha un’età fra 35 e 44 anni. Non tutti classificabili come cervelli in fuga, chiaramente, anche se, aggiunge il console, “non è vero che tutti vengono a fare il lavoro di cameriere in un ristorante, ci sono tantissimi informatici, ingegneri, medici, e così via. Poi ci sono anche quelli che vengono per un corso di inglese e stanno qualche mese, quelli che vengono per vari motivi e decidono di rimanere. Oppure quelli che, dopo qualche anno, tornano in Italia”.

I seminari in consolato non saranno corsi di lingua e non daranno lavoro, “ma si sa, da cosa nasce cosa e avere contatti è sempre utile”, aggiunge Mazzanti. E l’ambasciatore Terracciano ha pensato pure a un’altra iniziativa. “Nel 2014 – spiega – avvieremo ‘Italy made me’, una serie di incontri sulle eccellenze italiane all’estero, in modo da dare ai giovani tanti esempi virtuosi. Nonostante la difficile situazione, l’Italia riesce a produrre delle grandi individualità, è un terreno fertile che continua a produrre delle grandi persone. In un certo qual modo, vogliamo anche che gli immigrati mantengano un contatto con il nostro Paese, per evitare che siano cervelli e capacità persi definitivamente”. Poi però, chiaramente, il Regno Unito rimane sempre e comunque una terra d’elezione. “Qui c’è maggiore meritocrazia – dicono assieme console e ambasciatore – e maggiore linearità nei rapporti, inoltre qui c’è senso civico e non è vero che gli italiani non rispettino le regole. Anzi, in una società ben strutturata si trovano molto bene e danno il meglio”. Il progetto “Primo approdo” è il primo progetto del genere organizzato da un’ambasciata italiana all’estero. Per poter partecipare occorre iscriversi tramite un link disponibile sui siti della diplomazia italiana nel Regno Unito. I partecipanti verranno ammessi in base all’ordine di arrivo, per un massimo di cinquante persone a lezione.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/02/mezzo-milione-di-italiani-vive-in-uk-ambasciata-lo-sportello-primo-approdo/829509/

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Gaddo della Bernardesca

Purtroppo vedo che pochissimi o quasi nessuno ha raccolto il mio spunto sul "Liquid Work"...che sara´ certamente il nuovo modo di lavorare dei prossimi decenni...altro che l´emigrazione...tanto piu´ che i veri ricchi lavorano cosi´ da almeno un decennio...

Credo che dobbiamo focalizzarci non tanto sulla ricerca della mecca geografica lavorativa, ma un proprio benessere economico personale, svincolato quanto + possibile dall´ambiente, eppoi ci si focalizza troppo su guadagno e carriera e non sulle spese che questo comporta...e parlo di spese in senso lato...

Per quello che riguarda le aziende parleremo sempre piu´ di "Liquid Farm"...e anche li´ ci sarebbe da scrivere trattati da visionari...ma si sa se Jobs fosse nato in itaGlia...adesso era massimo team leader in qualche call center ;) ...

Peccato perche´ se ci fosse consapevolezza di tutto questo l´Italia (parte sana) ripartirebbe alla grande...e non ci vorrebbe molto anzi...

MENO E´ PIU´ ...meditate...

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Jumpy

Purtroppo vedo che pochissimi o quasi nessuno ha raccolto il mio spunto sul "Liquid Work"...che sara´ certamente il nuovo modo di lavorare dei prossimi decenni...altro che l´emigrazione...tanto piu´ che i veri ricchi lavorano cosi´ da almeno un decennio...

IMHO non ci vuole un genio per capire che:

- in futuro il lavoro fisso sarà sempre più un utopia;

- ce lo possiam scordare di andare in pensione;

- e scordiamoci non solo di fare lo stesso lavoro per tutta la vita, ma anche di fare un solo lavoro per volta.

In altre parole io vedo il futuro in questi termini: passeremo sì, quelle 6-8-10 ore al giorno seduti ad una scrivania e davanti ad un pc, ma non dedicandosi ad una sola attività ma almeno 2-3, perchè, per l'estrema diversificazione dei settori lavorativi, ci sarà proporzionalmente, sempre meno lavoro per ogni settore.

Prima si parlava di flessibilità, ora si parla di lavoro liquido, ma è un processo che, per chi ha gli occhi aperti, è in corso già da un decennio e oltre (forse ancor prima che mi laureassi).

I lavori inevitabilmente legati al territorio saran ancora campo di battagla per i dinosauri/squali che ne han fatto scempio fin ad ora, rimpiazzati da altri squali/dinosari per motivi di clientelismo/parentela che useranno a loro volta i più giovani per il "lavoro sporco", ossia andar in giro tra i clienti, gestire appuntamenti/commesse/merci/produzione e via dicendo.

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Gaddo della Bernardesca

IMHO non ci vuole un genio per capire che:

1- in futuro il lavoro fisso sarà sempre più un utopia;

2- ce lo possiam scordare di andare in pensione;

3- e scordiamoci non solo di fare lo stesso lavoro per tutta la vita, ma anche di fare un solo lavoro per volta.

Nessun genio ma non sono molto d´accordo con te...e comunque secondo me bisogna essere un po´ visionari...

1. Non e´ detto che il lavoro fisso sia un´utopia...magari il tuo datore di lavoro e´ in Australia e tu sei a lavorare in un ridente e antico borgo campano...potrebbe essere un lavoro fisso (per come lo intendiamo ora) ma anche un lavoro che evolve a seconda di come evolvono i progetti...non e´ detto che debba sottostare a normative italiane e che tu debba avere un conto in Italia....se non anche la residenza pur tranquillamente vivendoci...capisci a me...

2. Sul fatto di andare in pensione, sempre per come lo intendiamo ora...purtroppo non dipende da noi ma dalle normative italiane e magari in futuro europee...cio´ non toglie che se hai una bassa pensione relativa a stile di vita italiano tu possa essere previdente prima e tu possa regolarti di conseguenza...e comunque se sei nella condizione 1. magari potresti percepire altri generi di pensioni ed integrazioni appunto perche´ lavori come residente in altri stati...inoltre con pensione basse qui... si puo´ vivere alla grande la´ ;) ...

Gia´ ora molti pensionati vanno a svernare a Capo Verde o in Kenia anziche´ buttare via quasi tutta la pensione nel riscaldamento di un alloggio itaGliano...se la godono su una spiaggia di capo Verde...

3. Sul fatto di fare piu´ lavori alla volta potrebbe pure essere ...ma io lo vedo solo che un vantaggio...non ci si annoia...dipende...

In altre parole io vedo il futuro in questi termini: passeremo sì, quelle 6-8-10 ore al giorno seduti ad una scrivania e davanti ad un pc, ma non dedicandosi ad una sola attività ma almeno 2-3, perchè, per l'estrema diversificazione dei settori lavorativi, ci sarà proporzionalmente, sempre meno lavoro per ogni settore.

Prima si parlava di flessibilità, ora si parla di lavoro liquido, ma è un processo che, per chi ha gli occhi aperti, è in corso già da un decennio e oltre (forse ancor prima che mi laureassi).

Qui mi spiace contraddirti ancora perche´ si puo ´ fare rete...grid...quindi non vi e´ bisogno di stare 10 ore davanti al PC o ad latri strumenti...mentre te fai altre attivita´ ricreative e ti godi il tempo libero passi quello che hai sviluppato ad un collega/collaboratore brasiliano...e mentre tu dormi ci lavora un australiano...e la mattina dopo trovi quello che hai magari iniziato tu stesso quasi terminato...

La flessibilita´ interna ad un singolo stato (itaGlia) e´ sinonimo di sfruttamento...un lavoro liquido mentre la terra gira e´ snonimo di benessere per tutti...

Ti faccio un esempio...sono nate tante web radio ( io ho provveduto alla loro infrastruttura tecnica)...la sede principale e qui in Toscana...ma vari speaker e d.j. ci lavorano e si danno il cambio da ogni parte del mondo a diversi orari senza soluzione di continuita´...

Prevedo che sara´ cosi´ per le prossime web TV di cui si inizia a vedere gia´ qualcosa...dove nuovi autori e tecnici si creeranno lavoro stando in rete senza bisogno di stare in una stessa sede fisica ...anzi lo stare distribuiti in tutto il mondo sara´ rafforzativo per le varie attivita´ sia da un punto di vista di accrescimento culturale...che tecnico...

Si potrebbe parlare cosi´ anche di attivita´ finanziare e bancarie...chi deve presidiare il territorio poi fara´ ne piu´ ne meno quello che viene fatto ora...ma saranno sempre meno...

Quindi mi sembra che hai una visione pessimista di questa nuova evoluzione...che ripeto...se ci facciamo irretire dai vincoli legislativi di una nazione vecchia come l´itGlia posso pure darti ragione...ma se invece vogliamo ENTRARE NEL "FLUSSO" MONDIALE possono portare enormi benefici...

I lavori inevitabilmente legati al territorio saran ancora campo di battagla per i dinosauri/squali che ne han fatto scempio fin ad ora, rimpiazzati da altri squali/dinosari per motivi di clientelismo/parentela che useranno a loro volta i più giovani per il "lavoro sporco", ossia andar in giro tra i clienti, gestire appuntamenti/commesse/merci/produzione e via dicendo.

Il lavoro di "leads generation" sta cambiando in modo vorticoso...e negli ultimi 5 anni ha avuto trasformazioni impensabili...andare a contattare o procacciare clienti sul territorio avra´ ancora per poco senso...sta gia´ cambiando tutto...e te lo dico a ragion veduta...ma il discorso sarebbe tecnico e noioso...

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Jumpy

Sul fatto di andare in pensione, sempre per come lo intendiamo ora...purtroppo non dipende da noi ma dalle normative italiane e magari in futuro europee...cio´ non toglie che se hai una bassa pensione relativa a stile di vita italiano tu possa essere previdente prima e tu possa regolarti di conseguenza

Intendevo, appunto, che non esisterà "'a pensione" come la intendiamo ora.

Piuttosto ci sarà il gruzzoletto messo da parte nel corso degli anni (investendo o versato su fondi integrativi) per cui ci sarà chi, da un certo punto in poi della propria vita, potrà permettersi di non lavorare più.

Qui mi spiace contraddirti ancora perche´ si puo ´ fare rete...grid...quindi non vi e´ bisogno di stare 10 ore davanti al PC o ad latri strumenti...mentre te fai altre attivita´ ricreative e ti godi il tempo libero passi quello che hai sviluppato ad un collega/collaboratore brasiliano...e mentre tu dormi ci lavora un australiano...e la mattina dopo trovi quello che hai magari iniziato tu stesso quasi terminato...

Be', la giornata è 24 ore per tutti e devi pur sempre produrre qualcosa.

Son d'accordo sul fatto che, io posso lavorare mentre un altro in Australia dorme o si diverte e viceversa.

Oppure che posso lavorare di pomeriggio/sera piuttosto che di mattina perché non son vincolato ad un orario fisso.

Ma, all'australiano, quando si sveglia, il lavoro che dovrà continuare a sviluppare, devo pur passarglielo... non trovi? ;)

E se l'australiano lavora su un mio progetto quando io dormo o viceversa, uno dei due dovrà comunque retribuire il lavoro dell'altro.

In questo modo potrebbe essere più veloce raggiungere un traguardo, in quanto uno si avvantaggia dei risultati dell'altro, ma siete pur sempre 2 persone che dovete entrambe lavorare e far squadra.

Insomma, le ore di lavoro al giorno quelle saranno, oppure, paghi qualcun altro che lavora al posto tuo e lavori procacciando altro lavoro/clienti... che è poi anche quello un lavoro :D

Ti faccio un esempio...sono nate tante web radio ( io ho provveduto alla loro infrastruttura tecnica)...la sede principale e qui in Toscana...ma vari speaker e d.j. ci lavorano e si danno il cambio da ogni parte del mondo a diversi orari senza soluzione di continuita´...

Prevedo che sara´ cosi´ per le prossime web TV di cui si inizia a vedere gia´ qualcosa...dove nuovi autori e tecnici si creeranno lavoro stando in rete senza bisogno di stare in una stessa sede fisica ...anzi lo stare distribuiti in tutto il mondo sara´ rafforzativo per le varie attivita´ sia da un punto di vista di accrescimento culturale...che tecnico..

Qui si solleva un altro punto, quello più importante, quello per cui, secondo me, sarà inevitabile doversi muovere su più campi.

Quanto si guadagna in un mese? Tanto da viverci? E a fronte di che impiego di tempo?

Ci son diverse web radio qui su Napoli e speaker e dj lavoran quasi gratis (un paio li conosco personalmente), gli introiti da sponsor e pubblicità son troppo bassi.

Un mio caro amico lavora nel turismo e con un gruppetto di colleghi sparpagliati per l'Italia, han messo su da un annetto circa un portale di promozione turistica e del territorio (con contatti su vari territori italiani che attiran turisti).

Guadagni pochissimi (qualche centinaio di €/mese a volte neanche) che vanno, per il momento, inevitabilmente reinvestiti.

Risultato? Fan tutti anche un altro lavoro nella speranza che la piattaforma decolli, forse, tra alcuni anni.

Insomma questi, in estrema sintesi, son alcuni dei motivi per cui la vedo così.

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Gaddo della Bernardesca

Intendevo, appunto, che non esisterà "'a pensione" come la intendiamo ora.

Piuttosto ci sarà il gruzzoletto messo da parte nel corso degli anni (investendo o versato su fondi integrativi) per cui ci sarà chi, da un certo punto in poi della propria vita, potrà permettersi di non lavorare più.

Be', la giornata è 24 ore per tutti e devi pur sempre produrre qualcosa.

Son d'accordo sul fatto che, io posso lavorare mentre un altro in Australia dorme o si diverte e viceversa.

Oppure che posso lavorare di pomeriggio/sera piuttosto che di mattina perché non son vincolato ad un orario fisso.

Ma, all'australiano, quando si sveglia, il lavoro che dovrà continuare a sviluppare, devo pur passarglielo... non trovi? ;)

E se l'australiano lavora su un mio progetto quando io dormo o viceversa, uno dei due dovrà comunque retribuire il lavoro dell'altro.

In questo modo potrebbe essere più veloce raggiungere un traguardo, in quanto uno si avvantaggia dei risultati dell'altro, ma siete pur sempre 2 persone che dovete entrambe lavorare e far squadra.

Insomma, le ore di lavoro al giorno quelle saranno, oppure, paghi qualcun altro che lavora al posto tuo e lavori procacciando altro lavoro/clienti... che è poi anche quello un lavoro :D

Qui si solleva un altro punto, quello più importante, quello per cui, secondo me, sarà inevitabile doversi muovere su più campi.

Quanto si guadagna in un mese? Tanto da viverci? E a fronte di che impiego di tempo?

Ci son diverse web radio qui su Napoli e speaker e dj lavoran quasi gratis (un paio li conosco personalmente), gli introiti da sponsor e pubblicità son troppo bassi.

Un mio caro amico lavora nel turismo e con un gruppetto di colleghi sparpagliati per l'Italia, han messo su da un annetto circa un portale di promozione turistica e del territorio (con contatti su vari territori italiani che attiran turisti).

Guadagni pochissimi (qualche centinaio di €/mese a volte neanche) che vanno, per il momento, inevitabilmente reinvestiti.

Risultato? Fan tutti anche un altro lavoro nella speranza che la piattaforma decolli, forse, tra alcuni anni.

Insomma questi, in estrema sintesi, son alcuni dei motivi per cui la vedo così.

Il discorso e´ davvero lungo e complesso ma ci ho studiato molto e so di cosa parlo...sarebbe interessante avviare un post a riguardo e anziche´ sentire sempre conigli bagnati che piagnucolano e parlano solo di emigrare in chissà che posti, si inizi a capire che da qui ai prossimi 5/10 anni TUTTO SARA´ CAMBIATO...anche coltivare la terra!!!

In quello che scrivi ti vedo un po´ pessimista...invece ti invito a studiare e chiedere...i relativi bassi ricavi di realta´ locali vogliono per ora dire poco e nulla...e comunque NON si puo´ piu´ ragionare localmente...come dice X "Think globally...fuck locally..."

Ora non ho tempo per chiarire ulteriormente...ripeto magari sarebbe utile aprire un post a riguardo anziche´ sentire le solite figlie di maria piagnucolose col solito mantra: emigriamo...emigriamo... emigriamo!!!...tanto gia´ ora ha poco senso e lo avra´ ancora meno nei prossimi anni!!! chi non lo capisce e´ comunque fottuto...o quanto meno ingranaggio di un sistema ormai vecchio...destinato a cambiare totalmente...se lo capiamo in tanti sarebbe interessante che ognuno desse il suo contributo per creare una comunita´ evoluta...che precorre i cambiamenti e non li subisce...

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Jumpy

Il discorso e´ davvero lungo e complesso ma ci ho studiato molto e so di cosa parlo...sarebbe interessante avviare un post a riguardo e anziche´ sentire sempre conigli bagnati che piagnucolano e parlano solo di emigrare in chissà che posti, si inizi a capire che da qui ai prossimi 5/10 anni TUTTO SARA´ CAMBIATO...anche coltivare la terra!!!

In quello che scrivi ti vedo un po´ pessimista...invece ti invito a studiare e chiedere...i relativi bassi ricavi di realta´ locali vogliono per ora dire poco e nulla...e comunque NON si puo´ piu´ ragionare localmente...come dice X "Think globally...fuck locally..."

Ora non ho tempo per chiarire ulteriormente...ripeto magari sarebbe utile aprire un post a riguardo anziche´ sentire le solite figlie di maria piagnucolose col solito mantra: emigriamo...emigriamo... emigriamo!!!...tanto gia´ ora ha poco senso e lo avra´ ancora meno nei prossimi anni!!! chi non lo capisce e´ comunque fottuto...o quanto meno ingranaggio di un sistema ormai vecchio...destinato a cambiare totalmente...se lo capiamo in tanti sarebbe interessante che ognuno desse il suo contributo per creare una comunita´ evoluta...che precorre i cambiamenti e non li subisce...

Neanche per me emigrare è "la soluzione" anche, se proprio in questi mesi, un'amica professionista rampante valuta di trasferirsi in Svizzera per poter poi, nei prossimi 2-3 anni trasferissi in Inghilterra... ma è di quelle femmine in carriera tese e toste e incazzate contro tutto e tutti che pensa solo a lavorare, mangiare e dormire.

Emigrare potrebbe essere un'alternativa per i giovanissimi o per chi avendo un gruzzoletto pensa di reinvestire all'Estero.

Sul vecchio luogo comune che "il lavoro si trova basta trasferirsi al Nord/nelle grandi città", mi ci feci anch'io qualche pensierino a suo tempo, ma basta fare delle considerazioni, ovvie e meno ovvie, per capire che non è poi tanto conveniente.

Tanto per dire:

- il punto non è tanto "trovar lavoro" ma guadagnar quel tanto da avere una vita dignitosa, che è profondamente diverso;

- il fresco laureato/diplomato che migra dalla provincia di Napoli, per andare in una azienda del Nord, si trova un costo della vita spaventoso, uno stipendio col quale riesce a stento a coprir affitto e bollette e la difficoltà emotiva di esser lontano da famiglia/affetti, a differenza del collega che già vive a Nord che compensa l'alto costo della vita vivendo in famiglia fino a 45 anni.

In questi nuovi ambiti che accenni, mi sto avvicinando da pochi mesi (settembre per la precisione) e ci vedo si, delle potenzialità enormi, ma di ciccia (ossia ricavo netto e riscontro sul mercato del lavoro) ancora troppo poca.

Quando avrai tempo, mi piacerebbe affrontar l'argomento più approfonditamente.

Modificato da Jumpy
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Marlon

Purtroppo vedo che pochissimi o quasi nessuno ha raccolto il mio spunto sul "Liquid Work"...che sara´ certamente il nuovo modo di lavorare dei prossimi decenni...altro che l´emigrazione...tanto piu´ che i veri ricchi lavorano cosi´ da almeno un decennio...

Credo che dobbiamo focalizzarci non tanto sulla ricerca della mecca geografica lavorativa, ma un proprio benessere economico personale, svincolato quanto + possibile dall´ambiente, eppoi ci si focalizza troppo su guadagno e carriera e non sulle spese che questo comporta...e parlo di spese in senso lato...

Per quello che riguarda le aziende parleremo sempre piu´ di "Liquid Farm"...e anche li´ ci sarebbe da scrivere trattati da visionari...ma si sa se Jobs fosse nato in itaGlia...adesso era massimo team leader in qualche call center ;) ...

Peccato perche´ se ci fosse consapevolezza di tutto questo l´Italia (parte sana) ripartirebbe alla grande...e non ci vorrebbe molto anzi...

MENO E´ PIU´ ...meditate...

Non hai le idee proprio chiarissime ... Parlando dei self-made men, la principale discriminante per accumulare ricchezza in tempo relativamente breve è una sola: il lavoro che fai deve poter essere scalabile (un parrucchiere non è scalabile, un franchising di parrucchieri sì). L'alternativa è diventare top professionista nel tuo campo, ma conta 10-15 anni oltre gli studi universitari. Poi possiamo parlare di lavoro liquido, ricchezza liquida, amore liquido, ma prima deve essere chiaro questo concetto.

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Gaddo della Bernardesca

Non hai le idee proprio chiarissime ... Parlando dei self-made men, la principale discriminante per accumulare ricchezza in tempo relativamente breve è una sola: il lavoro che fai deve poter essere scalabile (un parrucchiere non è scalabile, un franchising di parrucchieri sì). L'alternativa è diventare top professionista nel tuo campo, ma conta 10-15 anni oltre gli studi universitari. Poi possiamo parlare di lavoro liquido, ricchezza liquida, amore liquido, ma prima deve essere chiaro questo concetto.

E chi ha parlato di essere un self made man...??? Ho solo scritto che i veri ricchi ( e se vuoi ti dico che concetto ho di veri ricchi moderni) lavorano sfruttando tecnologia...movimenti fulminei dei capitali...geoarbitraggio...e compagnia cantando...mi metti sulla tastiera idee o pensieri di cui minimamente ho fatto cenno...sto solo sperimentando sulla mia pelle alcune di queste modalita´ e spero sempre piu´ di sperimentarle ovviamente in modo positivo...

Io ho portato solo degli esempi...e non ho mai messo nel mezzo quello che faccio io...

Sul concetto della scalabilita´ concordo pienamente con te...quindi di che stiamo parlando???

Se hai idee e contenuti sei il benvenuto...critiche a babbo morto e piagnistei...francamente credo ormai abbiano stancato...anche se si legge al 90 % solo di quelle...

Modificato da Gaddo della Bernardesca
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