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Il tranello della conoscenza


Reverie

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Inviato (modificato)

Il mio demone è l'invidia. Anzi, mi piace più definirla come "fame", è più romantico e gli dà una connotazione leggermente meno negativa. Non a caso, altrove uso il nickname "Garou", in giapponese "lupo famelico". Dà l'idea di una belva che desidera ardentemente qualcosa, come mosso da un impulso primario.

Questa mia attitudine deriva dal fatto che, principalmente con le donne ma anche in molti altri campi, mi sono ritrovato ad essere spettatore dei successi altrui mentre io fallivo. Quando ho abbandonato l'oblio della rassegnazione per un nuovo tentativo eroico di gloria, sono diventato un rapace che va a cercare qualunque informazione utile che mi permetta di ottenere ciò che voglio.

Questo forum, ad esempio. Mi ha dato molti spunti per migliorare la mia quasi inesisente capacità di relazionarmi con le donne.

La verità è che anche se riconoscere il problema è il primo passo per sconfiggerlo, è anche un modo per metterlo allo scoperto e renderlo più pericoloso. Il demone non sta più sgraffignando le tue energie di nascosto, sta accettando la tua sfida a duello e mostra zanne e artigli per divorare tutto il tuo essere.

Questo, per me, si è manifestato nell'ossessione di imparare il più possibile sulla seduzione. Complice anche lo scarso ricambio imputabile all'ambiente in cui vivo, ho potuto mettermi alla prova in poche, deludenti occasioni. Che continuavano a rimarcare la mia sconfitta con la presenza nella mia vita delle ragazze che mi avevano dato due di picche.

Perché, in realtà, per me la questione non è mai stata davvero quella di sedurre, quanto piuttosto quella di ottenere una vittoria.

Ora, Aivia, il tuo demone è rimasto latente, in un angolo, ad osservarti con gli occhi spenti di un dipinto, prima che il destino ti costringesse a sfidarlo a singolar tenzone.

Prima di allora forse per te nemmeno esisteva, ma influenzava comunque il tuo essere. Di nascosto. È stato dopo l'incidente, che è diventato davvero pericoloso: se non l'avessi affrontato non avresti recuperato dal trauma. E diciamo pure che avresti benissimo potuto crepare.

Una volta che riconosciamo i nostri demoni, abbiamo il dovere di affrontarli nel momento in cui essi sono più forti.

Modificato da Reverie
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Smashed

Grazie per il contributo Reverie.

Sono uno a cui sei mancato.

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Dani89

Più che altro, nel momento in cui l'affronti ci stai pure dando importanza. Diventa quasi ossessivo, finisci per pensarci anche giorno e notte, mentre prima lo relegavi in un angolo. Sotto certi aspetti, ci stai dando anche valore, lo stai "ingrandendo".

Per questo, secondo me, in questi casi è sempre molto utile una figura di riferimento. Una persona che quel demone non ce l'ha o l'ha affrontato. Perché a lottarci da solo, magari finisce che fai pure peggio e il risultato è che si ingrandisce invece di rimpicciolire :)

Certo che se uno ha il demone dell'invidia è fregato da questo punto di vista :D

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^'V'^

Nessun combattimento finale col bambino che avevo represso, nessuno scontro titanico, nessuna minaccia da parte sua, nessun affrontarlo dandogli importanza, o lasciargli prendere qualche strano sopravvento.

E' solo una parte di me che voleva essere ascoltata e cui non davo udienza da anni, non c'è nulla da combattere, sconfiggere, o nutrire.

Quello appartiene alla logica del bene e male. Quella logica con la quale George Lucas creando Guerre Stellari ha mischiato i concetti che lo avevano affascinato dell'Ombra di Jung creando una confusione enorme.

Non c'è nessuna correlazione Ombra=buio=male e nessuna contrapposizione con luce=bene

Ombra è ciò che non vuoi vedere in te stesso.

Magari perché non lo ritieni socialmente accettabile perché te ne vergogni, o perché la tua autoimmagine ne risentirebbe.

Se la nostra cultura seguisse una morale secondo cui è vergognosissimo chiamare qualcuno al telefono perché denota inferiorità (chi ha bisogno chiama) questo farebbe mettere in ombra quella parte di noi che a volte ha voglia di fare una chiamata.

Significa che è cattiva? Che è il male?

Sarebbe ombra, ma non è da affrontare in singolar tenzone, o da nutrire.

E' semplicemente da accettare come normale parte di noi, accettando che sono i dettami culturali della nostra società ad essere disumani e non noi.

E da accettare, come in noi stessi, nella persona che ha voglia di chiamarci, senza giudicarla come inferiore e sfigata se lo fa.

La mia regoletta è: se una cosa non uccide il prossimo e non lo danneggia, è adatta alla vita sociale.

Ogni cosa che rispetti questa descrizione e sia comunque indesiderata dalla società, è una cazzata culturale. Un'impostura.

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Dani89

Ti racconto una cosa. Ora, ogni tanto, vengono degli utenti per conoscermi. Io non mi ritengo nulla di eccezionale, ma visto che ho questo vizio di postare tanto (mannaggia a me :) ) è anche naturale che si crei dell'aspettativa. Lo stesso succede per Zema e lo stesso è successo per il buon Deimos (un minuto di silenzio per il nostro soldato caduto in LTR ahahah :) ).

La prima volta che sono andato a sargiare in discoteca con Deimos, all'improvviso ha cominciato a fare dei numeri allucinanti. Tipo fermava tutti e per di più di diretto e gli funzionava, anche tipe gnocche, poi ferma una e la kchiude in meno di un minuto dopo due cazzate che le aveva detto. Tutto di verbale, no dance game quella volta.

Io ero tipo allibito. Ti assicuro, per una settimana, una settimana, mi sono sentito una merda ahahahahah. Dicevo: cazzo, lui ha un anno più di me, più o meno siamo uguali (siamo alti uguali, più o meno stessa forma fisica, lineamenti simili), ok che si veste un po' meglio.. ma com'è che lui sa fare sta roba e io sono un fallito di sto genere???

Poi in realtà, la differenza era molta (e ce n'è tanta anche tutt'ora), ma capisci che ad un punto di vista esteriore io mi sono sentito da meno come poche cose al mondo. Non riuscivo più ad aprire perché appunto mi sentivo uno schifo ahahaha.

Se hai il "demone dell'invidia", la prima cosa che pensi è "merda, che culo che ha questo, fanculo perché io non riesco??" e ti parte in odio. Quello che ho fatto io invece è stato accettare di essere da meno, di aver cose da imparare e ho cercato di aiutare Deimos il più possibile, dandogli più valore possibile, in modo da poter apprendere da lui. La cosa divertente è stata che, a vederci da fuori, sembrava che facessi io training a Deimos ahahahahah.

Tipo "forza vecchio, dai apriamo quelle. Dai apri quella, ti sfido con quell'altra, ecc.". Poi, anche se lo faceva lui, poi lui mi sfidava di rimando o comunque prendevo coraggio a vedere che certe cose erano possibili.

Se hai invidia, ovvio, in queste situazioni non ne vieni fuori... ma secondo me, fermandoti, accettando la tua situazione, facendoti "bambino" come diceva AiViA... ammetti di essere da meno in quella situazione. Di aver bisogno di aiuto. Come diceva Style in The Game "ammetti il fallimento. Guardi la lettera e la mandi" (nel suo caso). L'odio genera solo altro odio, in questo caso per se stessi o per i genitori che non ci hanno dato ciò di cui abbiamo bisogno.

Per la cronaca cmq, a me questo è servito tantissimo. Se un mio amico mi chiede di imparare non mi metto a fare numeri davanti a lui (poi io in realtà faccio "game normale" e per qualcuno sono numeri, ma questo è un altro discorso XD), ma anzi, faccio come facevo con Deimos. Lo sprono affinché a fine serata se io sono a 1, lui sia a 2 se non a 3. Per me, bisogna anche saper "far vincere gli altri". Essere sempre il migliore è un'altra para mentale di cui faccio volentieri a meno (mentre per quelli molto competitivi è anche un motivo per spronarsi a dare di più.. a ognuno il suo).

Spesso poi la gente si intestardisce e vuole fare da sola. Come ho fatto anche io per un anno.. con il risultato che finisci per prendere una caterva di legne, fai veramente fatica per imparare quelle due cose che se invece chiedevi aiuto, avresti saputo già da tempo e senza prenderti pali su pali per niente.

Non mi riferivo a me, ma a quello che scrive di sé Reverie (la sua sembra comunque essere un'invidia "buona"). Tutto molto vero, comunque :D

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Grazie per il contributo Reverie.

Sono uno a cui sei mancato.

È un piacere rivederti :)

Più che altro, nel momento in cui l'affronti ci stai pure dando importanza. Diventa quasi ossessivo, finisci per pensarci anche giorno e notte, mentre prima lo relegavi in un angolo. Sotto certi aspetti, ci stai dando anche valore, lo stai "ingrandendo".

Per questo, secondo me, in questi casi è sempre molto utile una figura di riferimento. Una persona che quel demone non ce l'ha o l'ha affrontato. Perché a lottarci da solo, magari finisce che fai pure peggio e il risultato è che si ingrandisce invece di rimpicciolire :)

Hai espresso molto brevemente ciò che ho dovuto esporre con paragoni e metafore. Il problema è esattamente questo.

E, sì, ammetto che sto cercando una figura di riferimento, ma che ho anche la tendenza a volerla smontare pezzo per pezzo per vedere come funziona.

Nessun combattimento finale col bambino che avevo represso, nessuno scontro titanico, nessuna minaccia da parte sua, nessun affrontarlo dandogli importanza, o lasciargli prendere qualche strano sopravvento.

E' solo una parte di me che voleva essere ascoltata e cui non davo udienza da anni, non c'è nulla da combattere, sconfiggere, o nutrire.

Quello appartiene alla logica del bene e male. Quella logica con la quale George Lucas creando Guerre Stellari ha mischiato i concetti che lo avevano affascinato dell'Ombra di Jung creando una confusione enorme.

Non c'è nessuna correlazione Ombra=buio=male e nessuna contrapposizione con luce=bene

Ombra è ciò che non vuoi vedere in te stesso.

Magari perché non lo ritieni socialmente accettabile perché te ne vergogni, o perché la tua autoimmagine ne risentirebbe.

Se la nostra cultura seguisse una morale secondo cui è vergognosissimo chiamare qualcuno al telefono perché denota inferiorità (chi ha bisogno chiama) questo farebbe mettere in ombra quella parte di noi che a volte ha voglia di fare una chiamata.

Significa che è cattiva? Che è il male?

Sarebbe ombra, ma non è da affrontare in singolar tenzone, o da nutrire.

E' semplicemente da accettare come normale parte di noi, accettando che sono i dettami culturali della nostra società ad essere disumani e non noi.

E da accettare, come in noi stessi, nella persona che ha voglia di chiamarci, senza giudicarla come inferiore e sfigata se lo fa.

La mia regoletta è: se una cosa non uccide il prossimo e non lo danneggia, è adatta alla vita sociale.

Ogni cosa che rispetti questa descrizione e sia comunque indesiderata dalla società, è una cazzata culturale. Un'impostura.

Non ha importanza se fra te e il tuo demone ci sia stato un combattimento o una chiacchierata amichevole fra due persone che non si parlavano da anni. Il succo rimane. Il demone rappresenta un limite, e lo hai superato grazie al trauma che ti ha messo faccia a faccia con esso. Ecco, utilizziamo pure il termine "superamento", che può includere sia la mia idea di "combattere il demone" sia la tua idea di "abbracciarlo".

Ho fatto molta fatica ad accettare il mio senso d'invidia, ed è vero, mi sentivo una merda perché lo sentivo come qualcosa di sbagliato.

Ora, io del mio senso di invidia faccio tesoro. È perché invidio le persone più brave di me in qualcosa che mi impegno in quel qualcosa. Senza quest'invidia passerei le giornate davanti alla playstation.

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il padrino

Ciao reverie fa piacere rileggerti :)

A 17 anni feci un sogno strano, stavo parlando con una ragazza, poi a un tratto cambia scena e mi ritrovo uno davanti....

premessa in quel periodo stavo veramente male, fisicamente ero sotto 20 chili,

causa problemi di salute,mai diagnosticati correttamente, avevo capelli lunghi ed ero proprio debole;

quello che mi ritrovo davanti..ero io, ma un io molto diverso,

capelli corti, in forma perfetta, mi guardava in un certo modo, con una certa oscurità nella sguardo....

mi trasmetteva un energia che non avevo mai avvertito prima,

nel mio caso però ci fu proprio il combattimento epico, con tanto di pugni e calci, chissà perché vinceva lui...

era il mio lato oscuro, il mio istinto, era ciò ero destinato ad essere fin dall'inizio, se non avessi avuto problemi,

era la SALUTE che mi mancava, dopo 3 o 4 ore di mortal kombat, che essendo un sogno lucido, si faceva sentire,

mi risvegliai e non capii subito, che significato avesse il sogno, l'ho capito col tempo,la cosa certa è che mi risvegliai diverso.

In quel periodo stavo male,ma provavo ad essere sempre perfetto, seguire tutte le regole,

avevo perso contatto con me stesso, con la mia essenza più vera, con il mio istinto,

da quel momento tutto cambiò.

Mentalmente ero libero, il dolore che sentivo fisicamente, non mi toccava più,

iniziai a pensare a me,

quelli che mi conoscevano pensavano fossi diventato egoista o menefreghista,

in realtà...per la prima volta nella mia vita...ero solo io.

Per quanto riguarda il fisico,fino al 2010 non sapevo neanche cosa significasse ''stare bene'',

ma mentalmente, stavo alla grande.

E' proprio vero: se vuoi iniziare a vivere, devi prima morire.

buon gioco! :)

Ps: vi sembrerà strano, ma tutto ciò che mi è successo nella vita, tutto quel calvario è stata la mia più grande fortuna.

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Fa piacere anche a me, ciao padrino :)

Ho aperto un thread con l'intento di parlare di procrastinazione e azione, ed è andata a finire che si sta parlando di demoni e combattimenti e bambini inquietanti.

Con il rischio poi che, con tutte queste metafore, rischiamo di prenderle troppo alla lettera e di inciampare sul loro significato.

Il combattimento è una metafora, e le metafore servono ad arricchire un concetto, non a sostituirlo. Ciò che è reale è il superamento di un proprio limite. Come lo smettere di farsi seghe mentali e mettersi alla prova, come il riconoscere di voler essere diversi e trovare la forza di impegnarsi per cambiare, come l'accettare che siamo esseri umani e eh abbiamo bisogno d'aiuto.

Quello che conta è trovare la forza di agire (così torno anche in topic), fare il primo passo per evolvere. E se si deve sacrificare qualcosa, ben venga.

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