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Mi ci metto da sola (versione maschile)


vol-à-voile

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Iced
Il 10/1/2017 alle 12:41 , vol-à-voile ha scritto:

Sai @senza nome, credo che il problema in me sia stato lei.
Da quando lei non c'è più nella mia vita (manco fosse un morto però vabè), tutto scorre più lento, difficilmente esco la sera e ho quasi paura ad incrociarla per strada (magari anche con il suo nuovo lui come è capitato quando ancora non lo sapevo).
Non è bello vivere così e mi sento veramente uno straccio quando capitano i momenti di down.

Non so quindi se la psicoterapia possa essere una reale soluzione al problema. Forse dovrei crescere prima io interiormente? Forse i 31 anni biologici sono in realtà mentalmente molto meno?

Ti vorrei raccontare la mia esperienza :una volta sono stata da una psicologa un pò perchè mi sarebbe piaciuto studiare psicologia un pò per me stessa , non so che metodo utilizzasse , ma mi ricordo che mi sedetti sul divano ...mi bombardò di domande e io iniziai a piangere a dirotto tirando fuori cose e questioni della mia vita che avevo represso e lei stava li ferma immobile , espressione seria ,senza umanità, mi dava del lei e  mi sentivo una  merda , un pò umiliata . alla fine mi disse che dovevo andare dal suo amico psichiatra per prendere qualche pasticca .. testuali parole  . ero solo una ragazza con una bassa autostima , niente di patologico..  E sono uscita da quello studio sentendomi si, svuotata e più leggera , ma peggio di come vi ero entrata. da quel giorno abbandonai l' idea di farmi analizzare da uno psicologo . questo per farti capire che se vuoi avvalerti di un aiuto , ci deve essere un minimo di feeling con chi ti analizza o di darti soluzioni pratiche al tuo malessere .

scegli l' aiuto che vuoi ma fallo non cura e non dal primo che capita ! questo il mio consiglio . in bocca al lupo!

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vol-à-voile

Ieri alla fine ho fatto la mia seconda sessione di psicoterapia, questa volta molto orientata su di lei, sul tipo di persona che è e sul tipo di rapporto che avevo.
Ho dovuto spiegare la differenza di età, il livello di accondiscendenza che ho elevato nei suoi confronti, ho raccontato dei continui ritardi a cui mai è arrivata una sgridata da parte mia (se non una volta) ecc.
Lo psicologo è lì ad ascoltarmi e spesso coglie cose giuste di me: sembrerà banale ma arrivare a razionalizzare che "l'affinità" in alcune cose non è indice di  nulla, che la sua "leggerezza" si scontra con la mia quadratura, con il mio ordine interno, o che effettivamente senza accorgermene sto raggiungendo ottimi risultati dal punto di vista professionale, sono comunque dei traguardi.

Il problema è che parlandone rimango poi come oggi, ovvero un giorno in cui la penso (a fasi alterne in maniera più o meno intensa, più o meno negativa) e sento di sprecare la mia giornata. Per cui credo che la prossima settimana gli parlerò di questa cosa chiedendogli un consiglio su come fare, perché questa cosa non mi fa stare bene in casa.

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senza nome
3 ore fa, vol-à-voile ha scritto:

Ieri alla fine ho fatto la mia seconda sessione di psicoterapia, questa volta molto orientata su di lei, sul tipo di persona che è e sul tipo di rapporto che avevo.
Ho dovuto spiegare la differenza di età, il livello di accondiscendenza che ho elevato nei suoi confronti, ho raccontato dei continui ritardi a cui mai è arrivata una sgridata da parte mia (se non una volta) ecc.
Lo psicologo è lì ad ascoltarmi e spesso coglie cose giuste di me: sembrerà banale ma arrivare a razionalizzare che "l'affinità" in alcune cose non è indice di  nulla, che la sua "leggerezza" si scontra con la mia quadratura, con il mio ordine interno, o che effettivamente senza accorgermene sto raggiungendo ottimi risultati dal punto di vista professionale, sono comunque dei traguardi.

Il problema è che parlandone rimango poi come oggi, ovvero un giorno in cui la penso (a fasi alterne in maniera più o meno intensa, più o meno negativa) e sento di sprecare la mia giornata. Per cui credo che la prossima settimana gli parlerò di questa cosa chiedendogli un consiglio su come fare, perché questa cosa non mi fa stare bene in casa.

Non per essere scortese,ma queste cose che dici sono abbastanza "superficiali".

Spesso si usano motivi contingenti(in questo caso la tua one)come mezzo per arrivare in profondità.

Probabilmente arriverai ad esaurire ogni cosa su questa situazione,senza aver cavato nulla,poi ti verranno fatte altre domande,inzierei a parlare di altre cose(famiglia,vita da adolescente,trascorsi precedenti di varia natura...)ed i puntini inizieranno ad unirsi.

@Iced Uno psicologo importante,non mi ricordo chi(se vuoi te lo cerco),sostiene,in un suo libro,che 3/4 dei successi della psicoanalisi sono insiti nella possibilità che il paziente ha di applicare il trasfert verso lo psicologo,quindì figurati dell'importanza del "rapporto".

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Adrian Leverkühn
3 ore fa, vol-à-voile ha scritto:

Ieri alla fine ho fatto la mia seconda sessione di psicoterapia, questa volta molto orientata su di lei, sul tipo di persona che è e sul tipo di rapporto che avevo.
Ho dovuto spiegare la differenza di età, il livello di accondiscendenza che ho elevato nei suoi confronti, ho raccontato dei continui ritardi a cui mai è arrivata una sgridata da parte mia (se non una volta) ecc.
Lo psicologo è lì ad ascoltarmi e spesso coglie cose giuste di me: sembrerà banale ma arrivare a razionalizzare che "l'affinità" in alcune cose non è indice di  nulla, che la sua "leggerezza" si scontra con la mia quadratura, con il mio ordine interno, o che effettivamente senza accorgermene sto raggiungendo ottimi risultati dal punto di vista professionale, sono comunque dei traguardi.

Il problema è che parlandone rimango poi come oggi, ovvero un giorno in cui la penso (a fasi alterne in maniera più o meno intensa, più o meno negativa) e sento di sprecare la mia giornata. Per cui credo che la prossima settimana gli parlerò di questa cosa chiedendogli un consiglio su come fare, perché questa cosa non mi fa stare bene in casa.

E' una situazione in cui per alcuni aspetti mi ci ritrovo anch'io. Il pensare a lei fa male, è una costante nonostante i mesi passati, nonostante razionalmente mi sia ripetuto infinite volte che è stato meglio così. Ma questo dolore al tempo stesso mi è servito da propulsore: quel pepe al culo e quella rabbia di sapere che lei era in giro a divertirsi, come se niente fosse successo, mi faceva alzare il culo dalla sedia, mi spingeva a tirarmi fuori dall'immobilità. E col tempo dei risultati me li sono ritrovati.

Lei era giovane, piena di vita. E io, ormai trentenne, è come se avessi voluto rivivere una seconda giovinezza insieme a lei, avere i suoi occhi, essere fuori dal "game" e comportarmi nella maniera più spontanea possibile, sentirmi speciale, amato, ammirato, desiderato come mai prima. E' durato poco. Credevo di poter reggere l'impatto razionalmente.  Ne ho pagate le conseguenze. Ma ora lo accetto.

Perfer et obdura: dolor hic tibi proderit olim (Ovidio)

 

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vol-à-voile
2 ore fa, senza nome ha scritto:

Non per essere scortese,ma queste cose che dici sono abbastanza "superficiali".

Spesso si usano motivi contingenti(in questo caso la tua one)come mezzo per arrivare in profondità.

Assolutamente si.
Vi è stata un'accurata analisi anche di ciò che di profondo mi sta lacerando: ansia del futuro, poca capacità di comprendermi, troppa gentilezza e troppi modi corretti verso terzi ecc. Ma era un dettaglio che inizialmente non mi ero sentito di scrivere su questo forum (e non mi chiedere il perché, non lo so neanche io).

 

2 ore fa, Adrian Leverkühn ha scritto:

E' una situazione in cui per alcuni aspetti mi ci ritrovo anch'io. Il pensare a lei fa male, è una costante nonostante i mesi passati, nonostante razionalmente mi sia ripetuto infinite volte che è stato meglio così. Ma questo dolore al tempo stesso mi è servito da propulsore: quel pepe al culo e quella rabbia di sapere che lei era in giro a divertirsi, come se niente fosse successo, mi faceva alzare il culo dalla sedia, mi spingeva a tirarmi fuori dall'immobilità. E col tempo dei risultati me li sono ritrovati.

Lei era giovane, piena di vita. E io, ormai trentenne, è come se avessi voluto rivivere una seconda giovinezza insieme a lei, avere i suoi occhi, essere fuori dal "game" e comportarmi nella maniera più spontanea possibile, sentirmi speciale, amato, ammirato, desiderato come mai prima. E' durato poco. Credevo di poter reggere l'impatto razionalmente.  Ne ho pagate le conseguenze. Ma ora lo accetto.

Perfer et obdura: dolor hic tibi proderit olim (Ovidio)

Mi fai paura, sembra quasi la mia storia..

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  • 3 settimane dopo...
vol-à-voile

Aggiorno solo per rendere partecipi chi magari ci è passato.

Ho capito i miei limiti ma anche i miei pregi. Sto capendo tanto durante queste sedute ed effettivamente mi sta servendo a molto.

Il problema è però sul campo: quando la vedo, sento ancora le farfalle nello stomaco. E soprattutto mi preoccupo: mi preoccupo del giudizio che hanno gli altri di me, delle risate che si faranno su di me quando andrò via. Sono pensieri scemi che non riesco a distogliere.

La consapevolezza è forte, la messa in pratica però latita purtroppo..e mi ritrovo sempre vulnerabile

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Ciao vol-à-voile, anch'io da mercoledì riprendo le mie sedute di terapia.

L'ultima da cui sono andata non mi ha dato grandi spunti di riflessione. C'erano sedute in cui parlavo solo io.. Lei si limitava a prendere appunti. Per carità, una brava dottoressa, simpatica, ma non era ciò che cercavo. Insomma morale, mercoledì vado da una nuova terapeuta. E' la terza che cambio.

Sono d'accordo con il post di Iced, al di là del metodo che ogni terapeuta usa, è importante che si crei un'intesa a livello "umano", un'empatia che permetta di affidarsi al terapeuta ma anche alla persona che abbiamo di fronte. Solo in questo modo si possono abbattere le barriere, scendere e analizzare i propri abissi insieme. Il grosso del lavoro ovviamente spetta a noi, loro sono le "torce" che dovrebbero illuminare il sentiero da percorrere.

Affidare una parte così intima di noi è qualcosa di estremamente delicato, quindi necessariamente si deve essere selettivi.

Modificato da Agro
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Iced
Il 26/1/2017 alle 22:13 , senza nome ha scritto:

Non per essere scortese,ma queste cose che dici sono abbastanza "superficiali".

Spesso si usano motivi contingenti(in questo caso la tua one)come mezzo per arrivare in profondità.

Probabilmente arriverai ad esaurire ogni cosa su questa situazione,senza aver cavato nulla,poi ti verranno fatte altre domande,inzierei a parlare di altre cose(famiglia,vita da adolescente,trascorsi precedenti di varia natura...)ed i puntini inizieranno ad unirsi.

@Iced Uno psicologo importante,non mi ricordo chi(se vuoi te lo cerco),sostiene,in un suo libro,che 3/4 dei successi della psicoanalisi sono insiti nella possibilità che il paziente ha di applicare il trasfert verso lo psicologo,quindì figurati dell'importanza del "rapporto".

penso che sia Froid <3

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vol-à-voile

@Agro cosa bisogna trovare da uno psicologo? E' questo che non capisco.
Perché anche io mi ritrovo a parlare e parlare, eppure poi il raziocinio sparisce quando la incontro per strada.

Paradossalmente da questo punto di vista mi sono serviti più gli amici che mi hanno consigliato di vivermi la mia futura vita all'estero, dicendomi che questo servirà (e molto) a dimenticarmi tutte le beghe che ho qui. Almeno, credo che mi siano serviti. Non so veramente, ultimamente sono nel pallone più totale.

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