Vai al contenuto

Introversione, quali sono i motivi biologici?


marcosx

Messaggi raccomandati

Allería

Da un punto di vista Jungiano, ciò che distingue l'introversione dall'estroversione è la preferenza dell'individuo per il mondo esterno oppure il proprio mondo interiore. Altra cosa sono la timidezza e l'insicurezza, comunemente collegate con l'introversione. Un estroverso può benissimo essere timido ed insicuro, al pari dell'introverso, e sono problematiche dettate da una forma di disagio che essi vivono, o da un trauma passato, che non dipende dall'essenza della propria natura. Gli introversi sono fondamentali per il mondo, in quanto hanno una maggiore capacità rispetto agli estroversi di gestire e coltivare le idee a cui pensano, mentre gli estroversi sono generalmente coloro che fanno funzionare le cose, che si dedicano ad agire sulle cose e sulle situazioni del mondo. Potremmo pensare all'introverso come al capomafia, che resta in disparte a pianificare e pensare alle mosse più vantaggiose per la sua famiglia, e all'estroverso come al suo figlio avvocato, che distribuisce mazzette e si rigira l'opinione pubblica. Di solito gli introversi vengono considerati o si considerano essi stessi sbagliati, perché non riescono ad interagire con gli altri con la stessa scioltezza degli estroversi; questo è sbagliato. Bisogna capire che gli introversi hanno una naturale predisposizione verso se stessi, ed è dedicandosi al proprio mondo interiore che si sentono davvero a proprio agio. Per gli estroversi è vero il contrario; questi non sono a proprio agio nella loro interiorità, e preferiscono dedicare la propria attenzione a ciò che è al di fuori di loro.

"Ma quindi, se sono introverso sono destinato a rimanere solo, condannato alla compagnia perenne di me stesso?"

Non è così, assolutamente. In ogni individuo convive un mini conflitto tra introversione ed estroversione; ognuno ha insita nella propria mente una componente di estroversione e una di estroversione, in percentuali differenti. Non esiste un individuo del tutto estroverso, così come non ne esiste uno del tutto introverso; o meglio, magari esistono anche, ma il primo sarebbe un individuo del tutto privo di una vita interiore, il secondo sarebbe un individuo del tutto incapace di avere contatti con il mondo.

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma spero già così di aver rincuorato chi vive con disagio la propria introversione. Scusatemi qualche errore ma sono tornato stamattina da una festa e sono ancora brillo :P

 

  • Mi piace! 5
Link al commento
Condividi su altri siti

CVA666CVA
Il 25/2/2017 alle 10:09 , Allería ha scritto:

Da un punto di vista Jungiano, ciò che distingue l'introversione dall'estroversione è la preferenza dell'individuo per il mondo esterno oppure il proprio mondo interiore. Altra cosa sono la timidezza e l'insicurezza, comunemente collegate con l'introversione. Un estroverso può benissimo essere timido ed insicuro, al pari dell'introverso, e sono problematiche dettate da una forma di disagio che essi vivono, o da un trauma passato, che non dipende dall'essenza della propria natura. Gli introversi sono fondamentali per il mondo, in quanto hanno una maggiore capacità rispetto agli estroversi di gestire e coltivare le idee a cui pensano, mentre gli estroversi sono generalmente coloro che fanno funzionare le cose, che si dedicano ad agire sulle cose e sulle situazioni del mondo. Potremmo pensare all'introverso come al capomafia, che resta in disparte a pianificare e pensare alle mosse più vantaggiose per la sua famiglia, e all'estroverso come al suo figlio avvocato, che distribuisce mazzette e si rigira l'opinione pubblica. Di solito gli introversi vengono considerati o si considerano essi stessi sbagliati, perché non riescono ad interagire con gli altri con la stessa scioltezza degli estroversi; questo è sbagliato. Bisogna capire che gli introversi hanno una naturale predisposizione verso se stessi, ed è dedicandosi al proprio mondo interiore che si sentono davvero a proprio agio. Per gli estroversi è vero il contrario; questi non sono a proprio agio nella loro interiorità, e preferiscono dedicare la propria attenzione a ciò che è al di fuori di loro.

"Ma quindi, se sono introverso sono destinato a rimanere solo, condannato alla compagnia perenne di me stesso?"

Non è così, assolutamente. In ogni individuo convive un mini conflitto tra introversione ed estroversione; ognuno ha insita nella propria mente una componente di estroversione e una di estroversione, in percentuali differenti. Non esiste un individuo del tutto estroverso, così come non ne esiste uno del tutto introverso; o meglio, magari esistono anche, ma il primo sarebbe un individuo del tutto privo di una vita interiore, il secondo sarebbe un individuo del tutto incapace di avere contatti con il mondo.

Ci sarebbe ancora molto da dire, ma spero già così di aver rincuorato chi vive con disagio la propria introversione. Scusatemi qualche errore ma sono tornato stamattina da una festa e sono ancora brillo :P

 

Grazie Alleria, la migliore spiegazione sull'argomento che abbia mai letto. E ne ho lette, fino a qualche anno fà, parecchie. L'argomento allora mi interessava perchè "Di solito gli introversi vengono considerati o si considerano essi stessi sbagliati, perché non riescono ad interagire con gli altri con la stessa scioltezza degli estroversi", e ci ho messo poi molto tempo a capire che "...questo è sbagliato." Molto centrato l'esempio del capomafia e del figlio avvocato. Grazie.

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 1 mese dopo...
marcosx

Grazie a tutti per i contributi. Per avere una visione più completa Dell 'argomento, ho cercato un po' su Google. 

Ho messo in conto di leggere "Quiet" di Susan Cain. Poi farò una recensione qui. 

Link al commento
Condividi su altri siti

sfulcrum

Sicuramente esiste una base poligenica (ci sono parecchi studi incentrati sulle isoforme dei recettori serotoninergici e dopaminergici), a livello neurobiologico esiste in pratica una scala di grigi a seconda del corredo che riceviamo, ma sempre predisposizione è.

La parte del leone la fanno le esperienze seppur queste a loro volta modulano l'espressione di molti geni.

Link al commento
Condividi su altri siti

Uagliò

Un introverso non è necessariamente insicuro, ma corre il rischio di sentirsi “fuori posto” in contesto socio - culturale, quando perennemente sollecitato ad una normalizzazione forzata che si sposi col modello dominante estroverso. Essendo l’introverso fortemente idealista, la predisposizione all’insicurezza deriva proprio dalla difficoltà di adattarsi alla realtà fenomenica di una società giudicante. L’introverso non accetta il “fenomeno” di massa, si rifiuta di vivere una realtà composta da mille verità oggettivamente condivise. Ogni informazione che assimila filtra attraverso l’unicità della propria considerazione soggettiva prima di essere giudicata come bianco o nero. A prescindere dall’idea comune. Se non condivide nessuna delle due vie esistenti ne inventa una terza che sia coerente con il proprio pensiero razionale ed emotivo. Un introverso è ricco di potenzialità creative, il malus è che essendo aperto mentalmente a più possibilità, e quindi a più “possibili modi di essere”, vive in costante tensione emozionale/ intellettuale.. perché deve fare i conti con la concretezza reale, con l’oggettività di relazione di questo mondo. “Deve” adeguarsi per essere accettato. Capirai che per un ragazzino di quindici anni è difficile, perché questa società privilegia un modello dominante estroverso. Il punto è che non è possibile catalogare un individuo come l’uno o l’altro modo di essere, perché entrambi caratterizzano ognuno di noi. Entrambi fanno il carattere, la persona nella sua unicità. Può esistere un introverso con tendenze estroverse, un 50 e 50, un estroverso assoluto. A mio modo di vedere il meglio sta nell’equilibrio, perché sia l’una che l’altra caratteristica hanno pregi e difetti. Un introverso assoluto sfocia nella misantropia, un estroverso esagerato pecca d’introspezione e non accede ad una consapevolezza superiore. In definitiva comunque un introverso non è di persè insicuro, anzi; una personalità idealistica può vantare un forte senso del sé. Ma deve avere le palle di credere nella propria intuizione, altrimenti rischia d’interrogarsi per tutta la vita sui perché che l’esterno gli forza nella testa. Un introverso dalla personalità forte può essere una persona veramente interessante ed indipendente, nel momento in cui riesce ad escogitare la giusta strategia di coesistenza tra la propria soggettività granitica e creativa/ fantasiosa e la realtà del mondo. Deve essere disposto a rimpiazzare un pensiero soggettivo disfunzionale con uno oggettivamente condiviso che nella realtà, giusta o sbagliata che sia, gli consenta di raggiungere più efficacemente l’obiettivo che desidera. Timidezza è decisamente un'altra cosa ancora.

Ora, non conosco le ragioni biologiche dell'introversione. Sicuramente i fattori ambientali influiscono molto. Sopra racconto la mia esperienza da introverso, considerazioni che ho maturato io stesso, dove sto ottenendo enormi benefici nel momento in cui ho accettato di deporre la mia "anima di ferro" in una fornace a temperatura di fusione, 1.538 °C, il tempo necessario per renderla malleabile, flessibile come l'evolversi delle cose.

Sayonara!
 

 
 
 
 
 
  • Mi piace! 6
Link al commento
Condividi su altri siti

senza nome
6 ore fa, Uagliò ha scritto:

Un introverso non è necessariamente insicuro, ma corre il rischio di sentirsi “fuori posto” in contesto socio - culturale, quando perennemente sollecitato ad una normalizzazione forzata che si sposi col modello dominante estroverso. Essendo l’introverso fortemente idealista, la predisposizione all’insicurezza deriva proprio dalla difficoltà di adattarsi alla realtà fenomenica di una società giudicante. L’introverso non accetta il “fenomeno” di massa, si rifiuta di vivere una realtà composta da mille verità oggettivamente condivise. Ogni informazione che assimila filtra attraverso l’unicità della propria considerazione soggettiva prima di essere giudicata come bianco o nero. A prescindere dall’idea comune. Se non condivide nessuna delle due vie esistenti ne inventa una terza che sia coerente con il proprio pensiero razionale ed emotivo. Un introverso è ricco di potenzialità creative, il malus è che essendo aperto mentalmente a più possibilità, e quindi a più “possibili modi di essere”, vive in costante tensione emozionale/ intellettuale.. perché deve fare i conti con la concretezza reale, con l’oggettività di relazione di questo mondo. “Deve” adeguarsi per essere accettato. Capirai che per un ragazzino di quindici anni è difficile, perché questa società privilegia un modello dominante estroverso. Il punto è che non è possibile catalogare un individuo come l’uno o l’altro modo di essere, perché entrambi caratterizzano ognuno di noi. Entrambi fanno il carattere, la persona nella sua unicità. Può esistere un introverso con tendenze estroverse, un 50 e 50, un estroverso assoluto. A mio modo di vedere il meglio sta nell’equilibrio, perché sia l’una che l’altra caratteristica hanno pregi e difetti. Un introverso assoluto sfocia nella misantropia, un estroverso esagerato pecca d’introspezione e non accede ad una consapevolezza superiore. In definitiva comunque un introverso non è di persè insicuro, anzi; una personalità idealistica può vantare un forte senso del sé. Ma deve avere le palle di credere nella propria intuizione, altrimenti rischia d’interrogarsi per tutta la vita sui perché che l’esterno gli forza nella testa. Un introverso dalla personalità forte può essere una persona veramente interessante ed indipendente, nel momento in cui riesce ad escogitare la giusta strategia di coesistenza tra la propria soggettività granitica e creativa/ fantasiosa e la realtà del mondo. Deve essere disposto a rimpiazzare un pensiero soggettivo disfunzionale con uno oggettivamente condiviso che nella realtà, giusta o sbagliata che sia, gli consenta di raggiungere più efficacemente l’obiettivo che desidera. Timidezza è decisamente un'altra cosa ancora.

Ora, non conosco le ragioni biologiche dell'introversione. Sicuramente i fattori ambientali influiscono molto. Sopra racconto la mia esperienza da introverso, considerazioni che ho maturato io stesso, dove sto ottenendo enormi benefici nel momento in cui ho accettato di deporre la mia "anima di ferro" in una fornace a temperatura di fusione, 1.538 °C, il tempo necessario per renderla malleabile, flessibile come l'evolversi delle cose.

Sayonara!
 

 
 

Si trattano di informazioni estrapolate da qualche saggio\testo\cosa del genere?

Se si,se mettessi i link\titoli ne sarei felice perchè mi interessa approfondire.

Link al commento
Condividi su altri siti

L'introverso è quello che in mezzo alla gente, perde energia. L'estroverso, ne guadagna.

Io sono un introverso, ma non ho problemi ad intrattenere tavolate di gente. Semplicemente con gli altri mi scarico.

Questo è. Un introverso ha autostima eccome. Solo che odia gli altri. <3

Modificato da Kagan
  • Mi piace! 2
Link al commento
Condividi su altri siti

Uagliò
48 minuti fa, senza nome ha scritto:

Si trattano di informazioni estrapolate da qualche saggio\testo\cosa del genere?

Se si,se mettessi i link\titoli ne sarei felice perchè mi interessa approfondire.

 

46 minuti fa, Kagan ha scritto:

L'introverso è quello che in mezzo alla gente, perde energia. L'estroverso, ne guadagna.

Io sono un introverso, ma non ho problemi ad intrattenere tavolate di gente. Semplicemente con gli altri mi scarico.

Questo è. Un introverso ha autostima eccome. Solo che odia gli altri. <3


Ciò che ho scritto contiene alcuni tratti obiettivi e generici sull'introversione che puoi trovare facilmente su internet. Il resto è una parte di ciò che ho potuto
osservare su me stesso, è l'introspezione di un introverso nel tempo. E' anche ciò che ho potuto intuire osservando gli altri, coloro che vertono all'introversione.
Vedi, io mi definisco introverso.. ma le persone che conosco ad una serata non lo penserebbero. Introverso non è chi parla poco, è un luogo comune. Potrei trovarmi
logorroico raccontando poco di me, perchè il mio stile comunicativo si è adattato al modo di essere. Ma non odio interagire con gli altri, per rispondere anche
a Kagan. Può piacermi, sono selettivo. Do confidenza agli estranei, ci rido, ci parlo, ma permetto di entrare "nel mio mondo" soltanto chi ritengo all'altezza
secondo il mio metro di giudizio. Dall'esterno sono un orso "altezzoso" e a tratti recettivo verso gli altri. Questo sulla ventina richiede solidità per adattarsi alla
dominanza sociale estroversa, pensa da pischello! Per cui l'introverso non è necessariamente sicuro di sè, anzi.. dovendo incassare una tempesta di colpi bassi
spesso in età adolescenziale, quando il pregiudizio è innocentemente spietato, l'introverso può far fronte ad un'integrazione difficile, dove i suoi silenzi
diventano un immotivato motivo di disagio per sè stesso. Ma non è l'introversione a dettar l'insicurezza, quanto la difficoltà di gestirla in un mondo estroverso.

L'uomo è un animale sociale, ha bisogno di socializzare; ha bisogno di un contatto emotivo con l'esterno. Allora un
introverso assoluto campa male qui! Se ti prendi il lusso di contemplare i tuoi sentimenti di odio verso la specie ad una serata
caraibica pullulante di belle donne che desideri ( Desideri TU ) .. beh! Nel mio caso ho sposato entusiasta l'idea di coltivare il mio
tratto estroverso senza stravolgere la meravigliosità dell'introversione, proprio per allinearmi con i desideri che sento dentro.
Adattandosi con l'accortezza di non perdersi. Se fossi nato a metà 1800, nel Far West, probabilmente sarebbe stato diverso!

Link al commento
Condividi su altri siti

Apollodoro
13 ore fa, senza nome ha scritto:

Si trattano di informazioni estrapolate da qualche saggio\testo\cosa del genere?

Se si,se mettessi i link\titoli ne sarei felice perchè mi interessa approfondire.

Se dovete leggere un libro sull'introversione non c'è assolutamente niente di meglio di: "Timido, Docile Ardente" di Luigi Anepeta.

  • Mi piace! 1
Link al commento
Condividi su altri siti

AChangeofSeason

Questo topic offre veramente molti spunti di riflessioni, e tutti gli interventi che ho letto li ho trovati ben ragionati e giusti; spiegano pure molti lati di me,

Io ho sempre trovato la mia introversione come un punto di forza, ma in alcune fasi della mia vita l'ho trovata come una palla al piede. Sempre a creare voli pindarici mentali che non mi portavano a niente! Mentre gli estroversi, con una sana faccia come il culo e la buona parlantina efficaci ad attirare i palcoscenici, ottenevano ciò che volevano. Per forza di cose un po' mi sono adeguato, senza esagerare però, sennò risulto finto e ridicolo, ad "alzare la voce" sulle mie inclinazioni, passioni e gusti. L'introversione è ottima per elaborare, riflettere, farsi una idea articolata su cose profonde (vita, rapporti, mondo circostante, teorie) e crea terreno fertile per creare, ma limita l'azione, che è quella che fa muovere le cose, quella che ti fa accorgere della tua esistenza e del tuo valore. Che cosa ci guadagno con le mie teorie chiuse dentro di me? Pertanto, sono d'accordo sul fatto che bisogna avere l'equilibrio di introversione/estroversione.
  Io ce l'ho questo equilibrio? Rispondo dicendo che io di persone equilibrate al 100% non ne conosco. ;)

  • Mi piace! 1
Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un membro per lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
×
×
  • Crea Nuovo...