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Spin Off - Contatto Fisico


^'V'^

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Sai Aivia, forse sarà un caso ma proprio la settimana scorsa sono giunto alla stessa conclusione descritta da te nell'altro thread e definita "paradosso dell'artista marziale", o qualcosa del genere. Questo tipo di considerazioni non vengono mai quando parli con altri artisti marziali, portatori del loro fuoco sacro e timorosi di metterlo in discussione, ma sempre quando ne parli con persone che non ne praticano e che fanno domande "ingenue".

Dopo questa considerazione ho deciso di mettere in discussione la mia cintura. Io e alcuni miei amici abbiamo organizzato un piccolo fight club in un parco, alle tre del mattino.

Sono tornato a casa con un livido nello zigomo procuratomi da un pugno di un ragazzo che non ha mai alzato le mani su nessuno.

(lui è tornato a casa in condizioni decisamente peggiori però...)

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^'V'^

Sai Aivia, forse sarà un caso ma proprio la settimana scorsa sono giunto alla stessa conclusione descritta da te nell'altro thread e definita "paradosso dell'artista marziale", o qualcosa del genere. Questo tipo di considerazioni non vengono mai quando parli con altri artisti marziali, portatori del loro fuoco sacro e timorosi di metterlo in discussione, ma sempre quando ne parli con persone che non ne praticano e che fanno domande "ingenue".

Dopo questa considerazione ho deciso di mettere in discussione la mia cintura. Io e alcuni miei amici abbiamo organizzato un piccolo fight club in un parco, alle tre del mattino.

Sono tornato a casa con un livido nello zigomo procuratomi da un pugno di un ragazzo che non ha mai alzato le mani su nessuno.

(lui è tornato a casa in condizioni decisamente peggiori però...)

Beh se consideri che a 16 anni mi consideravo un guerriero e mi ha rotto il naso per gioco un amico pesante la metà di me, ballerino di danza classica che faceva Thai da sei mesi, e lo faceva tanto per fare, mentre io legavo la mia immagine alle arti marziali... ah ah ah

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Faceroller

Poi mi manca totalmente lo spirito agonistico, non me ne frega nulla di vincere. Sono sempre affascinato dalle possibilità di apprendere, cooperare, costruire.

Parlo di come sono io, non dico che anche altre persone non dovrebbero essere competitive.

^V^ tralasciando il mio desiderio di farmi ,anche a piedi, roma-bologna solo per sentirti parlare 10 minuti di un argomento qualsiasi.

Allora io faccio kickboxe (considerato da molti lo sport del coatto, ma per me è solo un po da mitomane).

Insieme a un mio amico con cui faccio sempre gli esercizi in coppia e siamo i più bravi tra i principianti. (mi farebbe molto piacere se tu andassi a vedere il mio post sui "branchi" temporanei in generale seduzione ed esprimessi la tua opinione)

L'unica cosa che mi ha spinto voler essere il più bravo tra i principianti è stato puro spirito di competizione.

Non per affibbiare etichette, dalla citazione sembri un erudito, il che è ammirevole ed anche fruttuoso considerando che in ogni campo se devi fare "l'esperto" non puoi imparare niente,

Ma ciò mi suona strano come è possibile che tu sia arrivato a come sei ora per il discorso arti marziali per pura volontà di crescita?

Poiché questa (o almeno la mia) mi spinge a iniziare, crescere, ma non a raggiungere l'obbiettivo a tutti i costi e quindi a rendere eccelsi.

L'eccellenza mi viene spontaneo cercala nei campi che più mi attirano.

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^'V'^

^V^ tralasciando il mio desiderio di farmi ,anche a piedi, roma-bologna solo per sentirti parlare 10 minuti di un argomento qualsiasi.

Allora io faccio kickboxe (considerato da molti lo sport del coatto, ma per me è solo un po da mitomane).

Insieme a un mio amico con cui faccio sempre gli esercizi in coppia e siamo i più bravi tra i principianti. (mi farebbe molto piacere se tu andassi a vedere il mio post sui "branchi" temporanei in generale seduzione ed esprimessi la tua opinione)

L'unica cosa che mi ha spinto voler essere il più bravo tra i principianti è stato puro spirito di competizione.

Non per affibbiare etichette, dalla citazione sembri un erudito, il che è ammirevole ed anche fruttuoso considerando che in ogni campo se devi fare "l'esperto" non puoi imparare niente,

Ma ciò mi suona strano come è possibile che tu sia arrivato a come sei ora per il discorso arti marziali per pura volontà di crescita?

Poiché questa (o almeno la mia) mi spinge a iniziare, crescere, ma non a raggiungere l'obbiettivo a tutti i costi e quindi a rendere eccelsi.

L'eccellenza mi viene spontaneo cercala nei campi che più mi attirano.

Bene, dovrò fare un po' di premesse, per spiegare perché non sono competitivo, perché non mi interessa vincere alle regole di qualche sport diventando sempre più bravo in quello.

Dimentichiamo un attimo il dopoguerra e la diffusione delle arti marziali e SDC per motivi ricreativi, di difesa e di competizione.

Facciamo un passo indietro.

Esistevano due tipi di metodi per combattere:

Gioco e Guerra.

Nella categoria gioco troviamo sistemi a mani nude per affrontarsi in sfide di abilità. Pancrazio, Lotta di vari tipi, metodi di pugilato precedenti alla boxe inglese che oggi conosciamo come pugilato, Muay Thai sportiva ecc.

In questi giochi ci si affronta uno contro uno, disarmati, a parità di peso, e si vede chi è più abile, forte, determinato.

Ci si può anche fare male, ma non vedrai un pugile salire sul ring di soppiatto e rimuovere l'avversario distratto da dietro penetrandolo con uno stiletto nei reni e immediatamente mentre gli tappa la bocca per coprire il suono, infilandoglielo dietro la trachea e strappando in avanti.

Non vedrai nemmeno l'arbitro prendere a calci in testa il pugile caduto e in difficoltà, o sparargli.

Qualunque sia il sistema di lotta o colpi adottato per quel gioco, per quella sfida, sarà sempre necessario attenersi a quelle regole e vedere chi è più bravo a parità di opportunità.

Anche nei più moderni mix di arti marziali, (che poi è un mix di sport da combattimento), anche quando dicono che non ci sono regole, in realtà ce ne sono eccome.

Vedrai un combattente tentare di colpire dalla mount position, ma non gli vedrai infilare tutti i pollici nelle orbite oculari, non vedrai una testata, e trovandosi a terra premuti con le teste vicine li vedrai provare a divincolare un braccio per colpire un po' e provare ad effettuare un movimento ad aragosta per divincolarsi e ribaltare la situazione, ma non li vedrai trattenere la testa dell'altro a se e mangiargli la faccia per poi alzarsi e pestargli la testa con stivali rinforzati, non li vedrai nemmeno estrarre un cutter dalla ginocchiera e fare un macello, e non li vedrai chiamare i rinforzi e trasformare il duello in un'esecuzione.

Ad alcuni questo tipo di sfide piacciono, i motivi psicologici sono vari. Dal farsi un nome nel quartiere, all'avere l'approvazione del gruppo, al crearsi una fama di picchiatore, ognuno avrà i suoi motivi anche se di rado discenderà da una famiglia ricca. Più che di rado direi mai.

Il problema di farle in modo agonistico e di dedicarvisi molto è che per vincere è necessario far diventare automatiche delle abitudini, c'è una specializzazione estrema nel movimento, una specializzazione che ti rende sempre più bravo in quel tipo di gioco con quelle esatte regole, ma che non va bene per affrontare più aggressori anziché uno, non va bene per affrontare gente armata, ecc.

Ora abbiamo introdotto i duelli, i giochi, torniamo alle arti marziali.

Quando si dice questa parola la mente corre a persone con un kimono che tirano calci e pugni.

Ma questa è un'immagine molto recente. I fondatori delle arti marziali più note hanno foto e video in bianco e nero.

Le arti marziali erano le arti del maneggio delle armi da guerra. Dalla scherma all'uso dell' alabarda ecc.

Siccome sul campo di battaglia c'è la possibilità che la lama si spezzi o di venire disarmati, nelle arti marziali si studiava come usare le mani nude, ma solo per sopravvivere quella manciata di secondi mentre si raccoglieva un'altra arma.

Ci si dedicava poco, alle mani nude, e non erano sistemi di movimento pensati e creati ex novo.

Erano i movimenti di uso delle armi adattati alle mani nude.

Se uno usa tre ore al giorno la spada, per insegnargli ad usare il corpo e le mani non gli scombussolerò tutto lo schema di movimento inserendo uno schema totalmente diverso come può essere la boxe.

Avendo la possibilità e la necessità di ripetere continuamente i movimenti della spada ed essendo questi la sua seconda natura, basterà adattare quei movimenti alle mani nude ed ecco l'arte marziale a mani nude, che si può tradurre: estrema ratio per quanto hai preso una botta forte e ti è volata la spada.

In questi sistemi, essendo sul campo di battaglia contro più avversari, nella mischia, e dovendo trovare al più presto un'altra arma tra i cadaveri, non legherò a me un avversario con tecniche di lotta, se no i suoi compagni mi trafiggerebbero.

Respingerò con colpi e fluirò con le sue spinte e linee di attacco per proiettarlo o spezzargli una giuntura articolare allo scopo di spostarmi e raccogliere qualcosa.

Non abbiamo scalato la catena alimentare a pugni.

Il pollice opponibile unito ad una mente capace di vedere in ogni oggetto un'arma o di idearne e costruirne di sempre più efficaci, sono la base del modo umano di combattere, uccidere, cacciare.

Nel combattimento vero, non esiste la scelta di combattere a mani nude. Essa è una sfiga, una condizione momentanea dovuta all'aggressione di sorpresa o alla perdita dell'arma.

Con l'avvento delle armi da fuoco, la possibilità di usare le mani in battaglia per la perdita dell'arma fu minima, inoltre le persone non erano più addestrate a combattere con scudi, lance e spade, per cui il modo di combattere non fu più legato alle loro movenze.

Le arti marziali furono messe da parte in occidente, con l'avvento della polvere nera. (In Italia abbiamo arti derivate dalla scherma che sono tanto precise e perfette da mettere in ombra la maggior parte dei sistemi orientali conosciuti). In oriente sopravvisse qualcosa per via degli aspetti educativi dell'addestramento e gli aspetti di continuazione delle tradizioni delle scuole.

Tuttavia, anche se non avevano più valenza in guerra, ci si accorse che le persone che avevano combattuto erano più mature, equilibrate, posate.

Fu l'inizio della trasformazione dei Jitsu in do

Da arte (jitsu) a via (do).

Ju jitsu diventava Ju do.

Aiki jitsu diventava Aikido.

Ecc.

Si riteneva cioè che le arti marziali, pur non servendo più nella guerra, formassero il carattere.

La mia opinione è che non lo formino più di altre discipline sportive, ma che quell'errore interpretativo fu dovuto al fatto che chi aveva combattuto in guerra era più posato ed equilibrato perché quando hai visto e fatto certe cose il resto ti sembra in bianco e nero.

Ho notato questo in molti colleghi, dopo tante risse per lavoro quando uno per un parcheggio ti insulta e ti sputa, ti distrai, non lo consideri neanche, torni a scrivere il messaggio sul telefono. Non te ne frega niente.

Comunque, i "Do" furono esportati anche qui, con la pretesa di essere arti marziali (non lo sono) e di servire alla difesa personale.

C'era rimasto ben poco, le armi non si usavano e si dovevano imparare movimenti che sono congegnali a chi usa una spada tutto il giorno, o altre armi, ma che erano controintuitivi e contro fisiologici per chi si muove normalmente.

L'idea di arti marziali divenne quindi quella di discipline atte a stare meglio psicofisicamente e a difendersi a mani nude (con risultati spesso inferiori a chi si difendeva con l'istinto).

Vennero poi aggiunti movimenti acrobatici e ginnici che mai avrebbero trovato spazio o utilità sul campo di battaglia, come i bellissimi calci alti, la loro versatilità nella mischia venne annullata e furono usate al più per combattere uno contro uno, salvo qualche dimostrazione da circo del maestro che sbaraglia tutti gli allievi che lo circondano con colpi prestabiliti.

Siccome la loro funzione non era quella di combattere uno contro uno, e nemmeno di combattere a mani nude per scelta, furono messe a confronto con gli sport da combattimento e ne uscirono tumefatte.

nacque così il karate full contact, che univa la boxe ai calci, la Kick boxing, ecc. Forono in poche parole mescolate al gioco, al duello, allo sport, per renderle più efficaci nel duello uno contro uno.

Visto che ormai non servivano ne in quello ne nella mischia.

Oggi hanno trovato il loro equilibrio perfetto e la fine di questo viaggio nelle MMA.

Ci sarebbe tanto altro da dire, su tanti sistemi di combattimento e le loro origini dovute al clima, alle usanze, ecc.

Ma per ora ho fatto la premessa che ci sono i giochi, che sono rituali di dominazione/sottomissione secondo diverse regole ed impostazioni. E c'erano le arti di utilizzo delle armi e di tutto ciò che concerne la guerra, fino alla strategia, e che queste prevedevano un po' di addestramento alle mani nude per l'evenienza sfortunata in cui non si avesse un'arma.

Inoltre, sia i giochi che le arti marziali nella versione disarmata, erano usati nella difesa personale. Anche se non erano i metodi più scientifici per farlo, i giochi perché avevano un'alta specializzazione nell'uno contro uno disarmati, la arti marziali perché erano un adattamento dei movimenti armati alle mani nude ma non erano la miglior scelta scientifica di movimenti a mani nude.

E allora, perché non me ne frega nulla di competere, e nemmeno di essere il più forte a mani nude della città?

Perché per me avrebbe l'utilità e la valenza dell'essere il più forte nelle gare di lancio del nano. Cioè una cosa fine a se stessa senza utilità predatoria e senza utilità trasmissibile ad altri aspetti della mia vita.

Tempo fa, prima del crollo del muro di Berlino, alcuni soldati scelti dei corpi speciali di una nazione dell'est furono chiamati per partecipare ad una dura selezione per entrare nei servizi segreti militari di quella nazione.

Come i soldati di tutti i corpi scelti al mondo, loro conoscevano le arti marziali, si sapevano battere a mani nude e ne erano ben fieri. Probabilmente, ma non è dato saperlo, tra di loro c'erano anche agonisti di buon livello in qualche sport di lotta o colpi. Cosa tipica in quei paesi.

Uno dei test fu questo: avevano ricevuto una telefonata in cui il comando li avvertiva che il loro collega era in realtà un doppiogiochista. Dovevano entrare nel suo ufficio ed ucciderlo.

Nella stanza adibita ad ufficio c'erano tutte le cose che ci sono in un ufficio, e il collega era rappresentato da un pupazzo.

Uno alla volta, gli esaminandi entrarono in quell'ufficio e mostrarono tutta la loro abilità nei calci, negli strangolamenti, con diverse impostazioni tutti finirono per picchiare il manichino poi strangolarlo.

Furono tutti bocciati.

Non c'era, fra loro, nemmeno un assassino.

Erano persone molto competitive, ed allenate.

Ma non c'erano killer naturali.

Quello che il comando sperava di vedere, era uno di loro che entrando scagliasse contro il manichino l'appendiabiti appuntito, gli sbattesse contro la scrivania con un calcio e poi lo finisse con il pesante fermacarte, con il tagliacarte a coltello, con qualsiasi oggetto, il tutto con spietata determinazione. (Che poi è la traduzione di "killer instinct", un modo di dire americano.)

Bradley J. Steiner nel libro tolto dal mercato "The Death Dealers Manual", nell' 82, faceva notare come fosse difficile per l'esercito americano trovare i soggetti ideali per "killing assignement", per le "termination squad".

Sebbene non fosse difficile trovare persone in forma e credenti nella patria e nella famiglia, in Dio, e che uccidessero a distanza con un grilletto in guerra, persone che potessero eseguire missioni omicide pure erano rare, e che potessero eseguirne molte di seguito senza impazzire erano estremamente rare.

Non parlava di psicopatici, sociopatici criminali o gente senza emozioni.

Parlava di persone che per motivi propri, non obbligati per il lavoro di militari, si allenavano nelle arti marziali, nel combattimento col coltello, e diceva che raramente i killer naturali erano conosciuti per i loro risultati nelle sportivizzazioni delle varie arti marziali, pur non essendo competitivi mantenevano un fortissimo interesse nel continuo miglioramento delle loro skill personali per propria soddisfazione.

Con la sorpresa di molti, questi rari individui non erano assolutamente criminali. Ma più il contrario. Erano di quelli che il biglietto dell'autobus lo hanno sempre, e che si fermano ai semafori rossi.

Erano, francamente, troppo forti e troppo indipendenti per legarsi a gang o per finire a fare i delinquenti comuni (tipico invece dei sociopatici che nell'immaginario popolare sono i killer naturali perché non gliene frega nulla della vita altrui).

Erano persone di intelligenza superiore alla media, e avevano troppa autostima per prendere sul serio qualsiasi nozione che gli obiettivi e gli scopi della propria vita potessero essere subordinati alle esigenze e alla cultura della società.

Erano persone che non si curavano della società a meno che la società non cercasse di contrastarli attivamente.

Tendevano ad avere pochi amici del cuore, ma non era gente da grosse compagnie e da uscite in gruppo.

Erano (parlo al passato perché è un libro dell'82, ma sono considerazioni perfettamente attuali) persone egocentriche ed autoriferite, che non dipendevano dalle opinioni altrui ed avevano una loro filosofia, un loro punto di vista su tutto.

Erano disinteressati ai premi e alle medaglie, alla gloria per le loro azioni. (all'opposto dei componenti le fila dei corpi speciali, polizia, militari vari, chiunque indossi una divisa).

Erano fedelissimi. Ma solo a se stessi.

Erano dotati di capacità analitiche superiori, ma anche di quella che viene definita "intelligent ferocity". Una caratteristica non comune.

Ci sono uomini d'azione, ce ne sono molti nell'esercito, ci sono uomini d'intelletto, ma questa caratteristica era rarissima.

Di solito la gente o è accecata di rabbia o ragiona lucidamente. Loro potevano ragionare aggressivamente.

Il tipo d'uomo che ama combattere è considerato un folle. Il tipo d'uomo che non ama combattere, ma lo fa se necessario, è meglio come persona.

Ma non erano queste le caratteristiche da cercare in un killer naturale (da non confondersi con i luoghi comuni sui natural born killers, sociopatici assassini senza regole interne). Serviva un uomo a cui non fregasse niente di combattere, ma che avesse appetito per "serious adventure".

Associa tutto questo con una mente imperterrita verso le minacce o la violenza.

Il fatto è che a questo tipo d'uomo dello zelo verso la patria che muove gli appartenenti alle forze speciali, non importa nulla.

Il modo per motivarlo a lavorare per il governo, era sfruttare la sua fame di avventura e di poter essere se stesso, per lavoro, quindi potersi togliere il guinzaglio e fare ciò che sono.

C'è una tendenza a voler vedere le cose diverse da quelle che sono, per questo, faceva notare l'autore, molti soggetti perfetti furono bocciati dai responsabili della selezione perché personalmente, essendo diversi, non accettavano il fatto che questi soggetti non avessero zelo patriottico ma lo facevano solo per lo spirito d'avvetura e la possibilità di seguire la propria natura predatoria.

Va detto che quelli che, pur essendo soggetti perfetti, non furono presi per questo motivo non finirono a fare i killer della mafia o i pazzi, ma i professionisti, consulenti, uomini d'affari.

Fatte tutte queste premesse...

Ecco io...ho una natura mia che voglio seguire, e non mi importa di vincere nello sport, mi sono sempre allenato, fin da bambino a 8 anni, ad uccidere, a terminare, ma non sono pazzo e non passo nemmeno coi semafori rossi, perché quelle sono le regole della società e a me della società non interessa nulla, non voglio fare il ribelle, io ho le mie regole, e finché non mi si mettono contro attivamente possiamo coesistere in perfetta armonia e simbiosi mutualistica.

Quando entro in una stanza, tra le prime cose che noto ci sono gli oggetti che posso usare come armi, e se devo combattere davvero, mettermi a dare calci o pugni è l'ultima delle cose che mi saltano in mente.

Per vincere in uno sport di lotta dovrei decondizionarmi tantissimo dal combattimento predatorio e condizionarmi a quello alpha male, e andrei pure contro la mia natura.

Mi sento molto più affine al ninja e alla sua incursione notturna, che al wrestler o al fiero soldato spartano che affronta il nemico di fronte sotto il sole.

Questo non significa che io sia meglio o peggio. Siamo tipologie differentissime.

In Russia...secondo alcuni racconti che ho raccolto...persone come queste non erano motivate a far parte dell'esercito, a indossare divise, dipendere dalla gloria e credere negli ideali della società.

Per cui i selezionatori quando ne identificavano uno tra i civili, facente la sua vita normale, gli rapivano la famiglia ed i cari ed usavano il ricatto di ucciderli per motivarli a compiere missioni per il governo.

Ecco...per il senso comune sembra strano. Ma i killer naturali amano tantissimo le persone che amano, e farebbero qualsiasi cosa per loro.

Per intenderci....non sono assolutamente il tipo di persona che uccide la moglie per una lite.

Per lo più erano missioni suicide, o in cui comunque era prevista la loro eliminazione alla fine. Non si voleva che tornassero indietro, perché in quel caso la società si era messa attivamente a contrastarli, ed è l'unica cosa da evitare.

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trout_man

Bene, dovrò fare un po' di premesse, per spiegare perché non sono competitivo, perché non mi interessa vincere alle regole di qualche sport diventando sempre più bravo in quello.

[CUT]

Per lo più erano missioni suicide, o in cui comunque era prevista la loro eliminazione alla fine. Non si voleva che tornassero indietro, perché in quel caso la società si era messa attivamente a contrastarli, ed è l'unica cosa da evitare.

Molto interessante, grazie per la spiegazione...

Posso chiederti le fonti?

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HaphaHapha

Aivia, illuminante come sempre.

Supponevo che un ragionamento parallelo sia possibile farlo anche nella seduzione, ma non solo.

Seduzione egoica: scoparsene a centinaia per rafforzare un ego fragile e riempire un vuoto "di pancia" (che tuttavia mai sarà riempito); gioco diretto, di potenza, si ricercano conferme; chi gioca così è facilmente manipolabile (basta una femmina particolarmente abile nel gonfiare e sgonfiare l'ego del seduttore).

Seduzione predatoria: trova il suo impulso primario nel piacere genitale, nell'estetica sessuale (intesa come capacità "artistica" di rendere l'atto sessuale opera d'arte tramite la capacità di controllare il piacere del partner) e nella riproduzione; gioco più subdolo, calibrato, temporeggiante.

Altro esempio, tanto per capirci meglio: BodyBuilding e PowerLifting.

Il mezzo usato è lo stesso (i pesi), ma le finalità sono diverse.

Il bodybuilder se ne frega dei carichi sollevati, punta piuttosto alla perfezione nel dettaglio, alla quantità di massa e definizione muscolare, all'apparenza, l'importante è SEMBRARE forti (dato che i muscoli sono nati per farci essere forti, non belli e splendenti).

Il powerlifter ha come obbiettivo l'estetica intrinseca nel gesto dell'alzata tramite il quale riesce a sollevare, il perfezionamento della tecnica è il fine ultimo dell'allenamento, la massa muscolare sarà solo conseguenza.

La ricerca di conferme provenienti dall'esterno è il male assoluto, a prescindere da quanto si scopi.

Modificato da HaphaHapha
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^'V'^

Molto interessante, grazie per la spiegazione...

Posso chiederti le fonti?

Domanda inquietante...

Ti prego dimmi che è di un argomento in particolare che vuoi qualche riferimento...perché ho letto praticamente tutto ciò che esiste in ita e in eng su questi argomenti, per quasi 20 anni, visto migliaia di video, lavorato, scambiato aneddoti, imparato da decine di insegnanti ita ed esteri, imparato, spiegato e discusso con altri istruttori per quasi 10 anni sui forum dedicati, e ora ripescare dove è scritto cosa mi spaventa...senza contare che non si trova tutto scritto, molte fonti sono dirette, a voce o in prima persona...

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trout_man

Parli di un libro dell 82...

La cosa molto interessante del post è la descrizione del profilo dei "killer-predatori" (perdona la sufficienza, ma non mi viene termine migliore per definirli...) e il loro approccio alla vita...

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^'V'^

Parli di un libro dell 82...

La cosa molto interessante del post è la descrizione del profilo dei "killer-predatori" (perdona la sufficienza, ma non mi viene termine migliore per definirli...) e il loro approccio alla vita...

Fiuu! La tua risposta mi solleva come il risveglio da un incubo in cui ero in carcere per 11 anni e poi mi sono svegliato nella mia camera ed ho capito che ero salvo!

Il libro, edito dalla Paladin Press e poi vietato come altri due libri "Kill without joy" e "Hitman - Manual for the indipendent assassin" era Bradley J. Steiner - "The Death Dealers Manual". L'ultimo capitolo è quello che ho super sintetizzato per le descrizioni.

Quel bianconiglio di libro lo ha un altro a Jesi nelle marche, ma non me lo voleva fotocopiare per non rovinarlo aprendolo troppo,(in effetti se si apre la pagina del tutto si sfalda, è rilegato a colla molto stretto) l'ho cercato per anni e infine l'ho trovato usato in una libreria in America e me lo son fatto spedire.

Modificato da ^'V'^
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lovedrop22

Se a qualcuno interessano li ho trovati tutti e tre in pdf con google in davvero poco tempo :)

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