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Emigrare, si, ma dove?


Whitesun

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^X^

(Più tardi rispondo anche alle altre domande. Sul bus ho capacità ridotte)

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Qualcuno mi può spiegare gentilmente perché i "Bocconiani" non vengono visti bene?

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Sungroove

Io no, mi baso sui numeri.

Nei Paesi europei la spesa ha un'incidenza maggiore sul Pil in Danimarca (59,5%), Francia (56,6%), in Finlandia (55,6%), in Belgio e in Grecia (entrambi i Paesi sono al 54,7% del Pil), Svezia (51,8%), in Austria (51,2%). Ho preso da un articolo, i dati a naso mi sembrano giusti ma non li ho controllati.

La differenza fiscale tra l'Italia e la media UE sono circa 900 euro all'anno (a svantaggio dell'Italiano), ma in tali statistiche ci devi mettere paesi come Bulgaria e Romania, che non sono famosi per i servizi statali.

900 euro può essere una scocciatura, ma non fa la differenza tra vivere in Svezia e vivere nel Burkina Faso.

PS: i benefici dell'apparato statale sono come la salute. Te ne accorgi solo quando ti viene a mancare.

Dici di basarti sui numeri. Stiamo freschi. I numeri che citi, non prevedono le spese collaterali.

Ti faccio un esempio pratico, perchè credo che con i numeri statistici presi in base a ciò che ci fa comodo argomentare, si preclude il dialogo.

Se tu sei un imprenditore in Germania e devi fare 100000 (centomila) km all' anno, quanto ti costa in meno la spesa dei pedaggi autostradali rispetto all' Italia? Qualche migliaia di euro?

Ecco, metti sfiga che alle tue dipendenze hai una decina di persone che viaggiano in autostrada con quella mole di km e fatti due conti al posto di snocciolare percentuali accademiche.

Perchè sui giornali ed in televisione fa molto trendy divulgare i nomi delle imprese che aprono in serbia ed in romania per il basso costo della manodopera, ma difficilmente viene fatto vedere chi ha chiuso bottega in ItaGlia per aprire in Austria.

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lennon

Qualcuno mi può spiegare gentilmente perché i "Bocconiani" non vengono visti bene?

Che ne pensi del governo Monti, bocconiano per eccellenza?

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Jumpy

piu' difficile emigrare? in base a quali dati lo dici?

[...]

il mondo non si divide mica in falliti/geni...

c'e' tutto un mondo in mezzo di gente che e' andata all'estero a fare lavori normalissimi per cui genio non e' richiesto (accounting, risorse umane, ristorazione, IT...)

difficile che poi si torni in italia, se ti sei fatto una vita all'estero con paga decente e magari una bella figa.

Infatti... a quel che vedo, a meno per chi vuol restare in Europa, non è mai stato così facile andarsene dall'Italia.

In quel che ho scritto prima mi riferivo al caso particolare di profili alti che si son lanciati oltreoceano: o avevano le spalle ben protette per ammortizzare la fase di inserimento o erano, indiscutibilmente, dei geni.

Ma di conoscenze che han aperto attività qualsiasi in Spagna o in Inghilterra (quelle che van per la maggiore tra i miei giri) ne conosco ormai a decine... e credo che nei prossimi anni aumenteranno.

E' un flusso elevato, di cui ne sai per il passaparola degli amici, perchè non fa notizia... fa notizia il cervellone che sfonda in USA... perché ...uh... la fuga di cervelli è di gran moda, ma non fanno notizia i 20-30enni che vanno ad aprir locali e negozi a Barcellona o a Glasgow :)

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Che ne pensi del governo Monti, bocconiano per eccellenza?

Aldilà delle varie dichiarazioni politiche dei vari schieramenti molto poco e comunque lui è uno ma gli altri?

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^X^

Credo sia altrettanto pieno di paper che trattano del problema della robotica presentato da ^X^ e sullo stravolgimento che porterà nelle società.

Contanto la lentezza delle istituzione e del diritto in generale ad adeguarsi alla realtà, il rischio che i pochi che avranno in mano la robotica abbiano "quasi" tutto e il resto "quasi" niente è molto alto.

Scusatemi per l'OT:

@^X^ non posso contattarti in privato perchè non ho i mp abilitati visto che praticamente leggo solo e scrivo quasi niente, ma tu come hai impostato la tua carriera "internazionale" o, meglio, quali consigli daresti a un 26enne che si ritrova (per sbattimento e fortuna) in un possibile inizio della stessa?

Hai ragione: questi paper demoliscono in modo categorico l'assunto secondo il quale "l'automazione distrugge posti di lavoro, ma ne crea di più in altri campi e meglio pagati".

Questa posizione forse va bene per spiegare il benessere successivo alla rivoluzione industriale, anche qui dimenticando pero' un dettaglio: il welfare è una creazione nuova di quei tempi, quindi non è stata (solo) l'industrializzazione a migliorare la vita delle persone, ma anche il modo in cui gli Stati hanno riconfigurato i patti sociali tra le categorie.

La situazione odierna non ha niente a che vedere con quella agricola di fine 800. Quando un barista perde il lavoro, non diventa un cardiochirurgo nel giro di 6 mesi.

Al limite può fare un corso di Java di un paio d'anni, e trovarsi poi a competere con bi-laureati per un posto da programmatore precario e pagato meno di quello che prima prendeva come barista.

Tornando alla tua domanda, la mia carriera internazionale è iniziata per caso, perchè la mia prima azienda -al primo giorno di lavoro- mi mando' fuori per un progetto.

Tuttavia questo accadde perchè al mio primo lavoro da neo-laureato avevo comunque alle spalle 3 anni di creazione e crescita di una start-up, fatta in parallelo agli studi.

Per generalizzazione, il consiglio che do a tutti è quello di studiare si seriamente, ma tenersi il tempo (diciamo il famoso 20%) per seguire atività parallele, fantasiose e rischiose.

Steve Jobs disse che il successo del Mac derivò anche dal corso di calligrafia (o qualcosa di simile, non ricordo) che fece da giovane, che lo portò ad insistere per avere i caratteri proporzionali a schermo.

Il mio relativo successo da neo-laureato lo devo al tempo passato a cazzeggiare al centro di calcolo quando Internet era ancora una curiosità.

Ora, io non dico che qualsiasi filone "strambo" porti al successo, ma più questi sono più è probabile.

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^X^

il problema non e' la pressione fiscale in se', o la spesa pubblica...

da soli questi dati non dicono quasi niente.

La disgrazia dell'italia e' che ha contemporaneamente tutta una serie di fattori, che singolarmente non sono cancerosi, ma lo diventano quando e' un &...&... &...

il fatto che la Svezia abbia una spesa pubblica altissima (poco piu' della nostra) non e' la dimostrazione che la spesa pubblica in italia non sia da ridurre (e soprattutto ricollocata diversamente).

Idem per il fisco.

piu' difficile emigrare? in base a quali dati lo dici?

Concordo perfettamente sul fatto che il problema dell'Italia dipende dalla congiunzione astrale di molti fattori, nessuno dei quali -preso singolarmente- è determinante.

Ma è proprio questo lo spirito di ciò che scrivo: è inutile scagliarsi ossessivamente verso i singoli fattori (il debito pubblico, lo Stato, la corruzione...), perchè le soluzioni banali che vengono fuori non servono a nulla.

Il fatto che in futuro sarà più difficile emigrare credo sia semplice: perchè in questo momento le pulsioni xenofobe sono inarrestabili, e tutti i partiti le stanno assecondando per paura.

Non esiste un solo paese in Europa che non stia studiando tattiche (più o meno plateali) per limitare l'afflusso, e come dicevo a The President l'illusione che si riesca a distinguere tra immigrati "validi" e "parassiti" è molto ingenua.

La più infame delle tattiche è quella di accettare gli immigrati di facciata, ma poi discriminarli platealmente in modo da rendere loro la vita difficile e quindi scoraggiarli.

Sei il benvenuto, ma accomodati nella cuccia del cane e vedi di non rompere troppo altrimenti niente cena.

Il modo più masochista è invece quello francese, al grido di "chiudiamo le frontiere". I quasi 200.000 frontalieri francesi che lavorano in Belgio e Lussemburgo, nonchè le decine di migliaia che giornalmente si recano in Svizzera saranno i primi a pagare questa politica sulla loro pelle. Politica che ovviamente non riporterà in patria nessuno dei posti di lavoro che in passato si sono delocalizzati in Polonia o India.

Modificato da ^X^
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^X^

Qualcuno mi può spiegare gentilmente perché i "Bocconiani" non vengono visti bene?

Ammetto che si tratti di una generalizzazione poco gentile, e che non possa essere applicata a tutti gli studenti di quella università.

In tutto il mondo si tende ad associare i nomi delle università a delle dottrine che in tali università vengono insegnate e ricercate: non capita solo alla Bocconi, ma anche ad Harvard, al MIT ecc.

La cosa di per se non è positiva o negativa.

Quando parlo di "bocconiani", parlo di coloro che sono ossessionati dal liberismo, dalla de-regolamentazione, dal disprezzo verso lo stato (tranne quando deve usare i soldi dei contribuenti per coprire i danni della deregolamentazione). E ne sono talmente ossessionati da continuare a produrre documentazione "scientifica" che non regge alla prova dei fatti storici.

Monti ne è il classico esempio. Ha cominciato a tagliare spesa pubblica perchè i suoi consulenti avevano calcolato che per ogni Euro risparmiato, lo Stato avrebbe perso solo 60 centesimi di PIL. Sembrava una buona idea, no?

Peccato che alla prova dei fatti, per ogni Euro tagliato lo Stato ne abbia persi quasi due (e non venga Ortiz a correggermi i decimali, non li ricordo, resta il fatto che il famoso moltiplicatore si è rivelato maggiore di uno).

Gli scienziati, quando le prove empiriche invalidano le loro teorie, ammettono l'errore e ripartono da capo.

Gli economisti non lo fanno quasi mai, perchè trovano sempre qualche scusa patetica per arrampicarsi sugli specchi; i bocconiani in primis (avete visto qualche mea culpa, recentemente?). Quello che fanno è tacere, e mandare avanti una nuova generazione di studentelli indottrinati a proseguire imperterriti sulla stessa strada.

Un altro esempio di Bocconiano è un tale Perotti, che un paio d'anni fa iniziò una battaglia personale a colpi di articoli contro lo Stato, le Regioni, gli Ambasciatori e metà della funzione pubblica (li trovate su www.lavoce.info).

Tali articoli, pieni zeppi di numeri, cifre, formule e grafici, vennero ovviamente acclamati dai lettori populisti semigrillini: non erano in grado di capire ne le ipotesi di Perotti, ne di seguire i suoi ragionamenti... ma gli articoli dimostravano le loro ideologie, quindi via di tifo calcistico.

Peccato che... peccato che tra i lettori de La Voce non ci fossero soltanto popolani, ma anche persone che conoscevano gli argomenti aggrediti dal buon Perotti molto meglio di lui, e l'hanno demolito riga per riga. I tifosi non hanno minimamente smesso, appunto, di tifare senza capire; ma chi segue la logica ha visto dimostrare platealmente che la maggior parte degli assunti di base fossero falsi, e quindi che le conclusioni erano quantomeno dubbie.

Risultato? Ha smesso di scrivere.

E due mesi dopo ce lo troviamo come "Consulente alla Spending Review", dove è rimasto finchè Renzi non lo ha gentilmente fatto accomodare alla porta.

Devo continuare?

Modificato da ^X^
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^X^

Dici di basarti sui numeri. Stiamo freschi. I numeri che citi, non prevedono le spese collaterali.

Ti faccio un esempio pratico, perchè credo che con i numeri statistici presi in base a ciò che ci fa comodo argomentare, si preclude il dialogo.

Se tu sei un imprenditore in Germania e devi fare 100000 (centomila) km all' anno, quanto ti costa in meno la spesa dei pedaggi autostradali rispetto all' Italia? Qualche migliaia di euro?

Ecco, metti sfiga che alle tue dipendenze hai una decina di persone che viaggiano in autostrada con quella mole di km e fatti due conti al posto di snocciolare percentuali accademiche.

Perchè sui giornali ed in televisione fa molto trendy divulgare i nomi delle imprese che aprono in serbia ed in romania per il basso costo della manodopera, ma difficilmente viene fatto vedere chi ha chiuso bottega in ItaGlia per aprire in Austria.

Hai ragione, e mi fa piacere parlare di qualche esempio concreto.

Le infrastrutture sono una componente di costo potenzialmente molto alta per le imprese.

In Italia le autostrade sono carissime, ma vorrei sottolineare che in Italia le autostrade sono private... o meglio sono state costruite dallo Stato e poi regalate ai Benetton (si, ok, sto semplificando anche qui... è per rendere l'idea), i quali non hanno alcun interesse ad investire. A loro basta fare quel minimo di manutenzione e poi piagnucolare per avere l'ennesimo rialzo delle tariffe.

In Germania le autostrade sono rigorosamente pubbliche ma attenzione che sono gratis (o meglio, saranno fino all'anno prossimo) solo per le auto: i camion pagano eccome, anche se tramite una vignetta annuale e quindi meno.

Se posso riassumere, sulla logistica è difficile dare la colpa allo Stato Italiano, a parte il fatto di non essere in grado di farsi pagare decentemente le concessioni.

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