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Suicidio


Edo

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AmandaSlave
7 ore fa, Dexter78 ha scritto:

La questione sociale del suicidio diventa importante a partire dagli studi di Durkheim. Che ha mostrato come i tassi di anemia e la forza dei legami sociali contribuisce all'aumentare o al diminuire del fenomeno. 

Leggendo il thread infatti la prima cosa che mi è venuta in mente è proprio il suicidio egoistico di Durkheim.

Appunto, in soldoni per suicidio egoistico D. intendeva un suicidio dovuto a una condizione di alienazione dell'uomo dalla società. L'uomo che si ritrova senza un ruolo ben definito, legami sociali e regole e leggi da rispettare, finisce per sentirsi inutile per la società. Da qui, frustrazione, depressione, impotenza, emarginazione...che portano al suicidio.

Ho pensato a questo perché in merito cita anche il matrimonio, come forma di organizzazione e inclusione sociale.

Fa delle statistiche in cui emerge una percentuale più alta di suicidi tra gli uomini che divorziano (perché appunto con il divorzio perdevano ruolo/regole/inclusione), mentre per le donne era diverso perché dal divorzio ottenevano evasione da una condizione sostanzialmente di sottomissione e più libertà. 

Per le coppie che hanno figli i suicidi sono marginali, perché ci sono più responsabilità in gioco che rendono vivo e attivo l'uomo. Se vogliamo è un po' il pensiero attuale secondo cui se hai figli non devi lasciarli nei guai, anzi proprio i guai dovrebbero spronarti ad andare avanti 

 

(P.s @EdoardoG, su questo argomento dovrei avere ancora un pdf di un esame di sociologia, se ti interessa e lo ritrovo te lo mando in pvt)

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Gainsbourg
28 minutes ago, purple pill said:

per te.  

io invece ricordo, qualche anno fa, di aver assistito (anche tramite racconti di chi gli era vicino) alla parabola discendente di uno che stava attraversando una crisi personale gravissima. Solo che detta crisi si è consumata in uno di quei contesti in cui la gente trova molto divertente vedere qualcuno in difficoltà, perfino quando si tratta di un "amico".. Anche perché sto tizio, come tutti quelli che stanno andando via di testa, qualche uscita infelice all'inizio la fece.  Poi, il giorno che si è impiccato, allora pianti, discorsi di circostanza, grandi lodi postume.  Il solito festival delle cazzate. 

e ti posso dire altresì  che qualche mese fa, parlando in termini generali, scrissi su questo forum che in determinate circostanze (che ora non è importante spiegare) c'era chi era arrivato a togliersi la vita. E so per certo che un bamboccetto che a malapena conosco, leggendo quella roba, probabilmente ha voluto equivocare, intendendo che quello con le tendenze suicide fossi io. E a quanto pare la cosa l'ha trovata pure divertente. Divertente tipo battutine e tormentoni.

il problema è che il bamboccio ha equivocato.

Io ad ammazzarmi non ci ho pensato un secondo in vita mia.  A 17 anni durante un fermo di polizia mi sono ritrovato con il ferro sotto il naso, a 22 mi hanno proprio sparato addosso, e di merda in vita mia ne ho mangiata così tanta che metà bastava, ricagandola pure sotto forma di zucchero, ogni tanto.  E magari la prossima volta lo zucchero insegniamo a cagarlo a lui, chi lo sa

 

 

 

Come ebbi modo di scrivere in qualche altro post, il dolore è un fatto privato

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Gainsbourg
42 minutes ago, EdoardoG said:

Mi sto riscoprendo sempre più stoica

Più che stoica direi socratica,

solo che la cicuta preferisci farla bere agli altri 🙂

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gelsomino
8 ore fa, EdoardoG ha scritto:

Che ne pensate? Risucite a formirmi elementi per capire perché il suicidio è un problema sociale? 

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Pinko_de_Palla
1 ora fa, ^'V'^ ha scritto:

 

E' un'opinione, un'altra opinione non meno degna di rispetto è che sia gente che ha le palle, se la fa finita sul serio. 

Anche "avere tutto" è molto soggettiva come sensazione. 

Magari visto da una donna uno che ha casa di proprietà, lavoro in banca, moglie coetanea e due figli è uno che ha tutto. 

Visto da altri è uno che ha perso tutto. 

Vivere è una condanna non scelta, non è che uno sceglie di essere messo a combattere in questa arena e poi si rimangia la decisione. 

Per quanto non vedrei come debole a prescindere uno che rimangia una decisione, ma come libero e flessibile mentalmente, non inutilmente testardo. 

Tuttavia vivere non è una scelta, qualcuno tira lo sciacquone ed eccoti maledetto al mondo. Dovresti essere libero di scegliere che non fa per te. 

Se anche si trattasse di debolezza, personalmente non ritengo illegale, immorale o vietato essere deboli, pure questa però è un'opinione. 

Ognuno dovrebbe avere il diritto di gridare la sua debolezza come può, magari anche provando a far capire che esiste per una volta nella vita, senza che le donne dicano che ha rotto il cazzo perché ha fatto tardare di mezz'ora un treno e che era un debole per cui si fottesse. 

Dovrebbe. 

Poi magari il treno lo ha fatto ritardare apposta perché per una cazzo di volta qualcuno si accorgesse che esisteva. O che non era un bancomat. 

Che era ancora vivo quando lei gli ha fatto quello che gli ha fatto per noia mista a divertimento misto a senso di controllo di cui vantarsi con le amiche. 

Dato che ad un telefono bloccato non puoi, per definizione, dire che esisti. 

Magari. 

Beh, questo è di oggi, è di una delle 4 persone che negli ultimi anni ho preso per i capelli ad un cm oltre la fine: 

 

Orrore.jpg

 

 

 

 

strano che malgrado tu parli sempre della morte (anche attraverso allusioni ) sembri così attaccato alla vita. Che sia una sorta di contrappasso mentale?

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^'V'^
2 ore fa, Pinko_de_Palla ha scritto:

strano che malgrado tu parli sempre della morte (anche attraverso allusioni ) sembri così attaccato alla vita. Che sia una sorta di contrappasso mentale?

 

 

 

 

 

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iPaq
15 ore fa, EdoardoG ha scritto:

semmai cercherei in tutti i modi di fare in modo che con il suo gesto non intralci la vita degli altri

Empatia, questa sconosciuta. Perché certo, come no, il problema è il ritardo del treno.

Mi è stato insegnata una cosa, fin da piccolo: "solo alla morte non c'è rimedio". Fanne tesoro anche tu.

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Mindlover

Il grande Albert Camus scriveva così nell'incipit de "Il mito di Sisifo" :<<Vi è solamente un problema filosofico veramente serio: quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta, è rispondere al quesito fondamentale della filosofia>>.

La questione del suicidio è una questione universale, acrona e totalmente "umana". Non dipende da religioni, chiesa o Pil di una nazione. Il suo segreto si nasconde nella natura dell'uomo, e qui risuonano le parole di Camus :" Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta.". Perché un essere umano che per sua stessa natura tende all' autoconservazione, decide in ultima istanza di farla finita? E' tristezza? E' depressione? E' follia?

Sono d'accordo quando si dice che uno potrebbe tranquillamente togliersi la vita senza dare impiccio al prossimo, ma se riflettiamo bene il suicidio in molti casi è un'ultima ed estrema richiesta d'aiuto. La lucidità in quei casi, spesso, lascia il tempo che trova. E se pensiamo ancora meglio, forse per quelle persone buttarsi sotto un treno in corsa non assume la stessa valenza che ha per noi, e cioè quella di disturbatore della quiete comune, ma quella di un forte grido di aiuto, che non si consuma nell'ombra della propria cameretta o appeso a una trave del proprio garage e che si cerca di far udire a degli esseri umani come noi. Noi sempre presi dalla nostra velocità... Si cerca di dirci :" Ehi fratello... In questo mondo sono passato anche io.."

In definitiva il suicidio, qualsiasi sia la tua nazione, il tuo status sociale o la tua religione rimarrà sempre, perché almeno per me, il suicidio e la visione della morte, e' la più grande libertà che questa vita ci ha concesso. 

Mind

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Giraluna
51 minuti fa, iPaq ha scritto:

Empatia, questa sconosciuta.

Lo sto notando anche io. Da brividi.

Ieri mattina mi sono svegliata con un linfonodo ingrossato. 

Ma come dottore? Non sono stata con nessuno. Non ho frequentato posti ad alto rischio batteri ecc.

Non c entra. È nell aria.

Faccio le analisi. Il referto dopo cinque giorni. 

Se ne gonfia un altro nel pomeriggio. Un po preoccupata chiamo il dottore per un consulto. 

Non ti preoccupare. È sicuramente un'infezione. 

Conosco il mio dottore: se fosse stato grave non mi avrebbe detto di stare tranquilla. Eppure, per quanto sappia di avere un dottore top e che posso davvero tranquillizzarmi, non voglio aspettare cinque giorni. Sono troppi. Il primo medico sono io. 

Ho chiesto al centro analisi dove ho fatto il prelievo di sangue se potesse venire anticipato l esito: "Perché sa, si ingrossano velocemente". 

Chiedo, signorina. 

Attendo con speranza. 

Si, signorina. Domani pomeriggio può venire a ritirarlo. 

Davvero?

Certo!

Grazie infinite. A domani. 

Ho recuperato cinque giorni. Oggi saprò che ho. Non so perché ne facciano passare così tanti per un esito, ma qualcuno ieri credo abbia compreso la mia preoccupazione. Avrebbero potuto dirmi Lunedi. Ed era ciò che pensavo. Invece gia oggi saprò la verità. 

Anche stando attenti una mattina ti svegli e può andare tutto a puttane per ragioni che non si possono controllare. Almeno incontrare chi non ti giudica ma capisce ed empatizza rende tutto meno amaro. 

Se uno si suicida a me non farebbe pena ne mi disturberebbe il fatto che possa aver intralciato la percorrenza ferroviaria. Molto probabilmente in privato ne piangerei il fatto. 

Ieri c era. Oggi non più. Oggi non ha trovato chi ha davvero empatizzato con lui. 

Un gran peccato. 

Modificato da Giraluna
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