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SCOCCATA L'ORA X : basta, mollo l'universita' e lavoro


mirk90

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mirk90

E' scoccata l'ora X.

Vi spiego la situazione. Circa un anno fa sono andato a vivere all'estero, in un paese europeo di cui preferisco non fare riferimenti per motivi di privacy. Mi mancavano 10 esami della triennale di economia (banche, assicurazioni e intermediari finanziari) alla Bicocca di Milano, e da settembre dell'anno scorso sono fuori corso.

Ho lasciato l'italia per due ragioni:

- profonda solitudine, gli anni che ho passato a milano sono stati i peggiori della mia vita, anni di depressione pura, e' una citta' che non mi ha mai suggerito nulla di positivo, in cui ho fallito nel ricercare un po' di felicita', soddisfazioni amorose....

- costo della vita troppo elevato rispetto a quanto i miei genitori potevano darmi, che era appena sufficiente per vivere, ma ogni mese era una guerra a far quadrare i conti e gli extra che chiedevo erano la norma purtroppo...

Quindi ho preso l'aereo e me ne sono andato, con la folle idea di continuare gli studi nel seguente modo: potevo studiare fisicamente all'estero, non lo vedevo un problema dato che anche quando stavo a milano non seguivo mai le lezioni, ho sempre studiato per conto mio. E poi, prendere l'aereo per andare a dare gli esami a milano.

Dato che il costo della vita nel paese in cui ero andato era molto piu' basso di quello in italia, avevo i margini per potermi permettere i viaggi e i costi dell'ostello per soggiornare qualche giorno a milano per dare gli esami.

Questo era il mio piano.

Stando all'estero, finalmente potevo avere lo stomaco pieno senza saltare i pasti, dato che quello che mi passavano i miei era piu' che sufficiente per vivere e concedersi qualche vizio. Ho finalmente cominciato ad avere uno straccio di vita relazionale, ma come ho gia' spiegato in altri thread i problemi ''seduttivi'' c'erano ancora, e forse solo adesso mi sto avviando sulla strada di una risoluzione (speriamo)..

In questo anno trascorso all'estero, ho avuto una discontinuita' perenne, nel senso che in certi periodi riuscivo a mettermi sul libro e stare concentrato giornate intere, altri in cui lo chiudevo dopo 5 minuti.

Bilancio: esami conseguiti con successo nell'ultimo anno: DUE (dopo averli falliti entrambi 2 volte).

Ora ne restano 8.

Conosco diversi italiani che vivono qua, ho diversi contatti, ho chiesto informazioni a gente qualificata nella ricerca delle risorse umane, e la situazione e' la seguente.

Con una triennale di economia che sto facendo io, potrei trovare lavoro in due ambiti del settore bancario:

- negli sportelli

- altre funzioni (investment found, etc...).

Ovviamente per lavorare allo sportello dovrei conoscere quasi perfettamente la lingua locale (quindi per me impossibile),

per lavorare negli altri ambiti del settore bancario dovrei avere un livello di inglese minimo al C1 (livello a cui sicuramente non sono, il mio inglese e' quello base, per arrivare al C1 mi ci vorrebbero anni...)

Senza la laurea, si puo' lavorare, chiaramente in altri settori. E' richiesto ovviamente un livello di inglese minimo (B2), e doti relazionali (che grazie a dio non mi mancano...). Si tratta di lavori di un certo tipo, italian-speaker, assistenza clienti, cose cosi...

le retribuzioni dipendono dall'esperienza e dalle doti relazionali, si va dai 700 euro in su.

(per mia fortuna ho esperienza lavorativa, per 2 anni ho fatto attivita' di vendita come commerciale per una compagnia telefonica).

Per essere autonomo, per sopravvivere dove mi trovo me ne basterebbero 600.

Il fatto e' che.... io non ho piu' voglia di buttare soldi in viaggi di aerei per provare a dare gli esami.. Dato che non seguo le lezioni, tra l'altro, e' tutto piu' difficile, fare da soli...

prendi l'aereo, ti spendi 100 euro tra andata e ritorno, poi i costi in ostello a milano (10 euro al giorno minimo), costi indotti, etc... poi magari non riesci a passarlo, quindi soldi buttati e tempo perso....

E tutto questo, per studi di cui non mi e' mai importato niente, scelsi economia perche' era la facolta' che ''mi dispiaceva di meno'', non l'ho mai fatta con passione, non ci ho mai creduto........

Io avrei dei progetti per il futuro, per cui mi serve qualche soldo da parte (non me ne occorrono molti, e preferisco non starvi a dire di cosa si tratta per non sviare l'argomento del post), se lavorassi, con quello che mi danno i miei potrei mettermi da parte un gruzzolo, nel frattempo farei esperienza lavorativa, senza perdere tempo.

Siamo realistici: se in un anno ho dato 2 esami, anche se raddoppiassi e ne dessi 4 l'anno, dato che me ne mancano 8, potrei ritrovarmi a 27 anni senza uno straccio di laurea, e altri 2 anni persi, e nessun soldo messo da parte.

Non mi aspetto che siate d'accordo con me, perche' e' una responsabilita' grossa suggerire ad un ragazzo di lasciare gli studi, me ne rendo conto. Pero' in fondo questo e' un forum, non ci state mettendo la faccia, quindi non potro' mai venire sotto casa vostra e rinfacciarvelo, dovete sentirvi liberi di dirmi quello che realmente pensate.

So bene che abbiamo un po' tutti il retaggio ''studiare e' importante'', sicuramente lo e', ma i soldi lo sono di piu' perche' alla fine mangi con quelli, e il tempo forse vale anche piu' dei soldi, perche' quando e' perso lo e' per sempre.

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Leopold

Sarò schietto, con una triennale presa a 27 anni rischi di farci poco / nulla. Il tuo cv finirà assieme a quelli di tanti altri che a 24-25 anni hanno già triennale più specialistica, e difficilmente sceglieranno il tuo.

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bigbob

Nella vita bisogna avere degli obbiettivi e bisogna essere convinti delle scelte che si stanno facendo. Tu stesso hai detto di aver scelto economia in quanto era quella che "dispiaceva di meno".

A questo punto, fossi in te, cercherei di capire cosa voglio veramente dalla vita e come ottenerlo. Se sei convinto che fare economia non sia la tua strada allora dedicati ad altro.

Altrimenti ti trovi a 40 anni con un pessimo lavoro ed una pessima vita.

La vita è una sola, decidi cosa vuoi fare e combatti per raggiungere i tuoi obbiettivi.

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mirk90

concordo, e' un passo che devo fare a questo punto...

l'universita', come milano in generale, ho finito per detestarla. Ogni volta che ci torno mi viene la depressione, senza contare questi fottuti programmi accademici fatti da schifo, studi un sacco di cose completamente inutili che ti dimentichi il mese dopo. Mi viene in mente l'esame di statistica che non sono mai riuscito a dare perche' quello stronzo del mio prof costringe a sapere a memoria tutta una serie di dimostrazioni che non servono assolutamente a un cazzo. Tra l'altro statistica per me fu una scoperta, perche' e' un ambito che mi piaciucchia pure, perche' e' pratico, diretto, utile. L'ultima volta che ho provato a dare l'esame la pratica la sapevo fare TUTTA, ma mi ha fregato sulle dimostrazioni teoriche.

Non parlo poi dell'esame di matematica finanziaria, l'ho superato al terzo tentativo per lo stesso motivo: la pratica me la mangiavo a colazione, ma nell'esame c'erano anche dimostrazioni su teoremi di integrali che tra l'altro non c'entrano una pippa con la finanza in se', perche' e' roba che si dovrebbe fare in un esame a parte PRIMA (e' programma di quinta liceo!!!). Non mi puoi mettere nello stesso esame quelle cose li' con esercizi sulle opzioni e quotazione dei BTP, perche' senno' viene fuori un esame gigantesco spurio nei contenuti.

E potrei andare avanti.......

Insomma, l'ho sempre vissuta con malessere.

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trout_man

Bah, do un parere veloce e di prima impressione visto che siamo coetanei e abbiamo studiato le stesse cose (non offenderti, non ti conosco e non posso giudicare la tua persona, nè ho i "gradi" per farlo).

Così a sentimento: leggendoti ho avuto l'impressione di un ragazzo parecchio indeciso, emozionale e un po' socialmente "pigro". Unico lampo di genio l'aver scelto di andare all'estero, ma salvata l'idea sei ritornato nell'apatia. Insomma più che sviluppo è stata un'altra fuga.

Scendendo più a fondo: scusami eh, ma fai sacrifici per stare a Milano e non lavori, e non vai a lezione?!?!? E' vero che un buon 50% di lezioni sono inutili, ma ehi.. sei un fuorisede e non lavori, davvero così sicuro di poter far di meglio in questo periodo di tempo? Per giunta hai anche avuto qualche fisiologica difficoltà nell'intessere nuove relazioni e crearti amicizie... Ne ho visti tanti di fuorisede demoralizzati, lasciati andare un po' a se stessi chiudersi nella propria singola piano piano con la scusa degli esami indietro, dell'urgenza di studiare ecc. Poi parliamoci chiaro: non fai giurisprudenza o lettere in cui la lezione non puo' sostituire ore e ore di studio di tomi. A economia, ingegneria e nelle facoltà "tecniche" le lezioni d'aula sono anche momenti di esercitazione numerica, momenti di domanda/risposta ecc. ecc. Molto spesso danno spunti interessantissimi.

Anche io odiavo andare a lezione. Ma detta tra noi: i pro e i contro dell'andarci non erano il vero motivo della scelta, la ragione vera era la mia pigrizia e la timidezza. In questo modo ho sprecato tantissimo gli anni della triennale a studiare in casa (nemmeno aula studio pensa te..) e a metterci molto tempo sui libri solo nelle settimane prima dell esame senza fare prove intermedie, pre appelli e altro (per carità la preparazione è stata ottima e ho finito in tempo con lode, ma...).

Poi alla magistrale mi sono svegliato e ho frequentato il più possibile saltando solo le lezioni palesemente inutili per mancanza d'interesse mio o per incapacità del docente. Ho conosciuto un gruppo di persone che sono diventati "fratelli" in tutto, ho conosciuto una professoressa che mi ha chiamato nel suo studio a fare il praticantato, mi sono fatto un "nome" tra i docenti e i colleghi di corso e ancora oggi ogni tanto mi chiamano per un consiglio o per proposte di collaborazione ecc. e tutto questo iniziando a lavorare ben prima della fine dei corsi del secondo anno.

Mi sono laureato comunque in tempo e con la lode. E non sono Einstein, nè ho dovuto far le notti sui libri. Magari studiando in casa da solo avrei avuto una preparazione più profonda, laurearmi alla primissima sessione e boh. Ma sai che cosa mi sono perso?

Ora lavoro e con il senno di poi mi pento tanto di non aver sfruttato prima e meglio tutto il potenziale dell'ambiente universitario in aula e nel rapporto con i docenti!

Salendo sul tecnico-pratico: tutti critichiamo gli esami, però fratello l'università è anche questo e sta a noi prenderne il buono e lasciare il cattivo. Le dimostrazioni a memoria sono inutili se appunto le impari a memoria e basta. Se ci si sforza di farsi venire la curiosità e capirle dopo diventa un'occasione di imparare qualcosa. Tanto poi nel mondo del lavoro si avrà tutto il tempo per affinare tecniche e procedure, ma la teoria, beh quella la fai solo sui banchi in aula e sui mattoni di libri a casa...

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Vincent

Non voglio dire troppo, ma non voglio neppure dire troppo poco.
Finisci questa Laurea.

L'avere una laurea e' importante ANCHE SOLO perche' facilita enormemente le possibilita' di trasferimento in determinati paesi e parti del mondo.
Nei paesi dove l'immigrazione skillata e' regolamentata da punteggi, per esempio, una laurea ti garantisce dei punti molto importanti, non importa a che eta' tu l'abbia presa, ne' il voto.

Dalla tua descrizione, potrei pensare tu sia finito in un paese del centro/est Europa: Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Polonia o anche Ungheria.
Ma questo non e' particolarmente importante.

Io quello che mi sento di dirti e' di non cercare scuse per giustificare quel che tu gia' ti senti di fare, ma che comunque puoi riuscire ad aggiungere valore al tuo profilo e qualche moneta nel portafoglio anche facendo un Internship, lavorando part-time o facendo determinati lavori che ti permettono comunque di avere tempo libero per studiare.

Non so cosa tu voglia fare, ma ci sono mille lavori con ottimo potenziale futuro e che ti arricchiscono il profilo senza che tu ti debba ammazzare: Inside Sales, Tele Marketing, Support Tecnico, Accountant, Customer Service per XYZ, etc..

Ma non trascurerei il pezzo di carta.

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comeback

Mi sento di condividere e sottoscrivere quanto ha detto Trout_man (che saluto), un intervento che avvalora l'università oltre che come centro di formazione ma come opportunità (di crescita a tutti i livelli).

Piccola parentesi, doverosa. Purtroppo però, come stesso analizza Trout, c'è il rovescio della medaglia ed è quello dato dal fatto che il valore o la potenzialità delle cose la realizzi soltanto quando hai il tempo di valutarle, per alcuni è breve, altri più lungo, per altri ancora è indefinito.

Questo per dire cosa? Per dire che chiaramente l'Università non è solo un centro di formazione (pur rimanendo in una dimensione spesso troppo teorica, mi permetto di dire troppo astratta) ma anche di condivisione di esperienze e di creazione di reti di relazioni. Ritengo che in una dimensione sociale "reale" non esista un posto "potenzialmente" più succulento e attrattivo in termini di "opportunità" relazionali dell'università. Per un fuori sede poi, nei grandi centri, parliamo in senso figurato di vere e proprie bombe ad orologeria. Milano è una piazza internazionale, non scherziamo.

Altra cosa, è che forse capisci di non essere tagliato per quella facoltà troppo tardi, a volte per questioni motivazionali, altre perchè forse non hai le skills giuste (perchè magari per una serie di circostanze un letterato finisce a ingegneria, o un economista a matematica, vuoi che si riescano anche a laureare ma la passione è fondamentale in certi campi, provare per credere).

Ritengo che in tutti i casi, chiaro andrebbero valutati, concludere un percorso quando si è al 70/80% della strada, ha sempre senso. Qui colgo volentieri l'obiezione di qualche mente brillante che mi parlerà a ragion veduta di razionalità e di sunk cost fallacy.

L'università però da metodo, o dovrebbe darlo.

L'università permette di imparare a stare tra le persone con un grado di civilizzazione e di complicità superiore rispetto alla scuola.

----------------------

Andiamo al nostro amico.

Il problema non è Milano, o Padova, o Roma o Belluno, non riuscire a interagire con gli altri in maniera efficace è un tuo problema. Tra l'altro a Milano sei in un contesto di migliaia a migliaia e migliaia di persone, con storie e vedute diverse, comprendo che l'integrazione non sia facile ma forse qui dovresti essere tu a fare un passo indietro ed ammettere tue mancanze. L'onestà verso te stesso è la cosa principale, e te lo dice uno che non manca di tirare qualche testata allo specchio.

Tra l'altro sei universitario, o lo eri a Milano non nel paese.

Apprezzo chi va all'estero, per una serie di motivi : lingua, opportunità, sfida personale, crescita professionale. Tuttavia non comprendo cosa tu faccia all'estero, e questo cambia molto le cose.

Modificato da comeback
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mirk90

Bah, do un parere veloce e di prima impressione visto che siamo coetanei e abbiamo studiato le stesse cose (non offenderti, non ti conosco e non posso giudicare la tua persona, nè ho i "gradi" per farlo).

Così a sentimento: leggendoti ho avuto l'impressione di un ragazzo parecchio indeciso, emozionale e un po' socialmente "pigro". Unico lampo di genio l'aver scelto di andare all'estero, ma salvata l'idea sei ritornato nell'apatia. Insomma più che sviluppo è stata un'altra fuga.

Scendendo più a fondo: scusami eh, ma fai sacrifici per stare a Milano e non lavori, e non vai a lezione?!?!? E' vero che un buon 50% di lezioni sono inutili, ma ehi.. sei un fuorisede e non lavori, davvero così sicuro di poter far di meglio in questo periodo di tempo? Per giunta hai anche avuto qualche fisiologica difficoltà nell'intessere nuove relazioni e crearti amicizie... Ne ho visti tanti di fuorisede demoralizzati, lasciati andare un po' a se stessi chiudersi nella propria singola piano piano con la scusa degli esami indietro, dell'urgenza di studiare ecc. Poi parliamoci chiaro: non fai giurisprudenza o lettere in cui la lezione non puo' sostituire ore e ore di studio di tomi. A economia, ingegneria e nelle facoltà "tecniche" le lezioni d'aula sono anche momenti di esercitazione numerica, momenti di domanda/risposta ecc. ecc. Molto spesso danno spunti interessantissimi.

Anche io odiavo andare a lezione. Ma detta tra noi: i pro e i contro dell'andarci non erano il vero motivo della scelta, la ragione vera era la mia pigrizia e la timidezza. In questo modo ho sprecato tantissimo gli anni della triennale a studiare in casa (nemmeno aula studio pensa te..) e a metterci molto tempo sui libri solo nelle settimane prima dell esame senza fare prove intermedie, pre appelli e altro (per carità la preparazione è stata ottima e ho finito in tempo con lode, ma...).

Poi alla magistrale mi sono svegliato e ho frequentato il più possibile saltando solo le lezioni palesemente inutili per mancanza d'interesse mio o per incapacità del docente. Ho conosciuto un gruppo di persone che sono diventati "fratelli" in tutto, ho conosciuto una professoressa che mi ha chiamato nel suo studio a fare il praticantato, mi sono fatto un "nome" tra i docenti e i colleghi di corso e ancora oggi ogni tanto mi chiamano per un consiglio o per proposte di collaborazione ecc. e tutto questo iniziando a lavorare ben prima della fine dei corsi del secondo anno.

Mi sono laureato comunque in tempo e con la lode. E non sono Einstein, nè ho dovuto far le notti sui libri. Magari studiando in casa da solo avrei avuto una preparazione più profonda, laurearmi alla primissima sessione e boh. Ma sai che cosa mi sono perso?

Ora lavoro e con il senno di poi mi pento tanto di non aver sfruttato prima e meglio tutto il potenziale dell'ambiente universitario in aula e nel rapporto con i docenti!

Salendo sul tecnico-pratico: tutti critichiamo gli esami, però fratello l'università è anche questo e sta a noi prenderne il buono e lasciare il cattivo. Le dimostrazioni a memoria sono inutili se appunto le impari a memoria e basta. Se ci si sforza di farsi venire la curiosità e capirle dopo diventa un'occasione di imparare qualcosa. Tanto poi nel mondo del lavoro si avrà tutto il tempo per affinare tecniche e procedure, ma la teoria, beh quella la fai solo sui banchi in aula e sui mattoni di libri a casa...

trout_man, invece lavoravo eccome!

Dal PRIMO (primo eh!) giorno in cui ho messo piede alla bicocca non c'e' mai stato un solo istante in cui fossi attratto da un qualche cosa di quell'ambiente. Ricordo con tristezza i primi giorni in quelle aule affollatissime (erano forni dal caldo che faceva). Ho frequentato abbastanza costantemente (annoiato) le lezioni per qualche mese, poi ci andavo sempre meno, anche perche' lavoravo come agente per una compagnia telefonica e mi piacevano piu' i soldi dei voti degli esami. Ma guadagnare in quel lavoro non era facile, sono quei tipici lavori a provvigione, molto inefficienti, perche' spendi un un sacco di energie senza nessuna garanzia che il cliente firmera'. Hai l'impressione iniziale di essere libero, ti senti un figo perche' non hai tecnicamente un capo che ti impone orari, fai quello che vuoi......ma e' solo un'illusione iniziale, poi capisci DOPO come funziona davvero la storia e che alla fine sei piu' schiavo tu di un lavoratore dipendente, perche' tu devi sempre correre, senza limiti di orario, per un profitto incerto (senza contare tutte le rotture post-vendita nella gestione della clientela che ovviamente devi fare gratis..) mentre un lavoratore dipendente si fa le sue 8 ore e basta, ha un profitto limitato, ma certo, sa quando deve lavorare, sa quando puo' fare altro.

Hai ragione quando dici che andare all'estero e' stata una fuga, ma sbagli quando accenni alla timidezza che nel mio caso non c'entra nulla. Le migliori relazioni della mia vita le ho avute all'estero, non in italia. Il maggior sviluppo con il mondo femminile (nonostante grattacapi che devo ancora risolvere..) l'ho avuto e lo sto avendo all'estero, in italia non sarebbe stato possibile, anche solo per il fatto che in italia la bellezza femminile e' un'eccezione, dove sto io e' la regola, e questo, credimi, cambia tutto il sistema di percezioni.

Tornando agli studi, a me non sono mai veramente interessati. Mi piaciucchiava il campo economico, certo, mi piace la matematica, la statistica, ma poi ho dovuto digerire diritto privato, diritto commerciale, persino storia economica (ennesima troiata inutile), diritto pubblico, legislazione bancaria...

e come le ho dovute digerire! quella puttana che mi interrogava all'esame di diritto commerciale mi boccio' perche' non le ho saputo dire a memoria la definizione riportata sul codice di ''imprenditore''. Io le dissi correttamente (a parole mie) cosa era un imprenditore, ma non andava bene perche' dovevo ripeterle a pappagallo la definizione scritta sul codice civile. Roba che se ci penso ancora oggi mi viene da vomitare.

All'esame di matematica finanziaria, nella parte orale quel coglione che avevo come prof mi fece uscire con un misero 18, perche' continuava a spappolarmi le palle su definizioni teoriche che io gli spiegavo con la penna.

E potrei andare avanti.......

La mia insofferenza nel tempo e' cresciuta, e gia' i presupposti erano pessimi. L'universita' non e' mai stato un ambiente stimolante per me, ma solo un intrattenimento accademico in cui non mi sono mai riconosciuto. Se potessi tornare indietro non la comincerei neppure.

Non voglio dire troppo, ma non voglio neppure dire troppo poco.

Finisci questa Laurea.

L'avere una laurea e' importante ANCHE SOLO perche' facilita enormemente le possibilita' di trasferimento in determinati paesi e parti del mondo.

Nei paesi dove l'immigrazione skillata e' regolamentata da punteggi, per esempio, una laurea ti garantisce dei punti molto importanti, non importa a che eta' tu l'abbia presa, ne' il voto.

Dalla tua descrizione, potrei pensare tu sia finito in un paese del centro/est Europa: Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Polonia o anche Ungheria.

Ma questo non e' particolarmente importante.

Io quello che mi sento di dirti e' di non cercare scuse per giustificare quel che tu gia' ti senti di fare, ma che comunque puoi riuscire ad aggiungere valore al tuo profilo e qualche moneta nel portafoglio anche facendo un Internship, lavorando part-time o facendo determinati lavori che ti permettono comunque di avere tempo libero per studiare.

Non so cosa tu voglia fare, ma ci sono mille lavori con ottimo potenziale futuro e che ti arricchiscono il profilo senza che tu ti debba ammazzare: Inside Sales, Tele Marketing, Support Tecnico, Accountant, Customer Service per XYZ, etc..

Ma non trascurerei il pezzo di carta.

Non so se riuscirei mai a fare entrambe le cose, cioe' lavorare e studiare contemporaneamente, continuare a fare avanti-indietro con gli aerei, con tutti i costi indotti del caso.

In questo anno passato, questi costi indotti sono stati circa 3000 euro (aerei+ostelli+cibo+altre cosette..), a cui aggiungere il costo opportunita' se avessi lavorato, con una paga mensile di 700 euro, avrei portato a casa 8400 euro, a cui vanno aggiunti, quindi 3000+8400 = 11'400 euro persi in 1 anno.

Sono tanti soldi.

Per cosaa poi? aver dato DUE esami. Chiaro, non posso seguire le lezioni, devo ottimizzare i costi quindi cercando di andare in poche sessioni e dare molti esami assieme, poi il fatto che ci sono esami che e' oggettivamente molto difficile superare al primo colpo, etc...

Adesso me ne mancano 8. Quanti soldi/tempo rischio di perdere ancora se vado avanti in questo modo? ho 25 anni, non 18, non me lo posso permettere piu' di perderlo il tempo.

I numeri sono spietati, e mi dicono questo.

Io non ho voglio lavorare tutta la vita, ho dei progetti in mente per cui mi servono capitali (ordine di qualche migliaio di euro, non chissa' che).

Questi 11 mila euro erotti che avrei guadagnato in quest'anno passato sarebbero stati tutti netti perche' mio padre avrebbe continuato ad aiutarmi a sopravvivere, quindi avrei messo tutto da parte.

In questo vedevo una grande opportunita': lavorare e non essere costretto a spendere lo stipendio per sopravvivere.

Mi sento di condividere e sottoscrivere quanto ha detto Trout_man (che saluto), un intervento che avvalora l'università oltre che come centro di formazione ma come opportunità (di crescita a tutti i livelli).

Piccola parentesi, doverosa. Purtroppo però, come stesso analizza Trout, c'è il rovescio della medaglia ed è quello dato dal fatto che il valore o la potenzialità delle cose la realizzi soltanto quando hai il tempo di valutarle, per alcuni è breve, altri più lungo, per altri ancora è indefinito.

Questo per dire cosa? Per dire che chiaramente l'Università non è solo un centro di formazione (pur rimanendo in una dimensione spesso troppo teorica, mi permetto di dire troppo astratta) ma anche di condivisione di esperienze e di creazione di reti di relazioni. Ritengo che in una dimensione sociale "reale" non esista un posto "potenzialmente" più succulento e attrattivo in termini di "opportunità" relazionali dell'università. Per un fuori sede poi, nei grandi centri, parliamo in senso figurato di vere e proprie bombe ad orologeria. Milano è una piazza internazionale, non scherziamo.

Altra cosa, è che forse capisci di non essere tagliato per quella facoltà troppo tardi, a volte per questioni motivazionali, altre perchè forse non hai le skills giuste (perchè magari per una serie di circostanze un letterato finisce a ingegneria, o un economista a matematica, vuoi che si riescano anche a laureare ma la passione è fondamentale in certi campi, provare per credere).

Ritengo che in tutti i casi, chiaro andrebbero valutati, concludere un percorso quando si è al 70/80% della strada, ha sempre senso. Qui colgo volentieri l'obiezione di qualche mente brillante che mi parlerà a ragion veduta di razionalità e di sunk cost fallacy.

L'università però da metodo, o dovrebbe darlo.

L'università permette di imparare a stare tra le persone con un grado di civilizzazione e di complicità superiore rispetto alla scuola.

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Andiamo al nostro amico.

Il problema non è Milano, o Padova, o Roma o Belluno, non riuscire a interagire con gli altri in maniera efficace è un tuo problema. Tra l'altro a Milano sei in un contesto di migliaia a migliaia e migliaia di persone, con storie e vedute diverse, comprendo che l'integrazione non sia facile ma forse qui dovresti essere tu a fare un passo indietro ed ammettere tue mancanze. L'onestà verso te stesso è la cosa principale, e te lo dice uno che non manca di tirare qualche testata allo specchio.

Tra l'altro sei universitario, o lo eri a Milano non nel paese.

Apprezzo chi va all'estero, per una serie di motivi : lingua, opportunità, sfida personale, crescita professionale. Tuttavia non comprendo cosa tu faccia all'estero, e questo cambia molto le cose.

ok, volevo evitare di fare discorsi ''violenti'', pero' a questo punto li devo fare....

comeback, mettiamola cosi'.

A me milano fa schifo perche' :

- mi fa schifo dover pagare 1.50 per prendere la metropolitana

- mi fa schifo dover dissanguarmi per una citta' esteticamente orribile (tolto duomo e brera)

- mi fa schifo vedere immigrati ovunque che rovinano l'estetica di un luogo gia' schifoso di suo (e non c'entra il razzismo, perche' se andate in via montenapoleone li vedete pure li gli stranieri, di ogni parte del mondo, ma sono puliti, ordinati ed educati, anche solo se guardate gli africani che assumono come uomini della sicurezza nei negozi - sono belli da vedere)

dopo essermene andato all'estero, posso dire che l'italia mi fa schifo perche' :

- mi fa schifo il costo della vita elevato a fronte di una non altrettanto elevata qualita' della vita

- mi fa schifo vedere i miei connazionali con la lingua di fuori da depravati ad ogni femmina carina che passa

- mi fa schifo la mancanza di umilta'

- mi fa schifo la depressione sociale generalizzata

- mi fa schifo non vedere un ordine pubblico mantenuto come dio comanda (dove sto io se rompi i coglioni o fai cazzate, la polizia non ama discutere, passa direttamente ai fatti)

comeback, io posso capire benissimo che questo tuo modo di dipingere il mondo universitario derivi dalla tua esperienza personale, ma per quanto mi riguarda, non ho mai trovato particolarmente attraente il popolo universitario, che e' solo lo specchio di una societa' che ritengo altrettanto poco attraente. L'universita' solo un aggregatore, ma non e' ''altro mondo'' rispetto al resto nel modo piu' assoluto.

Dove stanno ''gli altri mondi'' ?

ci sono, io li ho trovati nelle singole persone, in quei pochi tipi in gamba che ho incontrato fino ad oggi. Persone che stimo, da cui ho cercato di prendere esempio. Ma stiamo parlando di persone, che non trovi sulla guida telefonica, sono un po' ovunque.

L'universita' in quanto tale non e' niente, non c'e' l'oro solo perche' si chiama ''universita''. Questo riferendomi a quanto dicevi sul discorso ''opportunita' di crescita''.

Io non ho nessun problema relazionale, anzi. Ma dipende da chi c'e' dall'altra parte, e' da quello che dipende cosa faccio io, perche' se non mi piaci o non mi attrai, di certo non mi sforzo di approfondire.

Vorrei che fosse chiaro questo punto: il problema oggettivo non e' il mondo universitario, non sono io. E' tutta questione di domanda e offerta. Comeback ha trovato i suoi interlocutori funzionali e ne ha avuto giovamento. Benissimo. Io no. E infatti ho cambiato set.

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