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Suicidio


Edo

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gelsomino
5 ore fa, Giraluna ha scritto:

 

Finora ho sputato via gente come mi hanno sputata via. Il punto è capire per quale ragione dopo lo sputo mi sono sentita meglio o peggio a seconda dei casi e per quale motivo ho scelto lo sputo e non chesso ... un sorriso ed un saluto cordiale e come sarebbe/ come ragirei usando quest ultimo.

Fallo diventare un automatismo,  fai diventare un automatismo quello che ti fa stare bene.

ps.. il massimo sarebbe sputargli col sorriso.... sarebbe qualcosa di DIVINO!!!

 

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Giraluna
14 minuti fa, gelsomino ha scritto:

fai diventare un automatismo quello che ti fa stare bene.

Ciao Gelso!!! Da quanto non ci (in tal caso) citavamo! Come stai? 

Leggo con piacere che il tuo Savoir Faire non è cambiato. Molto bene. 

Per quanto riguarda il passaggio che ti ho citato: lo sto facendo anche a costo di apparire (tanto appunto sono solo apparenze) stronza, meschina ecc ecc. 

Tutta merda. 

17 minuti fa, gelsomino ha scritto:

. il massimo sarebbe sputargli col sorriso.... sarebbe qualcosa di DIVINO!!!

 

Uhm ... dissento. Anche se parli metaforicamente, non trovo femminile sputare col sorriso. Credo che il sorriso ci stia a prescindere, ma forse al posto di uno sputo opterei o per una pacca sulla spalla o una carezza sulla testa oppure in ultima un bacio sulla guancia. 

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gelsomino
40 minuti fa, Giraluna ha scritto:

 

Tutta merda. 

 

Non mi fa affatto paura la merda, mi fa paura la merda che si camuffa, che scambiamo per cioccolata.... che mangiamo ogni giorno e dobbiamo dire che ci piace...

che ha un buon odore, che è nutriente, perche' noi siamo personcine educate e rispettiamo le regole , basta ossessioni su quello che "potremmo/dovremmo" comunicare...

..i giudizi della merda.... le opinioni... un ossimoro..... l'hai detto prima...il "flusso" ...ilflusso....solo è importante

 

 

 

 

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Percival
2 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Sono attività che si possono apprendere, ma qualcuno le esercita volentieri, il leader ci si sente imbrigliato e si stressa orribilmente. 

Nel nostro mondo è tutto un po' cambiato perché siccome il mondo ci cambia sotto ai piedi ogni cinque anni, anche chi vive tutta la sua vita nella stessa abitazione è come se fosse in viaggio. 

Perché il teatro operativo cambia. 

Questo è estremamente stressante per i manager, dato che le loro regole devono cambiare, ed è la pace dei sensi per le figure leader. 

Secondo me oggi come oggi chi ha sangue da leader, ispiratore, esploratore, deve accogliere chi è nato manager e sostenerlo, sponsorizzarlo, mostrargli la via della flessibilità perché non si irrigidisca sui modelli che conosce già, e creare con essi, i manager, sinergie a somma positiva. 

Per questo, avendo io una vena leader (ma non manager) non mi permetterei mai di vedere questi individui importantissimi come braccia destre o sinistre, secondi in comando o simili. 

C'è chi si deve occupare di sviluppare (diverso da accrescere) il system e c'è chi è nato per consolidarlo e proteggerlo (o accrescerlo in situazioni di stasi del mondo conosciuto, un modello che funziona in un mondo statico si può accrescere, in un mondo in rapido mutamento accrescere significa implodere e crepare, solo lo sviluppo paga, come in viaggio.) 

Va da sé che se le persone sono gialle, i manager sono arancioni, e il leader è rosso, non è possibile una omologazione o integrazione totale del leader - lupo della steppa - con le persone, ma al massimo una comunicazione a mezzo manager (che parla la loro lingua).

Hai tirato fuori un concetto importante che ho trovato, espresso in altre parole, in un libro che sto leggendo proprio adesso.

 

Il mondo e ancor più la società in cui siamo immersi oggi sono per loro natura in costante mutamento.

Questo avveniva molto più lentamente fino a pochi secoli fa, tant'è che la tradizione orale, i modi di dire ed i luoghi comuni costituivano un'affidabile forma di sapere tramandabile alle generazioni successive.

Oggi il sapere e la conoscenza sono soggetti ad una rapidissima obsolescenza, tant'è che molte delle figure lavorative con competenze eccessivamente settoriali, non reinventabili, o ancor peggio automatizzabili, (fatta eccezione per alcuni mestieri "artigianali") sono destinate alla sparizione.

In un contesto del genere il manager, inteso come colui in grado di gestire, ottimizzare sistemi altrui che padroneggia, è diventato una figura fragile, zoppa, alla continua ricerca di stampelle cui appoggiarsi. Figure che un tempo potevano durare anni, se non decenni, mentre oggi si creano e spariscono nel giro di pochi anni, se non mesi (si pensi alla rapidità con cui falliscono vari business, start-up, ma anche aziende consolidate).

Perché fragile? Perché la sua capacità gestionale è solitamente settoriale e richiede del tempo per il padroneggiamento di QUEL sistema. Un manager di un'azienda idroelettrica avrà bisogno di tempo per imparare le regole del nuovo business da gestire. Tempo nel quale lo stesso business potrebbe essere fallito, o modificatosi.

Il manager puro, nel futuro prossimo, diventerà a mio modesto avviso un po' come una nave sballottata a destra e a manca dalle correnti.

 

A questo modello è opposta l'antifragilità del leader, dell'ispiratore, che in qualsiasi circostanza è in grado di reinventarsi ed esplorare nuovi sentieri alla ricerca di miniere d'oro (metafora dei business) da scavare in quanto, il vero asset, è lui stesso. Il leader dà il La, e sarà, nelle sue radici, lo "stesso La" per qualsiasi tipo di business o attività.

Una figura vincente in questo contesto di rapido mutamento è proprio quella che non teme il mutamento, ma lo cavalca, che sfrutta la rapidità dello stesso per saggiare diverse possibilità. Non si specializza troppo, e riesce ad percepire anticipare i flussi del mercato e i mutamenti della società, cavalcando l'onda delle nuove opportunità, piuttosto che temerle come una figura costantemente alla ricerca di sistemi da apprendere e gestire.

 

Ora, veniamo al punto.

Possiamo affermare che un leader è, approssimativamente, un manager di sé stesso che non ha voglia di gestire sistemi (sebbene sappia farlo) ma che trae piacere nel crearli, o ispirare gli altri a crearne.

Quindi, un leader è anche un manager.

Ma un manager è anche un leader?

Un manager.. Potrebbe essere una fase intermedia nello sviluppo di un leader?

Quello su cui sto riflettendo ultimamente è proprio il punto di intersezione tra queste figure.

Sicuramente ci saranno dei "manager" ai quali farà cagare creare, ispirare, scoprire, esplorare. Ma sono sicuro che ci siano anche manager che provino piacere nell'esplorazione, nell'ispirazione o nella creazione, PUR essendo in grado di fare i manager.

Anche la capacità esplorativa e di creazione sarà in parte innata e in parte coltivata con l'esperienza, il denaro e un network, ma una volta compreso il meccanismo, questo è facilmente riadattabile a qualsiasi situazione. E dunque mi sento di dire che la via probabilmente più vincente, al netto della società che ci circonda, per le figure dei manager, sia quella di esplorare il proprio lato leader.

Esplorarlo, per saggiare la sua esistenza, la sua eventuale consistenza, e scoprire come implementarlo nella propria vita.

Quel lato che, qualora genuinamente presente in loro, se sviluppato e coltivato li porterebbe a maggiori chances di successo e ad una vita (lavorativa e non) più stabile grazie all'intrinseca instabilità, che rende errori e mutamenti nell'ambiente operativo delle opportunità da cogliere, delle informazioni mediante le quali riadattarsi e reinventarsi, piuttosto che dei problemi da risolvere e la causa della ricerca di un nuovo sistema.

 

Qualora un cosiddetto "alpha" si scoprisse con attitudini puramente manageriali, sarebbe bene si mettesse sotto l'ala di un sistema decisamente antifragile (leader), o comunque molto ma molto robusto.

 

Per coloro che non hanno ancora decifrato bene la propria natura e si sentono in un certo qual modo in un limbo tra le due figure...

Mi sento di consigliare (e anzi.. di consigliarCI) di esplorare il proprio lato antifragile.

Modificato da Percival
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11 ore fa, Percival ha scritto:

A questo modello è opposta l'antifragilità del leader, dell'ispiratore, che in qualsiasi circostanza è in grado di reinventarsi ed esplorare nuovi sentieri alla ricerca di miniere d'oro

 

11 ore fa, Percival ha scritto:

Anche la capacità esplorativa e di creazione sarà in parte innata e in parte coltivata con l'esperienza, il denaro e un network, ma una volta compreso il meccanismo, questo è facilmente riadattabile a qualsiasi situazione. E dunque mi sento di dire che la via probabilmente più vincente, al netto della società che ci circonda, per le figure dei manager, sia quella di esplorare il proprio lato leader.

 

11 ore fa, Percival ha scritto:

Una figura vincente in questo contesto di rapido mutamento è proprio quella che non teme il mutamento, ma lo cavalca, che sfrutta la rapidità dello stesso per saggiare diverse possibilità.



Interventi interessanti quelli di Percival e V.

Io pero' continuo a sottolineare che sottovalutate l'aspetto "oratorio" dei leader. 

Le frasi quotate invece ritengo che siano utili proprio in funzione dell'argomento del thread. 

La creativita' e la capacita' di mutamento richiedono una dose di introspezione ai limiti della sopportazione. Insomma, queste persone hanno si' la forza di cambiare, di creare, ma non sono quelle persone con il sorriso stampato in faccia 365 giorni l'anno. 

Non quindi la mancanza di paura del mutamento. Solo gli sciocchi e gli incoscienti non hanno paura del cambiamento. Piu' che altro e' l'entusiasmo conferito dalle capacita' di lungimiranza, di progettazione, di calcolo ... Cio' che fa si' che queste persone siano in grado di capire "cosa accadra' se". E di conseguenza il coraggio (non orfano della paura) di seguire i propri istinti e le proprie ragioni soprattutto. Perche' queste persone sono prevalentemente razionali e quasi mai impulsive/emotive. 

Ma ripeto, c'e' un costo per tutto questo.  E questo lo si paga in termini di certezze ... 

La stabilita' emotiva¹ e' un altro fattore determinante per il successo. Ma anche questo fattore e' intrinsecamente legato alle proprie capacita' introspettive e alla capacita' di rimanere freddi quando si e' "dentro al tunnel" (vedi miei commenti sopra).


Tornando alla capacita' oratoria dei leader.

Pensate ad un Cesare incapace di comunicare alle sue truppe. Avrebbe mai sbancato in Gallia? Uno Scipione incapace di incoraggiare e caricare i propri legionari avrebbe mai dato filo da torcere al grande Annibale?

Napoleone Bonaparte cosa sarebbe stato se non avesse avuto quel fascino provocatore di innovazione, sviluppo, attenzione all'individualismo e carica avventuriera che ammalio' letteralmente mezza Europa? Al punto da generare fascino e ammirazione persino sui generali suoi avversari ...

O prendiamo un esempio recente. Un Barack Obama, senza quella capacita' oratoria che chiunque con un minimo di sale in zucca ha visto essere fuori dalla norma, avrebbe governato lo stato piu' potente del mondo per 8 anni di fila al punto da essere rimpianto dai piu' perche' non piu' eleggibile?

O un Winston Churchill ... Grande stratega, statista, politico. Colui che si fece beffe dell'esercito piu' forte del mondo (la Wehrmacht) con una semplice provocazione (bombardare Berlino per distrarli dagli obiettivi strategici).

E intanto leggete i diari segreti di Churchill e scoprirete quanto fossero grandi gli istinti suicidi che lo dilaniavano dentro a cui diede persino un nome ("cane nero").

Queste persone cos'hanno di diverso da un Van Gogh, anch'esso attratto irresistibilmente da quel senso di vuoto e insensatezza della vita? A mio parere solo le capacita' oratorie (e le intenzioni su come sfruttare queste capacita', visto che a Van Gogh fotteva un cazzo di circondarsi di masse di ebeti e seguiva totalmente la sua vena creativa).

_________________________

¹ Warren Buffet la elenca come uno dei primi fattori fondamentali per il successo.

Modificato da Karls
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Quando si attraversa la fase depressiva si perde qualsiasi voglia verso qualsiasi cosa. 

Cose che ci davano giovamento prima diventano inutili, pesanti, senza senso. 

La depressione e' una malattia della vita che colpisce principalmente chi ha capacita' introspettive elevate. 

La depressione, del resto, non e' uguale per tutti gli individui. 
Esiste una depressione di tipo lieve che consiste in stati di infelicita' vari che pero' non conducono a istinti di suicidio. E' una depressione piu' di tipo "sociale", che colpisce quelle persone dalla scarsa personalita'. Di queste persone, il mondo sviluppato ne e' pieno. 

Poi esiste un tipo di depressione che sta su un piano totalmente diverso. E' una depressione esistenziale, propria delle persone introverse, la quale quando ti colpisce ti cambia totalmente. Non sei piu' la stessa persona che eri prima che la depressione si manifestasse. Sei una persona totalmente diversa, sebbene nell'aspetto non sembrerebbe. 

Esistono molti studi condotti su questo tipo di depressione.
E' impressionante come quasi sempre la depressione esistenziale inizi proprio con i sentimenti di suicidio e di morte. 
E' come se un lampo in piena notte ti svegliasse. E in effetti e' proprio questo l'inizio. 

Inizi a svegliarti in piena notte senza sapere perche'. Ti svegli e basta. E iniziano ad entrare nella tua testa i pensieri della morte. Non lo sai neanche tu perche' ci stai pensando e all'inizio ti appare tutto strano. A tratti ti sembra di sognare. In realta' non stai sognando ... E' il lato piu' profondo di te che ti sta urlando da dentro che c'e' qualcosa di strano in questo mondo, perche' stai dando uno scopo a tutto, a domani, a quello che farai, a quello che penserai, tranne alla cosa piu' importante della quale ignori il senso. 

Vi sembrera' una cosa molto personale, ma e' impressionante come la casistica generale segua piu' o meno lo stesso andazzo. L'esordio e' praticamente lo stesso per tutti, persino l'eta' dell'esordio sembra un orologio svizzero per tutti.
Da questa spirale, se si e' curiosi per natura, si finisce per caderci dentro. E si dovra' fare i conti con le proprie paure, con i propri limiti e le proprie debolezze. 

Ma tutto nasce da un pensiero che non hai scelto consciamente. Ma era inevitabile che ti ci scontrassi un bel giorno per la natura e personalita' che hai. 
Le persone "normali" sono immuni da questo perche' sono ad un livello di conoscenza "inferiore", se vogliamo. 

Attenzione: questo non significa che ci sono persone migliori di altre. Sto dicendo che esistono livelli di conoscenza secondo una scala gerarchica (e' un concetto assai comune nell'estremo Oriente. Vedi culture indiana, cinese, giapponese).

Questo e' gia' di per se' sufficiente, dunque, per rivalutare la natura della domanda del thread, perche' si sta mischiando nello stesso calderone cose, persone e pensieri totalmente diversi tra loro. 
 

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8 ore fa, Karls ha scritto:

Quando si attraversa la fase depressiva si perde qualsiasi voglia verso qualsiasi cosa. 

Cose che ci davano giovamento prima diventano inutili, pesanti, senza senso. 

La depressione e' una malattia della vita che colpisce principalmente chi ha capacita' introspettive elevate. 

La depressione, del resto, non e' uguale per tutti gli individui. 
Esiste una depressione di tipo lieve che consiste in stati di infelicita' vari che pero' non conducono a istinti di suicidio. E' una depressione piu' di tipo "sociale", che colpisce quelle persone dalla scarsa personalita'. Di queste persone, il mondo sviluppato ne e' pieno. 

Poi esiste un tipo di depressione che sta su un piano totalmente diverso. E' una depressione esistenziale, propria delle persone introverse, la quale quando ti colpisce ti cambia totalmente. Non sei piu' la stessa persona che eri prima che la depressione si manifestasse. Sei una persona totalmente diversa, sebbene nell'aspetto non sembrerebbe. 

Esistono molti studi condotti su questo tipo di depressione.
E' impressionante come quasi sempre la depressione esistenziale inizi proprio con i sentimenti di suicidio e di morte. 
E' come se un lampo in piena notte ti svegliasse. E in effetti e' proprio questo l'inizio. 

Inizi a svegliarti in piena notte senza sapere perche'. Ti svegli e basta. E iniziano ad entrare nella tua testa i pensieri della morte. Non lo sai neanche tu perche' ci stai pensando e all'inizio ti appare tutto strano. A tratti ti sembra di sognare. In realta' non stai sognando ... E' il lato piu' profondo di te che ti sta urlando da dentro che c'e' qualcosa di strano in questo mondo, perche' stai dando uno scopo a tutto, a domani, a quello che farai, a quello che penserai, tranne alla cosa piu' importante della quale ignori il senso. 

Vi sembrera' una cosa molto personale, ma e' impressionante come la casistica generale segua piu' o meno lo stesso andazzo. L'esordio e' praticamente lo stesso per tutti, persino l'eta' dell'esordio sembra un orologio svizzero per tutti.
Da questa spirale, se si e' curiosi per natura, si finisce per caderci dentro. E si dovra' fare i conti con le proprie paure, con i propri limiti e le proprie debolezze. 

Ma tutto nasce da un pensiero che non hai scelto consciamente. Ma era inevitabile che ti ci scontrassi un bel giorno per la natura e personalita' che hai. 
Le persone "normali" sono immuni da questo perche' sono ad un livello di conoscenza "inferiore", se vogliamo. 

Attenzione: questo non significa che ci sono persone migliori di altre. Sto dicendo che esistono livelli di conoscenza secondo una scala gerarchica (e' un concetto assai comune nell'estremo Oriente. Vedi culture indiana, cinese, giapponese).

Questo e' gia' di per se' sufficiente, dunque, per rivalutare la natura della domanda del thread, perche' si sta mischiando nello stesso calderone cose, persone e pensieri totalmente diversi tra loro. 
 

Riporto un caso reale.

Io ho sofferto di depressione molto pesante per più di un anno, non so di che tipo fosse. Stavo a letto 24 ore su 24 e quando mi alzavo per andare al cesso o per mangiare qualcosa era un disagio. Mi rintanavo proprio, chiuso in camera al buio con lenzuolo e coperata fin sopra la testa, nel letto, immobile.

Non riuscivo ad uscire di casa, nemmeno in terrazza, mi sentivo debolissimo e affranto ma il peggio arrivava col tramontare del sole. Lì provavo un sentimento di tale sofferenza che nemmeno ricordo bene perchè in parte ho rimosso, un dolore emotivo talmente forte da essere indescrivibile a parole.

Spesso in quei momenti stavo cenando ma ricordo che nemmeno riuscivo a tornare nel letto. Stare a letto e tenere la coperta a difesa come uno scudo alleviava in parte il dolore. E' stato un periodo devastante e vi assicuro che non è possibile spiegarlo a parole, lo capisci solo se lo provi. Non riuscivo a muovermi ma avevo una specie di tic nervoso alla gamba, ricordo che la facevo saltellare sul piede di continuo, stavo zitto, impassibile, qusi incapace di parlare. Ogni piccolissima variazione nell'ambiente (televisione che sbraita merda  all'improvviso, rumori o suoni o altre cose improvvise ecc..) mi provocavano una marea sproporzionata di sensazioni negative che però mi lasciavano impassibile e immobile esternamente. Il vero caos movimentato era dentro di me però non volevo morire, questo lo ricordo, volevo solo uscire da quell'inferno. 

Mi ricordo vagamente come tutto è iniziato, ma non ricordo come poi sia finito. L'importante è che è finito.

 

 

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