Talento e carattere

[skyluke [Partecipante] 448]

concordo con ^X^ ..... ci sono alcune nicchie in cui bastano competenze puramente tecniche e non sociali e son lavori particolari di gente che magari deve lavorare da sola e pagati pure bene ma non sono quelle le vie he ti fanno arrivare in alto. In genere va sempre avanti chi ha le social skills più alte, questo accade anche con le donne non a caso perchè è la qualità che poi ti porta a far più soldi nel lavoro (almeno secondo la mia esperienza).

Poi uno che ha social skills in genere sembra più bravo di un altro che è solo un tecnico... diciamo che si riesce a ''indorare la pillola''.

Sottolineavo il discorso social skills anzichè carattere, perchè in realtà a stare con gli altri si impara, è un abilità che va sviluppata. Parlare invece di carattere sembra invece di dire che c'è chi nasce skillato e chi no e che le cose rimarranno cosi... invece per me le competenze sociali si imparano (sempre se uno vuole farlo ovviamente). Poi certo possiamo però dire che di base c'è qualcuno che nasce più portato ad interagire con gli altri fin da subito e chi no, ma allenandoci a stare con gli altri possiamo diventare tutti molto bravi.

[^X^ [Partecipante] 4943]

Poi c'e' un altro enorme errore di fondo: chi l'ha detto che la misura del merito nella cosiddetta "meritocrazia" sia la competenza?

Il merito e' la capacita' di creare valore nell'ambiente in cui si e', ogni altra definizione filosofica e' puro wishful thinking.

[KrisD [Donna] 2990]

All 'inizio della mia carriera lavorativa la pensavo come Frankso, e credevo che il merito avrebbe pagato. Quando dall'oggi al domani mi hanno sbattuta fuori, preferendo a me la badante rumenadella madre del capo (un lavoro nel privato, ma non un lavoro semplice, per cui è necessaria almeno una laurea)ho capito che qualcosa non quadrava. No, la badante non aveva una storia col capo, ma in quanto a modi di fare era piú brava di me. Mi sono attrezzata, ho iniziato a lavorare, sia per necessità economica che per capire qualcosa in piú, nel campo del commercio. Come commessa ho "imparato a vendere", ma ho imparato anche che il rapporto umano, la capacità empatica e lo spirito di adattamento sono essenziali quanto le competenze. Come si puó imparare a fare un lavoro, studiare in senso letterale il lavoro, si puó allo stesso modo applicarsi socialmente. Quando mi è capitata l 'opportunità di cambiare, nel nuovo posto di lavoro, ho tentato, non senza fatica, di mettere in pratica le doti apprese. Se non sei capace non durerai molto, ma se non sei in grado di creare buona coesione con l'ambiente, avrai le stesse difficoltà che se fossi poco bravo.

[black mamba [Partecipante] 2408]

Ok.

Ma io sono sempre dell'idea che, prendendo un determinato campo di interessi o lavorativi, se mi trovo davanti:

A: un timido, non propriamente estroverso, ma con capacità uguale a 90 su cento

B: Un estroverso,talento di 70 su cento.

Debba passare A.

Sempre.

ALT! non parlo ovviamente di ambiti dove contano le social skills, tipo attività da commerciale. Dove combaciano con il talento.

E non parlo nemmeno di soggetti con mancanze caratteriali che minano l'attività lavorativa.

Un minimo di palle ci vogliono.

Sarò all' antica ma la meritocrazia dovrebbe avere la precedenza.

Ma concordo con chi dice che ora non funziona così, purtroppo.

Io credo che questo discorso regga solo nei livelli più' basici delle carriere lavorative. E che, anzi, al crescere dei livelli e delle responsabilità i pesi tra competenza stretta e skill sociali, si vadano progressivamente ribaltando. Un ottimo professionista che sia carente nelle capacità manageriali, a mio avviso, dovrebbe valere meno per una societa, di un ottimo manager con competenze basilari sull'argomento specifico.

[Frankso [Partecipante] 1067]

Ok.

Forse mi sono espresso male.

Io non dico che non sia d'accordo con voi, seppur parzialmente.

Se BM mi parla di esempi "manageriali" allora per forza di cose il talento è relativo a skills sociali. Coincidono.

Il buon manager deve avere tale caratteristica, inutile.

avete ragione. È essenziale saperci fare con la gente e sapersi muovere bene nei vari ambiti lavorativi.

Io stesso ho dovuto imparare molte cose, soprattutto considerando che sono un tipo che difficilemente si piega a simili meccanismi. Un mio limite che ho dovuto smussare.

La mia definizione di meritocrazia era riferita ad un esempio più "estremo", ma per spiegare come a mio avviso debbano spiccare altre qualità.

non ho mai detto che uno non debba avere qualità sociali.

come non ho mai parlato di un soggetto che aborra collaborazione con gli altri, non crea ambiente produttivo e si chiude a riccio, come ha scritto X.

Beh per forza...

Così non è meritocrazia, così è lavorare male pur avendo capacità.

È diverso.

Se uno non si sa adattare all'ambiente è un ostacolo. Io non pensavo nemmeno ad una ipotesi simile.

riprovo:

Un programmatore. Non si occupa di contratti commerciali.

Lavora per una grossa ditta e ha un ufficio dove crea software gestionali.

(Potrebbero esserci un sacco di esempi simili dove il talento non si misura con abilità sociale)

A: è un asso. Trova in un mese la via giusta e crea il software perfetto. Alta capacità di analisi e debug preventivo.

B: Bravino. Ma mai arriverà ai livelli di A e mi prensenta un prodotto discreto ma non perfetto. Da rivedere. Però coi capi ci sa fare.

Ragazzi... se io sono il datore di lavoro, guardo il prodotto finale e me ne sbatto di come me lo mettono sul tavolo.

Per me passa A e mi frega se è "timido"...

La mia ditta funzionerà per il prodotto che vendo.

In breve: e un po' stronzo, ma cazz mi tira fuori un prodotto fantastico. Lo pago volentieri per quello.

Poi ripeto, purtroppo non funziona così e fa bene chi si muove. Anche io consiglio a chi ha aperto il post di destreggiarsi.

Non penso che se uno sia bravo possa sedersi sugli allori. Anzi.

Ma credo che molte realtà, soprattutto italiane, siano andate a puttane proprio perché chi occupa un posto è "arrivato bene" ma non eccelle in competenze.

La qualità ne ha risentito. E parecchio.

E non parlo di realtà dove è NECESSARIO un minimo di skills sociali.

Io credo che gli esempi siano tanti se uno ci pensa.

Diversamente per altri ambiti, soprattutto manageriali o di contatto con clienti/fornitori, nulla da dire. Indispensabile qualcosa in più.

Modificato 21 Maggio 2015 da Frankso

[black mamba [Partecipante] 2408]

Probabilmente abbiamo ragionato su due orizzonti temporali diversi. Nel caso che fai, è naturale che se guardamo al singola consegna, sia il talentuoso A a dover emergere a rigor di logica. Ma se il capo dovesse decidere chi inserire permanentemente in una struttura dove bisognerà collaborare con altri? A sarà sempre più talentuoso di B, ma se il suo carattere gli alienasse la stima e simpatia degli altri ? Se, addirittura, li portasse ad escluderlo da quei momenti conviviali comuni in cui si cimenta il famoso "spirito di squadra"? Allora forse nel lungo periodo scegliere A sarebbe meno efficiente.

[Frankso [Partecipante] 1067]

Probabilmente abbiamo ragionato su due orizzonti temporali diversi. Nel caso che fai, è naturale che se guardamo al singola consegna, sia il talentuoso A a dover emergere a rigor di logica. Ma se il capo dovesse decidere chi inserire permanentemente in una struttura dove bisognerà collaborare con altri? A sarà sempre più talentuoso di B, ma se il suo carattere gli alienasse la stima e simpatia degli altri ? Se, addirittura, li portasse ad escluderlo da quei momenti conviviali comuni in cui si cimenta il famoso "spirito di squadra"? Allora forse nel lungo periodo scegliere A sarebbe meno efficiente.

Concordo con te Mamba.

Ma il mio esempio non era riferito a chi abbia simili lacune o mancanze.

Forse non volendo ho tratteggiato la personalità di un soggetto con problemi di integrazione... eh eh

Soprattutto lavorativi.

Mi premeva più sottolineare il confronto tra un soggetto di talento senza particolari attitudini "arriviste" e uno molto scaltro in questo, ma meno capace nei fatti.

Considero anche io, in molti ambiti, lo spirito di squadra come tassello fondamentale per la produttività.

Modificato 22 Maggio 2015 da Frankso

[spherl76 [Partecipante] 69]

C'è una cosa da tener presente: quasi sempre, nell'ambiente di lavoro, si può far carriera perché qualcuno in una posizione più avanzata della nostra ce ne offre la possibilità (direttamente, o col suo benestare).

Il "bravo ma stronzo", quasi da stereotipo da cartone animanto giapponese, non può avanzare. Ed è giusto lo capisca subito, per non perdere tempo e occasioni (come è capitato a me).

Trovo significativo il post di KrisD, che si è vista preferire una persona meno qualificata di lei, e che ha fatto di necessità virtù, migliorando le proprie social skills in un lavoro a contatto con la gente.

Il discorso del carattere si potrebbe estendere poi al "pacchetto completo", e comprendere anche l'aspetto fisico e l'abbigliamento. Ho visto coi miei occhi lasciare a casa persone che venivano in ufficio con un spetto trasandato (barba da fare, capelli (che sembravano) unti) che si impegnavano nel loro lavoro, e tenere quello con la camicia azzurra e i pantaloni eleganti che stava tutto il giorno su internet per i fatti suoi.

Personalmente, come ha confermato ZakMorris, sto provando con la meditazione, anche se penso ci vorranno settimane prima di avere dei risultati. Mi sono anche ripromesso, qualora ce ne sarà la possiblità, di rendermi disponibile quando serivanno volontari per organizzare eventi nella zona dove abito (festa della birra e cose così).

Per Frankso, mi spiace darti torto. La pensavo anch'io come te, ma mi sono dovuto ricredere. Adesso sono quasi più preoccupato di avere spiccioli per offire il caffè che i documenti in ordine.