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Troppi pensieri


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F-Knight

Il rimuginare, quell'attività automatica e difficilmente controllabile che il cervello pone in essere in talune circostanze e che induce alla fissazione su uno o più pensieri negativi o neutro-negativi, è tipico delle persone che soffrono di disturbo di ansia generalizzata e/o disturbo ossessivo compulsivo (se al pensiero sono accompagnati dei comportamenti ripetuti sempre uguali). In entrambi i casi ciò su cui il cervello si fissa è uno o più pensieri c.d dominanti, in quanto in grado di distogliere l'attenzione da ogni altro pensiero che l'individuo potrebbe formulare in quello specifico momento.

Ho sofferto una vita di disturbo ansioso. Ho dedicato una vita a cercare di, ed imparare a, controllarlo. Anche io vengo dalle arti marziali, cui ho dedicato circa 8 anni di cui 5 da agonista. Tuttavia, il tipo di disciplina che seguivo io era meno spirituale di altre, ma presentava un indubbio upside: imparare ad essere presente a me stesso qui e ora (ci ritornerò dopo) pena seri danni fisici. Da adulto ho intrapreso un lungo e difficile percorso di psico-terapia, spinto dal desiderio di imparare a controllare una volta per tutte il mio mostro.

Nella speranza che possa essere utile, riporto di seguito quanto ho potuto apprendere nel mio cammino, conscio che si tratta di un argomento molto delicato e che ognuno è rigorosamente fatto a modo proprio per cui alcune cose possono funzionare meglio e altre peggio (per me, per esempio, la meditazione ed il rilassamento NON hanno funzionato).

L'ansia (così' come lo stress) non è necessariamente negativa. Essa è parte dell'uomo sin dai primordi ed era un processo mentale e fisico che guidava l'uomo primitivo di fronte alla scelta scappa/attacca. L'ansia, in particolare, provoca un'accelerazione del battito cardiaco, un incremento della respirazione, una maggiore mobilità delle gambe e, più in generale, una più pronta reattività - innescando una serie di processi bio-chimici nell'individuo, su cui non mi dilungo, non avendone le competenze - nel gestire i casi in cui l'individuo si sente minacciato. Tutto questo viene definito in letteratura anche come eu-stress (stress buono)

L'ansia diventa negativa quando la reazione di cui sopra viene scatenata da situazioni che NON SONO minacciose di per sé, ma sono solo PERCEPITE come minacciose dall'individuo.

Da quanto ho potuto apprendere (ma non sono uno scienziato quindi non sono in grado di entrare troppo nel dettaglio) il disturbo ansioso (= più del normale, per tale intendendosi sempre il caso in cui l'elemento ansioso è tale da influire negativamente sullo svolgimento delle normali attività quotidiane) ha spesso dei tratti di ereditarietà; un figlio di genitori affetti da ansia generalizzata o DOC avrà più probabilità di sviluppare a propria volta questo disturbo, da una parte da un punto di vista chimico (influisce spesso la modalità con cui il sistema nervoso ricapta la serotonina) sia da uno educativo, in quanto il bambino tenderà ad emulare i comportamenti ansiosi del o dei genitori affetti.  

A livello di manifestazione del disturbo, il rimuginare ha normalmente una caratteristica tipica. Distoglie completamente dal presente per indurre l'individuo a pensare in modo ossessivo ad avvenimenti dallo stesso incontrollabili in quanto o avvenuti nel passato o potenzialmente in grado di avvenire nel futuro.

La persona che rimugina si trova quindi a non vivere pienamente il "qui e ora" (a ben vedere l'unico momento in cui può essere in grado di interferire, con le proprie azioni, sul continuum) ma, a seconda dei casi, in qualche momento del passato che non lo ha soddisfatto o non è andato come avrebbe voluto, o in qualche momento del futuro in cui il soggetto ansioso tipicamente proietta le proprie paure ed insicurezze facendo una serie di "film" sul possibile andamento e/o esito di tale evento futuro.

In entrambi i casi sopra, è evidente che questo modus operandi "draga" energie dal presente (l'unico e solo momento in cui potrebbero essere utili) per investirle "a perdere" su elementi incontrollabili, generando così una disfunzione.

Spesso, inoltre, la persona ansiosa (nell'accezione patologica del termine) è affetta da mania del controllo (c.d. control freak). Vorrebbe, cioè, poter controllare tutto ciò che lo circonda in modo da sentirsene meno minacciato. Tipico riflesso di questo atteggiamento è la preparazione maniacale di un evento futuro che dà al soggetto la sensazione che, seguendo maniacalmente il proprio piano, tutto andrà bene (si tratta chiaramente di un pensiero fallace e fuorviante, in quanto in qualunque circostanza che implichi la partecipazione di almeno un'altra persona, anche la programmazione più meticolosa e attenta nulla potrà contro l'imprevedibilità del comportamento altrui. Tipico esempio, la seduzione).

Come superare il problema allora: qui posso parlare solo per me stesso, ovviamente.

Come dicevo sopra, con me la meditazione non ha funzionato, mentre, per esempio, la visualizzazione del "locus amoenus" citata da FMJ mi è stata di grande aiuto.

Ma, sopra ogni cosa, ho tratto giovamento dall'aver imparato a conoscermi meglio (ho fatto un enorme lavoro sull'analisi e la comprensione della mia infanzia: fase, per me, purtroppo dolorosa) e ad imparare ad accettarmi.

Sono una persona con una base ansiosa. Non potrò mai superarla del tutto ma posso imparare a controllarla e sfruttarla a mio favore (quell'attenzione per i dettagli che contraddistingue la persona ansiosa la utilizzo, per esempio, per riuscire ad anticipare le mosse del mio interlocutore, notando quei piccoli segnali che involontariamente mi lancia). Un altro elemento che mi ha aiutato molto è stato imparare a volermi bene e ad avare stima di me stesso. Quando si raggiunge questo "stato", si impara ad apprezzare il "qui e ora" perché ci si sente finalmente in grado di poter attingere a piene mani da quanto la vita può offrire, evitando quindi di "fantasticare" (l'eufemismo è voluto) su come sarebbe potuta andare o come potrebbe andare in futuro. Ciò che conta diventa quindi ciò che è, ORA

Un saluto

F

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