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Emigrare, si, ma dove?


Whitesun

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comeback

Sarò eccessivamente critico ma tolti pareri autorevoli di chi ha macinato qualche km di vita (dico X, per citarne altri) e anche di coloro che permettetemi hanno girato almeno qualche volta l'angolo di casa, questo post non deve dare, nel modo più assoluto, l'idea che la salvezza sia necessariamente fuori dai confini nazionali. Questa è una idea molto mainstream per i 20enni.

L'esodo dei giovani, o delle professionalità migliori dall'Italia verso l'estero, non è cosi' imponente come qualche titolista di giornale vuol far credere. Nei numeri è più contenuto di quanto si pensa ed è la stessa evoluzione del mercato del lavoro. Il mercato del lavoro oggi è europeo e mondiale? Perchè non sfruttare questa connettività? Si vendono all'estero prodotti non collocabili sul mercato nazionale, non vedo perchè non si possa vendere la propria professionalità o la propria volontà nel formarsi al di fuori.

Occorre fare una distinzione tra la decisione di fare esperienza e allargarsi in una prospettiva internazionale e "fuga". Parliamo di storie diverse. Certo, l'attrattività in entrata in Italia è molto limitata, se non a qualche studente che fa un periodo di mobilità o vuol apprendere la lingua, ma difficilmente vuol stabilirsi qui. Su questo si deve lavorare, ma il sistema deve essere attrattivo.

Chiaro poi che se passi dalla suggestiva Rocca San Casciano, o dalla dolcissima "città" di Faenza a Londra allora l'Italia ti sembra veramente in ritardo. Tuttavia se sai affrontare le questioni con l'attenzione e la giusta dimensione critica ti puoi accorgere che il vero ritardo in Italia è solo nella definizione culturale del mercato del lavoro, degli stipendi (livellati verso il basso per alcuni e crescenti in modo esponenziale per altri), della mobilità sociale, evidenti carenze nelle infrastrutture (Centro-Sud), della distruzione delle rendite corporative e cose di questo genere. Riguardo le infrastrutture : avete mai provato a raggiungere in treno l'Umbria o l'Abruzzo? Non voglio poi parlare degli spostamenti interni in Calabria e Sicilia. Pensare che qualcuno ha il coraggio di parlare di ponte sullo stretto.

Non vi sono altri ritardi, non vi è ritardo nella passione e nella capacità delle persone. Con una buona volontà (si lo so, sto sognando) della politica (e della gente), l'Italia non avrebbe problema alcuno.

L'Emilia per rendere un esempio, chi la conosce un minimo, ha un potere inestimabile di innovazione, ricerca, e ha una diffusione di "ricchezza" di imprese che vanno dall'agroalimenare, alla meccanica, al biotech. Non vorrei tediarvi ma le statistiche fino a qualche tempo fa dicevano che il Pil di quell'area era ben al di sopra della media europea.

Poi è lecito che se il tuo sogno è lavorare in un listino europeo, rimanere in quel di Parma ti arreca una impareggiabile frustrazione. Allo stesso tempo se sogni di far soldi con i latticini, io non andrei a fare il figo a Parigi, medesimo discorso se volessi investire nella produzione di olio e vino.

Inoltre l'Italia ha la bellezza, questa fa turismo e qui possiamo rientrare nelle top 5-10 al mondo.

Insomma dalla varietà deve nascere la consapevolezza di ciò che può promuovere te.

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Andre.

Sarò eccessivamente critico ma tolti pareri autorevoli di chi ha macinato qualche km di vita (dico X, per citarne altri) e anche di coloro che permettetemi hanno girato almeno qualche volta l'angolo di casa, questo post non deve dare, nel modo più assoluto, l'idea che la salvezza sia necessariamente fuori dai confini nazionali. Questa è una idea molto mainstream per i 20enni.

L'esodo dei giovani, o delle professionalità migliori dall'Italia verso l'estero, non è cosi' imponente come qualche titolista di giornale vuol far credere. Nei numeri è più contenuto di quanto si pensa ed è la stessa evoluzione del mercato del lavoro. Il mercato del lavoro oggi è europeo e mondiale? Perchè non sfruttare questa connettività? Si vendono all'estero prodotti non collocabili sul mercato nazionale, non vedo perchè non si possa vendere la propria professionalità o la propria volontà nel formarsi al di fuori.

Occorre fare una distinzione tra la decisione di fare esperienza e allargarsi in una prospettiva internazionale e "fuga". Parliamo di storie diverse. Certo, l'attrattività in entrata in Italia è molto limitata, se non a qualche studente che fa un periodo di mobilità o vuol apprendere la lingua, ma difficilmente vuol stabilirsi qui. Su questo si deve lavorare, ma il sistema deve essere attrattivo.

Chiaro poi che se passi dalla suggestiva Rocca San Casciano, o dalla dolcissima "città" di Faenza a Londra allora l'Italia ti sembra veramente in ritardo. Tuttavia se sai affrontare le questioni con l'attenzione e la giusta dimensione critica ti puoi accorgere che il vero ritardo in Italia è solo nella definizione culturale del mercato del lavoro, degli stipendi (livellati verso il basso per alcuni e crescenti in modo esponenziale per altri), della mobilità sociale, evidenti carenze nelle infrastrutture (Centro-Sud), della distruzione delle rendite corporative e cose di questo genere. Riguardo le infrastrutture : avete mai provato a raggiungere in treno l'Umbria o l'Abruzzo? Non voglio poi parlare degli spostamenti interni in Calabria e Sicilia. Pensare che qualcuno ha il coraggio di parlare di ponte sullo stretto.

Non vi sono altri ritardi, non vi è ritardo nella passione e nella capacità delle persone. Con una buona volontà (si lo so, sto sognando) della politica (e della gente), l'Italia non avrebbe problema alcuno.

L'Emilia per rendere un esempio, chi la conosce un minimo, ha un potere inestimabile di innovazione, ricerca, e ha una diffusione di "ricchezza" di imprese che vanno dall'agroalimenare, alla meccanica, al biotech. Non vorrei tediarvi ma le statistiche fino a qualche tempo fa dicevano che il Pil di quell'area era ben al di sopra della media europea.

Poi è lecito che se il tuo sogno è lavorare in un listino europeo, rimanere in quel di Parma ti arreca una impareggiabile frustrazione. Allo stesso tempo se sogni di far soldi con i latticini, io non andrei a fare il figo a Parigi, medesimo discorso se volessi investire nella produzione di olio e vino.

Inoltre l'Italia ha la bellezza, questa fa turismo e qui possiamo rientrare nelle top 5-10 al mondo.

Insomma dalla varietà deve nascere la consapevolezza di ciò che può promuovere te.

In ordine:

1. D'accordissimo sul fatto che l'idea di emigrare all'estero vada fortissimo nella mia generazione. Fatto sta che, come in tutte le cose, di quelli che dicono di voler andarsene solo una bassissima percentuale lo fa veramente.

2. E' anche vero che la cosiddetta "fuga dei cervelli" ha una risonanza mediatica pesante, ma nel concreto di "cervelli" in fuga non è che ce ne siano troppi :D. Moltissime delle persone che provado a scappare all'estero non hanno competenze tali da renderli fortemente competitivi, soprattutto se teniamo in considerazione il fattore lingua. Non parlare la lingua locale è un forte deficit sia su base personale che lavorativa. Comunque sia, parlare la lingua del posto non implica una maggior integrazione, ma questa è un'altra storia.

Il problema rimane se pensiamo che gli italiani emigranti, formati in italia a spese dello stato, vengono rimpiazzati da immigrati provenienti da paesi poco sviluppati. Nella maggior parte dei casi queste persone devono essere formate/educate da 0. Tutto ciò rappresenta un costo ovviamente.

3. Gli italiani vanno all'estero per rimanerci all'estero, mentre chi viene in Italia da altri paesi europei lo fa solamente per brevi periodi, principalmente perchè crede ancora nel sogno della "bella Italia", ma si fa in fretta a ricredersi.

4. L' Italia è uno dei paesi più competitivi al mondo in fatto di risorse culturali. E' il peggior paese al mondo nello sfruttarle. Il fatto che non sia nei paesi più visitati al mondo turisticamente parlando è già un dato scioccante. Si fa di tutto per disincentivare lo sfruttamento di quello che siamo bravi a fare (e.g. il tuo esempio nei prodotti caseari) anche perchè a livello sociale sono visti come lavori umili/da ignoranti.

5. Su certe cose (e.g. settore ospedaliero) possiamo ancora dire da nostra. Abbiamo un servizio healthcare quasi completamente gratuito e di livello, cose impensabili dovunque in Europa (soprattutto Germania e Benelux, dove senza pagare col c*zzo che ti curano).

Detto questo, la volontà di cambiamento non c'è (almeno nei ranghi manageriali italiani) quindi non vedo come la situazione odierna possa modificarsi in meglio.

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^'V'^

Vedo una foto di quando avevo 18 anni con diversi conoscenti e coetanei.

Parlo di persone che a parte me e un altro, si sono tutte laureate in ita.

Ora ne abbiamo 36 di anni.

E non c'era la moda della fuga di cervelli.

Però... ho notato con rammarico che gli unici che sono nella merda sono quelli rimasti in ita, gli altri avevano preso il primo aereo (canada, san francisco, cina) e si sono costruiti una carriera di livello.

Uno in particolare si è già comprato tre case, di cui una alle haway per la pensione, una in ita per quando viene a trovare le persone che ha lasciato indietro, e a 42 anni va in pensione e già adesso scalcia e dice che ha già dato.

Questo ovviamente vale per la fuga di "cervelli", non per la fuga di camerieri o di manovali.

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comeback

1. Si, e anche io che ne ho 7 più di te la penso in questo modo. La vedo come una opportunità.

2. Si, parlare di fuga di cervelli è un argomento che fa presa sull'inefficienza di un governo e sulle politiche per i giovani.

Chiunque va all'estero non ha la "lingua" dei nativi. Gran parte di chi inizia un percorso all'estero parte con uno stage o un training linguisitico, quindi sono più che precari, e hanno più di qualche incertezza.

3. Chi a 20 anni o a 25 o a 30, parte con la ferma idea (irremovibile) di lasciare l'Italia e non ritornare mai più ha la mentalità più chiusa del mondo. Decisioni di lungo periodo sono imponderabili, le ferme convinzioni sono segno tangibile di stupidità.

4. Si.

5. SI scritto in maiuscolo. Ricordo quando ero in Germania senza un contratto di lavoro, augurati di non andare mai in ospedale.

No, non c'è volontà di cambiamento. Alla classe dirigente sta bene, alla classe media e bassa il cambiamento non piace. Troppo rischioso e gli italiani sono poco propensi al rischio, odiano il fallimento.

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Sungroove

Sungroove, non volevo offenderti in modo polemico.

Prova però a rileggere il tuo messaggio precedente: manca solo "rosso di sera, bel tempo si spera", perchè hai fatto tutta una serie di generalizzazioni abbastanza banali.

Non ti piace pagare le tasse? Eh beh, a chi piace? Credi che si paghino solo in Italia? Credi che solo in Italia i servizi pubblici non siano il massimo? Magari, sai, non ci sono abbastanza soldi per costruire le strade d'oro e le fontane di vino.

Pensi che sia tutto dovuto ai fantomatici "sprechi"? Pensi che in Germania sia tutto perfettamente pulito e legale?

Io no, mi baso sui numeri.

Nei Paesi europei la spesa ha un'incidenza maggiore sul Pil in Danimarca (59,5%), Francia (56,6%), in Finlandia (55,6%), in Belgio e in Grecia (entrambi i Paesi sono al 54,7% del Pil), Svezia (51,8%), in Austria (51,2%). Ho preso da un articolo, i dati a naso mi sembrano giusti ma non li ho controllati.

La differenza fiscale tra l'Italia e la media UE sono circa 900 euro all'anno (a svantaggio dell'Italiano), ma in tali statistiche ci devi mettere paesi come Bulgaria e Romania, che non sono famosi per i servizi statali.

900 euro può essere una scocciatura, ma non fa la differenza tra vivere in Svezia e vivere nel Burkina Faso.

PS: i benefici dell'apparato statale sono come la salute. Te ne accorgi solo quando ti viene a mancare.

Ma infatti su quelli che consideri luoghi comuni ho scritto che non voglio dilungarmi. Altrimenti, come tu scrivi, non finiamo più.

Non mi interessa se non riconosci che qua vengono sperperate una quantitá enorme di risorse che provengono dal tessuto produttivo, a fronte anche di uno dei debiti pubblici più imponenti.

La realtá dei fatti, parla di uno stato asservito alle politiche dei paesi limitrofi dominanti, uno stato con governi presieduti da primi ministri che non hanno vinto le elezioni, i quali stanno confezionando pacchetti di misure che taglieggiano il portafogli di chi decide di rimanere in italia, allo scopo di assecondare le linee guida europee.

Quindi, "emigrare sì, ma dove?"

La scelta è ampia. Credo che in italia ci siano ancora buone opportunitá, ma se l' idea è quello stato sociale dove l' efficienza dei servizi , il rispetto dei diritti altrui e della "cosa pubblica"... Fate le valigie e provate a fare un tentativo in quei paesi dove questi criteri sono rispettati. Dico tentativo, perchè potreste talmente essere abituati all' italia, da strippare quando siete costretti a viaggiare a 80 all' ora in tangenziale.

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Jumpy

Parlo di persone che a parte me e un altro, si sono tutte laureate in ita.

Ora ne abbiamo 36 di anni.

Però... ho notato con rammarico che gli unici che sono nella merda sono quelli rimasti in ita, gli altri avevano preso il primo aereo (canada, san francisco, cina) e si sono costruiti una carriera di livello.

Uno in particolare si è già comprato tre case, di cui una alle haway per la pensione, una in ita per quando viene a trovare le persone che ha lasciato indietro, e a 42 anni va in pensione e già adesso scalcia e dice che ha già dato.

Conosco un paio di casi che son scappati in america e hanno sfondato... nel senso che nel corso degli anni si son fatti vagonate di soldi, ma comunque, per qualche anno son stati foraggiati dalle famiglie di origine con cifre a 5 zeri...

Ah... e neanche a tutti è andata bene, uno in particolare, dopo anni di tentativi in West Coast (e non so quanti centinaia di migliaia di euro investiti dalla famiglia per aiutarlo) è tornato al paesello con la coda tra le gambe.

Insomma, i casi eccezionali, di geni incompresi che han sfondato in modo clamoroso all'estero... sono, appunto, casi eccezionali, ai quali i media danno risalto.

Nella stragrande maggioranza dei casi si va all'estero per sfruttare meglio delle occasioni, per valorizzare competenze che in Italia sarebbero intuili, o per fare rapidamente carriera per avere valore aggiunto ritornando in Italia dopo qualche anno.

Ad esempio un'amica ha fatto la giramondo per qualche anno, con una multinazionale, per acquisire valore nell'ambito dell'azienda, ma poi per stabilizzarsi e sposarsi, è tornata qui in Italia.

Chi ce l'abbia fatta, effettivamente con le proprie forze conobbi personalmente una ricercatrice ora in USA http://tinyurl.com/jdjznlk(ebbe molto risalto sui media alcuni anni fa) ma ragà... stiamo su un altro pianeta... segue progetti assurdi che una mente "normale" neanche riesce a pensare che possano esistere.

A parlarci 10 minuti già capisci che hai di fronte una mente superiore.

Ovvio che una così in Italia cosa ci restava a fare...

Per il resto si, i laureati con lode a spasso stanno aumentando di giorno in giorno... ma per come la vedo io, molto dipende da mancanza di flessibilità ed adattamento.

Quindi, "emigrare sì, ma dove?"

La scelta è ampia. Credo che in italia ci siano ancora buone opportunitá, ma se l' idea è quello stato sociale dove l' efficienza dei servizi , il rispetto dei diritti altrui e della "cosa pubblica"... Fate le valigie e provate a fare un tentativo in quei paesi dove questi criteri sono rispettati. Dico tentativo, perchè potreste talmente essere abituati all' italia, da strippare quando siete costretti a viaggiare a 80 all' ora in tangenziale.

Per me, sto iniziando a fare un pensierino su Spagna e Portogallo, ma è per motivi personali e legati anche alla mia situazione complessiva ed in base a se avvengono o no dei cambiamenti.

Per altri potrebbero non essere la scelta migliore.

Modificato da Jumpy
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^'V'^

Quella dei limiti di velocità un po' trascurabili e del bidet sono le due cose che rimpiangerò più dell'ita.

L'unico aspetto positivo è che almeno la figa sa sempre di figa e non di saugella.

Che se volevo fare il gay andavo direttamente coi maschi e mi risparmiavo il 90% dei problemi e dei traumi della vita.

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^X^

Ma infatti su quelli che consideri luoghi comuni ho scritto che non voglio dilungarmi. Altrimenti, come tu scrivi, non finiamo più.

Non mi interessa se non riconosci che qua vengono sperperate una quantitá enorme di risorse che provengono dal tessuto produttivo, a fronte anche di uno dei debiti pubblici più imponenti.

La realtá dei fatti, parla di uno stato asservito alle politiche dei paesi limitrofi dominanti, uno stato con governi presieduti da primi ministri che non hanno vinto le elezioni, i quali stanno confezionando pacchetti di misure che taglieggiano il portafogli di chi decide di rimanere in italia, allo scopo di assecondare le linee guida europee.

La realtà dei fatti è che dal momento che non ci sono più le mezze stagioni, i giovani non hanno più voglia di lavorare perché, diciamolo, si stava meglio quando si stava peggio.

Inoltre durante il ventennio i treni arrivavano in orario e Berlusconi per farsi le minorenni tutto sommato usava soldi suoi.

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Sungroove

Beh, per chi volesse emigrare, ma non può fare a meno di sciacquarsi la borsa nel bidet, vi segnalo che Argentina ed Albania ne sono dotati.

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Sungroove

La realtà dei fatti è che dal momento che non ci sono più le mezze stagioni, i giovani non hanno più voglia di lavorare perché, diciamolo, si stava meglio quando si stava peggio.

Inoltre durante il ventennio i treni arrivavano in orario e Berlusconi per farsi le minorenni tutto sommato usava soldi suoi.

Oggi è stata una giornata tipicamente autunnale, ed ho lavorato con dei colleghi della mia etá, ma anche con alcuni che hanno 21-22anni, catalogabili come "giovani", in una giornata dove la maggior parte della vecchia scuola ha preferito farsi il ponte. Di tutte le volte che ho preso il treno, almeno una ventina di volte, avrò collezionato in totale 10 minuti di ritardo, ma è meglio che di questo non parlo con i miei amici che fanno i pendolari per lavoro. Per farsi le minorenni Berlusconi avrá pure pagato, ma quelle che gli si offrivano ed offrono anche gratis sono state tante.

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