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Autostima e frame


DoMiNo

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LeoVince

purtroppo l'autostima a mille e la sicurezza di se in tutte le situazioni con tutte le ragazze sono cose difficili da raggiungere e soprattutto da mantenere...

uno idealmente dovrebbe essere cosi come è scritto nel primo post, ma a mio avviso è assai complicato.

Pero il game aiuta molto  :D

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^X^
purtroppo l'autostima a mille e la sicurezza di se in tutte le situazioni con tutte le ragazze sono cose difficili da raggiungere e soprattutto da mantenere...

Molto tempo è passato da quando Domino ha scritto questo post, e sono contento di averlo visto resuscitare perchè dopo un anno rileggo anche me stesso e i miei dubbi, e li confronto con quelli odierni: più a fuoco e più sofisticati.

Autostima e sicurezza sono importanti si, ma è importante capire che ci sono molte sfaccettature dell'autostima. Non esiste un'unica globale autostima: una persona può essere sicurissima di se quando affronta un imprevisto lavorativo, oppure quando recita su un palco, ed essere insicura quando si tratta si f-chiudere.

Non mi è ancora chiarissimo se un eccesso di autostima in alcuni aspetti della vita possa essere trasferito a quelli in cui siamo carenti; sicuramente aiuta la sicurezza sui propri mezzi di apprendimento, che è un po' la leva sulla quale sto agendo io stesso su me stesso.

Funziona un po' così, se mi permettete la schematicità:

1) individuare un aspetto della vita sul quale siamo sicuri e sul quale abbiamo un'alta autostima

2) analizzare bene il perchè sia successo

3) riapplicare adattandole senza fretta gli stessi percorsi agli aspetti che dobbiamo migliorare

Per scendere nel concreto vi faccio un esempio personale.

Io ho sempre avuto un buon successo scolastico prima e professionale in seguito.

Sicuramente un mix di fattori (intelligenza, fortuna, disponibilità familiari) ha fatto si che i primi piccoli successi da bambino abbiano favorito un'attitudine a rischiare sempre di più ottenendo quindi successi sempre più grandi. L'abbondanza di successi si è cementata nel mio inconscio, a tal punto che quando affronto situazioni nuove ho la certezza granitica che riuscirò a gestirle ottimamente. La mia sicurezza va al di la di qualunque oggettivo ragionamento logico, è proprio arroganza (chi mi conosce sta già annuendo ehehehe :D ).

Così non era certamente nel mio rapporto con le HB; mi sono chiesto: ma da ragazzo ho avuto problemi?

Ci ho messo un po' a realizzare fino in fondo che, no, non ricordo assolutamente di avere avuto difficoltà. Ma anzi, in modo bizzarro, sono rimasto vittima del primo successo.

Praticamente la prima storia interessante che ho avuto è poi durata 8 anni: mi sono quindi perso tutta la serie di episodi che avrebbero potuto costruire la mia autostima in merito. La seconda storia interessante è invece durata 4 anni.

Pertanto, a prescindere dal motivo che è diverso per ognuno di noi, 16 mesi fa avevo un'autostima molto sbilanciata, e comunque tendente a zero per quanto riguarda le HB.

Con l'aiuto del forum, ho imparato a condizionare il mio cervello in modo che rimanga marchiato a fuoco dai successi e che tralasci di farsi influenzare negativamente dagli insuccessi (che facendo parte del processo sono comunque di aiuto).

Insomma ho cercato di far si che la parte emozionale del mio cervello considerasse anche gli insuccessi come qualcosa di positivo, altrimenti dopo 2-3 episodi negativi proprio quella parte del cervello avrebbe preso il sopravvento impedendomi di proseguire .

Non ho ancora completamente risolto il mio problema, ma di mese in mese raggiungo importanti risultati che alzano l'asticella e mi spingono a continuare...

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maverick
l'autostima è la prima delle qualità che un aspirante alpha deve acquistare.

Io aggiungerei, l'autostima nel rapportarsi con l'altro sesso è la prima delle qualità che un aspirante alpha deve acquistare.

Io ho molta autostima in 2 campi.

Autostima normale in parecchi campi.

E poca autostima in alcuni campi.

Dunque il problema è incanalare l'autostima giusta nel campo di nostro interesse.

maverick

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Wiseman
una persona può essere sicurissima di se quando affronta un imprevisto lavorativo, oppure quando recita su un palco, ed essere insicura quando si tratta si f-chiudere.

Ops... :look:

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XAX
Ma non sono le belle auto, i soldi o qualsiasi altra cosa materiale a trasmettere il nostro valore: l'autostima è l'unica cosa che conta. Se non la si ha, non c'è niente da fare. Non averla porta al fallimento ma non si fallisce perchè non si hanno tanti soldi, una bella auto o una casa con piscina. Si fallisce perchè non si ha autostima.

Hanno fatto resuscitare questo post.

Complimenti a DoMiNo.

Aggiungo che l'autostima sta anche nel sostenere con convinzione il personaggio che abbiamo creato.

Chi mi ha seguito fin dalla mia iscrizione ad IS sa perfettamente che 4 anni fa io ero un AFC totale, timido, con praticamente una sola LTR lunghissima e sofferentissima, senza vere esperienze di rimorchio proattivo.

Adesso sto nuovamente in LTR, dopo qualche anno passato a sperimentare a imparare come si fa.

La bellissima donna con cui ho una relazione me la sono rimorchiata "dal nulla" insieme ad un mio compagno di sarge.

Lei è convinta che io sia sempre stato un rimorchione che sa come si rimorchia, ed io non ho mai fatto nulla per smentire questo.

Non ho mentito, solo che non mi sono messo a fare le pulci su chi ero e come ero e quanto ho sofferto.

Anzi, spesso un pochino la stuzzico per vedere se lei crede ancora in queste mie capacità "naturali".

Qualche volta in sua compagnia, se l'occasione me lo consente, faccio qualche battutina simpatica alle commesse, alle vicine di tavolo, a chi capita per farle credere che per me sia naturale ssere socievole e sfruttare le occasioni.

Non è un falso, in quanto adesso lo so fare.

Non lo sapevo fare prima ma mi conviene farle credere che io sia sempre stato uno "tremendo" per alimentare il mio auto-sp ai suoi occhi.

Non devo esagerare, altrimenti le toglierei il suo spazio legittimo ed alimenterei gelosie inutili, ma devo mantenere una sicurezza in me quando lei mi provoca sull'argomento.

Ecco, la sicurezza in se stessi è anche non temere le piccole "sfide" che lei ti lancia sul personaggio che hai voluto dimostrare di essere.

Tempo fa rimorchiai una tipa veramente in gamba ('tacci sua). Ovviamente mi ero presentato come quello sicuro che sa quello che vuole. La stronzetta mi fece uno ST sottilissimo.

Prima mi raccontò che per lei era normale frequentare più di un ragazzo nello stesso periodo (frequentare = fare sesso). Scometto qualsiasi cosa che io sia rimasto comunque indifferente. Poi mi dice: "come mai ti sei irriggidito?". Li tradii il mio personaggio in quanto invece di rilanciare con una battuta, ad esempio rigidità del pisello, cominciai a qualificarmi sbagliando ed iniziando a perdere la partita.

Non contava nulla se mi fossi veramente irrigidito dopo quella sua affermazione. Contava come ho reagito dopo che lei mi ha fatto osservare la mia reazione (impercettibile e forse falsa).

Anche qui, se allora fossi stato più sicuro, avrei usato quella sua affermazione (la rigidità) per dimostrare sicurezza scherzandoci su e non "convincendola" che si stesse sbagliando.

;)

  • Grazie! 1
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festadanzante

purtroppo l'autostima a mille e la sicurezza di se in tutte le situazioni con tutte le ragazze sono cose difficili da raggiungere e soprattutto da mantenere...

Autostima e sicurezza sono importanti si, ma è importante capire che ci sono molte sfaccettature dell'autostima. Non esiste un'unica globale autostima: una persona può essere sicurissima di se quando affronta un imprevisto lavorativo, oppure quando recita su un palco, ed essere insicura quando si tratta si f-chiudere.

I miei due cents... non posso parlare da PUA ma da supersecchione/arrivista sul campo lavorativo si'.

Questo thread è fenomenale e mi ha portato a riflettere tantissimo.

Pero' io a differenza di te, ^X^, ho avuto piu' l'impressione che i miei risultati da "campione" piu' che dall'abitudine al successo siano nati dal reiterato insuccesso... ovvero alla desensibilizzazione del fallimento.

Era proprio la mia scarsa autostima e le mie grandi paure che mi spingevano ad un impegno folle. Parlando di scuola, io ero quello che studiava da 8 per paura di prendere 3.

Tutti mi credono una persona che affronta i problemi senza difficolta' o che non ne ha. Ogni volta che mi fanno questa osservazione me la rido perchè so che ho avuto le stesse difficolta' degli altri se non maggiori. L'unica differenza fra me e loro è che so che se va male non è un problema, io non mi arrendo e vado avanti lo stesso. Pero' non so dirti se questo mio comportamento sia piu' una dimostrazione di forza piuttosto che di disperazione.

I pochi successi ottenuti con fatica dopo tanti insuccessi in rapporto alla scarsa stima che avevo delle mie capacita' pero' mi hanno portato a sviluppare, circa intorno a 17 anni, un pensiero incredibilmente potenziante:

"Tutti siamo uguali e se Tizio è un campione devo solo capire come fare". Solo recentemente ho scoperto che questa è una CREDENZA alla base del MODELLAMENTO.

Gran parte della mia vita è stata determinata dalla decisione (decisamente folle lo ammetto) avuta circa a 18 anni un po' per gioco, un po' per passione, un po' per vedere "se ci riesco" di modellare Enrico Fermi e Carlo Rubbia. Comprai le loro biografie, studiai il loro stile di vita, cercai di imitare i loro comportamenti, frequentare gli stessi luoghi, ottenere risultati paragonabili.

Effettivamente ci riuscii, solo che dopo 3 anni decisi che non me ne fregava niente.  :D

Ora ho scoperto nuovi "eroi", Tony Robbins e Style su tutti pero' non so se ho davvero voglia di "modellare un'altra persona" o di rinchiudermi in una identita' precotta. Passare da scienziato/nerd a yuppie/Pua... non potrei solo essere mestesso/festadanzante e fanculo al successo e agli f-close?

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^X^
Pero' io a differenza di te, ^X^, ho avuto piu' l'impressione che i miei risultati da "campione" piu' che dall'abitudine al successo siano nati dal reiterato insuccesso... ovvero alla desensibilizzazione del fallimento.

Era proprio la mia scarsa autostima e le mie grandi paure che mi spingevano ad un impegno folle. 

Ecco, qui sta il punto sul quale devi riflettere a mio avviso.

Da sempre sono convinto che l'eccesso di impegno, in qualunque cosa, serva a mascherare una bassa autostima: il problema è che nessuno dei risultati che ottieni in questo modo te la alzerà mai. Rischi di restare un eterno insoddisfatto... perchè quando dai il 110% delle tue energie, le tue aspettative sono terribilmente alte e il rischio del fallimento inaccettabile.

L'autostima occorre conquistarla con le tante e piccole cose, quelle che ottieni con uno sforzo moderato ma costante. Quell'impegno che non ti esaurisce, sul quale sai di poter sempre contare, che non ti lascia per contrasto momenti di vuoto e depressione.

Persone come Fermi e Rubbia hanno cambiato il mondo, e il mondo gliene è profondamente grato.

Tu vuoi cambiare il mondo o essere felice?

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harryhaller
Da sempre sono convinto che l'eccesso di impegno, in qualunque cosa, serva a mascherare una bassa autostima: il problema è che nessuno dei risultati che ottieni in questo modo te la alzerà mai. Rischi di restare un eterno insoddisfatto... perchè quando dai il 110% delle tue energie, le tue aspettative sono terribilmente alte e il rischio del fallimento inaccettabile.

quanto mi piacciono queste parole :metal:

a tal proposito proposito prendo un pezzo da

h**p://www.albanesi.it/Mente/volanevrotica.htm

Il problema è che forza di volontà è un'espressione generica; sarebbe corretto parlare di forza di volontà anevrotica. Ci sono persone che riescono a mettere in campo grandi energie, con sforzi enormi, per raggiungere un obbiettivo che loro reputano prioritario. Queste persone hanno sì una grande forza di volontà che le aiuta a superare tutte le difficoltà che si frappongono fra loro e lo scopo, ma questa volontà potrebbe essere di tipo nevrotico. L'oggetto a cui tendono è qualcosa per cui darebbero tutto: la loro forza non deriva da una qualità interiore, ma dalla nevrosi con cui hanno amplificato il valore dello scopo a cui tendono.

Il bluff - Così si scopre che, messe di fronte a difficoltà impreviste, a situazioni spiacevoli, a prove fisiche non scelte ecc., diventano soggetti deboli e fragili. Poiché nella vita non si può pretendere di trovare sempre situazioni che noi scegliamo e che reputiamo positive e/o stimolanti, ben si capisce come avere "solo" una forza di volontà può non aiutare granché.

La diagnosi differenziale - Un buon metodo per distinguere fra forza di volontà e forza di volontà anevrotica è di valutare il grado di fatica che il soggetto percepisce: chi usa la forza di volontà percepisce una grande fatica che cerca di vincere grazie alla motivazione, cala la motivazione ed è sconfitto; chi ha una forza di volontà anevrotica la usa con naturalezza, è normale autocontrollarsi e il grado di fatica è molto basso.

La vera forza di volontà, utile e fondamentale per essere persone forti, è quindi quella anevrotica: la capacità di autocontrollarsi senza avere uno scopo.

Devo riuscire a imporre alla mia psiche di eseguire i miei ordini senza che ci sia un premio gratificante.

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kirk
Ecco, qui sta il punto sul quale devi riflettere a mio avviso.

Da sempre sono convinto che l'eccesso di impegno, in qualunque cosa, serva a mascherare una bassa autostima: il problema è che nessuno dei risultati che ottieni in questo modo te la alzerà mai.

(...)

Quell'impegno che non ti esaurisce, sul quale sai di poter sempre contare, che non ti lascia per contrasto momenti di vuoto e depressione.

Persone come Fermi e Rubbia hanno cambiato il mondo, e il mondo gliene è profondamente grato.

Tu vuoi cambiare il mondo o essere felice?

Dipende: se cambiare il mondo ti rende felice... :)

Ho letto di recente un libro che mette in relazione la grande intelligenza e creatività di scienziati e artisti, e di conseguenza il loro successo, con la malattia mentale, e in particolare con la sindrome maniaco-depressiva e la schizofrenia.

Detta così suona male, ma più di uno studio condotti su centinaia di soggetti, in base a relazioni di medici o a biografie storiche (anche autobiografie), concordano sul fatto che le fasi enormemente creative di tali personaggi erano regolarmente intervallate da fasi cicliche depressive che sembravano non lasciare spazio a nient'altro che rimanere a letto in uno stato amebico di paranoia. Il che concorda col quadro clinico della sindrome maniaco-depressiva.

Dall'altro lato, l'estrema abilità in quello che oggi definiremmo "pensiero laterale", l'originalità e l'anticonformismo si è trovato che, in certi soggetti molto creativi, confinavano con la sintomatologia della schizofrenie (che possono comprendere - nelle forme patologiche, allucinazioni, teorie irreali

ma internamente molto coerenti di complotti etc.).

Non solo, negli alberi genealogici di diversi personaggi famosi, soprattutto poeti, scrittori, artisti, si è trovata una certa insolita ricorrenza di fratelli/cugini/parenti con malattie mentali diagnosticate, quando si sa che ne esiste per queste una *predisposizione* genetica.

In questi soggetti, e presumibilmente in molti altri che non hanno raggiunto la loro notorietà ma coi quali condividono il quadro psicologico, la forza propulsiva per raggiungere i propri traguardi è squisitamente endogena, tant'è che essi riescono ad impegnarsi in attività che riceveranno la gratificazione solo dopo che sono morti. Autostima? Può darsi, non lo so, comunque sembra dipendere da squilibri nei neurotrasmettitori (serotonina).

In sostanza, all'artista/scienziato con tendenze maniaco-depressive (anche se non patologiche), basta pochissimo per salire sulla spirale ascendente e autocarburarsi nella propria attività, mantenendo uno stato di eccitazione per giorni o mesi, così come basta pochissimo per salire sulla spirale discendente che lo fa piombare in uno stato depressivo che si autoalimenta e sostiene da solo, senza che in nessuno dei due casi vi siano reali e chiare motivazioni esterne che possano giustificare lo stato. La produzione artistica viene partorita, manco a dirlo, durante le fasi ascendenti.

Ciò che manca, in queste persone, è l'equilibrio. O, meglio, l'equilibrio viene raggiunto alternandosi tra i due estremi.

Quello che voglio dire è che la straordinaria produzione artistica o scientifica degli innovatori che hanno cambiato il mondo, probabilmente non deriva affatto da un sistema accoppiato azione/ricompensa, dove la ricompensa serve ad alzare l'autostima e a motivare il lavoro, ma piuttosto da una specie di distacco dalla realtà che si compie nel momento stesso in cui la persona cavalca l'onda della propria spirale ascendente creativa.

Autocarburazione del proprio stato.

 

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harryhaller
Io aggiungerei, l'autostima nel rapportarsi con l'altro sesso è la prima delle qualità che un aspirante alpha deve acquistare.

Non è sempre vero

Credo ci siano anche delle eccezioni

Frequento forum di psicologia e psichiatria e ho letto di tipi con bassa autostima (che si odiano,si disprezzano,si tagliano) ma che rimorchiano alla grande senza nessuno sforzo

Uno si è scopato pure tutte le psicologhe che avuto

E non sono chiacchiere

I borderline e quelli con il disturbo della personalità istrionico hanno questo potere :look:

Che poi cosa credete sia mystery? :-P

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