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SCOCCATA L'ORA X : basta, mollo l'universita' e lavoro


mirk90

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^X^

UP

per questa domanda.

Interessa anche a me.

Aggiungo la mia, non so dirvi con quale retribuzione e nemmeno la tipologia di contratto, ma a Chimica dicono ci sia ancora uno spiraglio nel mercato del lavoro (forse escludendo le più teoriche).

Inoltre concordo con la media, anche io non mi sento assolutamente preparato: ormai mi manca un annetto per la laurea specialistica eppure mi sento sommerso di concetti teorici che però difficilmente saprei applicare in un'azienda (con risvolti pratici, forse un po' meglio nell'ambito di ricerca): pochi laboratori, zero modo di fare network e tanta tanta teoria.

Cerco di dare una risposta cumulativa.

La mia affermazione nasce dalla banale osservazione dei curriculum delle persone che vengono oggi assunte nella posizione in cui ho iniziato io nei primi anni del millennio, quindi 15 anni fa. All'epoca io e gli altri neoassunti eravamo quasi tutti laureati in ingegneria o economia (in facoltà comunque con un certo nome, come il Politecnico di Milano o Torino, ecc).

Oggi nel 100% dei casi alla laurea "pesante" si aggiunge almeno un master di specializzazione, chi ha un MBA (non necessariamente "di nome"), chi un master in studi europei, chi in informatica finanziaria ecc.

In altre parole, con i miei titoli di studio OGGI non riuscirei a rifare la stessa carriera (o se dovessi cambiare lavoro dovrei trovare il modo di far pesare l'esperienza, e vi assicuro che non è una cosa così scontata anche perchè non sempre questa ha valore - parlo in generale).

Detto questo, mi sembra poco sensato affermare che la laurea semplice sia inutile perchè "al limite ti fa arrivare a lavori da 1700 euro al mese".

Per due motivi: il primo, banale, è che se in media un laureato inizia con 1700 euro al mese, figurati chi laureato non è.

Secondo: da qualche parte devi pure iniziare. Per approdare a lavori ben pagati nel campo informatico, è ovvio iniziare come sviluppatore: il fatto che lo sviluppatore sia il "nuovo operaio" non significa che dovrà fare quello tutta la vita.

Occorre certo guardare avanti, e far si che il lavoro operaio rimanga una fase iniziale della propria vita, ma difficilmente vi assumeranno come Amministratori Delegati se non vi chiamate Elkann.

Altra posizione discutibile è "io non voglio passare la mia vita sotto un padrone".

Intanto al mondo dei vostri desideri non frega nulla, secondo bisogna anche capire che i liberi professionisti magari non hanno un capo, ma hanno decine di padroni molto più stronzi: i clienti.

In buona sostanza, inutile partire in quarta con roboanti affermazioni da manualetti americani. Occorre creare un "prodotto" e capire come venderlo: alcuni prodotti intellettuali si vendono nel mercato dei rapporti di lavoro subordinato (il management generico, per esempio), altri necessitano di una struttura societaria ecc.

Il modo in cui entrate nel mondo del lavoro dipende SOLO dal tipo di competenza che intendete vendere, non dai vostri desideri...

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Il modo in cui entrate nel mondo del lavoro dipende SOLO dal tipo di competenza che intendete vendere, non dai vostri desideri...

Piuttosto di vivere con una simile convinzione, mi butterei all'istante dal decimo piano.

I manualetti americani sono meglio di una vita infelice vissuta per gli altri.

In My Honest Opinion ovviamente!

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I love you

Vorrei farti notare una cosa: tieni bene a mente la tua esperienza con i lavori a provvigione, perché entro il 2025 il 100% dei lavori non qualificati sarà così (vedi Uber...). A chiamata, con provvigioni minime e tutto il rischio spostato sul prestatore d'opera (è stata la norma a partire dalla rivoluzione industriale fino all'arrivo dei sindacati, e superare quel modello è costato decine di milioni di morti, ma non divaghiamo).

E entro il 2030 lo saranno anche il 70% di quelli qualificati.

Scusa questa tua risposta mi ha incuriosito parecchio, dove hai preso questi dati? sei un economista?

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^X^

Scusa questa tua risposta mi ha incuriosito parecchio, dove hai preso questi dati? sei un economista?

Stima mia, dovuta ad un'analisi non rigorosa e frutto di interpolazioni di trend tecnologici e politici già chiaramente partiti e che stanno guadagnando impeto. Modificato da ^X^
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^X^

Piuttosto di vivere con una simile convinzione, mi butterei all'istante dal decimo piano.

I manualetti americani sono meglio di una vita infelice vissuta per gli altri.

In My Honest Opinion ovviamente!

Secondo me non mi sono spiegato bene.

Quello che intendo dire è che non si può decidere in astratto "voglio fare il dipendente", oppure "voglio fare l'imprenditore".

Bisogna capire quali competenze vogliamo o possiamo vendere al resto del mondo, e da quelle discendono le forme contrattuali che riusciremo ad ottenere.

Se ciò che vendiamo è solo il nostro tempo (quindi lavoro poco specializzato e sostituibile), la forma prevalente sarà il cottimo. Tot ore, tot soldi.

Se ciò che offriamo ha un'orizzonte temporale lungo e una promessa di mutuo beneficio, potremo essere dipendenti a tempo indeterminato.

Se creiamo un nuovo gadget tecnologico, allora saremo imprenditori.

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mirk90

Io ho sempre visto il lavoro da dipendente come un mezzo, un punto di partenza, che ora voglio intraprendere.

Ovvio che per uscire dal mondo del lavoro dipendente ci vogliono risorse, che comunque di solito non si riescono ad ottenere solo col lavoro, se in tempi lunghi.

Il fatto di tenere a mente questo e' importante, perche' lavorare ''solo per creare valore'' e lavorare ''per pagarsi la vita'' sono due mondi completamente diversi.

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distrazione

Torna in italia e dai 'sti cazzo di 8 esami... 8 esami di economia in bicocca li passi in 4 sessioni (es. 2 a settembre, 2 a novembre, 2 a gennaio/febbraio, 2 ad aprile) e sai come.... studiando!!!! Non mi sembra un programma impossibile... corsi che ti mancano?

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mirk90

Torna in italia e dai 'sti cazzo di 8 esami... 8 esami di economia in bicocca li passi in 4 sessioni (es. 2 a settembre, 2 a novembre, 2 a gennaio/febbraio, 2 ad aprile) e sai come.... studiando!!!! Non mi sembra un programma impossibile... corsi che ti mancano?

preferirei farmi stritolare da un treno che tornare in italia.

Tecnicamente tutto e' possibile, ma c'e' anche un CAPITALE PSICOLOGICO da considerare, oltre a quello economico... se torno a milano tornerei a fare la fame e risprofonderei in depressione per tutte le cose che felicemente ho lasciato li'. Starei solo come un cane, almeno dove sto ora ho sempre compagnia e mi distraggo.

Il motivo per cui sono stato cosi' lento con gli studi (idem al liceo..) non e' dovuto al fatto che il tempo per studiare e' insufficiente (non e' cosi'), ma a tutto il contorno della mia vita che non era mai funzionato.

Maledetto il giorno che scelsi di andarci a milano, potessi tornare indietro non comincerei neppure l'universita', me ne andrei subito all'estero per migliorare l'inglese e ovviamente lavorando da subito; oggi avrei da parte un sacco di soldi se lo avessi fatto......

(e poi comunque a novembre non c'e' una sessione di esami, quindi che stai a di' ? )

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mirk90

Non lo so se quando comincero' a lavorare mi tornera' la voglia di finire gli studi (ne dubito). Se mi tornasse non sarebbe un problema perche' non e' il lavoro in se' a togliermi tempo allo studio, anzi.......

Una delle cose che pochi capiscono e' che avere tutto il tempo libero a disposizione non e' sempre benefico, perche' non lo sfrutti mai in modo davvero efficiente, tendi a perderti, distrarti...

Sono convintissimo che il lavoro sara' terapeutico, mi costringera' di fatto a ottimizzare il tempo, e quindi eventualmente anche quello per lo studio, se ancora avro' voglia di continuare, e soprattutto spendere soldi in avanti-indietro tra aerei, etc....

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