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Affrontare il cambiamento


IlConteMascetti

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IlConteMascetti

Anche se da un po' non piscio fuori dal blog, volevo lanciare l'argomento (di cui magari già si sarà parlato): come affrontare il cambiamento e raggiungere il proprio pieno potenziale. Parto condividendo la mia esperienza.

Negli ultimi anni ho raggiunto obiettivi che potrebbero sembrare enormi: ho lavorato all'estero ottenendo tre promozioni, ho uno stipendio più che buono e dal punto di vista relazionale la situazione è rosea. La grande novità, rispetto al passato, è che ho affrontato col piglio giusto una fase di grande cambiamento. Prima i cambiamenti li soffrivo, cosa paradossale per chi come me che pensa che nel cambiare sia la chiave di una vita felice. Qualche esempio:

- Primo anno del liceo: rischiata bocciatura
- Primi anni di università: pochi esami fatti una merda
- Prima selezione post-laurea: una figura di merda epocale
- Primi mesi del master: semplicemente disastrosi
- Primo stage in un'azienda: pessimo, non confermato

Ogni volta alla crisi è seguita una reazione e solo in quei periodi ho avuto la sensazione di aver espresso a pieno il mio potenziale, seppur per brevi periodi. All'inizio del secondo anno di liceo ho divorato libri per tre mesi per poi campare di rendita. All'università in un anno e mezzo ho fatto la metà degli esami con una media prossima al 30 e dato la tesi. Dopo essere stato bocciato nelle selezioni per un master sono entrato in un altro molto più prestigioso. Al master ho riscattato una partenza lenta con un finale devastante, ottenendo contro ogni previsione uno dei migliori stage.

Poi, dopo il primo "fracasso" lavorativo, è avvenuto qualcosa di diverso. Non ho reagito. Ho passato quasi tre anni in preda all'apatia, alternando cazzeggio e depressione, lasciando un piccolo lavoro che avevo trovato e tirando su denaro (non scherzo) facendo trading sulle corse ippiche. Un evento traumatico mi ha portato a reagire e ad emigrare.

E qui ancora una volta è avvenuto qualcosa di diverso.

L'approccio, infatti, è stato della serie "Non fare le solite cazzate": ho avuto un atteggiamento umile, son stato confermato e mi sono stabilizzato: tutto ciò, però, l'ho fatto senza dare il 100%. Paura, se vogliamo: non volevo scoppiare di nuovo e ho tirato il fiato, fatto il minimo, staccato la spina. Il fatto che, facendo ciò, io abbia raggiunto certi obiettivi è incidentale. Prendetemi pure per buffone, ma sono una specie di mezzo freak: c'è gente molto più "geniale" di me in giro, ma appartengo a quel percentile di popolazione che applicandosi al minimo dà la paga al 90% della gente. Tanto per capirci, se voglio raggiungere il livello "base" in una lingua o imparare un linguaggio di programmazione mi bastano pochi giorni e lo faccio.

Ora, però, dopo anni sento una sensazione, una voglia: quella di portare di nuovo il motore al massimo dei giri. La vita che ho adesso mi piace, ma per indole sono sempre stato in bilico tra la tendenza a non accontentarmi e una certa pigrizia che mi faceva fare le cose fino a un certo punto. E così in questi anni ho raggiunto una posizione lavorativa ottima, ma puntando più in alto e cambiando avrei potuto fare di più. Ho imparato un paio di lingue ed ora ho un livello fluente, ma avrei potuto essere quasi un madrelingua. Ho perso una paccata di chili, ma non sono arrivato in fondo al percorso di sviluppo fisico pianificato.

Nei brevi periodi nei quali ho spinto al massimo non ce n'è stata per nessuno, anche in contesti estremamente competitivi. Ho però un timore dato dai fantasmi del passato: mi sento come un maratoneta pronto mentalmente e fisicamente per rompere il muro delle due ore che ha paura a farlo perché quando ci ha provato in passato è scoppiato. Ma so di poterlo rompere quel muro e non provarci rischierebbe di lasciarmi grossi rimpianti.

Voi ce l'avete questa paura di bruciare il motore? Come affrontate i cambiamenti? Avete esperienze da condividere?

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No longer as Shinji

Anche io risento di questi timori, nei cambiamenti tendo sempre ad andarci cauto, e non dare tutto me stesso, anche se anche io non ho mai avuto particolari difficolta' nell'apprendere, anzi l'ho sempre trovato piuttosto facile. Pero' sono sempre un po' restio, purtroppo, nello riuscire a dare tutto me stesso, forse perche' quando mi ci butto dentro tutto se poi dovessi incappare in un fallimento la cosa mi brucerebbe troppo? Perche' se non mi ci metto in gioco con tutto me stesso ho una scusa da dare a me stesso se fallisco? Oppure essendo un qualcosa di nuovo la paura della non conoscenza mi blocca?

Non saprei qual'e' il motivo, non so nemmeno se mi serve a qualcosa capirlo, sicuramente mi serve un modo per affrontare queste difficolta', quello sto cercando.

Non lo so, nella mia vita finora non mi sono quasi mai esposto, ora che sto iniziando a farlo e trovo delle grandi difficolta' e bastonate ma anche del grande divertimento, come mai avevo provato. 

Anche io come te so di poterlo rompere quel muro, bisogna capire come trovare la forza necessaria per spaccarlo in due.

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IlConteMascetti

Yes, è un punto importante: i fallimenti passati possono portare a una strategia conservativa. Il rischio però è di far passare troppo tempo e saltare a piè pari degli step per raggiunti limiti d'età (già una volta ci sono andato vicino). Anche perché, diciamolo, il "Non è mai troppo tardi" e il "Volere è potere" sono simpatiche favolette che si raccontano quelli che non vogliono agire per darsi alibi: o almeno, se volessi diventare un calciatore per me sicuramente sarebbe tardi. :-)

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