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Melorolei


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La seduzione è uno dei rami della "Crescita Personale".

Nel particolare, è il punto di arrivo di un processo che inizia con il miglioramento di sé. Perché non puoi essere seducente se sei un nevrotico.

Considero quindi tre livelli: ME, LORO, LEI.

Per diventare un Artista Venusiano, quindi ottenere il LEI, bisogna prima avere una buona base:

- Il ME è  legato al miglioramento di sé stessi; alla sconfitta della timidezza, della paura, dell' ansia, ad un innalzamento dell' autostima, alla guarigione dalla sindrome del bravo ragazzo ecc.

- Il LORO è il miglioramento dei rapporti personali; è imparare a trattare gli altri e farseli amici, ad essere un leader ecc.

- Il LEI è imparare a rimorchiare; a superare l' ansia d' approccio, a capire le fasi del rimorchio, cosa vogliono le donne dagli uomini ecc.

Solo completando un livello si può accedere a quello successivo.

Come migliorare gli ultimi due livelli lo sappiamo. Conosciamo tanti libri: Mystery, Franco, Carnegie ecc.

Più sconosciuti sono i libri per il ME.

Io conosco: I sei pilastri dell' autostima, No More Mr Nice Guy, qualche libro di G.C.Giacobbe e basta.

Troppo poco. Non conosco niente su Timidezza, calma ecc. E cercando a pero su Internet non si va molto lontano.

Per questo chiedo a voi. Esistono autori acclamati e importanti che abbiano fatto, ad esempio, della timidezza, quello che N. Branden ha fatto dell' autostima?

 

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lisbeth

Ultimamente mi sono imbattuta in un libro consigliato dal prof per la preparazione di un esame universitario che sto trovando interessante. Si chiama "Teoria del se'" di Carol Dweck, Erickson. L'autrice, ricercatrice nel campo della psicologia dell'educazione, espone nel dettaglio l'influenza esercitata dalle credenze (sull' intelligenza, sulle capacità sociali proprie e degli altri, sui rapporti di coppia etc.) sulla nostra motivazione ad apprendere, sulla perseveranza di fronte alle difficoltà, su diverse concezioni dell'autostima. Non è un manuale di crescita personale, non ci sono ricettine da seguire, è un libro ad impostazione più accademica, sicuramente scorrevole  ma che può risultare talvolta pesante perchè illustra le varie ricerche fatte e spesso risulta ridondante. Lo consiglio, perchè lo trovo illuminante, anche se è rivolto a un pubblico di lettori legati per lo più a professionalità nell'ambito scolastico, educativo e psicologico perchè possano trovarne applicazione lavorando con i propri alunni o utenti.

La ricercatrice ritiene che ci siano due tipi di credenze sull'intelligenza, due tipi di credenze su personalità e capacità interpersonali:

-La teoria dell'intelligenza come entità: chi abbraccia questa teoria ritiene che l'intelligenza sia qualcosa di statico, permanente, che si possiede con una certa quantità per questioni di doti innate e che non si può accrescere. Analogalmente, esistono simil teorie sulle proprie capacità interpersonali.

-La teoria dell'intelligenza incrementale: chi abbraccia questa teoria ritiene invece che l'intelligenza sia qualcosa di incrementabile attraverso dedizione ed impegno. Similmente, esistono teorie di questo tipo sulle proprie capacità interpersonali.

Le conseguenze dell'adozione di una o dell'altra teoria sono evidenti:

 -gli entitari tendono a sminuire il ruolo dell'impegno, perchè se sei bravo e capace devi riuscire senza sforzo indipendentemente dalla difficoltà del compito. Nelle situazioni in cui è richiesta una riuscita, tali persone tendono a essere più ansiose, perchè sviluppano un senso del valore del sè contigente al momento: se riesci vali, se non riesci, non vali. Risultano meno perseveranti di fronte alle difficoltà che è vissuta come segno di scarsa capacità personale, perseguono obiettivi "meno rischiosi" perchè un eventuale fallimento rappresenterebbe un duro colpo alla propria autostima.

-gli incrementali invece hanno un senso del sè indipendente dai risultati delle singole "performances", perchè il proprio valore dipende da una maggiore inclinazione alla perseveranza, all'impegno, alla dedizione a attività e obiettivi anche più complessi ma sfidanti e stimolanti, che richiedono uno sforzo importante per il superamento degli ostacoli: la difficoltà o il fallimento non sono vissuti con vergogna, ma anzi rappresentano uno stimolo in più per darsi da fare per migliorare e riuscire.

Ovviamente, essere entitari o incrementali ha delle conseguenze importanti anche nel modo di vedere gli altri, perchè i primi sono molto più propensi dei secondi a giudicare gli altri sulla base di poche osservazioni, perchè considerano che anche un solo comportamento possa essere rappresentativo di quel che è la persona nella sua globalità: se ad esempio dunque io ti osservo fallire una volta, ti etichetterò facilmente come perdente.

Sono poi esposte altre teorie sulle credenze sui rapporti di coppia che distinguono i fatalisti (un rapporto di coppia è destinato a funzionare o no, dunque o sei il partner giusto o sei il partner sbagliato) da coloro che invece ritengono che un rapporto di coppia debba svilupparsi nel tempo e con la volontà di entrambi di impegnarsi per costruire un legame e superare eventuali discordie e problematiche. Ovviamente i fatalisti tendono a essere subito più selettivi e a scappare al primo segnale di presunta incompatibilità.

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