Lilian [Lurker] 80 Inviato 3 Giugno 2014 Condividi Inviato 3 Giugno 2014 Incuriosito dal discorso su "linguaggio diabolico" di Aivia, ho cercato di unire ciò che è riuscito a dire durante il suo webinar, con nozioni su nozioni simili che avevo di mio,Di seguito i risultati, ma prima lo scopo di questo topic : prendersi cura oltre che del nostro lato "maschile nobile" anche del nostro lato "femminile nobile" ;D Ciò che vi va di condividere, possibilmente di vostro ;DP.s. : Avevo pensato che poteva essere anche carino dare un tema su cui scrivere una volta a settimana, ma intanto vediamo come\se va così ... ... "Come dea di cristallo dimenticata tra ricordi, ti ergevi nei mondi assopiti di una creatura ignara di se stessa ; abbandonata nella memoria di momenti mancati, tergiversavi su una decisione che era stata presa da tempo, ma di cui eri completamente all'oscuro. Distrutta dall'ordinario, annientata dalla banalità, eri ora l'adeguazione più perfetta di banalità ed ordinario, l'immagine meno mancata di tutto ciò che avevi ripudiato, e che adesso incarnavi alla perfezione. Una mano tremula ed imperfetta si era presa carico di tutte quelle decisioni mancate, respinte, non prese, nella paura di diventare esattamente ciò che avevi desiderato essere : ciò che non sei. Al punto temevi, al punto ripudiavi, da perdere ogni punto di vista su una seconda vista, al punto da diventare come l'effige meravigliosa dimenticata nella polvere di una magnifica casa abbandonata, percorsa dall'eco della mediocrità che rimbombava ovunque, ovunque andassi. Quadro dimenticato dal tempo che racchiudeva uno ed ogni mistero, adesso eri solo bellezza sterile, senza significato, vuota, vuota. Trascinata in mondi privi di colore, ricercavi il tuo, per tornare a brillare ; la ricerca era stata lunga ed, inutile, stancante al punto che rinunciarvi sembrava essere meno faticoso, una magnifica scelta. In una danza di ombre nere ed indistinguibili, al calore di una fiamma tremula, il riflesso di un riflesso vibra incostante dentro un cuore che ha perduto ogni significato tranne il proprio. Dalla cenere del proprio sole, un passato mai trascorso ; dalla perdita di ogni speranza, il ritmo di ogni possibile avvenire." - - "Rosso diamante incastonato in scettro dalle tinte dorate ; damascato pensiero appena sfiorato dalle leggerezza di questo mondo ; nebbia ritrovata nella concretezza di un riflesso sottratto ad ogni altro colore ; Simbolo nella tua immagine di quella nota musicale scordata e ripetuta in ogni spartito al punto da renderlo cieco del proprio riflesso ; Adesso, e solo adesso, riesco a dipingerti per quello che non sei, ma che ai nostri occhi eri. Le poesie ricamate nel vuoto di questo mondo prendendo in prestito ogni elemento di questa terra ; il suono silenzioso che trasmetteva ogni emozione senza increspare minimamente le acque ; Quell'attenzione inconscia che ci allontanava ad ogni passo che provavamo a compiere verso l'altro ; Che cosa era davvero tutto questo ? Questo agire e non pensare, provando e provocando un magnifico stridio che ci univa e allontanava come nella più ineffebile delle danze ? Che ci univa ed allontanava come se non ci appartenessimo pur trovandoci in uno stesso distante luogo ? E mentre accostavamo i colori con i colori, i suoni con i suoni, i profumi con i profumi, che cosa stavamo davvero facendo ? Cos'era quell'incantesimo, meravigliosa stregoneria che ci univa separandoci, e ci separava rendendoci ancora più uniti ? E mentre accostavamo i colori con i colori, i suoni con i suoni, i profumi con i profumi, come ho potuto non rendermi conto che la bellezza che riuscivamo a comporre non era altro che il risultato della nostra impossibilità di suonare davvero all'unisono, l'uno accanto all'altra, in questo mondo, in questa vita ? È buffo come due persone possano essere tanto distanti da credirsi simili. Ed è buffo come due distanze possano sentirsi tanto vicine da sfidare le regole di questo mondo, pur sapendo di non potere vincere." - - "C'è un incanto alla fine di questo mondo, la cui natura duale è racchiusa in una singolo eco che si manifesta in ogni realtà, riempiendo i vuoti con vuoti musicali. Un sogno il cui sogno è realizzare sogni, il suo nome è Donna, la sua natura se portata a compimento è di Uomo. Ad oggi sbiadisce tra le nebbie di un mondo brillante di ogni forzatura pensabile, e porta con sé dalla sua stessa immagine innumerevoli specchi che ne rimandano una forma diversa, La sua natura di donna ne confonde le forme, La sua natura di uomo ne confonde l'essenza. È e non è inganno come è e non è verità, È qualcosa che se descritto cade nel grottesco, se vissuto è qualcosa di sublime Ha due occhi che scrutano nel profondo delle cose, un simbolo sacro sulla fronte, ed ama ricoprirsi di molti veli, ognuno diverso e simile ai precedenti. Ha molti nomi, non sempre concordi, si manifesta anche nel suo opposto, richiama un matrimonio impossibile, un'unione che se portata a compimento ne annienterebbe ogni energia. Eppure esiste ed è costante e con costanza influenza ogni vita ed ogni vissuto, umano, e non. C'é un mistero all'inizio di questo mondo, la cui natura è racchiusa in un singolo eco che si ripercuote in ogni realtà, riempiendo i vuoti con vuoti musicali. Un sogno il cui sogno è realizzare il proprio sogno, non ha un nome definito, eppure niente di ciò che è definito potrebbe esistere senza che esso l'abbia preceduto. Il cuore del mondo batte ancora al ritmo del suo nome." - - - - "Un vessillo ripiegato giace con cura al di sopra di una sedia, un'incisione tra le righe di quel trono : "ogni menzogna ripetuta non è altro che una nuova verità". Non è altro che una nuova verità." exumed e abik93 ha reagito a questo 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
dickinson1 [Partecipante] 2640 Inviato 3 Giugno 2014 Condividi Inviato 3 Giugno 2014 ma intendi dare un proprio contributo con le poesie che piu' ci colpiscono? Perché a me verrebbe da dire SOLDATI Si sta come d'autunno su gli alberi le foglie oppure MATTINO M'illumino d'immenso piu' che altro per il significato che hanno dietro... gelsomino ha reagito a questo 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
Lilian [Lurker] 80 Inviato 3 Giugno 2014 Autore Condividi Inviato 3 Giugno 2014 (modificato) ma intendi dare un proprio contributo con le poesie che piu' ci colpiscono? Perché a me verrebbe da dire SOLDATI Si sta come d'autunno su gli alberi le foglie oppure MATTINO M'illumino d'immenso piu' che altro per il significato che hanno dietro... Quello che vi va, io prediligevo cose scritte da noi noi nel caso (su su, non ci credo di essere l'unico ad aver messo per scritto "roba" ad esempio dopo o durante una storia XXD) Ma si può anche andare di cose non nostre suppongo (XD) E più che per il significato che hanno dietro, per quello che trasmettono a noi noi soggettivamente, Esempio, una che mi colpì molto fu : (lunghetta ma interessante) Fernando Pessoa - Tabaccheria Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler essere niente. A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo. Finestre della mia stanza, della stanza di uno dei milioni al mondo che nessuno sa chi è (e se sapessero chi è, cosa saprebbero?), vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente, su una via inaccessibile a tutti i pensieri, reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa, con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri, con la morte che porta umidità nelle pareti e capelli bianchi negli uomini, con il Destino che guida la carretta di tutto sulla via del nulla. Oggi sono sconfitto, come se conoscessi la verità. Oggi sono lucido, come se stessi per morire, e non avessi altra fratellanza con le cose che un commiato, e questa casa e questo lato della via diventassero la fila di vagoni di un treno, e una partenza fischiata da dentro la mia testa, e una scossa dei miei nervi e uno scricchiolio di ossa nell'avvio. Oggi sono perplesso come chi ha pensato, trovato e dimenticato. Oggi sono diviso tra la lealtà che devo alla Tabaccheria dall'altra parte della strada, come cosa reale dal di fuori, e alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro. Sono fallito in tutto. Ma visto che non avevo nessun proposito, forse tutto è stato niente. Dall'insegnamento che mi hanno impartito, sono sceso attraverso la finestra sul retro della casa. Sono andato in campagna pieno di grandi propositi. Ma là ho incontrato solo erba e alberi, e quando c'era, la gente era uguale all'altra. Mi scosto dalla finestra, siedo su una poltrona. A che devo pensare? Che so di cosa sarò, io che non so cosa sono? Essere quel che penso? Ma penso di essere tante cose! E in tanti pensano di essere la stessa cosa che non possono essercene così tanti! Genio? In questo momento centomila cervelli si concepiscono in sogno geni come me, e la storia non ne rivelerà, chissà?, nemmeno uno, non ci sarà altro che letame di tante conquiste future. No, non credo in me. In tutti i manicomi ci sono pazzi deliranti con tante certezze! lo, che non possiedo nessuna certezza, sono più sano o meno sano? No, neppure in me... in quante mansarde e non-mansarde del mondo non staranno sognando a quest'ora geni-per-se-stessi? Quante aspirazioni alte, nobili e lucide -, sì, veramente alte, nobili e lucide -, e forse realizzabili, non verranno mai alla luce del sole reale nè troveranno ascolto? Il mondo è di chi nasce per conquistarlo e non di chi sogna di poterlo conquistare, anche se ha ragione. Ho sognato di più di quanto Napoleone abbia realizzato. Ho stretto al petto ipotetico più umanità di Cristo. Ho creato in segreto filosofie che nessun Kant ha scritto. Ma sono, e forse sarò sempre, quello della mansarda, anche se non ci abito; sarò sempre quello che non è nato per questo; sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità; sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta, e ha cantato la canzone dell'Infinito in un pollaio, e sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso. Credere in me? No, nè in niente. Che la Natura sparga sulla mia testa scottante il suo sole, la sua pioggia, il vento che trova i miei capelli, e il resto venga pure se verrà o dovrà venire, altrimenti non venga. Schiavi cardiaci delle stelle, abbiamo conquistato tutto il mondo prima di alzarci dal letto; ma ci siamo svegliati ed esso è opaco, ci siamo alzati ed esso è estraneo, siamo usciti di casa ed esso è la terra intera, più il sistema solare, la Via Lattea e l'Indefinito. (Mangia cioccolatini, piccina; mangia cioccolatini! Guarda che non c'è al mondo altra metafisica che i cioccolatini. Guarda che tutte le religioni non insegnano altro che la pasticceria. Mangia, bambina sporca, mangia! Potessi io mangiare cioccolatini con la stessa concretezza con cui li mangi tu! Ma io penso e, togliendo la carta argentata, che poi è di stagnola, butto tutto per terra, come ho buttato la vita. Ma almeno rimane dell'amarezza di ciò che mai sarà la calligrafia rapida di questi versi, portico crollato sull'Impossibile. Ma almeno consacro a me stesso un disprezzo privo di lacrime, nobile almeno nell'ampio gesto con cui scaravento i panni sporchi che io sono, senza lista, nel corso delle cose, e resto in casa senza camicia. (Tu, che consoli, che non esisti e perciò consoli, Dea greca, concepita come una statua viva, o patrizia romana, impossibilmente nobile e nefasta, o principessa di trovatori, gentilissima e colorita, o marchesa del Settecento, scollata e distante, o celebre cocotte dell'epoca dei nostri padri, o non so che di moderno - non capisco bene cosa -, tutto questo, qualsiasi cosa tu sia, se può ispirare che ispiri! Il mio cuore è un secchio svuotato. Come quelli che invocano spiriti invoco me stesso ma non trovo niente. Mi avvicino alla finestra e vedo la strada con assoluta nitidezza. Vedo le botteghe, vedo i marciapiedi, vedo le vetture passare, vedo gli esseri vivi vestiti che s'incrociano, vedo i cani che anche loro esistono, e tutto questo mi pesa come una condanna all'esilio, e tutto questo è straniero, come ogni cosa. Ho vissuto, studiato, amato, e persino creduto, e oggi non c'è mendicante che io non invidi solo perchè non è me. Di ciascuno guardo i cenci e le piaghe e la menzogna, e penso: magari non ho mai vissuto, nè studiato, nè amato, nè creduto (perchè si può creare la realtà di tutto questo senza fare nulla di tutto questo); magari sei solo esistito, come una lucertola cui tagliano la coda e che è irrequietamente coda al di qua della lucertola. Ho fatto di me ciò che non ho saputo, e ciò che avrei potuto fare di me non l'ho fatto. Il domino che ho indossato era sbagliato. Mi hanno riconosciuto subito per quello che non ero e non ho smentito, e mi sono perso. Quando ho voluto togliermi la maschera, era incollata alla faccia. Quando l'ho tolta e mi sono guardato allo specchio, ero già invecchiato. Ero ubriaco, non sapevo più indossare il domino che non mi ero tolto. Ho gettato la maschera e dormito nel guardaroba come un cane tollerato dall'amministrazione perchè inoffensivo e scrivo questa storia per dimostrare di essere sublime. Essenza musicale dei miei versi inutili, magari potessi incontrarmi come una cosa fatta da me, e non stessi sempre di fronte alla Tabaccheria qui di fronte, calpestando la coscienza di esistere, come un tappeto in cui un ubriaco inciampa o uno stoino rubato dagli zingari che non valeva niente. Ma il padrone della Tabaccheria s'è affacciato sulla porta e vi è rimasto. Lo guardo con il fastidio della testa piegata male e con il disagio dell'anima che sta intuendo. Lui morirà ed io morirò. Lui lascerà l'insegna, io lascerò dei versi. A un certo momento morirà anche l'insegna, e anche i versi. Dopo un po' morirà la strada dove fu stata l'insegna, E la lingua in cui furono scritti i versi. Morirà poi il pianeta che gira in cui tutto ciò accadde. In altri satelliti di altri sistemi qualcosa di simile alla gente continuerà a fare cose simili a versi vivendo sotto cose simili a insegne, sempre una cosa di fronte all'altra, sempre una cosa inutile quanto l'altra, sempre l'impossibile, stupido come il reale, sempre il mistero del profondo certo come il sonno del mistero della superficie, sempre questo o sempre qualche altra cosa o nè una cosa nè l'altra. Ma un uomo è entrato nella Tabaccheria (per comprare tabacco?), e la realtà plausibile improvvisamente mi crolla addosso. Mi rialzo energico, convinto, umano, con l'intenzione di scrivere questi versi per dire il contrario. Accendo una sigaretta mentre penso di scriverli e assaporo nella sigaretta la liberazione da ogni pensiero. Seguo il fumo come se avesse una propria rotta, e mi godo, in un momento sensitivo e competente la liberazione da tutte le speculazioni e la consapevolezza che la metafisica è una conseguenza dell'essere indisposti. Poi mi allungo sulla sedia e continuo a fumare. Finche il Destino me lo concederà, continuerò a fumare. (Se sposassi la figlia della mia lavandaia magari sarei felice.) Considerato questo, mi alzo dalla sedia. Vado alla finestra. L'uomo è uscito dalla Tabaccheria (infilando il resto nella tasca dei pantaloni?). Ah, lo conosco: è Esteves senza metafisica. (Il padrone della Tabaccheria s'è affacciato all'entrata.) Come per un istinto divino Esteves s'è voltato e mi ha visto. Mi ha salutato con un cenno, gli ho gridato Arrivederci Esteves!, e l'universo mi si è ricostruito senza ideale ne speranza, e il padrone della Tabaccheria ha sorriso. Modificato 3 Giugno 2014 da Lilian gelsomino ha reagito a questo 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
exumed [Partecipante] 213 Inviato 4 Giugno 2014 Condividi Inviato 4 Giugno 2014 Incuriosito dal discorso su "linguaggio diabolico" di Aivia, ho cercato di unire ciò che è riuscito a dire durante il suo webinar, con nozioni su nozioni simili che avevo di mio, Di seguito i risultati, ma prima lo scopo di questo topic : prendersi cura oltre che del nostro lato "maschile nobile" anche del nostro lato "femminile nobile" ;D Ciò che vi va di condividere, possibilmente di vostro ;D P.s. : Avevo pensato che poteva essere anche carino dare un tema su cui scrivere una volta a settimana, ma intanto vediamo come\se va così ... ... "Come dea di cristallo dimenticata tra ricordi, ti ergevi nei mondi assopiti di una creatura ignara di se stessa ; abbandonata nella memoria di momenti mancati, tergiversavi su una decisione che era stata presa da tempo, ma di cui eri completamente all'oscuro. Distrutta dall'ordinario, annientata dalla banalità, eri ora l'adeguazione più perfetta di banalità ed ordinario, l'immagine meno mancata di tutto ciò che avevi ripudiato, e che adesso incarnavi alla perfezione. Una mano tremula ed imperfetta si era presa carico di tutte quelle decisioni mancate, respinte, non prese, nella paura di diventare esattamente ciò che avevi desiderato essere : ciò che non sei. Al punto temevi, al punto ripudiavi, da perdere ogni punto di vista su una seconda vista, al punto da diventare come l'effige meravigliosa dimenticata nella polvere di una magnifica casa abbandonata, percorsa dall'eco della mediocrità che rimbombava ovunque, ovunque andassi. Quadro dimenticato dal tempo che racchiudeva uno ed ogni mistero, adesso eri solo bellezza sterile, senza significato, vuota, vuota. Trascinata in mondi privi di colore, ricercavi il tuo, per tornare a brillare ; la ricerca era stata lunga ed, inutile, stancante al punto che rinunciarvi sembrava essere meno faticoso, una magnifica scelta. In una danza di ombre nere ed indistinguibili, al calore di una fiamma tremula, il riflesso di un riflesso vibra incostante dentro un cuore che ha perduto ogni significato tranne il proprio. Dalla cenere del proprio sole, un passato mai trascorso ; dalla perdita di ogni speranza, il ritmo di ogni possibile avvenire." - - "Rosso diamante incastonato in scettro dalle tinte dorate ; damascato pensiero appena sfiorato dalle leggerezza di questo mondo ; nebbia ritrovata nella concretezza di un riflesso sottratto ad ogni altro colore ; Simbolo nella tua immagine di quella nota musicale scordata e ripetuta in ogni spartito al punto da renderlo cieco del proprio riflesso ; Adesso, e solo adesso, riesco a dipingerti per quello che non sei, ma che ai nostri occhi eri. Le poesie ricamate nel vuoto di questo mondo prendendo in prestito ogni elemento di questa terra ; il suono silenzioso che trasmetteva ogni emozione senza increspare minimamente le acque ; Quell'attenzione inconscia che ci allontanava ad ogni passo che provavamo a compiere verso l'altro ; Che cosa era davvero tutto questo ? Questo agire e non pensare, provando e provocando un magnifico stridio che ci univa e allontanava come nella più ineffebile delle danze ? Che ci univa ed allontanava come se non ci appartenessimo pur trovandoci in uno stesso distante luogo ? E mentre accostavamo i colori con i colori, i suoni con i suoni, i profumi con i profumi, che cosa stavamo davvero facendo ? Cos'era quell'incantesimo, meravigliosa stregoneria che ci univa separandoci, e ci separava rendendoci ancora più uniti ? E mentre accostavamo i colori con i colori, i suoni con i suoni, i profumi con i profumi, come ho potuto non rendermi conto che la bellezza che riuscivamo a comporre non era altro che il risultato della nostra impossibilità di suonare davvero all'unisono, l'uno accanto all'altra, in questo mondo, in questa vita ? È buffo come due persone possano essere tanto distanti da credirsi simili. Ed è buffo come due distanze possano sentirsi tanto vicine da sfidare le regole di questo mondo, pur sapendo di non potere vincere." - - "C'è un incanto alla fine di questo mondo, la cui natura duale è racchiusa in una singolo eco che si manifesta in ogni realtà, riempiendo i vuoti con vuoti musicali. Un sogno il cui sogno è realizzare sogni, il suo nome è Donna, la sua natura se portata a compimento è di Uomo. Ad oggi sbiadisce tra le nebbie di un mondo brillante di ogni forzatura pensabile, e porta con sé dalla sua stessa immagine innumerevoli specchi che ne rimandano una forma diversa, La sua natura di donna ne confonde le forme, La sua natura di uomo ne confonde l'essenza. È e non è inganno come è e non è verità, È qualcosa che se descritto cade nel grottesco, se vissuto è qualcosa di sublime Ha due occhi che scrutano nel profondo delle cose, un simbolo sacro sulla fronte, ed ama ricoprirsi di molti veli, ognuno diverso e simile ai precedenti. Ha molti nomi, non sempre concordi, si manifesta anche nel suo opposto, richiama un matrimonio impossibile, un'unione che se portata a compimento ne annienterebbe ogni energia. Eppure esiste ed è costante e con costanza influenza ogni vita ed ogni vissuto, umano, e non. C'é un mistero all'inizio di questo mondo, la cui natura è racchiusa in un singolo eco che si ripercuote in ogni realtà, riempiendo i vuoti con vuoti musicali. Un sogno il cui sogno è realizzare il proprio sogno, non ha un nome definito, eppure niente di ciò che è definito potrebbe esistere senza che esso l'abbia preceduto. Il cuore del mondo batte ancora al ritmo del suo nome." - - - - "Un vessillo ripiegato giace con cura al di sopra di una sedia, un'incisione tra le righe di quel trono : "ogni menzogna ripetuta non è altro che una nuova verità". Non è altro che una nuova verità." Ma scrivere non è un privilegio "femminile", nemmeno la sensibilità ci rende meno maschi...Per il resto hai messo quì delle cose davvero belle...Ne metterei qualcosa pure io...ma pur quanto ospitale il posto, non mi pare adatto...E mettere qualcosa di mio per poi toglierlo dopo max un giorno, non mi sembra bello... Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
exumed [Partecipante] 213 Inviato 4 Giugno 2014 Condividi Inviato 4 Giugno 2014 Quello che vi va, io prediligevo cose scritte da noi noi nel caso (su su, non ci credo di essere l'unico ad aver messo per scritto "roba" ad esempio dopo o durante una storia XXD) Ma si può anche andare di cose non nostre suppongo (XD) E più che per il significato che hanno dietro, per quello che trasmettono a noi noi soggettivamente, Esempio, una che mi colpì molto fu : (lunghetta ma interessante) Fernando Pessoa - Tabaccheria Non sono niente. Non sarò mai niente. Non posso voler essere niente. A parte questo, ho dentro me tutti i sogni del mondo. Finestre della mia stanza, della stanza di uno dei milioni al mondo che nessuno sa chi è (e se sapessero chi è, cosa saprebbero?), vi affacciate sul mistero di una via costantemente attraversata da gente, su una via inaccessibile a tutti i pensieri, reale, impossibilmente reale, certa, sconosciutamente certa, con il mistero delle cose sotto le pietre e gli esseri, con la morte che porta umidità nelle pareti e capelli bianchi negli uomini, con il Destino che guida la carretta di tutto sulla via del nulla. Oggi sono sconfitto, come se conoscessi la verità. Oggi sono lucido, come se stessi per morire, e non avessi altra fratellanza con le cose che un commiato, e questa casa e questo lato della via diventassero la fila di vagoni di un treno, e una partenza fischiata da dentro la mia testa, e una scossa dei miei nervi e uno scricchiolio di ossa nell'avvio. Oggi sono perplesso come chi ha pensato, trovato e dimenticato. Oggi sono diviso tra la lealtà che devo alla Tabaccheria dall'altra parte della strada, come cosa reale dal di fuori, e alla sensazione che tutto è sogno, come cosa reale dal di dentro. Sono fallito in tutto. Ma visto che non avevo nessun proposito, forse tutto è stato niente. Dall'insegnamento che mi hanno impartito, sono sceso attraverso la finestra sul retro della casa. Sono andato in campagna pieno di grandi propositi. Ma là ho incontrato solo erba e alberi, e quando c'era, la gente era uguale all'altra. Mi scosto dalla finestra, siedo su una poltrona. A che devo pensare? Che so di cosa sarò, io che non so cosa sono? Essere quel che penso? Ma penso di essere tante cose! E in tanti pensano di essere la stessa cosa che non possono essercene così tanti! Genio? In questo momento centomila cervelli si concepiscono in sogno geni come me, e la storia non ne rivelerà, chissà?, nemmeno uno, non ci sarà altro che letame di tante conquiste future. No, non credo in me. In tutti i manicomi ci sono pazzi deliranti con tante certezze! lo, che non possiedo nessuna certezza, sono più sano o meno sano? No, neppure in me... in quante mansarde e non-mansarde del mondo non staranno sognando a quest'ora geni-per-se-stessi? Quante aspirazioni alte, nobili e lucide -, sì, veramente alte, nobili e lucide -, e forse realizzabili, non verranno mai alla luce del sole reale nè troveranno ascolto? Il mondo è di chi nasce per conquistarlo e non di chi sogna di poterlo conquistare, anche se ha ragione. Ho sognato di più di quanto Napoleone abbia realizzato. Ho stretto al petto ipotetico più umanità di Cristo. Ho creato in segreto filosofie che nessun Kant ha scritto. Ma sono, e forse sarò sempre, quello della mansarda, anche se non ci abito; sarò sempre quello che non è nato per questo; sarò sempre soltanto quello che possedeva delle qualità; sarò sempre quello che ha atteso che gli aprissero la porta davanti a una parete senza porta, e ha cantato la canzone dell'Infinito in un pollaio, e sentito la voce di Dio in un pozzo chiuso. Credere in me? No, nè in niente. Che la Natura sparga sulla mia testa scottante il suo sole, la sua pioggia, il vento che trova i miei capelli, e il resto venga pure se verrà o dovrà venire, altrimenti non venga. Schiavi cardiaci delle stelle, abbiamo conquistato tutto il mondo prima di alzarci dal letto; ma ci siamo svegliati ed esso è opaco, ci siamo alzati ed esso è estraneo, siamo usciti di casa ed esso è la terra intera, più il sistema solare, la Via Lattea e l'Indefinito. (Mangia cioccolatini, piccina; mangia cioccolatini! Guarda che non c'è al mondo altra metafisica che i cioccolatini. Guarda che tutte le religioni non insegnano altro che la pasticceria. Mangia, bambina sporca, mangia! Potessi io mangiare cioccolatini con la stessa concretezza con cui li mangi tu! Ma io penso e, togliendo la carta argentata, che poi è di stagnola, butto tutto per terra, come ho buttato la vita. Ma almeno rimane dell'amarezza di ciò che mai sarà la calligrafia rapida di questi versi, portico crollato sull'Impossibile. Ma almeno consacro a me stesso un disprezzo privo di lacrime, nobile almeno nell'ampio gesto con cui scaravento i panni sporchi che io sono, senza lista, nel corso delle cose, e resto in casa senza camicia. (Tu, che consoli, che non esisti e perciò consoli, Dea greca, concepita come una statua viva, o patrizia romana, impossibilmente nobile e nefasta, o principessa di trovatori, gentilissima e colorita, o marchesa del Settecento, scollata e distante, o celebre cocotte dell'epoca dei nostri padri, o non so che di moderno - non capisco bene cosa -, tutto questo, qualsiasi cosa tu sia, se può ispirare che ispiri! Il mio cuore è un secchio svuotato. Come quelli che invocano spiriti invoco me stesso ma non trovo niente. Mi avvicino alla finestra e vedo la strada con assoluta nitidezza. Vedo le botteghe, vedo i marciapiedi, vedo le vetture passare, vedo gli esseri vivi vestiti che s'incrociano, vedo i cani che anche loro esistono, e tutto questo mi pesa come una condanna all'esilio, e tutto questo è straniero, come ogni cosa. Ho vissuto, studiato, amato, e persino creduto, e oggi non c'è mendicante che io non invidi solo perchè non è me. Di ciascuno guardo i cenci e le piaghe e la menzogna, e penso: magari non ho mai vissuto, nè studiato, nè amato, nè creduto (perchè si può creare la realtà di tutto questo senza fare nulla di tutto questo); magari sei solo esistito, come una lucertola cui tagliano la coda e che è irrequietamente coda al di qua della lucertola. Ho fatto di me ciò che non ho saputo, e ciò che avrei potuto fare di me non l'ho fatto. Il domino che ho indossato era sbagliato. Mi hanno riconosciuto subito per quello che non ero e non ho smentito, e mi sono perso. Quando ho voluto togliermi la maschera, era incollata alla faccia. Quando l'ho tolta e mi sono guardato allo specchio, ero già invecchiato. Ero ubriaco, non sapevo più indossare il domino che non mi ero tolto. Ho gettato la maschera e dormito nel guardaroba come un cane tollerato dall'amministrazione perchè inoffensivo e scrivo questa storia per dimostrare di essere sublime. Essenza musicale dei miei versi inutili, magari potessi incontrarmi come una cosa fatta da me, e non stessi sempre di fronte alla Tabaccheria qui di fronte, calpestando la coscienza di esistere, come un tappeto in cui un ubriaco inciampa o uno stoino rubato dagli zingari che non valeva niente. Ma il padrone della Tabaccheria s'è affacciato sulla porta e vi è rimasto. Lo guardo con il fastidio della testa piegata male e con il disagio dell'anima che sta intuendo. Lui morirà ed io morirò. Lui lascerà l'insegna, io lascerò dei versi. A un certo momento morirà anche l'insegna, e anche i versi. Dopo un po' morirà la strada dove fu stata l'insegna, E la lingua in cui furono scritti i versi. Morirà poi il pianeta che gira in cui tutto ciò accadde. In altri satelliti di altri sistemi qualcosa di simile alla gente continuerà a fare cose simili a versi vivendo sotto cose simili a insegne, sempre una cosa di fronte all'altra, sempre una cosa inutile quanto l'altra, sempre l'impossibile, stupido come il reale, sempre il mistero del profondo certo come il sonno del mistero della superficie, sempre questo o sempre qualche altra cosa o nè una cosa nè l'altra. Ma un uomo è entrato nella Tabaccheria (per comprare tabacco?), e la realtà plausibile improvvisamente mi crolla addosso. Mi rialzo energico, convinto, umano, con l'intenzione di scrivere questi versi per dire il contrario. Accendo una sigaretta mentre penso di scriverli e assaporo nella sigaretta la liberazione da ogni pensiero. Seguo il fumo come se avesse una propria rotta, e mi godo, in un momento sensitivo e competente la liberazione da tutte le speculazioni e la consapevolezza che la metafisica è una conseguenza dell'essere indisposti. Poi mi allungo sulla sedia e continuo a fumare. Finche il Destino me lo concederà, continuerò a fumare. (Se sposassi la figlia della mia lavandaia magari sarei felice.) Considerato questo, mi alzo dalla sedia. Vado alla finestra. L'uomo è uscito dalla Tabaccheria (infilando il resto nella tasca dei pantaloni?). Ah, lo conosco: è Esteves senza metafisica. (Il padrone della Tabaccheria s'è affacciato all'entrata.) Come per un istinto divino Esteves s'è voltato e mi ha visto. Mi ha salutato con un cenno, gli ho gridato Arrivederci Esteves!, e l'universo mi si è ricostruito senza ideale ne speranza, e il padrone della Tabaccheria ha sorriso. Pessoa è uno dei veramente grandi... Licantropia In qualche luogo i sogni diventeranno realtà. C'è un lago solitario illuminato dalla luna per me e per te come nessuno per noi soli. Lì la scura bianca vela spiegata in un vago vento non sentito guiderà la nostra vita-sonno laddove le acque si fondono in un lido di neri alberi, dove i boschi sconosciuti vanno incontro al desiderio del lago di essere di più e rendono il sogno completo. Là ci nasconderemo e svaniremo, tutti vanamente al confine della luna, sentendo che ciò di cui siamo fatti è stato qualche volta musicale. ( Fernando Pessoa ) Lilian ha reagito a questo 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
dickinson1 [Partecipante] 2640 Inviato 6 Luglio 2014 Condividi Inviato 6 Luglio 2014 LA CURA Battiato Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via. Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore, dalle ossessioni delle tue manie. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. E guarirai da tutte le malattie, perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te. Vagavo per i campi del Tennessee (come vi ero arrivato, chissà). Non hai fiori bianchi per me? Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare. Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi. Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto. Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono. Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... io sì, che avrò cura di te. Anche se non e' una vera e propria poesia...io la ritengo tale Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
black mamba [Partecipante] 2408 Inviato 8 Luglio 2014 Condividi Inviato 8 Luglio 2014 sempre Pessoa. Non so Non so se provi o fingi, tu, l'amoreChe mi dai. Me lo dai. Tanto mi basta.Se non giovane d'età,Che io lo sia per errore.Poco gli Dei ci danno, e il poco è falso.Ma se lo danno, ancor che falso, il donoÈ reale e lo accetto.Chiudo gli occhi. È tanto gelsomino e Lilian ha reagito a questo 2 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
black mamba [Partecipante] 2408 Inviato 11 Luglio 2014 Condividi Inviato 11 Luglio 2014 IL VIOLINISTA JONES (Il suonatore Jones) Edgard Lee MastersLa terra emana una vibrazionelà nel tuo cuore, e quello sei tu.E se la gente scopre che sai suonare,ebbene, suonare ti tocca per tutta la vita.Che cosa vedi, un raccolto di trifoglio?O un prato da attraversare per arrivare al fiume?Il vento è nel granturco; tuti freghi le maniper i buoi ora pronti per il mercato;oppure senti il fruscio delle gonne.Come le ragazze quando ballano nel Boschetto.Per Cooney Potter una colonna di polvereo un vortice di foglie significavano disastrosa siccità;Per me somigliavano a Sammy Testarossache danzava al motivo di Toor-a-Loor.Come potevo coltivare i miei quaranta acriper non parlare di acquistarne altri, con una ridda di corni, fagotti e ottaviniagitata nella mia testa da corvi e pettirossie il cigolìo di un mulino a vento - solo questo?E io non iniziai mai ad arare in vita miasenza che qualcuno si fermasse per stradae mi portasse via per un ballo o un picnic.Finii con quaranta acri;finii con una viola rotta - e una risata spezzata, e mille ricordi, e nemmeno un rimpianto. Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
dickinson1 [Partecipante] 2640 Inviato 11 Luglio 2014 Condividi Inviato 11 Luglio 2014 (modificato) Non solo il fuoco .Pablo Neruda Ah,si ricordo come pieni dentro di luce nera, tutto il tuo corpo come una mano aperta, come un grappolo bianco della luna, e l'estasi, quando un fulmine ci uccide, quando un pugnale ci ferisce nelle radici e una luce ci spezza la chioma, e quando di nuovo torniamo alla vita, come uscissimo dall'oceano, come tornassimo feriti dal naufragio tra le pietre e l'alghe rosse. Ahi, vita mia, non solo il fuoco tra noi arde, ma tutta la vita, la semplice storia, l'amore semplice di una donna e d'un uomo uguali a tutti gli altri. da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-196934?f=a:698> Modificato 11 Luglio 2014 da dickinson1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
gelsomino [Partecipante] 6791 Inviato 11 Luglio 2014 Condividi Inviato 11 Luglio 2014 mettete la roba vostra,quelal che scrivete voi,se avete il CORAGGIO! Venus ha reagito a questo 1 Link al commento Condividi su altri siti More sharing options...
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