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Depressione: conoscerla per combatterla


Dott.Mauro Grillini

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CoolAid

Esiste un modo per avere del supporto psicologico professionale per chi non ha soldi?

La sanità pubblica permette di fare qualcosa?

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Giraluna
1 ora fa, CoolAid ha scritto:

Esiste un modo per avere del supporto psicologico professionale per chi non ha soldi?

La sanità pubblica permette di fare qualcosa?

Parlo di quel che ho fatto io: medico di base, valutazione sommaria in base al mio racconto, centro di salute mentale, altra diagnosi dalla psichiatra (negativa) a costo €25 e qualcosa. Mi disse che mi occorreva solo uno psicoterapeuta. Cercai negli ospedali, ma le tempistiche erano troppo dilatate (due mesi dopo il primo buco). Però il costo abbordabilissimo (25 euro anche qui).

Gratis non so proprio. Spero che comunque qualcuno possa delucidarti meglio 😊

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Dott.Mauro Grillini
5 ore fa, CoolAid ha scritto:

Esiste un modo per avere del supporto psicologico professionale per chi non ha soldi?

La sanità pubblica permette di fare qualcosa?

http://www.salute.gov.it/portale/esenzioni/homeEsenzioni.jsp

queste sono alcune indicazioni per ottenere esenzioni dal ticket sanitario in tema di assistenza pubblica

non sempre tuttavia i tempi sono così celeri, come ricordava @Giraluna e l’assistenza privata ha costi maggiori in media

ci sono poi alcuni centri privati accreditati che offrono prestazioni a prezzi abbastanza contenuti, un esempio su Milano: https://www.cmsantagostino.it/psicologia-psicoterapia-e-psichiatria

 

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Giraluna
9 ore fa, ganimede ha scritto:

il senso di troavrsi di fronte a qualcosa verso cui si è deboli ed inadeguati e di sentirsi talvolta in balia degli eventi

Gli eventi: disastri naturali, incidenti, disgrazie, malattie, lutti. 

Eventi. Sembra così riduttiva come parola rispetto al carico emotivo che ci scarica addosso. 

Una cosa che ho imparato è che non sono né debole, né inadeguata e che sentirsi in balia equivale ad essere fuori dall'abisso. 

Prova ad immaginare di non piangere mai nemmeno in balia degli eventi o di non riuscire a proferire parola (sempre in balia degli eventi). Non è forse quello essere inadeguati e deboli e davvero in balia degli eventi?

Questo mondo ci vuole macchine che sparano solo gas tossici nell'atmosfera. Invece noi siamo essere umani con un cuore che batte, le vene che pulsano, un basso ventre che vuole essere esaudito. 

Tutto ciò non c entra proprio nulla con macchine e gas. 

Non farti ingannare. Non farti infettare. Non farti convincere che sia tutto frutto della tua immaginazione o che sei ridicolo, esagerato o, peggio, un pazzo a pensare che non sia tutto qui. 

Hai ragione. Non è tutto qui. Scava. 

Non sai quale soluzione sia più opportuno scegliere, ci scrivi. 

In base a cosa? A chi? Per chi, per cosa? 

Scava fino alla fonte, rimettila in discussione e poi capirai che gli inetti e gli inadeguati, quelli in balia degli eventi sono coloro che si arrendono dinanzi a questo mondo e si fanno mettere in croce da un'autorità fantasma. 

Essi sono in balia del nulla più totale. 

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Nero256
Il 1/3/2018 alle 18:50 , KrisD ha scritto:

episodio di violenza sessuale

Ti andrebbe di raccontare qualcosa in più? 

A volte una cosa che mi frena è proprio questa di risultare "troppo" o comunque la paura che una lei di turno possa usare contro di me qualche mio atteggiamento 

Il 2/3/2018 alle 07:22 , Giraluna ha scritto:

ora vedo e poi rimane solo confermare o smentire tramite i gesti o le parole

Quanto ho sentito e osservato questo fenomeno 

Sulla stessa via di Milano ho testato camminate e posture diverse, seguendo l'energia che avevo 

Passo spedito, schiena dritta, eye contact diretto e fermo, mezzo sorriso 

Catturavo l'attenzione del 90 percento delle ragazze e del 50 percento dei maschi 

La cosa che mi ha fatto scassare è stata una coppia, lui visibilmente benestante a braccetto con una stangona bionda stra carina, una nove almeno 

Entrambi mi seguivano come un gatto fa con il laser 

Quando ero stanco, fradicio, più curvo e non sorridevo più, magia finita, mi guardavano in pochi, come si guarda un bidone della spazzatura 

Ero uno dei tanti zombie descritti dal op, che vedo spesso, sempre più 

La trovo una cosa assurda 

Essere giudicati così sulla base di una mera percezione 

Quasi come se essere umani fosse una colpa 

Ed è ancora più assurdo che tutto questo si possa spiegare solo attraverso un testo o in altre rare occasioni, perché, data la stanchezza, la scarsa energia generale o la mancanza di tempo per approfondire sufficientemente, difficilmente si esce dal banale 

Mi sembra che questo sistema non faccia altro che alimentare questi effetti 

Soprattutto visto che spesso utilizza un sistema di linguaggio che svaluta gli altri per dare più valore a sé di contrasto, scadendo negli stereotipi e rendendo le persone perennemente scontente e con una fiducia sempre minore 

Lo ritrovo in tutto, ora che ci penso, fin da piccolo 

Inizio un'attività, mi diverto, ottengo i risultati per cui mi sento un dio superiore, inizio a litigare con qualche stronzo (tac, Cvd), mi scende e smetto o continuo svogliato 

Se aiuti gli altri per gentilezza, nel più dei casi ne approfittano e basta 

Solo poche attività mi hanno portato ad essere sereno e felice mentre le svolgevo, senza scadermi: progetti internazionali e videogiochi multiplayer con gente matura o straniera 

Il mio percorso di seduzione non è stato troppo diverso 

Iniziato da dio, da solo, trovato compagni validi, trovati enemies, non mi interessavano i numeri, ma le emozioni, non volevo finire nel vizioso circolo in cui consideravo le persone un nulla, appena è iniziata la ripetitività sono tornato più zombie e afc, ma meno che all'inizio, la maggior parte delle persone mi è scesa 

La differenza ora è che tutto richiede più investimento di energia e tempo 

Credo che questo stato di (simil) depressione sia indotto da una generale superficialità inevitabile causa tempo ed energie 

Per esempio, ora che ho letto molte delle riflessioni che è capitato di fare anche a me casualmente, mi sento come appartenere momentaneamente a un gruppo e ciò mi tranquillizza 

Trovo assurdo anche questo, che si riesca a "legare" meglio attraverso device che nella realtà 

È stra pericoloso, secondo me, considerando il livello di fiducia che implica e i rischi che internet ha dalla sua nascita 

Troppa gente mi appare come robottini sociali psycho 

Edit: le masse diventano un sacco manipolabili, inermi e alcune ragazze diventano leader in grado di ottenere dagli altri quello che vogliono, più dei maschi (ma questo già lo sapevamo) 

Secondo me durerà ancora parecchi anni, se non peggio, ancora circa uguale 

Con una dimensione interiore fatta di sali e scendi di questo genere, in cui ci diremo sempre che stiamo bene così 

E una dimensione esterna, fatta di zombie - esaltati a seconda dei momenti 

Voi che ne pensate? 

Quali conseguenze a medio lungo periodo pensate che abbia? Tipo tra 10-15 anni 

 

Modificato da Nero256
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Joe Vicenza
On 28/2/2018 at 11:20 PM, ispettore Coliandro said:

Questo thread nasce dalla richiesta fattami da alcuni utenti in discussione pubblica di parlare di Depressione, uno dei più famigerati e diffusi Disturbi dell'Umore.

                       GRAZIE

Ho accolto con piacere la richiesta, e mi auguro di contribuire in questo senso a promuovere maggiore consapevolezza su questa problematica, oltre che su cosa si possa fare per gestirla e quali tipi di aiuto possano essere più indicati.

                      SUPER

Pur essendo infatti una problematica in costante aumento (https://www.insalutenews.it/in-salute/depressione-oms-nel-2020-la-sara-la-seconda-causa-di-invalidita-per-malattia/), essa spesso non viene riconosciuta e trattata per tempo, tanto per un problema di disinformazione, quanto per il permanere di una serie di stereotipi e pregiudizi svantaggiosi circa la patologia psichica: tutto ciò influisce sulla possibilità di ricorrere in un tempo ottimale a cure di comprovata efficacia clinica, aumentando così il rischio di cronicizzazione e stabilizzazione del quadro patologico. In questo senso, un aumento della consapevolezza in materia può assumere un valore non trascurabile.

Infatti, infattissimo, il primo a non volerla riconoscere sono stato io, ma proprio neanche me lo immaginavo.

Dopodichè i familiari, che non sapevano più che santi chiamare, minchia non facevo altro che cazzeggiare al pc

 

  • Anzitutto...cos'è un Disturbo Depressivo?

Te lo dico io... una merda atomica...!

Il DSM 5, uno dei manuali diagnostici più diffusi a livello internazionale, riporta come Disturbi Depressivi tutti quei quadri sintomatici che si presentano sotto forma di sentimenti di tristezza, irritabilità, disperazione ecc. di grande intensità,   per protratti periodi di tempo e per buona parte della giornata.

 

 

  • Quanti sono i Disturbi Depressivi?

 

Il più diffuso tra questi è il Disturbo Depressivo Maggiore, nel quale la persona sperimenta per ripetuti periodi di almeno due settimane almeno 5 tra questi sintomi clinici:

bene, allora dato che per me è durata tipo due anni, dichiaro da adesso l'esistenza del Disturbo Depressivo Imperiale

  1. umore depresso o irritabile; ero peggio di una iena che non mangia da due mesi
  2. ridotto interesse o piacere in attività prima interessanti; in compenso grandissimo interesse verso serie tv e complottismo
  3. riduzione (aumento) dell'appetito e/o del peso corporeo;
  4. insonnia o ipersonnia;
  5. agitazione o rallentamento psicomotorio visibile; si, più che altro perchè non uscendo mai di casa, figurati..
  6. perdita di energia e senso di fatica persistente;
  7. sentimenti di indegnità o colpa eccessivi e/o inappropriati; hell yeah!
  8. difficoltà di concentrazione, pensiero, decisione;
  9. pensieri di morte ricorrenti, ideazione suicidaria; si dai

 

Talvolta alcuni di questi sintomi possono presentarsi in forma "attenuata", ma costante nel tempo (almeno 2 anni) e prendono il nome di Disturbo Depressivo Persistente.

Vengono inoltre evidenziati il Disturbo da Disregolazione dell'Umore Dirompente nei Bambini fino ai 10 anni d'età, e il Disturbo Disforico Premestruale nelle donne.

 

 

  • Essere tristi dunque vuol dire essere depressi?

 

No.

Vi sono differenze sostanziali: la sofferenza che tutti noi sperimentiamo di fronte a momenti di perdite importanti (la morte di un proprio caro, la perdita del lavoro, della propria immagine sociale ecc.) o di fronte a momenti particolarmente stressanti e frustranti, ha in genere una durata limitata nel tempo e tendiamo a riprendere spontaneamente un buon equilibrio psicofisico, mantenendo le nostre abitudini e buona parte delle nostre energie.

La sofferenza nel Disturbo Depressivo invece ha carattere pervasivo, ossia tende a occupare buona parte della giornata dell'individuo per un tempo eccessivamente prolungato, e viene esperito con intensità tale da compromettere in maniera importante lo svolgimento delle normali attività quotidiane, come l'andare a lavorare, lo studio, il frequentare le persone care, l'attività sessuale o l'occuparsi dei propri hobbies. 

infatti, mandai affanculo qualsiasi essere vivente io conoscessi (tranne i gatti), anche persone veramente carissime e meravigliose. Gli hobbies che avevo precedentemente diventarono la cosa più pallosa di tutto l'universo visibile dai telescopi, quelli mega potenti in Cile

 

Si tratta di una condizione clinica riconosciuta come invalidante, e tutelata a livello legale: https://www.laleggepertutti.it/163064_i-diritti-di-chi-soffre-di-depressione

 

 

  • Quali sono le cause della depressione?

 

Vi sono vari fattori che possono avere un effetto sulla possibilità di sviluppare un Disturbo Depressivo: elementi genetici, biologici, psicologici sociali e ambientali: https://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_depressivo#

 

[ IMPORTANTE: per non leggere tali dati con eccessivo allarmismo – rischio che si corre non poco spulciando online qua e là – è bene ricordare che questi elementi sono fattori di vulnerabilità più che vere e proprie cause lineari e assolute.

 

In altre parole: il fatto di aver vissuto determinate esperienze o avere in famiglia casi di Disturbo Depressivo NON indica necessariamente che la persona sarà a sua volta soggetta in automatico a svilupparne uno.

 

Il peso di tali elementi e la loro interazione nella vita della persona possono essere più accuratamente esaminati chiedendo il consulto di un esperto e/o con validi esami clinici strumentali.]

 

 

  • A chi mi posso rivolgere per ricevere assistenza?

 

http://www.depressione-ansia.it/2016/11/a-chi-rivolgersi-per-la-cura-della-depressione/

 

Spesso un ostacolo non da poco giace nell’idea di “andare dal dottore dei matti”, nel momento in cui viene proposto un colloquio con uno psichiatra o con uno psicologo.

Ancora oggi ci si confronta con un sostanziale giudizio negativo circa certe forme di sofferenza psichica, vissute spesso con vergogna, come sintomo di follia o segno di debolezza.

Tutto ciò rischia di favorire una mancata o tardiva richiesta di aiuto, con il rischio di sviluppare un disturbo di natura cronica e persistente. 

eh già. Conosco con sicurezza persone altamente psicopatiche, che pur sapendo di stare male, continuano ad arrampicarsi sugli specchi pur di non farsi curare e prendere due stracazzo di medicine.

 

In questo senso mi piace inquadrare questi Disturbi psichici come una sorta di “incantesimo maligno” che ha colto la persona in un momento particolare della sua vita, e per il quale è possibile ricorrere a una serie di antidoti e di alleati tattici che possono aiutarci a romperlo e a ridimensionarlo, con grande beneficio soprattutto nelle fasi preliminari.

Si infatti.. oltre alle medicine (quelle giuste, per carità... che mi sono addormentato alla guida in autostrada più di due o tre volte), oltre alla chimica, serve anche la forza di volontà di mandare AFFANCULO l'incantesimo 

 

  • Quali sono i rimedi più efficaci nella cura dei Disturbi Depressivi?

 

A seguito di una rigorosa valutazione presso un Professionista qualificato, è possibile proporre strumenti che abbiano dimostrato buona efficacia clinica sul piano dell’interruzione dei sintomi e della prevenzione di eventuali ricadute o sviluppi futuri di nuovi episodi.

Principalmente tali trattamenti prevedono, a seconda dei casi, l’impostazione di una terapia farmacologica e/o lo svolgere un percorso di psicoterapia: in particolare, la terapia cognitivo-comportamentale sembra essere una di quelle con la massima efficacia documentata per disturbi depressivi lievi e moderati.

Soprattutto trovare dottori che sappiano darti risultati utili a partire da poche settimane

Nel prossimo post ne parlerò più nel dettaglio..

 

Dieci minuti di standing ovation

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono stato depresso per un bel periodo... vabbeh, c'è di peggio eh, tipo perdere le gambe in un incidente stradale o restare paralizzati..

è stata una merdosissima rottura di coglioni, capita, vaffanculo, tutto qui.

 

Se vedi che è da un due tre settimane che ti senti di merda, cerca aiuto prima di sprecare la tua vita chiuso/a in camera.. anche se i tuoi parenti/amici sminuiscono (un modo spontaneo per fuggire dal dolore), vai da un stracazzo di dottore per carità.

 

bene. ciao

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Dott.Mauro Grillini

Prima di passare a parlare di alcuni "antidoti" nei confronti dell'umore depresso, volevo un attimo stare sul significato che può rivestire il ricevere una diagnosi di "Depressione", motivo per il quale spesso la persona tarda nel richiedere un aiuto qualificato.

Al pari di altri disturbi mentali, una diagnosi di questo tipo si accompagna infatti ad uno stigma di fondo (http://www.stateofmind.it/2012/10/stigma-definizione-psicopedia/) che consiste in pratica in una serie di pregiudizi, spesso errati e poco rispondenti alla realtà effettiva, i quali tuttavia hanno il potere di condizionare tanto l'evolversi del quadro patologico, quanto il richiedere una tempestiva assistenza.

Tale stigma può essere più o meno direttamente veicolato dall'esterno, e/o essere portato avanti dalla stessa persona con depressione, quando non interiorizzato e considerato, in un certo senso parte integrante del proprio Sè.

Nella patologia psichica lo stigma agisce su almeno tre livelli:

  • Si disconosce la SOFFERENZA provata dalla persona, quando non la patologia stessa;
  • Si attribuisce alla persona un senso di invalidità STABILE e DEFINITIVO;
  • Si tende ad ignorare cause, meccanismi e il modo in cui si è sviluppato quel quadro;

In altre parole....un elevato livello di stigma contribuisce a ridurre e ostacolare una buona EMPATIA tra la persona con depressione e il mondo esterno in modo circolare e ricorsivo.

 

Cosa significa “avere la Depressione”?

 

Una diagnosi di Disturbo Depressivo può spesso comportare una serie di giudizi aggiuntivi sulla propria persona:

·“Essere matti”: l’equazione depresso=pazzo è purtroppo attualmente ancora molto in voga, fatto per il quale spesso si esita a chiedere aiuto proprio per non rivelare al mondo la propria condizione di presunta follia e sentirsi dunque giudicati ed emarginati. La persona può vivere il disturbo con forti sentimenti di vergogna personale che possono ulteriormente indebolire l’immagine di sé e l’autostima;

· “Essere deboli”: un altro pregiudizio comune vuole che la persona con Depressione sia in qualche modo debole, pigra, qualcuno che se avesse un po’ più di energia e volontà ce la può fare e invece non ce la fa ecc. Comuni, a tale proposito, emozioni di colpa e vergogna, che ancora una volta possono peggiorare il giudizio su di sé e mantenere la persona in uno stallo patologico;

·“E’ solo un capriccio”: spesso la persona con Depressione può manifestare un atteggiamento particolarmente sofferente che viene espresso mediante un ricorso frequente ad espressioni di lamento e impotenza. Questo può avere un effetto particolarmente forte nei confronti delle persone attorno, le quali, influenzate da queste comunicazioni molto pesanti e ricorrenti, vengono sollecitate sul piano dell’impotenza e su un senso di “non poter fare nulla” piuttosto che sul “tutto quello che faccio non va bene”, con prevedibili emozioni di sconforto e di irritazione; possono decidere, in questi casi, di ridurre i contatti con la persona con depressione oppure approcciarsi ad essa con imbarazzo e disagio, aumentando il senso di frustrazione generale e di non-comprensione reciproca.

·“Sei malato..poverino!”: in questo caso vi è un riconoscimento del disturbo depressivo, che tuttavia comporta un’ulteriore diagnosi “fantasma”, ossia quella del malato totale e cronico. Tale giudizio viene esteso a tutta la persona e comporta sentimenti di pena, di imbarazzo e di generale impotenza nei confronti della situazione, ai quali possono seguire condotte di evitamento o di aperto ostracismo, piuttosto che di un eccesso di attenzioni e un progressivo sostituirsi al malato nelle incombenze quotidiane, aumentando così il senso di incapacità personale e il senso di solitudine.

Inoltre, la persona con Depressione potrebbe essere meno appetibile per eventuali posizioni lavorative, aumentando così il rischio di isolamento sociale.

 

 

Come possiamo inquadrare in modo più utile queste situazioni?

 

Poiché questi pregiudizi possono ostacolare, e non di poco, il ricorso tempestivo ad aiuti qualificati che diano le migliori possibilità di “venirne fuori” al meglio…penso sia importante contrattaccare gli stereotipi visti in precedenza e suggerire chiavi di lettura più “umanizzanti” e nello stesso tempo “utili” sia per la persona con Depressione che per chi le sta attorno:

 

· Passiamo dal “sono Depresso” al “sto vivendo un Disturbo Depressivo”: si tratta di togliere dalla scena la persona, le sue qualità, i suoi pregi e difetti, il suo carattere, la sua unicità.

Con questo intendo che i sintomi depressivi possono essere letti più come un “sortilegio maligno” che non come tratti stabili di personalità o come elementi che hanno a che vedere con il senso di Sé più profondo.

Questo aiuta sia la persona con Depressione a fronteggiare meglio le percezioni che le occorrono, sia amici parenti e familiari, che con una visione di questo tipo possono mostrarsi più empatici ed emotivamente vicini alla persona, che a dispetto delle apparenze si trova spesso a cogliere questo clima emotivo rinnovato.

 

 

·Passiamo dal “non mi vogliono” al “fanno fatica a capirmi”: questo riguarda in particolare i rapporti con gli altri.

La persona con Depressione può spesso viversi come indesiderabile e leggere molti atteggiamenti neutri altrui come palesemente rifiutanti; altre volte i suoi stessi atteggiamenti possono involontariamente generare risposte di rifiuto reali, spesso legate alla fatica del sostenere per lungo tempo sensazioni di impotenza e sconforto.

Riconoscere questa difficoltà e darle la legittimità che merita, aiuta tanto il paziente a sentirsi più accolto quanto chi gli sta vicino ad assorbire meglio le dinamiche comunicative in atto, in modo da mettersi nelle condizioni di aiutare in modo più efficace.

 

 

·Passiamo da “andrà sempre così” a “ci sono anche bei momenti”: si tratta di imparare a cogliere tutti quei momenti quotidiani, anche piccoli, nei quali i sintomi mordono meno…oppure momenti nei quali la persona può uscire dalla patologia e sentirsi nuovamente serena e in buona salute; ciò permette di contrastare l’idea che la Depressione si accompagni necessariamente a un’invalidità permanente e stabile. Più “puntini sulle I” si trovano meglio è!!

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Giraluna
7 ore fa, ispettore Coliandro ha scritto:

una serie di pregiudizi, spesso errati e poco rispondenti alla realtà effettiva, i quali tuttavia hanno il potere di condizionare

Come al solito a quest'ora dovrei dormire. Invece sono qui a scrivere. Dico spesso che risponderò più tardi, infine non mi ubbidisco mai e scrivo. Scrivo quando tutto il mondo dorme ed io ne approfitto per risponderti con un pizzico di ... Non lo so ... Come se potessi guardare bene il mondo solo di notte, quasi all'alba, poco prima che la luce accechi tutto col suo bagliore. 

Sai Ispettore, leggere questo post mi ha fatto venire in mente l'arpa. È uno strumento difficile da trasportare, ma bello da vedere ed ascoltare. Ogni corda ha il suo colore e corrisponde ad una nota. 

La Depressione è come un'arpa: è scomoda da portare, ma se guardi negli occhi un depresso capisci cose di te che neanche tu sapevi di avere. Ed ogni reazione o flusso di coscienza che si scatena nell'osservato è di un colore diverso. Tutto ciò crea degli arpeggi indimenticabili. 

Fra i pregiudizi che hai elencato quelli che più mi vennero rivolti furono l essere debole e pazza. 

"Eh ... Sei fragile, sei sensibile ... Sei un tipo di persona che ha bisogno dei suoi tempi oppure non ce la fa".

Mi vengono rivolti ancora ora. Non mi condizionano più, ma lo hanno fatto per molto tempo. La debolezza che vedono, la pigrizia ci sono state altrimenti non me ne sarei rimasta a letto in uno stato pietoso, ma non perché non ce la facessi io. 

Stavo sopportando il carico di lerciume che occupa questo mondo. Un corpicino esile non può di certo farlo senza incorrere in conseguenze importanti. 

Il punto di osservazione cambia parecchio. Come scrissi ad Aivia, erano nove anni che attesi qualcuno che mi scrivesse quelle parole: a volte la depressione è solo l indice di qualcosa di molto brutto: capire troppo. Creeremo anche per te una piccola culla di mondo dove chi è intelligente e capisce troppo non finisca scorato. 

Non finisca scorato. 

A quelle parole ho pianto. Si, piango spesso perché sono più empatica di prima e sento più di prima. 

In questo mondo si viene scorati se si capisce dove alberga il marcio. Chi non ha vissuto una depressione guarda il depresso e vede raggruppati in lui tutti i pregiudizi di questo habitat innaturale. Invece non sa che è proprio lui ad averli e che la persona depressa se ne sta facendo carico perché egli si erge dietro barricate antiempatia, disumattizate, ridotte ad una pacca sulla spalla, ad un calcio in culo per darti una mossa che non c è tempo da perdere, oppure al silenzio più totale perché parlarne è peccato. 

Quindi a chi leggerà questo mio post ed è dalla parte di chi non ha vissuto una condizione di depressione voglio dare due consigli aggiuntivi a quelli esposti da te, Ispettore:

-  provate a mettervi nella condizione di chiedervi se la vostra forza sia corrispondente alla realtà oppure sia fasulla;

- non voltatevi dall'altra parte: andate dritti allo specchio e chiedetevi se i vostri occhi non siano poi tanto diversi dai suoi e se siete veramente voi l eroe che lo salva oppure lui che cerca di non farvi stare male facendovi vedere l intero abisso. 

Non sono consigli dati a caso. Ai miei genitori chiesi mille volte coi miei occhi di partecipare insieme a me alla vista di quell abisso. 

Non volevo essere guarita, ma accompagnata. 

Lo vedete quel mostro lì?

Quale? Non vedo nulla. 

Maddai è lì! Proprio accanto a quel signore. 

Tu sei pazza. 

Almeno io sono qualcuno. 

Tu invece sei sicuro di Esistere? 

Non restate fermi a guardare l'arpista che suona quel bellissimo strumento dal suono melodioso. Spostatevi di lato e chidetegli: certo però che sarai anche bravo a suonarla, ma quanto scomodo dev essere spostarla da un luogo all altro, eh?

Vedrete che lui prima di rispondervi vi sorriderà.

Modificato da Giraluna
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@ispettore Coliandro pur non avendo avuto personalmente a che fare con questa patologia, i tuoi scritti mi piacciono molto perché i depressi intorno a me ci sono sempre stati, quindi ben vengano i tuoi post sul tema

E in proposito ti chiedo una cosa. Ho notato che spesso chi ne sta uscendo tende a iper accentuare il comportamento opposto cioè mostrando stupore per cavolate o vedendo tutto bello e tutto buono intorno a sé: c'entra qualcosa con la depressione avuta o no!? Chiedo perché è un atteggiamento che tollero poco, cioè mi dà proprio il nervoso di pancia, un po' come alcuni ministri di culto del porgi l'altra guancia, siamo tutti fratelli, perdona il prossimo ecc ecc

Quindi questo atteggiamento buonista che per alcuni preti è dottrina, per chi sta uscendo dalla depressione è conseguenza del suo disturbo (e quindi mi armo di pazienza, e ci mancherebbe) o dipende da altro?

Grazie

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Dott.Mauro Grillini
25 minuti fa, EdoardoG ha scritto:

@ispettore Coliandro

Ho notato che spesso chi ne sta uscendo tende a iper accentuare il comportamento opposto cioè mostrando stupore per cavolate o vedendo tutto bello e tutto buono intorno a sé: c'entra qualcosa con la depressione avuta o no!? Chiedo perché è un atteggiamento che tollero poco, cioè mi dà proprio il nervoso di pancia, un po' come alcuni ministri di culto del porgi l'altra guancia, siamo tutti fratelli, perdona il prossimo ecc ecc

Quindi questo atteggiamento buonista che per alcuni preti è dottrina, per chi sta uscendo dalla depressione è conseguenza del suo disturbo (e quindi mi armo di pazienza, e ci mancherebbe) o dipende da altro?

Grazie

Da come lo descrivi mi sembra più un atteggiamento di negazione..un “mettersi gli occhiali rosa” per non vedere il nero

Che e’ un meccanismo che ha una certa utilità: di fronte a grosse sofferenze non sempre siamo subito preparati a gestirle..pertanto può servire una “ritirata strategica” per radunare le forze e affrontare la cosa in modo graduale..

in altre parole e’ un mezzo che più o meno consapevolmente serve a controllare le nostre emozioni..che se perdura oltre un tempo ragionevole impedisce di fatto di elaborare vissuti dolorosi sottostanti e passare oltre.

Nella mia esperienza ho visto che di solito chi esce dal disturbo depressivo ha un tipo di visione diversa: sembra più empatico sulla sofferenza propria e altrui e più compassionevole..dunque non nega le parti brutte ma riduce di molto i giudizi negativi su di se e sugli altri e i sentimenti di colpa e vergogna di cui parlavo prima. 

E ha un tipo di ottimismo più “rilassato” e meno pompato rispetto a quello “occhiali rosa style”..

non so se ti ho risposto..

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