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Trieste, Joyce e l'epifania


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gold86

Torno ad aprire un thread dopo un po' di tempo.

Ho scelto questa sezione perché mi sembra la più adatta ai contenuti che andrò ad esporre.

Preciso fin da ora per chi abbia voglia di proseguire nella lettura: è un post lungo ma non è un pianto greco.

E' un illuminazione che mi è venuta e che voglio condividere con voi.

 

Sono di ritorno da un bel week end a Trieste dove si è tenuta una manifestazione velistica piuttosto famosa.

Adoro le barche a vela pur senza possederne una, mi trasmettono un senso di libertà: Tu, il vento, il mare e null'altro.

Trieste, poi, almeno per me, è una città particolare.

Quando frequentavo il liceo (è passato più di un decennio ormai), fra gli altri, ho studiato James Joyce che, se non ricordo male, è vissuto a Trieste.

"Gente di Dublino" è il libro che, in qualche modo, mi è rimasto più impresso.

Una serie di novelle, ognuna con un protagonista, il cui tema ricorrente era la c.d. "epifania".

In buona sostanza, a un certo punto della propria vita, il protagonista si rendeva conto di essere immobile e maturava un senso di evasione.

Tale presa di coscienza nasceva dall'elaborazione di fatti magari non direttamente collegati tra di loro, ma che davano modo al protagonista, magicamente, di prendere coscienza della propria situazione.

Col senno di molti anni dopo, lo assimilerei all'insight

Capita qualcosa che ti fa "mettere insieme i pezzi" e, all'improvviso, ti rendi conto di qualcosa.

A Trieste ci ero andato la prima volta due anni or sono.

Si era appena chiusa la storia con la mia ex del tempo che si era rifiutata di partire con me per le ferie prenotate già da un mese.

Trieste non era la destinazione prediletta, ma è stata una deviazione fatta per andare a trovare un mio amico che vive e lavora lì.

Una decisione improvvisa, presa alle 23.00 del giorno prima.

Al tempo, ricordo, ero tornato deciso a riprendermela.

Avevo instaurato un primo contatto, ci siamo rivisti una volta fra una moltitudine di resistenze da parte sua.

Poi l'ho sfanculata e sono andato con un'altra, ma abbiamo continuato a scriverci...

... fino ad oggi.

O meglio, fino a 10 gironi fa', che è l'ultima volta che si è fatta sentire.

Senza mai più vederci.

Finchè ero a Trieste, leggendo la storia @Kenshiro88 mi è venuta un'illuminazione.

In questi due anni non è cambiato nulla.

O meglio, non è che non sia cambiato nulla, di cose ne sono cambiate.

Ma ho realizzato di avere la sensazione di essere "ancora lì per lei", di non essermene mai andato del tutto.

Ho passato qualche giorno a chiedermi il perché.

D'altronde so benissimo che è continuare a risponderle è qualcosa senza senso, senza futuro.

Un rapporto amichevole non è possibile, e - quand'anche fosse - mi troverei in estremo imbarazzo a farlo presente ad una nuova partner.

Non nego, infatti, che a parti invertite, lo riterrei un motivo valido e sufficiente per dubitare della trasparenza di questa, con ovvie conseguenze.

Perché, quindi, non ho chiuso in maniera definitiva e perentoria?

Perchè ho lasciato, in qualche modo, una porta aperta, dei punti di sospensione, dove invece sarebbe corretto mettere un punto?

Credo per paura.

Paura del nuovo, dell'ignoto.

Paura di mettermi in gioco.

Paura di tuffarmi.

Il passato con i suoi ricordi, anche se non piacevoli, rappresenta quella coperta calda in cui ci sentiamo sicuri, anche se non ci piace.

Un po' come quando hai un lavoro che non ti piace ma rimandi la ricerca di un nuovo posto.

Un po' come quando avresti i mezzi per tentare la strada dell'autonomia ma rimandi ad una data non ben definita.

Un po' come tutte quelle situazioni in cui vorresti tuffarti ma pensi sia troppo presto.

 

Ho deciso che non voglio più stare fermo e rimandare in attesa di non si sa bene cosa.

Ho deciso che non ho più voglia di avere paura del nuovo.

Ho deciso che la prossima volta che andrò a Trieste, voglio dire che qualcosa è cambiato.

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Kenshiro88

Pensa che io ho avuto un figlio con un altra di mezzo..

Ma in questi casi parlare chiaramente è così sbagliato? In fin dei conti io il mio interesse non glielo ho mai manifestato apertamente in questo mese.

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