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Quando la vita di pugnala alle spalle...Perdere il lavoro.


Fusix

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freefall

^X^ mi spiego meglio sulla frase "il pubblico e' il bacio della morte"

A mio avviso, ci sono alcune peculiarita' del mondo del lavoro che puoi assorbire al meglio solo nel settore privato. E qua mi riferisco soprattutto al contatto col cliente (che nel pubblico e' qualcosa di piu' astratto e alle volte impersonificato, la "gente"). E per crescere lavorativamente, soprattutto all'inizio, bisognerebbe esporsi il piu' possibile a quel tipo di esperienze.

Nel pubblico ad esempio, non importa la tua capacita' di "vendere", cosa che nel privato e' essenziale.

Anche i feedback sul lavoro sono diversi, un professore universitario che non riesce a coinvolgere la sua classe, piu' o meno se ne frega e continua ad insegnare senza cambiare il suo metodo. Invece un'azienda il cui prodotto non entusiasma, fallisce e tutti a casa...

Quindi, e' pericoloso per un ragazzo giovane l'iniziare a lavorare in un settore pubblico con l'idea che ha fatto l'affare (posto assicurato, stipendio fisso, tempo indeterminato, etc). Con questo atteggiamento e' fin troppo facile poi trovarsi in difficolta' se per un qualunque motivo il contratto di lavoro venisse a mancare, perche' le skill sviluppate sono poco o per niente trasferibili. In questo particolare esempio citato, si, il pubblico e' il bacio della morte.

Paradossalmente, può essere pericoloso anche il caso opposto.

A fine anni '90 sono andati in pensione 2 tecnici del catasto (così mi allaccio anche al post di ^X^ ) che conosco.

Geometri. Non erano funzionari ma sesti livelli (ora sarebbero categorizzati in "area seconda").

I loro ultimi stipendi mensili erano poco superiori ai mille euro netti. Diciamo circa 1200 al mese, più tredicesima.

Hanno tre appartamenti.

Non ereditati.

Nel frattempo hanno avuto e mantenuto una famiglia, hanno figli e hanno anche fatto qualche vacanza.

I conti non tornano.

Tornano se consideriamo che erano molto "capaci".

Capaci di sapere come il lavoro va fatto e offrirsi, nel tempo "libero" agli studi professionali.

Potevano competere con i geometri liberi professionisti. E lavoravano per loro o al posto loro.

Ora questo, grazie all'informatizzazione e ai controlli anticorruzione, non sarebbe possibile.

Ma all'epoca era fattibile.

Il pubblico, a mio parere, deve offrire dei servizi di qualità.

Chi ci lavora spesso ha affrontato concorsi. Se non ama quel tipo di lavoro, nessuno lo obbliga a rimanerci. Se uno sente che non fa per lui, esistono le dimissioni o le possibilità di cambiare amministrazione.

Certo, la meritocrazia è lungi da esistere e non potrebbe essere certo quella ipotizzata da tal Brunetta.

Dei molti che ne hanno parlato (politici), non ricordo uno che avesse una carriera degna da potersi ergere a campione per gli altri.

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robinbreak

bella domanda....e ti rispondo subito...

l'australia non è dietro l'angolo sono parecchie ore di volo,come qualcuno ha detto gli italiani che vanno la faticano a restare per i motivi di visto che tutti conosciamo...ma vi dico un'altra cosa, gli italiani che vanno la hanno veramente poco da offrire.

se si possiede un titolo di studio e delle skill che fanno di voi una persona interessante si possono trovare degli spazi,ma andare li senza nulla in mano e senza alcuna qualità si finisce a fare il runner per ristoranti,o baristi/camerieri,o la peggiore di tutte ovvero lavorare nelle farm...sembra quasi che andare a raccogliere frutta in australia sia diventata la nuova moda,però ragazzi di frutta da raccogliere le campagne italiane sono piene....non c'è bisogno di farsi 25 ore di volo.

con questo voglio dire che non è l'eldorado che tutti vogliono farvi credere.

Comunque c'è da dire che con skill dove in Italia a malapena si tira a campare (elettricista, saldatore, gruista, etc) in Australia si sta da nababbi, soprattutto se si riesce ad entrare in una Union. Sto parlando di stipendi medi a 6 cifre.

Stessa cosa qua in Canada...

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^X^

^X^ mi spiego meglio sulla frase "il pubblico e' il bacio della morte"

A mio avviso, ci sono alcune peculiarita' del mondo del lavoro che puoi assorbire al meglio solo nel settore privato. E qua mi riferisco soprattutto al contatto col cliente (che nel pubblico e' qualcosa di piu' astratto e alle volte impersonificato, la "gente"). E per crescere lavorativamente, soprattutto all'inizio, bisognerebbe esporsi il piu' possibile a quel tipo di esperienze.

Nel pubblico ad esempio, non importa la tua capacita' di "vendere", cosa che nel privato e' essenziale.

Anche i feedback sul lavoro sono diversi, un professore universitario che non riesce a coinvolgere la sua classe, piu' o meno se ne frega e continua ad insegnare senza cambiare il suo metodo. Invece un'azienda il cui prodotto non entusiasma, fallisce e tutti a casa...

Quindi, e' pericoloso per un ragazzo giovane l'iniziare a lavorare in un settore pubblico con l'idea che ha fatto l'affare (posto assicurato, stipendio fisso, tempo indeterminato, etc). Con questo atteggiamento e' fin troppo facile poi trovarsi in difficolta' se per un qualunque motivo il contratto di lavoro venisse a mancare, perche' le skill sviluppate sono poco o per niente trasferibili. In questo particolare esempio citato, si, il pubblico e' il bacio della morte.

Certo, nel contesto dell'autore di questo post, hai ragione.

Ma in assoluto non è sempre così vero, perché tutto dipende dalla persona: in molti sanno sfruttare al meglio la relativa stabilita, non solo per cazzeggiare ma anche per studiare o sviluppare competenze.

La stabilita, per un giovane, può aiutare ad investire nel futuro

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comeback

Sicuramente, però il Sud Italia non è rappresentativo del resto del mondo, e bisognerebbe fare attenzione a non estendere casi particolari e farne un'ideologia.

Qualche spunto di riflessione.

L'impiegato del catasto non è certo così diverso, in quanto a prospettive e tipo di lavoro, all'impiegato contabile di una piccola/media azienda del settore privato. In entrambi i casi, che credo siano rappresentativi del 90% del lavoro pubblico e del 90% del lavoro privato, eseguono un lavoro noioso, senza prospettive e senza speranza di stipendi ragionevoli (a meno che uno non creda alla favoletta dell'usciere che diventa amministratore delegato, favoletta che raccontano ai neoassunti per prevenire forme di ribellione).

Dire quindi che il pubblico è "il bacio della morte" è una sciocchezza, perchè c'è pubblico e pubblico. Un mio caro amico ha iniziato come assistente di laboratorio in un'università pubblica (dipendente pubblico, assunto tramite concorso) del sud Italia, e ora è vice presidente di una delle società HiTech più grosse della Silicon Valley.

I dirigenti statali hanno, in teoria, delle responsabilità da far tremare i polsi: se poi alcuni sono inefficienti, è un altro discorso da affrontare con altri mezzi; ma nel pubblico una persona competente ha modo di avere delle responsabilità molto più importanti, dal punto di vista della tenuta sociale, che un banale direttore marketing di una fabbrica di pentole.

Che poi sia una scelta meno appetibile, vista la continua campagna di delegittimazione e di odio sociale, è un altro discorso. Tenere lontano dal pubblico i professionisti migliori è peraltro una strategia molto miope, al livello del suicidio, per il "cittadino medio". Ma ormai gli slogan sono entrati nel linguaggio corrente, e il riflesso è sempre a pensare ai "quanto costa" come i più squallidi bottegai di paese.

Chi ama informarsi, scoprirà che gli Stati più ricchi ed efficienti al mondo hanno una peculiarità: un mercato privato abbastanza aperto, un settore imprenditoriale vivace E un settore pubblico forte, determinato e la cui mano è ben visibile e incute rispetto. Gli esempi classici stanno nel centro Europa (Benelux, Germania, paesi Scandinavi). In tali paesi vivono bene i dipendenti pubblici, gli imprenditori e anche i cittadini "medi", in un equilibrio DIFFICILISSIMO da trovare.

Altri paesi caratterizzati da ossessioni privatistiche (tipo USA e UK, ma purtroppo questa deriva la sta prendendo anche parte dell'est europa per reazione al passato comunismo) possono essere ricchi, dei paradisi per le personalità di spicco, ma la qualità della vita è sub-ottimale per il cittadino medio.

Fonte: ovviamente personale, come ho scritto più volte. Sono vent'anni che salto dal privato al pubblico, dal pubblico al privato con esperienze (antiche, lo ammetto) nell'imprenditoriale stretto. E ai livelli ai quali lavoro, mi interfaccio generalmente con i dirigenti quindi so quanto valgono, sia nel privato che nel pubblico.

X, con questo intervento hai mostrato il lato bello del mondo.

Il punto è che quando 3/4 degli italiani pensa al lavoro del settore pubblico, non pensa tanto alle carriere dirigenziali, ai compiti di responsabilità e alla crescita professionali (con possibilità di lanciarsi pesantemente poi nel privato), quanto a poter stare a casa alle 16.30 (per dire un orario) e avere una certezza lavorativa.

In più, non ultimo, l'assenza totale (o quasi?) di vincoli di produttività.

La realtà evidente, permettimi di dire, è che ci sono un numero infinito di posti pubblici di carattere impiegatizio e non, che sono totalmente inutili. Gente che sostanzialmente per metà del tempo si rigira i pollici, perchè il lavoro che fa lo potrebbe fare in metà del tempo.

Poi non ultimo, non tutti stanno a girare l'Europa o l'Italia per far carriera e trovare opportunità, alcuni sognano un posto fisso, vicino casa e saluti a tutti.

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^X^

X, con questo intervento hai mostrato il lato bello del mondo.

Il punto è che quando 3/4 degli italiani pensa al lavoro del settore pubblico, non pensa tanto alle carriere dirigenziali, ai compiti di responsabilità e alla crescita professionali (con possibilità di lanciarsi pesantemente poi nel privato), quanto a poter stare a casa alle 16.30 (per dire un orario) e avere una certezza lavorativa.

In più, non ultimo, l'assenza totale (o quasi?) di vincoli di produttività.

La realtà evidente, permettimi di dire, è che ci sono un numero infinito di posti pubblici di carattere impiegatizio e non, che sono totalmente inutili. Gente che sostanzialmente per metà del tempo si rigira i pollici, perchè il lavoro che fa lo potrebbe fare in metà del tempo.

Poi non ultimo, non tutti stanno a girare l'Europa o l'Italia per far carriera e trovare opportunità, alcuni sognano un posto fisso, vicino casa e saluti a tutti.

Anche su questo sono d'accordo, con un piccolo distinguo.

L'ideale sarebbe ovviamente puntare tutto su quel quarto che citi (e forse qui sei tu l'ottimista eheh) e bastonare i rimanenti.

In pratica questo è impossibile, e tutti i maldestri tentativi di riformare il settore pubblico sono destinati a rendere la vita difficile a quelli bravi e a lasciare indifferenti i fannulloni.

Sono soprattutto sbagliate le ricette dell'"uomo della strada", ma il discorso diventa lungo e complesso, è troppo fuori rispetto a questo thread.

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comeback

X, nella mia primissima esperienza lavorativa, ero un bambino e non ero chiaramente nemmeno laureato in ingegneria, lavoravo per una azienda che aveva diverse commesse pubbliche. Ero in una città grande, piena di uffici pubblici e piena di "pubblico", sistematicamente si andava dal cliente e qualche volta andavo anche io.

Quello che mi sorprese fu vedere una presenza cosi massiccia di personale in uffici dove anche fisicamente era difficile definire il loro spazio, la loro scrivania. Molti di loro era palese che lavorassero poco, davvero poco, si respirava aria di scarsa produttività ma credo che fosse la logica conseguenza dell'ambiente. Insomma se fossi stato uno di loro, sarei stato probabilmente (e forzatamente) come loro. Mi sono poi dato delle spiegazioni a tutto quello, che è inutile raccontare in questa sede.

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Leopold

Semplice, se le persone non hanno obiettivi tangibili in un contesto lavorativo, se non sono valorizzate, se c'è indifferenza verso la qualità dell'output prodotto, allora cercheranno sempre di inculare chi gli sta sopra. Il tipico modo per farlo è cazzeggiare il più possibile (internet, caffè etc). Questo vale anche per il privato se si verificano le condizioni sopracitate.

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X, nella mia primissima esperienza lavorativa, ero un bambino e non ero chiaramente nemmeno laureato in ingegneria, lavoravo per una azienda che aveva diverse commesse pubbliche. Ero in una città grande, piena di uffici pubblici e piena di "pubblico", sistematicamente si andava dal cliente e qualche volta andavo anche io.

Quello che mi sorprese fu vedere una presenza cosi massiccia di personale in uffici dove anche fisicamente era difficile definire il loro spazio, la loro scrivania. Molti di loro era palese che lavorassero poco, davvero poco, si respirava aria di scarsa produttività ma credo che fosse la logica conseguenza dell'ambiente. Insomma se fossi stato uno di loro, sarei stato probabilmente (e forzatamente) come loro. Mi sono poi dato delle spiegazioni a tutto quello, che è inutile raccontare in questa sede.

bravo anche tu hai capito al volo

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Semplice, se le persone non hanno obiettivi tangibili in un contesto lavorativo, se non sono valorizzate, se c'è indifferenza verso la qualità dell'output prodotto, allora cercheranno sempre di inculare chi gli sta sopra. Il tipico modo per farlo è cazzeggiare il più possibile (internet, caffè etc). Questo vale anche per il privato se si verificano le condizioni sopracitate.

guarda ti posso garantire che ho conosciuto ben pochi che farebbero una cosa del genere,anzi

più si va avanti più ha preso piede questa cosa del "bisogna tenerselo stretto il posto di lavoro" e sticazzi...tutti a pecora in men che non si dica.

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Leopold

guarda ti posso garantire che ho conosciuto ben pochi che farebbero una cosa del genere,anzi

più si va avanti più ha preso piede questa cosa del "bisogna tenerselo stretto il posto di lavoro" e sticazzi...tutti a pecora in men che non si dica.

Pochi che cazzeggiano su internet? non scherziamo dai, stanno tutti ammassati su facebook di giorno

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