Vai al contenuto

Spin Off - Contatto Fisico


^'V'^

Messaggi raccomandati

Reverie
Prima di iniziare a tradurre lo schemino sconnesso che ho fatto oggi pomeriggio in treno in un discorso sensato, un paio di premesse.
Non pretendo che ciò che sto per scrivere sia preso come un dato assoluto, dal momento che l'ho ricavato dalla mia esperienza personale, ossia da persone con cui ho combattuto e che poi sono andato a conoscere o viceversa. Questo significa che il mio campo di conoscenze è circoscritto alla cerchia di persone che ho preso in esame. Per lo stesso motivo, avviso il lettore che tutto questo potrebbe contenere delle cazzate.

Ho escluso situazioni particolari, come quelle in cui c'è eccessiva differenza di peso o altezza fra i praticanti: quello che scrivo vale per un combattimento in cui i due praticanti sono di corporatura simile, non hanno impedimenti fisici eccetera. Inoltre, preciso che le mie speculazioni trattano principalmente del combattimento sportivo/agonistico, ho troppe poche informazioni riguardo alle situazioni di un combattimento reale per scriverci su qualcosa.
Detto questo...
Tutto quello che sto per scrivere si basa sul principio secondo cui i meccanismi psicologici che governano ed influiscono il linguaggio del corpo (e che noi ben conosciamo) hanno un riscontro anche nel comportamento durante un combattimento. Per cui possiamo dedurre alcune caratteristiche della personalità di qualcuno da come combatte, e viceversa.
Prima di tutto bisogna distinguere fra praticanti alle prime armi e combattenti stagionati. I primi utilizzano un pattern d'attacco che è a loro funzionale perché non include azioni troppo complesse, normalmente si tratta di attacchi semplici e singoli che possono essere utilizzati un pò alla cazzo di cane senza fare troppa attenzione al bersaglio che prendono, e che permettono loro di mantenersi ad una distanza di sicurezza evitando rischi: calci circolari non troppo alti e qualche pugno più o meno diretto quando ci si avvicina a loro. Con l'esperienza e l'acquisizione di nuove tecniche e nuove strategie che richiedono un pò più di fiuto il pattern d'attacco si evolve in base all'attitudine del praticante. Come e in quanto tempo cambia dipende dalla psicologia del praticante, per cui l'evoluzione del pattern d'attacco rispetto ad un pattern di base in rapporto al tempo di pratica è un primo elemento su cui basarsi.
Personalmente ho osservato quattro fattori psicologici che influiscono in questo senso:
1) la lucidità e il sangue freddo influiscono sulla capacità di portare a segno i colpi giusti al bersaglio giusto e al momento giusto. Se una persona mi dimostra di avere chiarezza di idee, poche seghe mentali e una propensione alla logica e al problem solving, posso scommettere che in un combattimento mi farà arrivare un colpo in faccia nell'istante in cui abbasserò la guardia.
2) creatività ed intelligenza artistica influenzano la propensione ad utilizzare le tecniche che via via si acquisiscono con l'allenamento e concatenarle in combo più o meno convenzionali. Se non è combinato con il punto precedente, questo porta il praticante a tirare combo anche abbastanza fantasiose ma alla cieca, senza riflettere sul bersaglio o sul risultato dell'azione in particolare. Due persone di mia conoscenza hanno un particolare gusto per le combo: uno è un chitarrista, l'altro è un cantante e scrittore.
3) l'arroganza, soprattutto per quanto riguarda gli adolescenti, porta ad un aumento della forza dei colpi a discapito della precisione: un praticante pieno di Ego cerca di intimidire l'avversario portando i colpi con maggiore potenza senza stare troppo attenti a cosa fanno e cosa colpiscono. La maggior parte di questi ragazzetti tornano a casa con gli stinchi doloranti dopo avermi dato un calcio circolare a tutta potenza sugli avambracci.

4) l'autostima influisce sulla precisione tecnica dei colpi. Gli attacchi di una persona insicura sono sempre approssimativi e tirati senza rifletterci troppo, e non sono quasi mai continuati in un'azione di contrattacco: se una persona con scarsa autostima trova un'apertura al massimo ci da due o tre colpi e si rimette in guardia.
Questo per quanto riguarda lo schema di attacco a livello generale. Altri comportamenti possono rivelare dei dettagli.
Sguardo: in combattimento si deve tenere lo sguardo dritto in quello dell’avversario, per captarne l’intenzione e, se si è in grado, incutere soggezione. Tenere lo sguardo basso può essere sintomo sia di timidezza che d’introversione. Se uno alterna lo sguardo fra corpo/arti e gli occhi, significa che non è abituato a reggere lo sguardo di un interlocutore, inoltre l’atto di osservare gli arti indica che si sta facendo seghe mentali su cosa stiamo per fargli e su come reagire anziché semplicemente andare d’istinto, quindi è facile dedurre che il tatami non sia l’unico posto in cui è preoccupato delle proprie reazioni nelle interazioni con gli altri, e che quindi sia una persona il cui frame dipende dall'approvazione delle altre persone. Ergo, il ragazzo è timido, bisognoso di approvazione, non sa gestire la pressione sociale e si fa facilmente seghe mentali. Questo giudizio è quantitativo: in base a quanto il suo sguardo è sfuggente possiamo dedurre quanto sia timido. Se invece non tiene mai lo sguardo alto potrebbe non essere sintomo di timidezza quanto d’introversione: se sai che devi tenere lo sguardo alto ogni tanto ci provi, se non lo fai per nulla significa che non te ne frega di farlo. Chi tiene sempre lo sguardo basso evita del tutto il confronto con la vostra personalità che deriva da un incrocio di sguardi, per cui o è davvero molto timido o è disinteressato ai rapporti umani. Le persone contro cui ho combattuto che tenevano lo sguardo costantemente basso stanno molto per i cazzi loro e sono tutt’altro che socievoli.
Footwork: non considererò la tendenza a tenere una certa distanza, quanto la tendenza a cambiarla in determinati momenti. Una tendenza che oscilla verso l’elusività, quindi difesa all’indietro e tattiche mordi-e-fuggi, denota cautela: il praticante vuole avere tutto sotto controllo e una visione d’insieme ottimale. Queste sono le persone che riflettono cento volte e raccolgono più informazioni possibili prima di prendere una decisione, hanno una tendenza verso la paranoia e, quando in combattimento giocano a fare le anguille senza mordere dopo la fuga, potete scommettere che nella vita sono dei procrastinatori. Viceversa, chi ha la tendenza ad accorciare la distanza non ha paura di correre rischi per ottenere un risultato, e di solito si tratta di persone con una volontà ferrea e abituate ad ingoiare cazzi amari nella vita. Per loro due pugni in faccia non sono nulla di cui preoccuparsi. Come corollario, spesso hanno un senso di responsabilità che li porta a prendere di petto i propri problemi e quelli degli altri: ho fatto caso a questo dettaglio quando ho scoperto che il mio compagno di palestra più “impavido” in questo senso ha un fratello disabile.

Predilizione arti: a livello archetipico, in un combattimento gli arti superiori servono a fare del male all'avversario, ad afferrarlo, a sottometterlo, a mani-polarlo; quelli inferiori servono a scacciarlo, a respingerlo, a spazzarlo via. Per cui, dalla tendenza ad usare più attacchi di braccia o di gambe ci si può fare un'idea sul livello di aggressività dell'avversario. Più predilige i pugni, più avrà una tendenza a dominare aggressivamente i rivali, non amerà farsi mettere i piedi in testa e vivrà secondo il principio dell'occhio per occhio dente per dente. Più predilige i calci, più avrà la tendenza ad evitare le situazioni problematiche e a lasciar perdere le persone che tentano di sottometterlo. Non per codardia, ma perché non le considera degne di preoccupazione.

Tipi di calci: il calcio circolare è il calcio del novellino per antonomasia. Può coprire larghe distanze ed essere caricato da dietro per intimidire con un'ostentazione di forza fisica restando ad una distanza relativamente sicura, ma di per sé non serve a molto altro (a meno che non ti chiami Buakaw). Se non lo sta usando con furbizia a bersaglio e/o in combo, un avversario che mi tira soprattutto calci circolari posteriori mi sta solo dicendo che vuole farsi figo ai miei occhi ma che non vuole davvero cercare di farmi del male rischiando di farsene lui. Fuori dal tatami sarà uno che cerca di darsi valore sminuendo quello degli altri. Appena sopra stanno i calci frontali, che normalmente si usano come ultima risorsa quando ci si ritrova chiusi in un angolo, ovvero sotto stress e con il bisogno di trovare una soluzione semplice e rapida. Chi li usa al di fuori di queste situazioni vuole intimidire l'avversario spazzandolo via e difendendo la propria posizione con scarsa sicurezza in sé stesso: l'imperturbabilità ostentata è fasulla, in realtà è sotto stress. Fuori dal tatami, sarà una persona che combatte l'insicurezza ostentando spavalderia. Il calcio laterale ha lo stesso scopo del frontale, ma ha due differenze: la prima è che non si può usare ad istinto nei momenti di stress, la seconda è che ha un potenziale di danni decisamente maggiore. Utilizzare calci laterali per tenere lontano l'avversario denota imperturbabilità autentica, tirarlo come attacco di prima intenzione denota senso di superiorità. Per quanto riguarda i calci rotanti (ura mawashi in giapponese, bandae-dollyo in coreano, per intenderci), li colloco alla stregua dei calci circolari dati con tecnica: non basta saperli dare per usarli in combattimento, bisogna anche avere le palle di rischiare un contrattacco nel caso non vada a segno. Usarli con sapienza è indice di autostima. Stesso discorso in parte potrei fare per i butterfly kick, se non fosse che sono fatti più per incasinare la concentrazione dell'avversario. Per questi vale il discorso sulle finte che farò più avanti. Infine, i calci laterali all'indietro sono un ottimo modo per bloccare l'avanzata dell'avversario e riguadagnare distanza contemporaneamente ottenendo lo stesso effetto di un calcio laterale normale: chi ne fa uso spesso non si lascia fregare facilmente, dentro e fuori dal tatami.

Corpo a corpo: non esiste nulla di meglio di un pò di lotta corpo a corpo per capire la predisposizione alla dominanza di un maschio. Basta guardare chi dei due tenta di divincolarsi e chi tenta la chiusura per capire chi vuole dominare e chi preferisce evitare il confronto, indipendentemente da chi alla fine riesce a chiudere l'azione. Per quanto riguarda le tecniche in sé, sempre indipendentemente dalla riuscita effettiva, usare il proprio peso per proiettare e sottomettere l'avversario indica predisposizione alla dominanza, tentare la "sfida di forza di braccia" per chiuderle in leva indica predisposizione a mettersi in gioco ed orgoglio, divincolarsi dal corpo a corpo per tentare di mettere in leva le gambe o andare verso il collo in ghigliottina, viceversa, indica il voler evitare lo scontro diretto e la propensione ad usare il cervello per risolvere i problemi, piuttosto che l'autorità e il semplice farsi rispettare.

Difesa: tenere la guardia bassa può indicare sia fiducia eccessiva nelle proprie capacità che predisposizione generale alla negligenza, per scoprire di quale delle due si tratta bisogna prima di tutto verificare quanto reagisca efficacemente agli attacchi diretti al viso, poi osservare se tiene la guardia bassa per tutto l'incontro o solo in determinati momenti. Tenerla sempre alta, anche nei momenti morti, al contrario, indica attitudine a voler tenere la situazione sotto controllo qualunque cosa accada. Tenerla alta quando serve e bassa nei momenti morti indica una buona combinazione di autostima e capacità di controllo. Le reazioni agli attacchi indicano quanto uno è abituato a far fronte ai problemi, per cui la scarsa autostima va ad intaccare l'efficacia della guardia più che la sua altezza: chi non ha una buona fiducia nelle proprie capacità tende a distogliere la faccia dai colpi e spesso a girarsi. Quando combatto con ragazzi che fanno fatica ad affrontare i propri problemi e che tendono a fuggirli, non faccio nemmeno in tempo ad allungare un braccio che stanno già chiudendo gli occhi e girando la testa. Un ultimo dettaglio, la tendenza ad ingigantire i problemi e a farsi prendere dal panico si ripercuote nel vizio di fare movimenti ampi e vistosi quando si parano i colpi, tipico degli isterici.

Finte: non c'è molto da dire oltre che chi tende ad usare delle finte è propenso a manipolare le persone per ottenere quello che vuole. Questo, se si usano le finte per ottenere una determinata reazione dall'avversario. In caso contrario, un uso di finte alla cazzo di cane per confondere l'avversario è indice di una paura a mostrare le proprie debolezze e a nasconderle con atteggiamenti di vario tipo. Conosco diverse persone che usano finte in questo modo, sono tutti degli sparacazzate rinomati.

Resistenza: legata, nei limiti dell'effettiva resistenza fisica, all'orgoglio. Un orgoglioso, anche se si è fatto male tende ad ostentare impassibilità e a non fermare l'incontro pur potendolo fare: queste persone non amano mostrarsi deboli ed odiano sentirsi dipendenti dagli altri chiedendo aiuto, preferiscono risolversi i loro problemi da soli con il triplo della fatica. Poi ci sono quelli che stanno dall'altra parte della barricata e che fermano l'incontro alla prima botta, ho notato che fuori dal tatami queste persone evitano di esporsi troppo, di prendere decisioni e di pensare con la propria testa, seguendo il flusso della corrente di pensiero del loro branco di appartenenza. I classici gregari.



Direi che è abbastanza. Probabilmente ho tralasciato qualcosa ma non importa, eventualmente si aggiunge.

  • Mi piace! 6
Link al commento
Condividi su altri siti

^'V'^

Sguardo: in combattimento si deve tenere lo sguardo dritto in quello dell’avversario, per captarne l’intenzione e, se si è in grado, incutere soggezione. Tenere lo sguardo basso può essere sintomo sia di timidezza che d’introversione. Chi tiene sempre lo sguardo basso evita del tutto il confronto con la vostra personalità che deriva da un incrocio di sguardi, per cui o è davvero molto timido o è disinteressato ai rapporti umani. Le persone contro cui ho combattuto che tenevano lo sguardo costantemente basso stanno molto per i cazzi loro e sono tutt’altro che socievoli.

Non è una critica poiché hai premesso che questo è relativo allo scontro sportivo tra due pari peso.

Ma sembra che il miglior posto dove guardare in un vero scontro sia al centro della linea delle spalle, tra le clavicole insomma.

In un vero scontro non è fondamentale cercare di dominare l'altro con lo sguardo, e probabilmente l'altro è più grosso, numeroso o armato, o anche sotto l'effetto di sostanze che non gli fanno percepire dominanza altrui, ma sovrastimare la propria.

Guardando al centro delle spalle si ha la percezione immediata dei movimenti del semiasse superiore (braccia) e si intuiscono facilmente i movimenti del semiasse inferiore (gambe).

Inoltre "gli occhi ti rubano l'anima" e "la lama ti ruba l'anima" con queste frasi i filippini intendono che guardare gli occhi può essere motivo di distrazione fatale, e che guardare la lama di un coltello, troppo veloce per l'occhio, è inutile come guardare la parte finale di una frusta per intercettarne il movimento.

Molto più utile osservare la parte alta del tronco per vedere i movimenti sul nascere.

Anche nella Muay Thai sportiva insegnano ad osservare tra le clavicole.

Atteggiamento che inoltre aiuta a tenere il mento incassato e la testa bassa.

  • Mi piace! 3
Link al commento
Condividi su altri siti

Reverie

Probabilmente hai ragione per quanto riguarda gli scontri reali, ma restando in tema di scontri sportivi posso dire questo.

Molto più utile osservare la parte alta del tronco per vedere i movimenti sul nascere.

Stai partendo dal presupposto che guardando negli occhi tu non possa avere una visione d'insieme della zona delle spalle, ma il campo visivo è abbastanza ampio per permetterti di tenerlo sotto controllo anche mentre guardi gli occhi.

Ma se fosse solo questo, allora non farebbe molta differenza fra guardare negli occhi, nelle spalle o in una zona fra essi. Il punto è un altro.

Guardare il punto medio fra le spalle ti permette di vedere l'azione nell'istante in cui nasce.

Guardare gli occhi ti permette di vedere l'intenzione dell'azione nell'istante in cui nasce. Piccoli movimenti degli occhi ti permettono di capire quale punto del corpo sta pensando di attaccare ben prima che traduca l'intenzione in un'azione. Ci vuole una frazione di secondo per notarlo e prepararsi alla difesa o al contrattacco prima ancora che muova qualcosa, ed è più che abbastanza per prepararsi psicologicamente, non ci vuole chissà quale prontezza di riflessi. Il problema semmai è abituare il proprio corpo a reagire velocemente quanto la mente.

Inoltre, lo sguardo fisso negli occhi impedisce all'altro di fare questo con te. Sai già dove sono i tuoi bersagli, non hai bisogno di vederli per colpirli. Sai già che se sta per allungarti un pugno sta per lasciare il fianco corrispondente scoperto per un circolare in fuga o un liver shot, non hai bisogno di vederlo. E non lasci trasparire che vuoi colpirlo lì.

La questione dell'intimidazione, poi, è un optional per chi se lo può permettere.

Modificato da Reverie
Link al commento
Condividi su altri siti

  • 4 settimane dopo...
littleandry96

A questo punto mi preme fare una considerazione.

Perché per qualche motivo quando si dice che si fa nuoto da una vita va tutto bene, quando si dice che si fanno sport da combattimento da una vita, sembra sempre che si voglia alfeggiare.

Se è vero che ho conosciuto, benché le abbia cercate, ben poche persone che avessero approfondito certi argomenti quanto me, è anche vero che ho conosciuto un sacco di gente che mi spacca di legnate.

Non devo nemmeno uscire dalla mia città.

Per anni mi sono allenato ogni giorno molte ore al giorno, ma poi la mia vera passione nel campo del combattimento è stata la ricerca sul come addestrare le persone e come distillare metodi di combattimento realistici e basati almeno in parte sull'istinto.

Non ho nessun problema ad affermare che mi sento più in gamba come insegnante e ricercatore, che come combattente.

Poi mi manca totalmente lo spirito agonistico, non me ne frega nulla di vincere. Sono sempre affascinato dalle possibilità di apprendere, cooperare, costruire.

Parlo di come sono io, non dico che anche altre persone non dovrebbero essere competitive.

Ma anche se lo dicessi, sarebbe del tutto inutile.

L'essere competitivo, non credo sia una qualita' che si possa cambiare con delle parole.

Detto questo, di competitivita' in giro ce ne in abbondanza, forse anche troppa.

Negli uffici c'è la gara, a chi si mostra meglio al datore di lavoro.

Negli uffici c'è la gara, a chi sputtana meglio il prossimo.

Pero' voglio credere che la competitivita' non sia solo questo.

Voglio credere che sia pure questo, anche se nella vita di tutti i giorni, certi episodi, spesso me ne fanno dimenticare...

tumblr_m6ypgmqk3D1rvmom6o1_500.jpg

Modificato da littleandry96
Link al commento
Condividi su altri siti

littleandry96

Lavavi i piatti per un solo euro ogni ora, per comprare questa roba, e cosa te ne facevi?

Ti allenavi tutti i giorni varie ora al giorno, ma come? da solo, a casa, ad imitare il capellone?

Sarebbe fantastico imparare questo.

Modificato da littleandry96
Link al commento
Condividi su altri siti

^'V'^

Da qualche parte nel 3d se continui a leggere dovrebbe esserci altro su di me, e no, non stavo a casa da solo a imitare capelloni nei video ma dopo anni a praticare diverse arti marziali ed sdc, facevo parte del primo gruppo di istruttori in Europa a fare ricerca sul combattimento reale e facevamo sperimentazione pesante. Mi allenavo da solo la domenica. Avevo postato qui da qualche parte un curriculum che era sul sito di un posto in cui insegnavo. Ora son col tel.

Link al commento
Condividi su altri siti

littleandry96

Ho letto la presentazione, che sembra piu' un curriculum, il finale è abbastanza triste, probabilmente mentre lo leggevo ero influenzato dal fatto che tu stesso hai detto di essere stufo.

Ma questo gia' l'avevo scritto.

E su questo gruppo di istruttori non ce ne sono video?

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 2 mesi dopo...
rosebud

Ciao Aivia, bellissimo post.

Mi è capitata una cosa davvero fastidiosa, e sapevo che il mitico forum di Italianseduction mi avrebbe aiutato :)

Devo chiederti l'analisi di quello che è successo perchè riconosco la tua esperienza in queste cose, ma ovviamente accetto di buon grado qualsiasi sostegno degli altri forumisti :)

Mi sono trovato in una situazione imprevista, in quanto ho scambiato per uno scontro di alphaness quello che invece era un killeraggio.

Sono passato in auto in un brutto quartiere, a prevalenza turca araba e bulgara, stando alle statistiche di Wikipedia che ho visitato in seguito. Ero in auto con la mia donna.

Ad un incrocio in cui avevo il verde, svoltando a sinistra, ho lasciato che due marocchini passassero, fuori dalle striscie e con il rosso, perchè altrimenti li avrei stirati. Ho frenato bruscamente, i due mi hanno fissato male e hanno rallentato la camminata fino al limite della sopportazione. Ho mantenuto il controllo e quando sono passati, una volta alla mia sinistra ho detto "ma và a cagare" con il tono di un De Sica in un film di Vanzina, cioè a dire "ho cose più importanti che accettare questa provocazione del cazzo". Uno dei due si è immediatamente messo in modalità combattimento, e ha cominciato ad inseguire l'auto. Io dopo 20 metri mi sono dovuto fermare ad un semaforo rosso e ancora non sapevo che mi seguiva, mi ha avvertito la mia donna che ha guardato dal finestrino. Io ho guardato dal retrovisore e no ho visto nessuno. Ho immaginato che volesse raggiungermi per fare una rissa, alla quale avrei sicuramente partecipato in quanto abbastanza sicuro fisicamente, e avendo già notato la scarsità fisica del marocchino (comune direi all'etnia in generale). Ma non era quella la situazione. Il tizio si è nascosto dietro le auto parcheggiate, alla mia sinistra, fino a raggiungere la mia auto, e mi ha lanciato contro una tazza di circa un kilo raccolta da chissà dove mirando al finestrino di sinistra, e quindi alla mia testa. Ignaro di questo io stavo nello stesso momento ripartendo perchè è scattato il verde. Quel metro fatto in avanti ha cambiato tutto, infatti abbiamo sentito una esplosione dentro la macchina, e ad esplodere è stato il lunotto posteriore.

Nei primi 5 secondi ho guardato se la mia donna fosse ferita, ho pensato che mi avessero sparato, ho pensato che il tipo si stesse per avventare su di noi.

MA la mia reazione è stata di scendere immediatamente e cercare di rincorrerlo, e ho visto solo un lembo della maglietta mentre svoltava in un vicolo, 100 metri più avanti.

Ho chiamato la polizia, ho sporto denuncia anche se ho chiesto che fosse per tentato omicidio e loro mi hanno riso in faccia.

Non abbiamo avuto danni fisici, e carglass mi ha sostituito il vetro in 4 ore gratis.

Lo shock deriva dal fatto di non riuscire a comprendere le motivazioni di un effetto che supera di gran lunga la causa.

Ho pensato tutto e il contrario di tutto.

All'inizio mi sono detto che il tizio forse non voleva fare il danno che ha fatto, ed è scappato via per questo.

Poi però ho ricostruito la dinamica ed è risultato chiaro che invece l'intenzione era quella di colpirmi la testa, quindi di uccidere o fare davvero male.

Per un insulto in una lingua che nemmeno comprende? Non è possibile...

Però allora, una volta presa in pieno l'auto, e avendomi fermato, perchè non è venuto ad affrontarmi per finire il lavoro?

Questo mi ha fatto pensare ad un vigliacco, che tenta di uccidere ma poi scappa senza nemmeno vedere l'esito delle sue azioni.

Inutile dire che è la prima volta che mi capita una cosa del genere, ho 33 anni, di risse ne ho fatte molte, ho praticato la boxe per 6 anni, col tempo sono diventato bravo a gestire le situazioni senza farle degenerare...

Quello che è successo mi ha profondamente destabilizzato.

Il tuo post mi ha fatto capire che esistono diversi approcci alla stessa situazione, e a volte non ci rendiamo conto bene della situazione in cui ci troviamo e del pericolo che stiamo vivendo noi e le persone accanto a noi.

Questo è molto più importante del "saper fare a botte", in quanto sottovalutare il pericolo è sempre stato un errore che NON HO MAI FATTO, anzi !

Mi sono fatto domande sul valore che altre culture (...) danno alla vita, anche dopo aver visto alcuni servizi televisivi sulle manifestazioni in Egitto.

Siamo in periodo di ramadan, può esserci una relazione?

Per quale motivo sono così pronti ad eventi così drammatici, in grado di cambiare per sempre le vite degli attori, compresa la loro ?

Non posso certo battermi o vincere combattendo qualcuno se io penso si tratti di una situazione di dominazione/sottomissione mentre lui cerca di uccidermi...

Mi piacerebbe avere la tua opinione.

  • Mi piace! 1
Link al commento
Condividi su altri siti

yurion

reverie ma secondo te quella che viene fuori in combattimento è la natura personale della persona intesa come il vero carattere della persona come quando era bambino oppure è la personalita intesa come il carattere pieno di condizionamenti culturali e familiari

Link al commento
Condividi su altri siti

Dipende da cosa intendi con "vero carattere della persona", perché per come la vedo i condizionamenti sociali sono veri quanto le tendenze che si manifestano da bambini, e che possono o possono non venire soppresse nel corso della crescita. Non credo molto nel fatto che le caratteristiche intime di una persona siano innate ed immutevoli, non del tutto almeno. Le nostre esperienze ci cambiano ogni giorno, e il me stesso di domani potrebbe essere profondamente diverso dal me stesso di oggi.

Generalmente, una persona che non ha ancora preso confidenza con il contatto fisico mostra le stesse insicurezze che mostrerebbe in qualunque ambito sociale. Se ad esempio ha scarsa autostima o è timido, combattendoci lo noti anche senza analizzarne i pattern.

Il motivo per cui la pratica delle arti marziali ti porta ad uno sviluppo dell'autostima è che l'acquisizione della padronanza della tecnica va di pari passo con una maggiore consapevolezza nelle proprie capacità. La pratica ti rende migliore e questo aumenta la tua sicurezza in te stesso, e in questo modo il tuo cervello subisce un profondo e graduale processo di miglioramento. Dal momento che mente e corpo sono collegati e la crescita dell'uno corrisponde alla crescita dell'altro, quindi la sicurezza sviluppata in combattimento si manifesta anche nella vita di tutti i giorni.

Una volta che uno ha preso la consapevolezza sufficiente per combattere senza troppe influenze sociali, possono venire fuori le sue tendenze naturali. Un istinto violento soppresso, ad esempio, può manifestarsi come scarso autocontrollo, oppure un bisogno di approvazione può manifestarsi con la tendenza ad usare mosse vistose.

  • Mi piace! 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un membro per lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
×
×
  • Crea Nuovo...