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Aumentare l'autostima di una donna


P.P.

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Sono curioso di vedere cosa esce fuori da questo 3d 

Personalmente mi sono già rotto i coglioni (nella mia poca esperienza) di avere intorno donne che non fanno ciò che vogliono o lo fanno e poi devono sentirsi in colpa davanti a tutti. Il tutto per avere l'approvazione di quattro sfigati subumani.

Allora la domanda è: 

Come aumentare l'autostima di una donna? Come aumentare il suo senso di potere personale?

 

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Mettendo nella condizione di non nuocere i subumani che ci giudicano e ai quali vogliamo piacere. Come? Non saprei proprio

Però come spesso abbiamo detto, femina feminae lupa cioè la donna è la prima nemica delle sue simili anche se sono convinta che si tratti di donne senza una direzione, quindi dando una direzione alla donna lei non sarà più nemica della vicina ma complice. 

Dico complice perché le donne sono rivali per natura quindi non potranno mai essere intimamente amiche e pronte sempre a darsi per il benessere dell'altra ma occorre che ci sia un patto che possa interessare a entrambe: ecco la complicità

Mentre scrivo ho in mente il bellissimo film Thelma e Louise, adoro le donne complici

Quindi direi: maschi connessi che devono far capire qual è la linea da seguire ai subumani; maschi connessi che danno una direzione alle donne (anzi le portano a seguirla perché molte donne forse quasi tutte devono essere indotte a una cosa lasciando loro l'illusione di esserci arrivate da sole); femmine con una direzione che danno motivo alle altre femmine per essere complici

Siccome siamo ancora in un periodo in cui la subumanità regna sovrana, direi che intanto i maschi connessi diano la direzione alle donne dicendo loro di non raccontare alle amiche ciò che hanno vissuto nemmeno per tutto l'oro del mondo. Io per ora faccio così e mi trovo bene, faccio quello che mi va (parlando in quest'ambito) e non ho rotture. Condivido con una sola persona di sesso femminile ciò che vivo e pure in maniera sporadica perché la vedo e sento pochissimo, per il resto se voglio tenere il punto della situazione tengo un diario (cartaceo) e non mi manca per nulla confidarmi con le mie amiche anche perché non sono troppo connesse, anzi direi poco e ragionano per modelli standard. So che darei in pasto alle persone sbagliate la mia vita, quindi non mi viene neanche da farlo e non farlo non mi priva proprio di nulla. Però riconosco di aver la fortuna (in questo caso) di non aver la necessità di raccontare ciò che faccio o di consultarmi con le amiche prima di rispondere a uno in chat quindi non ne sento nemmeno il bisogno però riconosco che ci sono caratteri che contrariamente a me, hanno bisogno di esternare e farsi consigliare quindi non saprei se il mio metodo vale per tutte

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Giraluna
4 ore fa, P.P. ha scritto:

Come aumentare il suo senso di potere personale?

L altro giorno sono in coda alla posta quando il tizio di fronte a me inizia a parlarmi dal nulla cosmico più assoluto. Ci scambiamo quattro chiacchiere nel frattempo che si screma la mole impressionante di gente che c è. È stato piacevole attendere conversandoci. Di solito colgo questi momenti per osservare l ambiente circostante invece quella volta fu l ambiente a venire da me. Una situazione simile si replicò anche al supermercato, con un uomo più adulto - azzardo oltre i 40 - che cercò il contatto verbale nel reparto frutta e verdura. 

Questo tipo di episodi non erano ancora accaduti nella mia vita. Ciò mi ha fatto riflettere sul prima e dopo in relazione a me. 

Ho sempre avuto un indole peperina e poco incline a conformarsi. Perciò per quanto riguarda me il lavoro da fare era calmare questa ribellione interiore e saperla gestire funzionalmente all interno di questa società. Ora che sto procedendo in tal senso penso a come ci sono arrivata e grazie a chi e cosa. 

Grazie soprattutto a me stessa il giorno in cui scelsi di abbassare il freno a mano con cui conducevo la mia vita per vedere che accadeva. Appena lo feci incontrai personaggi più o meno connessi, che in qualche modo mi consigliarono in soldoni di buttarmi definitivamente e con determinazione a sconfiggere gli ultimi residui di paura che avevo. Ora agisco davvero e non come pensavo di fare prima, quando agivo, certo, ma appunto col freno inserito a metà. 

Loro sono stati in grado di aumentare il mio potere personale scopandomi molto bene e facendo uscire una donna seducente e potente. Questo poi ha influenzato il mio aspetto emotivo, rafforzato dal fatto che durante il sesso ero veramente libera di Essere chi volevo, anche una timidona un po scettica sulla venuta (ahahah! Gioco di parole 😂) di certe posizioni per pippotti mentali suoi.

Si tratta di un processo lento e del tutto soggettivo che dipende molto da come veniamo scopate, secondo me. Se ci rifletto un attimo penso che sono sempre stata scopata bene, ma è stato solamente quando poi sono riuscita a squirtare che ho iniziato a sentire l inizio di un cambiamento decisivo. Come se squirtare avesse decretato l abbassamento reale e totale del freno a mano che prima, pur convinta di averlo se non altro poggiato, era in realtà ancora a metà. Da li in poi il mio potere è cresciuto esponenzialmente. Mi sono messa più in discussione di prima ed ora, complici anche quei due episodi scritti all inizio, noto un approccio diverso rispetto a prima. 

Quindi per esperienza diretta posso rispondere così alla domanda: scopandola al meglio delle proprie possibilità, andando a liberare in lei tutta la sessualità sopita poiché sarà la miccia che farà esplodere un fuoco che molto probabilmente incendiera ogni sua resistenza. 

Certo non è un lavoro semplice: servono una complicità ed una indole non indifferenti. Aspetti che ora vengono molto soffocati e sopiti nel tempo da questa società. Per cui credo che l approccio più funzionale sia quello di lasciarla fare a modo suo il sesso ed eventualmente guidarla a dare più piacere.

Una donna sempre attenta a non commettere errori o una molto attaccata alla sua reputazione - che durante il sesso possono equivalere a poca empatia e complicità come a eccessiva apprensione - non è libera per davvero neanche nell intimità ed un'azione che può aumentarle l autostima è lasciarla commettere le sue gaffe soprattutto in questo ambito per guidarla a migliorarsi. 

Se poi è proprio restia ad essere guidata, allora semplicemente next. Oltre un certo punto aspettarsi che una ciambella sia in grado di scavarsi il buco da sola per far entrare cazzi di valore non è più funzionale. 

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gold86
9 ore fa, P.P. ha scritto:

Sono curioso di vedere cosa esce fuori da questo 3d 

Personalmente mi sono già rotto i coglioni (nella mia poca esperienza) di avere intorno donne che non fanno ciò che vogliono o lo fanno e poi devono sentirsi in colpa davanti a tutti. Il tutto per avere l'approvazione di quattro sfigati subumani.

Allora la domanda è: 

Come aumentare l'autostima di una donna? Come aumentare il suo senso di potere personale?

L'autostima si aumenta rendendo un soggetto consapevole del proprio valore e delle sue capacità in quanto singolo.

Accompagnare una donna in questo percorso implica che, una volta che si sentirà sicura di sé, sarà inevitabilmente spinta dalla voglia di sperimentarsi come singolo.

Con ovvie conseguenze per il buon samaritano che, volendo farle da padre, l'ha spinta a crescere.

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Giraluna
10 minuti fa, gold86 ha scritto:

Accompagnare una donna in questo percorso implica che, una volta che si sentirà sicura di sé, sarà inevitabilmente spinta dalla voglia di sperimentarsi come singolo.

Questo lo posso confermare per esperienza diretta, come posso anche scrivere che quanto sotto:

10 minuti fa, gold86 ha scritto:

Con ovvie conseguenze

Sia del tutto soggettivo. Non tutte se ne vanno via dimenticando con chi è iniziato tutto. Certo, la tendenza maggiore è che le strade si dividano, ma non è la regola che sia sempre così. Quindi forse è più costruttivo tenere sempre le antenne ben issate non dimenticandosi quale sia la tendenza, tuttavia non in modo così rigido da tramutarla in una regola assoluta. Dipende sempre dalla situazione e dal vissuto della donna che si va ad accompagnare. 

Modificato da Giraluna
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gold86
39 minuti fa, Giraluna ha scritto:

Sia del tutto soggettivo. Non tutte se ne vanno via dimenticando con chi è iniziato tutto. Certo, la tendenza maggiore è che le strade si dividano, ma non è la regola che sia sempre così. Quindi forse è più costruttivo tenere sempre le antenne ben issate non dimenticandosi quale sia la tendenza, tuttavia non in modo così rigido da tramutarla in una regola assoluta. Dipende sempre dalla situazione e dal vissuto della donna che si va ad accompagnare. 

Provo ad argomentare meglio.

Un rapporto che nasce su tali basi, in cui lui/lei è il "padre" o la "madre" è con tutta evidenza sbilanciato.

In quanto l'altro non può che essere il "figlio" o la "figlia".

Manca, in buona sostanza, l'elemento principale: la parità.

Ora, è ben vero che si può accompagnare un soggetto ad una maggiore consapevolezza ed indipendenza (anche) emotiva, ad un maggiore contatto con se stesso, ad un livello superiore.

Ma le basi, nel frattempo, sono sempre quelle.

E il "figlio" che cresce, e percepisce una nuova forza fluire in lui, prova una (giusta e sacrosanta) spinta a mettersi alla prova, uscendo dal nido e spiccando il volo.

Altrimenti il "percorso" non potrà mai dirsi concluso.

Per completarlo DEVE tagliare il cordone ombelicale, DEVE assolutamente.

Ciò non significa che dimenticherà il proprio mentore, anzi.

Ma questo ritengo sia un altro paio di maniche. 

Senza contare che anche il mentore dovrebbe chiedersi perché ha preferito lo sbilanciamento alla parità... E forse (in questo caso il dubbio me lo pongo sempre) la risposta può anche essere la sua bassa autostima che lo porta ad essere appagato nel sentirsi importante e "superiore". 

Modificato da gold86
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Giraluna

@gold86

Interpretazioni tue e sacrosante. Condivisibili o meno. Tue, appunto. 

Io per esperienza personale non l ho vissuta come tale. Chi mi ha accompagnato non era mio "padre", ma il mio amante; più esperto e dunque più funzionale a mostrarmi (e non impormi) quello che ancora non conoscevo. 

Vuoi forse confermare tu per me che ero sua figlia e lui mio padre? O che con tutta evidenza come scrivi si tratti unicamente di  rapporti sbilanciati?

Se ne hai vissuto uno di questo genere ed è stato altamente sbilanciato non credo valga come regola evidente. In particolare perché, come leggi ora, io porto la cosa ad essere osservata da un'altra dimensione in base al mio di vissuto. Poi ognuno decide che conclusioni trarne, ovviamente. 

Credo si tratti di responsabilità e scelte. Se si sceglie di accompagnare (e non di educare come padre figlia) allora bisogna assumersi anche oneri e conseguenze che ciò comporta. Allo stesso modo chi chiede di essere accompagnato dovrebbe non adagiarsi sugli allori.

Il cordone ombelicale va certamente reciso, ma non in un'ottica tossica quanto più nel riconoscimento paritario di cui scrivi, ossia io ora sono più sicura grazie alla frequentazione avuta con x tizio che mi ha accompagnata (e ribadisco non educata come padre figlia), ma se un giorno ci si ribecca - ed anche qui non è detto che sia lei ad andarsene - ci sarà sempre quel rapporto soggiacente di più esperienza da parte dell altro perché all epoca dei fatti ne aveva obbiettivamente di più, quindi anche poi ne avrà sempre di più; tuttavia sarà ridimensionato il valore delle singole persone.

I giochi possono sempre venire ripresi. Il per sempre (inteso anche in accezione negativa) non esiste.

Ci sarà un distacco solo fisico. Per quanto riguarda quello mentale sarà semplicemente riadattato in base alle esperienze vissute nel frattempo. La base, come ho appunto scritto sopra, resterà quella di uomo esperto feat piccola donna che cresce. 

A volte si tratta davvero solo di assumersi le proprie responsabilità dopo aver fatto una scelta/richiesta e riportare a dimensione d uomo la faccenda poiché spesso la ingigantiamo, ricamandoci parecchio sopra. 

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gold86
51 minuti fa, Giraluna ha scritto:

@gold86

Interpretazioni tue e sacrosante. Condivisibili o meno. Tue, appunto. 

Io per esperienza personale non l ho vissuta come tale. Chi mi ha accompagnato non era mio "padre", ma il mio amante; più esperto e dunque più funzionale a mostrarmi (e non impormi) quello che ancora non conoscevo. 

Vuoi forse confermare tu per me che ero sua figlia e lui mio padre? O che con tutta evidenza come scrivi si tratti unicamente di  rapporti sbilanciati?

Se ne hai vissuto uno di questo genere ed è stato altamente sbilanciato non credo valga come regola evidente. In particolare perché, come leggi ora, io porto la cosa ad essere osservata da un'altra dimensione in base al mio di vissuto. Poi ognuno decide che conclusioni trarne, ovviamente. 

Credo si tratti di responsabilità e scelte. Se si sceglie di accompagnare (e non di educare come padre figlia) allora bisogna assumersi anche oneri e conseguenze che ciò comporta. Allo stesso modo chi chiede di essere accompagnato dovrebbe non adagiarsi sugli allori.

Il cordone ombelicale va certamente reciso, ma non in un'ottica tossica quanto più nel riconoscimento paritario di cui scrivi, ossia io ora sono più sicura grazie alla frequentazione avuta con x tizio che mi ha accompagnata (e ribadisco non educata come padre figlia), ma se un giorno ci si ribecca - ed anche qui non è detto che sia lei ad andarsene - ci sarà sempre quel rapporto soggiacente di più esperienza da parte dell altro perché all epoca dei fatti ne aveva obbiettivamente di più, quindi anche poi ne avrà sempre di più; tuttavia sarà ridimensionato il valore delle singole persone.

I giochi possono sempre venire ripresi. Il per sempre (inteso anche in accezione negativa) non esiste.

Ci sarà un distacco solo fisico. Per quanto riguarda quello mentale sarà semplicemente riadattato in base alle esperienze vissute nel frattempo. La base, come ho appunto scritto sopra, resterà quella di uomo esperto feat piccola donna che cresce. 

A volte si tratta davvero solo di assumersi le proprie responsabilità dopo aver fatto una scelta/richiesta e riportare a dimensione d uomo la faccenda poiché spesso la ingigantiamo, ricamandoci parecchio sopra. 

La mia argomentazione voleva supportare l'iniziale risposta all'autore del topic stanco, da ciò che ho letto, di interfacciarsi con individui scissi (e sai meglio di me quanti ve ne siano).

Su queste premesse ho risposto, perché nel caso di specie si tratterebbe di "educare", non di "accompagnare" una donna in un processo comunque già in atto.

Come hai detto bene tu, "educare" è sicuramente da padre.

Veniamo alla questione più spinosa: "accompagnare" un soggetto nel suo percorso di crescita è da padre o da partner?

Qui per la risposta non posso che affidarmi alla mia (soggettiva e opinabile) esperienza.

Credo che una risposta sia, "dipende dalla differenza di livello", per la cui individuazione mi affido, personalmente, al mio sentire.

Possiamo infatti fare tutte le elucubrazioni del mondo, ma alla fine se la testa non è al servizio della pancia saltiamo in aria (uomini e donne) e se non percepisci (già da principio) una "parità sostanziale" (la "parità assoluta" non la considero) ma ti ritieni un soggetto "troppo" avanti o "troppo" indietro rispetto all'altro, c'è un problema nella relazione.

Ma credo anche che dipenda anche dai "modi" in cui si accompagna, preservando la libertà dell'altro ma conservando la propria, di libertà e autostima.

D'altronde, per accompagnare, entrambi devono già aver chiaro sia di essere "in moto" sia che "la direzione è comune", altrimenti è un'altra cosa.

Solo un padre, infatti, sta vicino ad ogni costo alla propria figlia e la ama incondizionatamente (su questo, e sulla connessione con il mantenimento dello "zerbino" di turno si potrebbe scrivere un libro).

Sostanzialmente si tratta di un campo minato in cui perdere l'equilibrio (e la parità) è un attimo.

Ciò posto, non conoscendo la tua storia citata, non mi sento di aggiungere altro. 

 

Modificato da gold86
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Giraluna
8 minuti fa, gold86 ha scritto:

La mia argomentazione voleva supportare l'iniziale risposta all'autore del topic stanco, da ciò che ho letto, di interfacciarsi con individui scissi (e sai meglio di me quanti ve ne siano).

Su queste premesse ho risposto, perché nel caso di specie si tratterebbe di "educare", non di "accompagnare" una donna in un processo comunque già in atto.

Si tratta di esperienze personali, del tutto opinabili, che vertono su tendenze e non su regole assolute. Non dimentichiamocelo. Non ha scritto di educare bensì ha chiesto come aumentare l'autostima femminile ed il potere personale delle tipe. Questi aspetti sono estraibili in diversi modi, non unicamente educando. Non è detto dunque che si tratta nel caso di specie di educare.

Il termine educare deriva da educere e significa tirare fuori quello che già si ha, a cui aggiungo a discrezione di ambo le parti e della situazione. Quindi non è detto che alla tipa serva tirare fuori questo fantomatico "che già ha" - può stare bene anche nella sofferenza per quanto ci riguarda - come può essere che quello che già ha scoperto e mostrato sia di valore, ma non sufficiente a valorizzare me medesimo.

11 minuti fa, gold86 ha scritto:

accompagnare" un soggetto nel suo percorso di crescita è da padre o da partner?

se non percepisci (già da principio) una "parità sostanziale" (la "parità assoluta" non la considero) ma ti ritieni un soggetto "troppo" avanti o "troppo" indietro rispetto all'altro, c'è un problema nella relazione.

Nella mia esperienza non è stato né da padre né da partner. Ho riconosciuto un valore a lui tale che gli chiesi se, oltre al mero scopalizio, ci poteva anche essere un accompagnamento. All'altra persona l'onere di scegliere se accettare o meno. Accettò e poi fu quel che fu. Fu il primo esperimento per entrambi. A breve invece andrò a conoscere una persona che può aiutarmi a crescere e non è neanche questa mai stata né padre, né partner. Sicuramente il mio valore ad oggi è diverso dopo quel primo esperimento, che di conseguenza sfocerà in un rapporto differente, ma con sempre presente la differenza di età e di esperienza senza che questo squalifichi nessuno dei due o che si tratti di livelli. 

Ho notato che incasellare in ruoli definiti è una tendenza molto diffusa; anche questa una tendenza e non una regola a cui sottostare. Ogni "ruolo" può avere diverse sfumature al suo interno, sempre in base al vissuto di entrambi. Io ad esempio ho smesso di incasellare. Ho notato che lo facevo solo per rendermi la vita più semplice, senza fare fatica. Più che di ruoli, ho imparato che si tratta di valori personali. Più che di livelli ho imparato che si tratta di esperienze diverse. 

Credo che il problema di fondo di cui tratti si possa ridurre ad una semplice domanda che spesso dimentichiamo di porci prima di proseguire, agendo alla cieca: a che mi serve impostare così questo tipo di rapporto?

O anche: Che voglio da questa persona per me? Che valore apporta alla mia crescita?  

In base alle risposte si agisce.

E' chiaro che non conoscendo in gran parte e solo parzialmente il proprio valore si rischia di trovarsi più frequentemente in situazioni spiacevoli come quelle descritte dall'autore. A quel punto le domande dovrebbero vertere più su se stessi per sé stessi che su sé stessi per loro: perché mi ficco in situazioni simili? Voglio davvero aumentare l'autostima/il senso di potere personale di queste tipe così scisse, che mi fanno cascare le palle?

17 minuti fa, gold86 ha scritto:

credo anche che dipenda anche dai "modi" in cui si accompagna, preservando la libertà dell'altro ma conservando la propria, di libertà e autostima.

si tratta di un campo minato in cui perdere l'equilibrio (e la parità) è un attimo.

Sono d'accordo. Infatti con questi presupposti vivo i rapporti migliori poiché non incasello proprio. 

Semplicemente osservo, agisco e vivo. 

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gold86
1 ora fa, Giraluna ha scritto:

Si tratta di esperienze personali, del tutto opinabili, che vertono su tendenze e non su regole assolute. Non dimentichiamocelo. Non ha scritto di educare bensì ha chiesto come aumentare l'autostima femminile ed il potere personale delle tipe. Questi aspetti sono estraibili in diversi modi, non unicamente educando. Non è detto dunque che si tratta nel caso di specie di educare.

Il termine educare deriva da educere e significa tirare fuori quello che già si ha, a cui aggiungo a discrezione di ambo le parti e della situazione. Quindi non è detto che alla tipa serva tirare fuori questo fantomatico "che già ha" - può stare bene anche nella sofferenza per quanto ci riguarda - come può essere che quello che già ha scoperto e mostrato sia di valore, ma non sufficiente a valorizzare me medesimo.

L'esegesi di un pensiero si riserva solitamente a chi è morto.

Dal momento che @P.P. è vivo e vegeto credo, per capire meglio il senso della sua domanda, che solo lui possa darci una delucidazione sul punto.

Educare, al netto della definizione, non significa "solo" tirare fuori ciò che uno ha già dentro di sé.

Anzi. Si tratta più che altro di trasmettere qualcosa di nuovo rispetto a ciò che già c'è dentro a quell'individuo: tu che ad esempio sei stata "educata" a preparare dei cocktail, non avevi prima questa abilità dentro di te, non ti è stato tirato fuori nulla. Magari non conoscevi neppure la differenza tra un gin ed una birra. Quindi, a tutti gli effetti, ti è stato trasmesso qualcosa di nuovo.

Che poi, anche per mettere qualcuno nella condizione di poter tirare fuori ciò che c'è dentro di sé, è indispensabile che gli vengano forniti degli strumenti nuovi rispetto a quelli che ha già, e questo lo puoi confermare tu stessa visto il percorso che stai seguendo.

Ciò posto, ferma l'assoluta libertà delle scelte di ognuno, trovo un ossimoro affermare che qualcuno "può stare bene anche nella sofferenza".

Sai anche tu che non è così e che il permanere in una comfort zone non appagante non ha nulla a che vedere con lo stare bene ma con altro... Che magari è fortissimo e determina la scelta, ma i risultati di quella scelta, sulla base di tali presupposti, non portano (né possono portare) benessere.

Non esiste benessere dove vi è conflitto con se stessi.  

1 ora fa, Giraluna ha scritto:

Nella mia esperienza non è stato né da padre né da partner. Ho riconosciuto un valore a lui tale che gli chiesi se, oltre al mero scopalizio, ci poteva anche essere un accompagnamento. All'altra persona l'onere di scegliere se accettare o meno. Accettò e poi fu quel che fu. Fu il primo esperimento per entrambi. A breve invece andrò a conoscere una persona che può aiutarmi a crescere e non è neanche questa mai stata né padre, né partner. Sicuramente il mio valore ad oggi è diverso dopo quel primo esperimento, che di conseguenza sfocerà in un rapporto differente, ma con sempre presente la differenza di età e di esperienza senza che questo squalifichi nessuno dei due o che si tratti di livelli. 

Ho notato che incasellare in ruoli definiti è una tendenza molto diffusa; anche questa una tendenza e non una regola a cui sottostare. Ogni "ruolo" può avere diverse sfumature al suo interno, sempre in base al vissuto di entrambi. Io ad esempio ho smesso di incasellare. Ho notato che lo facevo solo per rendermi la vita più semplice, senza fare fatica. Più che di ruoli, ho imparato che si tratta di valori personali. Più che di livelli ho imparato che si tratta di esperienze diverse. 

Credo che il problema di fondo di cui tratti si possa ridurre ad una semplice domanda che spesso dimentichiamo di porci prima di proseguire, agendo alla cieca: a che mi serve impostare così questo tipo di rapporto?

O anche: Che voglio da questa persona per me? Che valore apporta alla mia crescita?  

In base alle risposte si agisce.

E' chiaro che non conoscendo in gran parte e solo parzialmente il proprio valore si rischia di trovarsi più frequentemente in situazioni spiacevoli come quelle descritte dall'autore. A quel punto le domande dovrebbero vertere più su se stessi per sé stessi che su sé stessi per loro: perché mi ficco in situazioni simili? Voglio davvero aumentare l'autostima/il senso di potere personale di queste tipe così scisse, che mi fanno cascare le palle?

Sulla questione dei ruoli, mi sento di spendere qualche parola in più.

All'interno di una relazione non puoi essere troppo "rigido" ma, a seconda della circostanza, devi essere pronto a rivestire un ruolo piuttosto che un altro.

Ti porto un esempio della mia terapista: Immagina di essere a letto molto malata, il tuo partner in quel momento (in quel frangente) ti porta il latte con i biscotti o la medicina, ha cura di te, ti fa sentire accudita e protetta. In quel frangente sta assumendo un ruolo paterno nei tuoi confronti.  

Immagina poi di parlare con lui di lavoro, magari ha delle preoccupazioni e cerchi ascolto o vuoi semplicemente sfogarti con qualcuno. Il tuo partner, in quel momento sta assumendo un ruolo amichevole nei tuoi confronti.

Un buon partner queste cose le fa, con equilibrio, si intende. Altrimenti finisce a fare il padre o l'amico.

Ma pure dall'altra parte deve esservi equilibrio, perché a fronte di un rifiuto di lui ad una richiesta che sbilancerebbe il rapporto (ipotesi: lei si accorge di essere immatura e di fare i capricci, e prega lui di aiutarla trattandola come una bambina quando capita) le conseguenze non siano distruttive (es: non vuoi aiutarmi) ma costruttive (es: comprendo il rifiuto, non posso delegare a te la risoluzione dei miei problemi, cercherò di capire come fare per il bene di entrambi).

Ora, "padre", "partner", ecc. non sono altro che delle tendenze rispetto alla fluidità dei ruoli

Il ruolo dell'esperienza, in questo, è la ricerca dell'equilibrio.

Questione interessante è, poi, quella delle domande da porsi.

Se, invero, in una relazione non siamo soli (evidentemente), e se una relazione è sì un trarre qualcosa per se stessi ma anche un dare, le domande che ti poni ritengo vadano integrate anche con le seguenti: "cosa posso dare a questa persona? Che valore posso apportare alla sua crescita?".

Che poi, e mi è venuto in mente mentre scrivo, forse è il vero senso di quell'accompagnare di cui si discuteva prima.

Che entrambi, cioè, si pongano queste domande.

1 ora fa, Giraluna ha scritto:

Semplicemente osservo, agisco e vivo. 

Su questo non posso che concordare.

Chiudo l'intervento per manifestarti la mia soddisfazione per questo scambio (che ritengo davvero di qualità e costruttivo per tutti coloro che vorranno leggere).

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