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Innamoramento, idealizzazione, proiezione e svalutazione. Un po' di chiarezza...


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life and light

Volevo aggiungere una cosa sulla proiezione, che mi sono accorto essere a volte alla base dei miei comportamenti.

Spesso, non si proiettano solo qualità, nel senso lei è sensibile, bella, dolce, forte, ma anche aspetti dinamici, che riguardano la sequenza dei pensieri che si vanno maturando.

Mi spiego meglio. Spesso ci accorgiamo che le persone di fronte a noi ripetono ciclicamente le stesse dinamiche senza mai cambiare. Ad esempio ripetono gli stessi errori. Io per molto tempo, mi sono chiesto come questo fosse possibile, come non fossero in grado di capirlo. La conclusione a cui sono giunto è che non ne sono consapevoli, nel senso che credono, sono convinte, di dominare i loro comportamenti, ma in realtà ne sono vittime.

La questione ha assunto rilevanza nei miei confronti quando mi sono posto la domanda se, visto dall'esterno anche io per gli altri ho sempre lo stesso comportamento. Ciascuno di noi crede essere "libero" ("schiavo"), ma forse il pensiero "io sono libero ("schiavo")" è soltanto un tassello di un ciclo di pensieri che ritorna sempre su se.

Questo capita anche con l'innamoramento. Io mi innamoravo, subito dopo perdevo la fiducia nella donna di cui mi ero innamorato, mi bloccavo, finiva. Scritto così sembra banale, ma vi assicuro che trovarne la dinamica è stato difficile. Perchè tra l'altro ogni passaggio era giustificato da suoi comportamenti. Ancora adesso non sono sicuro se dire che la colpa era effettivamente loro, oppure un mio modo di fare un po' "storto".

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Hazel
...

Questo capita anche con l'innamoramento. Io mi innamoravo, subito dopo perdevo la fiducia nella donna di cui mi ero innamorato, mi bloccavo, finiva. Scritto così sembra banale, ma vi assicuro che trovarne la dinamica è stato difficile. Perchè tra l'altro ogni passaggio era giustificato da suoi comportamenti. Ancora adesso non sono sicuro se dire che la colpa era effettivamente loro, oppure un mio modo di fare un po' "storto".

Insomma, aspettative e timori si traducono in atteggiamenti inconsci che finiscono per influenzare gli atteggiamenti dell'altro. Considerato che aspettative e timori possono esserci da entrambe le parti, diventa difficilissimo sbrogliare la matassa.

Modificato da Hazel
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life and light

Insomma, aspettative e timori si traducono in atteggiamenti inconsci che finiscono per influenzare gli atteggiamenti dell'altro. Considerato che aspettative e timori possono esserci da entrambe le parti, diventa difficilissimo sbrogliare la matassa.

Già. Inoltre è necessario ammettere di aver sbagliato, che è (almeno lo è stato nel mio caso) molto difficile, perchè è equivalente a dire che le cose che si credevano corrette (con le enormi spiegazioni di correttezza che ci stanno dietro) sono sbagliate.

Poi c'è la questione di cercare nuovi significati agli stessi eventi ma qui si va OT.

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Volevo aggiungere una cosa sulla proiezione, che mi sono accorto essere a volte alla base dei miei comportamenti.

Spesso, non si proiettano solo qualità, nel senso lei è sensibile, bella, dolce, forte, ma anche aspetti dinamici, che riguardano la sequenza dei pensieri che si vanno maturando.

Mi spiego meglio. Spesso ci accorgiamo che le persone di fronte a noi ripetono ciclicamente le stesse dinamiche senza mai cambiare. Ad esempio ripetono gli stessi errori. Io per molto tempo, mi sono chiesto come questo fosse possibile, come non fossero in grado di capirlo. La conclusione a cui sono giunto è che non ne sono consapevoli, nel senso che credono, sono convinte, di dominare i loro comportamenti, ma in realtà ne sono vittime.

La questione ha assunto rilevanza nei miei confronti quando mi sono posto la domanda se, visto dall'esterno anche io per gli altri ho sempre lo stesso comportamento. Ciascuno di noi crede essere "libero" ("schiavo"), ma forse il pensiero "io sono libero ("schiavo")" è soltanto un tassello di un ciclo di pensieri che ritorna sempre su se.

Questo capita anche con l'innamoramento. Io mi innamoravo, subito dopo perdevo la fiducia nella donna di cui mi ero innamorato, mi bloccavo, finiva. Scritto così sembra banale, ma vi assicuro che trovarne la dinamica è stato difficile. Perchè tra l'altro ogni passaggio era giustificato da suoi comportamenti. Ancora adesso non sono sicuro se dire che la colpa era effettivamente loro, oppure un mio modo di fare un po' "storto".

In noi, operano incessantemente dei costrutti che si trovano ad un basso livello di consapevolezza. Questa è la posizione costruttivista ma, in fin dei conti, non è molto lontana dall'impostazione freudiana la quale ha utilizzato il termine, che mi piace molto meno, di inconscio. In ogni caso, in noi, agiscono forze e modalità delle quali non siamo completamente padroni. Alle medesime distinzioni, coseguono i medesimi comportamenti e le medesime conseguenze. Tuttavia, è tipico dell'uomo interrogare il mondo, fare esperienza e, sulla base di tale esperienza, modificare il proprio sistema di costrutti per renderlo sempre più efficiente nell'anticipare gli eventi del mondo. Quando questo non avviene, ci si ammala. Accade che facciamo fatica a relazionarci con il creato, con le persone, con le cose. Diventiamo dei dischi rotti che suonano sempre la stessa canzone indipendentemente dalle conseguenze. Provo a semplificare: immagina una persona che cerca di abbattere una porta blindata con la testa; la porta, non si smuove di un millimetro eppure, lui, imperterrito, continua a picchiarci il capo. Ogni volta fallisce ma, ogni volte, riparte con una testata. Non impara. Ha smesso di imparare. Non apprende nulla dalle sue esperienze. Insiste. Continua a sbagliare. Perché lo fa? Perché, in quel momento, non vede alternative. Non saprebbe che altro fare. Il meccanismo che conduce nei vicoli ciechi, è questo. Esattamente quello appena descritto.

FMJ

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Già. Inoltre è necessario ammettere di aver sbagliato, che è (almeno lo è stato nel mio caso) molto difficile, perchè è equivalente a dire che le cose che si credevano corrette (con le enormi spiegazioni di correttezza che ci stanno dietro) sono sbagliate.

Poi c'è la questione di cercare nuovi significati agli stessi eventi ma qui si va OT.

... e qui, siamo sul punto... amico mio...

FMJ

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Dopo la mia storia di 9 anni un coglioclone non si è ancora presentato... Si avevo dei sospetti su alcune telefonate ma a quanto pare non c'è stato un seguito (probabilmente fuggito via dopo aver conosciuto un po' con che femmina aveva a che fare). So che lei è in cerca, ma ultimamente fa sentire la sua presenza alla moglie di mio fratello, con cui non aveva tutto questo legame. Probabilmente sta iniziando i suoi timidi tentativi di riavvicinamento, eh brava... Dopo aver rovinato tutto, dopo aver fatto tutto per mandare la nostra storia e me a puttane si lascia crogiolare dalla nostalgia, vaffanculo! Si credeva di trovarsi l'ometto tutto nuovo nuovo, affascinante e pieno di entusiasmo che condividesse la sua filosofia di vita totalmente incompatibile con tutte le razze di questa galassia. So che è meglio che vada avanti per la mia vita senza curarmene, ma godo come un riccio a sapere come si è ridotta.

... tipico... ricorda, amico mio, che "tutto è bello da novello"... coglioclone o non coglioclone... poi, immancabilmente, si ritorna con i piedi per terra e allora sì, che son cazzi per diabetici... ovvero, cazzi amari... amarissimi...

FMJ

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Articolo molto bello e interessante.

Vorrei solo far presente che la giornalista ha "preso in prestito" le tematiche in questione da mostri quale Umberto Galimberti, a sua volta ereditate da Emanuele Severino.

Nulla in contrario, e si può concedere che si tratti di una "corrente"; ma dato che il caro FMJ è un divoratore di lettere, e se vi piace questo genere di approccio, consiglierei la lettura di questo libro meraviglioso:

"Le cose dell'Amore" - E. Galimberti

L'importante è sapere che dopo non sarete più gli stessi.

Per questo ci sarebbe da aggiungere che Galimberti, dopo la morte della moglie (che... amava) si è un poco ammorbidito. Come è giusto che sia, perché in fondo vogliamo vivere e sperimentare, senza lasciarci necessariamente spaventare (o ammazzare) dalle rappresentazioni filosofiche, scientifiche, religiose, di cui ci nutriamo e in cui ci crogioliamo... per terrore di essere vittime dell'ignoranza-avidyā. Più sappiamo, meno sappiamo. Più prendi da una parte di te stesso, più togli a un'altra. Più sei complesso, più sei complicato.

E' la legge di Saturno...

Il Sé è ciò che mi spinge, anzi mi obbliga a sacrificare, il Sé è il sacri­ficante e io sono il dono offerto, il sacrificio umano

(Carl Gustav Jung)

Ho consociuto personalmente sia Galimberti che Severino. Galimberti è stato allievo di Severino allor'quando Severino venne cacciato dalla Cattolica per aver pestato i calli a più di un "santo" piede. L'altro giorno discutevo con un utente del forum e, nel farlo, mi rifacevo alle idee di Severino sull'eternità dell'essente...

Vi posto quest'articolo di Marcello Veneziani. Leggetelo, bastardi! :-)))) Leggete com'è un UOMO.

In fin dei conti, amici miei, ditemi, chi di voi non avrebbe voluto incontrare uno ed un solo amore... per sempre... fino alla morte... io, sì. Io volevo questo: una donna sola, dall'inizio alla fine, un solo ed unico amore bruciante e davastante... eterno come l'universo... in questa vita e per tutte le vite successive... una sola, ne avrei voluta incontrare... anch'io, da ragazzo, desideravo la mia Esterina...

di Marcello Veneziani.

Ho letto con commosso stupore l’auto­biografia di un filosofo vero, Emanue­­le Severino, Il mio ricordo degli eterni (Riz­zoli).

Emanuele_Severino.jpg

Tu ti aspetti una vita all’ombra della teoria e un accademico che discetta sul­l’essere e l’illusione del divenire. E inve­ce trovi un uomo di 82 anni che dedica il suo libro all’amore di una vita, sua mo­glie Esterina. Conosciuta da ragazzo, amata da subito, sin da quando ha senti­to un­a sera il profumo dei suoi capelli nel­le sue narici mentre l’accompagnava a ca­sa in bicicletta. Le dedica versi, testi, la vita.

Madre dei suoi figli, 62 anni sempre insieme. Monogamo assoluto nel pensie­ro come nella vita, Severino; eterni per lui non sono solo gli enti ma anche gli amori. Lei scriveva a macchina i suoi te­sti, ma stando così vicini, confessa il filo­sofo, «non è che non facessimo altro che scrivere e dettare». Immagino gli atti d’amore intercalati tra Parmenide e il Nulla. Inseparabili fino alla fine, gli ulti­mi mesi passati con lei in clinica. L’eroi­smo della quotidianità, la tenerezza dei ricordi offerti all’eterno.

Sarò perverso ma trovo che le storie d’amore più struggenti siano quelle dei vecchi filosofi fedeli a una donna per la vita. Il vecchio Andrè Gorz che alla morte di sua moglie Dorine si suicida accanto a lei, dopo averle dedicato la splendida Sto­ria di un amore.

Il vecchio Edgar Morin che narra il suo dolore per la perdita asso­luta dell’amata Edwige. Il vecchio Le Gof­fe che si strugge per Hanka o il vecchio Roland Barthes che racconta il suo amo­re assoluto per la madre perduta, nel dia­rio Dove lei non è . Questo doloroso ou­ting nel pensiero francese (aperto tragica­mente dal racconto di Louis Althusser che uccise sua moglie Hélène e poi fu as­solto per pazzìa) approda ora in Italia.

Conobbi l’affabile Esterina in Argenti­na. Ricordo una sera, dopo una visita al­l’istituto italiano di cultura a Buenos Ai­res, il nostro pullman stava partendo la­sciando a terra Severino e Vattimo. Ero in fondo al bus e vidi i due filosofi correre come ragazzini verso la corriera. Arrivò prima Severino. Il pensiero forte del­l’eterno vinse la gara col pensiero debo­le. Ma a lui sul bus lo aspettava trepidan­te Esterina.

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Stendhal c'era già arrivato discretamente prima,

I -SULL'AMORE

Cerco di capire questa passione nella quale tutti gli sviluppi sinceri portano il segno della bellezza.

Ci sono quattro amori diversi:

1.. L'amore-passione, che è quello della monaca portoghese, di Eloisa per Abelardo, del capitano di Vésel, e della guardia di Cento.

2. L'amore-gusto, che regnava a Parigi intorno al 1760, e che troviamo nelle memorie e nei romanzi dell'epoca, in Crébillon, Lauzun, Duclos, Marmontel, Chamfort, la signora d'Epinay ecc... ecc...
È un quadro questo dove tutto, persino le ombre,deve essere tinteggiato di rosa, in cui non deve comparire nulla di spiacevole per nessuna ragione, sotto pena di mancare di pratica del mondo, di buone maniere, di finezza ecc. Un uomo di rango sa in anticipo tutti i procedimenti che deve usare e incontrare nelle diverse fasi di questo amore; e poiché niente è qui passione e imprevisto, questo sentimento ha spesso più delicatezza dell'amore vero perché è sempre provvisto di molta intelligenza; è una miniatura fredda e graziosa paragonata a un quadro dei Carracci, e mentre l'amorepassione ci trasporta al di là di ogni nostro interesse, l'amore-gusto sa sempre conformarvisi. È vero che se si toglie a questo povero amore la vanità, di lui resta ben poca cosa; una volta privato della vanità è un convalescente indebolito che può appena trascinarsi.

3. L'amore fisico.
A caccia, si trova una bella contadina fresca che fugge nel bosco. Tutti conoscono l'amore fondato su questo tipo di piaceri. Per quanto arido e misero ne sia il carattere, si incomincia così a sedici anni.

4. L'amore di vanità.
L'immensa maggioranza degli uomini, soprattutto in Francia, desidera una moglie alla moda, come si possiede un bel cavallo, in quanto cosa necessaria al lusso di un giovanotto. La vanità, più o meno lusingata, più o meno eccitata, fa nascere degli slanci. Qualche volta è accompagnata dall'amore fisico ma non sempre ; spesso non c'è neppure il piacere fisico. Una duchessa ha sempre soltanto trent'anni per un borghese, diceva la duchessa di Chaulnes; e gli assidui della corte di quell'uomo giusto che fu il re Luigi d'Olanda si ricordano ancora con divertimento una bella signora dell'Aia che non riusciva a non trovare affascinante un uomo che fosse duca o principe. Ma, fedele al principio monarchico, non appena a corte arrivava un principe, si liquidava il duca: ella era come la decorazione del corpo diplomatico.
Il caso più fortunato di questa piatta relazione è quello in cui il piacere fisico è accresciuto dall'abitudine. I ricordi fanno allora assomigliare questa relazione all'amore; c'è il puntiglio dell'amor proprio e la tristezza quando si è lasciati ; e, presi alla gola da idee da romanzo, ci si crede innamorati e malinconici, poiché la vanità aspira a reputarsi grande passione. Quel che è certo è che, a qualunque genere d'amore si debba il piacere, dal momento in cui c'è esaltazione dell'anima, esso è vivo e il suo ricordo travolgente; e in questa passione, al contrario della maggior parte delle altre, il ricordo di ciò che si è perduto sembra sempre al di sopra di ciò che ci si può attendere dall'avvenire.

Qualche volta nell'amore di vanità l'abitudine o il disperare di trovare di meglio producono una sorta d'amicizia, la meno piacevole di tutte le specie: si vanta della sua sicurezza ecc...

Il piacere fisico, essendo nella natura, è conosciuto da tutti, ma non occupa che un posto subordinato agli occhi delle anime tenere e appassionate. Così, se è vero che esse hanno dei lati ridicoli in società, e se spesso la gente di mondo, coi suoi intrighi, le rende infelici, in compenso esse conoscono gioie per sempre inaccessibili ai cuori che palpitano solo per la vanità o per il denaro. Alcune donne virtuose e tenere non hanno quasi idea dei piaceri fisici; esse vi si sono raramente esposte, se si può parlare così, e anche in quel caso gli slanci dell'amore-passione hanno quasi fatto loro dimenticare i piaceri del corpo.

Ci sono uomini vittime e strumenti d'un orgoglio infernale, un orgoglio all'Alfieri. Questi, che forse sono crudeli, perché, come Nerone, tremano sempre, giudicando tutti gli uomini sulla misura del proprio sentimento, questi, dico, non possono raggiungere il piacere fisico se non in quanto sia accompagnato dalla più grande soddisfazione possibile dell'orgoglio, cioè se non in quanto essi esercitino delle crudeltà sulla compagna dei loro piaceri. Da qui gli orrori di Justine. Questi uomini non trovano a minor prezzo il sentimento della sicurezza.

Per il resto, invece di distinguere quattro amori diversi, se ne possono benissimo ammettere otto o dieci sfumature. Ci sono forse tra gli uomini tanti modi di sentire che di vedere, ma queste differenze di nomenclatura non cambiano in nulla i ragionamenti che seguono. Tutti gli amori che si possono vedere sulla terra, nascono vivono e muoiono, o si elevano all'immortalità, seguendo le stesse leggi.

II SULLA NASCITA DELL'AMORE

Ecco cosa succede nell'animo:

1. L'ammirazione.

2. Ci si dice: che piacere darle baci, riceverne ecc.

3. La speranza.

Si studiano le perfezioni: è in questo momento che una donna dovrebbe arrendersi, perché il piacere fisico sia più grande possibile. Anche nelle donne più riservate gli occhi arrossiscono nel momento della speranza; la passione è così forte, il piacere così vivo che si tradisce attraverso dei segni evidenti.

4. L'amore è nato.

Amare è provare piacere nel vedere, toccare, sentire con tutti i sensi, e da tanto vicino quanto è possibile un oggetto amabile e che ci ama.

5. Comincia la prima cristallizzazione.

Ci si compiace di ornare di mille perfezioni una donna del cui amore si è sicuri; si analizza nei minimi particolari la propria felicità con una compiacenza infinita. Il che si riduce poi ad esagerare la portata di una magnifica proprietà, che ci è appena caduta dal cielo, che non si conosce, ma del cui possesso siamo certi.

Lasciate lavorare la testa di un amante per ventiquattr'ore, ed ecco cosa troverete. Alle miniere di sale di Salisburgo, si getta, nelle profondità abbandonate della miniera, un rametto d'albero spoglio a causa dell'inverno; due o tre mesi dopo lo si ritrae coperto di cristallizzazioni brillanti: i rami più piccoli, quelli che non sono più grossi della zampina di una cinciallegra, sono guarniti d'una infinità di diamanti, mobili e abbaglianti; è impossibile riconoscere il rametto primitivo.

Quel che chiamo cristallizzazione, è l'operazione dello spirito che trae da tutto ciò che si presenta la scoperta di nuove perfezioni nell'oggetto amato. Un viaggiatore parla della freschezza dei boschi d'aranci a Genova, sulla riva del mare, nei giorni brucianti dell'estate; che piacere gustare questa freschezza con lei!
Un vostro amico si rompe un braccio a caccia; com'è dolce ricevere le cure di una donna che si ama! Essere sempre con lei e vederla amarvi continuamente, farebbe quasi benedire il dolore; e partite dal braccio rotto dell'amico, per non più dubitare dell'angelica bontà della vostra innamorata. In una parola, basta pensare a una perfezione per vederla in ciò che si ama.

Questo fenomeno, che mi permetto di chiamare cristallizzazione viene dalla natura che ci ordina di provar piacere e che ci fa salire il sangue al cervello, per il sentimento che i piaceri aumentano con le perfezioni dell'oggetto amato, e per l'idea: ella è mia. Il selvaggio non ha tempo d'andare al di là del primo punto. Prova piacere, ma l'attività del suo cervello è impegnata a seguire il daino che fugge nella foresta e con la cui carne egli deve ristorare le sue forze al più presto, se non vuol cadere sotto l'ascia del suo nemico.
All'altro estremo della civiltà, io non dubito che una donna tenera arrivi al punto di trovare il piacere soltanto con l'uomo che ama.
È l'opposto del selvaggio. Ma nelle nazioni civili essa ha del tempo libero mentre il selvaggio è così occupato alle sue faccende che è obbligato a trattare la sua femmina come una bestia da soma. Se le femmine di molti animali sono più felici, dipende dal fatto che i mezzi di sussistenza dei maschi sono più sicuri.
Ma lasciamo le foreste per tornare a Parigi. Un uomo appassionato vede tutte le perfezioni in ciò che ama; e tuttavia l'attenzione può essere distratta, perché l'animo si sazia di tutto ciò che è uniforme, persino della perfetta felicità. Ecco ciò che sopraggiunge a fissare l'attenzione:

6. Nasce il dubbio.

Dopo che dieci o dodici sguardi, od ogni altra serie d'azioni che possono durare un momento come parecchi giorni, hanno dapprima dato e poi confermato le speranze, l'amante, ripresosi dal suo primo stupore e abituatosi alla sua felicità, oppure guidato dalla teoria che, per esser sempre basata sui casi più frequenti, non si occupa che delle donne facili, l'amante dico, chiede dei pegni più sicuri e vuole forzare la sua felicità.
Gli viene opposta dell'indifferenza, della freddezza o anche della collera, se mostra troppa sicurezza; in Francia una sfumatura d'ironia che sembra dire: "Vi credete più avanti di quanto non siate." Una donna si comporta così, sia che si riprenda da un momento di ebbrezza e obbedisca al pudore ch'essa teme d'aver infranto, sia semplicemente per prudenza o per civetteria.
L'amante arriva fino a dubitare della felicità che si riprometteva; diventa severo sulle ragioni di sperare che ha creduto intravedere.
Vuole ripiegare sugli altri piaceri della vita, li trova nullificati. Il timore d'una infelicità terribile lo afferra e con lei l'attenzione profonda.

7. Seconda cristallizzazione.

Allora comincia la seconda cristallizzazione che produce come diamanti delle conferme a quest'idea:
Ella mi ama.
In ogni quarto d'ora notturno susseguente alla nascita dei dubbi, dopo un attimo di orrenda infelicità, l'amante si dice: "Sì, mi ama"; e la cristallizzazione si volge alla scoperta di nuovi incanti; poi il dubbio dall'occhio stralunato s'impadronisce di lui e lo arresta di colpo, facendolo trasalire. Il suo petto dimentica di respirare. Egli si dice: "Ma lei, mi ama?"
In mezzo a queste alternative strazianti e deliziose, il povero amante sente vivamente: Ella mi darebbe piaceri tali che lei sola al mondo può darmi.
È l'evidenza di questa verità, è questo trovarsi sul bordo estremo d'un precipizio orribile, mentre si tocca con l'altra mano la perfetta felicità, che conferisce tanta superiorità alla seconda cristallizzazione rispetto alla prima.

L'amante vaga senza fine tra queste tre idee:

1. Ella possiede tutte le perfezioni.
2. Ella mi ama.
3. Come fare per ottenere da lei la più grande prova d'amore possibile?

Il momento più straziante dell'amore ancor giovane è quello in cui egli si accorge che ha fatto un falso ragionamento e che deve distruggere tutta una parte di cristallizzazione.

Si dubita allora della cristallizzazione stessa.

...

Da "De l'amour", consigliato ;D

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Lupin7

Nella formazione dell’ideale dell’Io una grossa influenza l’hanno assunta le aspirazioni e le aspettative che le figure genitoriali hanno riposto su di noi. Ad esempio, se per un padre è stato molto importante che la figlia fosse autonoma ed indipendente, l’ideale dell’Io della figlia sarà basato sull’equazione interna che per raggiungere la perfezione e stimarsi, sia indispensabile acquisire autonomia ed indipendenza, pena un profondo senso di disistima e di sfiducia nelle proprie capacità. Questa figlia potrebbe innamorarsi di un uomo che le rimandi, in una rete di rispecchiamenti e identificazioni reciproche, questa idea di autonomia e indipendenza.
Partendo da questo concetto vorrei chiedervi:
secondo voi, in questo caso specifico, questa figlia si innamorera' solo e soltanto per tutta la vita di un uomo che la rimandi a un'idea di autonomia e indipendenza?
Questo perche', girando la cosa dal mio lato e ritrovandomi perfettamente in questa situazione, vorrei capire se nel mio futuro mi innamorero' solo di donne autonome e indipendenti oppure potro' innamorarmi anche di altre tipologie di donne.
Grazie
Modificato da Lupin7
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Partendo da questo concetto vorrei chiedervi:
secondo voi, in questo caso specifico, questa figlia si innamorera' solo e soltanto per tutta la vita di un uomo che la rimandi a un'idea di autonomia e indipendenza?
Questo perche', girando la cosa dal mio lato e ritrovandomi perfettamente in questa situazione, vorrei capire se nel mio futuro mi innamorero' solo di donne autonome e indipendenti oppure potro' innamorarmi anche di altre tipologie di donne.
Grazie

Aspetta, non sono sicuro che tu abbia capito la questione. Qui, si parla di costruzione dell'ideale dell'IO. Quindi, io posso avere un ideale dell'IO quale persona autonoma e indipendente, ok? In pratica, io vorrei essere così, vorrei apparire così: autonomo e indipendente. Più mi sento lontano da questo ideale e più soffro, più la mia autostima è bassa. D'accordo? Ora, io mi innamorerò NON di donne autonome e indipendenti MA di donne che mi rimandano e riflettono un'immagine di ME autonoma e indipendente. Chiaro? E non che LORO siano autonome e indipendenti. Quindi, se il TUO ideale dell'IO ingloba i costrutti di autonomia e indipendenza, tu cercherai donne che ti rimandino un'immagine di te autonoma e indipendente, dato che è questo che cerchi e che ti fa stare bene, ma LORO, potrebbero essere l'esatto contrario. L'importante è ciò che riflettono a TE, di TE.

Spero di essere stato chiaro.

Un saluto.

FMJ

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