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Aumentare l'autostima di una donna


P.P.

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Giraluna
4 minuti fa, gold86 ha scritto:

per capire meglio il senso della sua domanda, che solo lui possa darci una delucidazione sul punto.

Appunto. Da qui il mio "Non è detto che si tratti di educare nel caso specifico". Finché non ci delucida partire a priori che è una situazione in cui lui educa e l'altra impara lo ritengo prematuro poiché esistono infinite sfumature quando si tratta di rapporti sentimentali.

5 minuti fa, gold86 ha scritto:

Si tratta più che altro di trasmettere qualcosa di nuovo rispetto a ciò che già c'è dentro a quell'individuo: tu che ad esempio sei stata "educata" a preparare dei cocktail, non avevi prima questa abilità dentro di te, non ti è stato tirato fuori nulla. Magari non conoscevi neppure la differenza tra un gin ed una birra. Quindi, a tutti gli effetti, ti è stato trasmesso qualcosa di nuovo.

In questo caso il termine più funzionale è appunto educare. Si estrae da me abilità che ho già, come ad esempio l'uso del gusto, del tatto e di una specifica parte del corpo (nel caso, quella sinistra) e le si sviluppa attraverso l'insegnamento e l'esercizio. Invece, come scritto sopra, nei rapporti personali le varianti sono molte. Dipende dallo scopo dei singoli individui all'interno della relazione impostata. 

6 minuti fa, gold86 ha scritto:

trovo un ossimoro affermare che qualcuno "può stare bene anche nella sofferenza".

Sai anche tu che non è così e che il permanere in una comfort zone non appagante non ha nulla a che vedere con lo stare bene ma con altro... Che magari è fortissimo e determina la scelta, ma i risultati di quella scelta, sulla base di tali presupposti, non portano (né possono portare) benessere.

Non esiste benessere dove vi è conflitto con se stessi.  

Qui serve una mia argomentazione a chiarire quanto scritto nell'intervento precedente: per esperienza passata il  "modello" con cui misuravo le relazioni e l'intensità dei miei sentimenti era appunto la sofferenza. Era il mio concetto di bene fin quando non ho perso una persona, che ne ha aumentato ancora di più l'uso. Poi è accaduto che non lo volevo più adottare. Tuttavia, sempre per esperienza diretta, ho frequentato persone che in mezzo a quella sofferenza ci stavano benché gli fossero state mostrate altre vie.

A quel punto si può ancora definire che quanto per me era bene ed è stato poi rivalutato come male per loro è o sarebbe lo stesso?

Se persistono in quelle condizioni, a noi non deve riguardare l'etichettare la cosa come bene o male. Per me era male, per altri può essere altro ed il loro modo di vivere al di là delle definizioni che vogliamo darci. 

17 minuti fa, gold86 ha scritto:

Ora, "padre", "partner", ecc. non sono altro che delle tendenze rispetto alla fluidità dei ruoli

Il ruolo dell'esperienza, in questo, è la ricerca dell'equilibrio.

La pongo così e vediamo che ne pensi: tendenze rispetto alla fluidità dei ruoli dove la ricerca dell'equilibrio è avviata in mezzo al caos.

C'è da ricordarsi che siamo in mezzo al caos. Definire il caos non è già di per sé una cosa fattibile e appunto si possono solo estrarre delle tendenze maggiori in cui ci si può riconoscere oppure no per capire come costruire una sorta di equilibrio personale. 

21 minuti fa, gold86 ha scritto:

"cosa posso dare a questa persona? Che valore posso apportare alla sua crescita?".

Concordo in parte. E' funzionale forse procedere a step quando si ha poca esperienza (caso dell'autore). Credo che si possa porre una sola delle due domande da te scritte, almeno fino a quando non se ne ha dimestichezza. Se ad esempio ho poca esperienza, voglio solo scoparci e basta ed ogni volta non so se la rivedrò ed in particolare non voglio sbattimenti di alcun tipo, capirai che non ha senso apportare nulla a nessuno in termini di crescita tranne un godimento personale a scopo sessuale, che si, è pur sempre un dare, ma superficiale e appunto non vertente la crescita perché sarebbe allora già un rapporto diverso in termini di intensità e sbattimento. Non sapendo la condizione dell'autore, egli potrebbe anche non voler altro che una botta e via, allora in questo caso la seconda domanda serve a poco. 

23 minuti fa, gold86 ha scritto:

Che entrambi, cioè, si pongano queste domande.

Situazione possibile, ma non frequentissima. 

23 minuti fa, gold86 ha scritto:

Chiudo l'intervento per manifestarti la mia soddisfazione per questo scambio (che ritengo davvero di qualità e costruttivo per tutti coloro che vorranno leggere).

Concordo.

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gold86
2 ore fa, Giraluna ha scritto:

In questo caso il termine più funzionale è appunto educare. Si estrae da me abilità che ho già, come ad esempio l'uso del gusto, del tatto e di una specifica parte del corpo (nel caso, quella sinistra) e le si sviluppa attraverso l'insegnamento e l'esercizio. Invece, come scritto sopra, nei rapporti personali le varianti sono molte. Dipende dallo scopo dei singoli individui all'interno della relazione impostata. 

Si, ma l'uso del gusto e del tatto, nonché l'uso della parte sinistra del corpo non sono tanto abilità che avevi già, quanto prerequisiti per ciò che ti è stato trasmesso.

Attraverso le nuove conoscenze che hai appreso li hai affinati, ed hai sviluppato un'abilità nel loro uso, ma non è che l'abilità di usare lo shaker esisteva già sopita dentro di te e qualcuno te l'ha estratta, ti è stato semplicemente insegnato qualcosa di nuovo che sei stata in grado di apprendere grazie ai prerequisiti che già avevi. 

D'altronde, estremizzando, se ti mancasse l'uso degli arti non potresti usare lo shaker. 

La questione "rapporti personali" le varianti sono molte, è vero, ma dipendono in buona sostanza dalla presenza, oltre a te, non di uno shaker, ma di un essere umano.

Che cambia tutto a livello di feedback perché il determinismo te lo devi dimenticare.

A livello concettuale no però, perché anche nelle relazioni umane - tramite il contatto con l'altro - capita di sviluppare delle abilità nell'uso di quei prerequisiti che già abbiamo, sulla base di qualcosa di nuovo che l'altro ci trasmette e che, da soli, sarebbe molto più difficile (se non impossibile) apprendere.

Che sono in buona sostanza i "nuovi strumenti" di cui parlavo poc'anzi.  

2 ore fa, Giraluna ha scritto:

Qui serve una mia argomentazione a chiarire quanto scritto nell'intervento precedente: per esperienza passata il  "modello" con cui misuravo le relazioni e l'intensità dei miei sentimenti era appunto la sofferenza. Era il mio concetto di bene fin quando non ho perso una persona, che ne ha aumentato ancora di più l'uso. Poi è accaduto che non lo volevo più adottare. Tuttavia, sempre per esperienza diretta, ho frequentato persone che in mezzo a quella sofferenza ci stavano benché gli fossero state mostrate altre vie.

A quel punto si può ancora definire che quanto per me era bene ed è stato poi rivalutato come male per loro è o sarebbe lo stesso?

Se persistono in quelle condizioni, a noi non deve riguardare l'etichettare la cosa come bene o male. Per me era male, per altri può essere altro ed il loro modo di vivere al di là delle definizioni che vogliamo darci. 

Tante persone permangono nella sofferenza, ma più che altro per una questione di familiarità.

E' l'unico mondo che conoscono e gli dà sicurezza proprio perché lo conoscono, gli è stato insegnato che questa è la normalità.

E' la comfort zone dettata dalla paura di cambiare perché, cambiando, potrebbe andare peggio o chissà cosa potrebbe accadere.

O forse negano a se stessi di avere un problema e che le cose vanno bene così, perché ammetterlo li porterebbe a stravolgere la propria vita e la loro psiche crollerebbe (anche la negazione è un meccanismo di difesa).

O magari altre ipotesi che, tuttavia, non hanno molto a che fare (a mio parere) con il concetto di benessere

Al limite con il tirare avanti

Ma questa è un'altra storia. 

2 ore fa, Giraluna ha scritto:

La pongo così e vediamo che ne pensi: tendenze rispetto alla fluidità dei ruoli dove la ricerca dell'equilibrio è avviata in mezzo al caos.

C'è da ricordarsi che siamo in mezzo al caos. Definire il caos non è già di per sé una cosa fattibile e appunto si possono solo estrarre delle tendenze maggiori in cui ci si può riconoscere oppure no per capire come costruire una sorta di equilibrio personale. 

Qui ti chiedo di precisare meglio perché non riesco a cogliere.

2 ore fa, Giraluna ha scritto:

Concordo in parte. E' funzionale forse procedere a step quando si ha poca esperienza (caso dell'autore). Credo che si possa porre una sola delle due domande da te scritte, almeno fino a quando non se ne ha dimestichezza. Se ad esempio ho poca esperienza, voglio solo scoparci e basta ed ogni volta non so se la rivedrò ed in particolare non voglio sbattimenti di alcun tipo, capirai che non ha senso apportare nulla a nessuno in termini di crescita tranne un godimento personale a scopo sessuale, che si, è pur sempre un dare, ma superficiale e appunto non vertente la crescita perché sarebbe allora già un rapporto diverso in termini di intensità e sbattimento. Non sapendo la condizione dell'autore, egli potrebbe anche non voler altro che una botta e via, allora in questo caso la seconda domanda serve a poco. 

Si è vero.

Avevo dimenticato di specificare che le mie considerazioni erano riferite ad un'ipotesi di "vera relazione" che non fosse prettamente sessuale.

Errore mio.

2 ore fa, Giraluna ha scritto:

Situazione possibile, ma non frequentissima. 

Vero, ma meritevole di sperimentazione.

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Giraluna

@gold86 non hai mai shakerato niente senza l uso dello shaker? Io si. I succhi di frutta ad esempio per non far rimanere i fondi. Comunque credo sia semplicemente una questione semantica e di posizioni diverse. La tua esperienza ti ha portato a confrontarti così e io colà. 

Bisogna anche vedere la tua terapista che approccio usa. Quello del mio è il cognitivo comportamentale. Non so il tuo. È forse da questo, più appunto la reciproca esperienza personale, che è facile giungere a metterci l uno i puntini sulle i all altra. 

Per quanto mi riguarda chiudo qui o sarebbe la guerra di polli invece del bel confronto avuto sinora. Una cosa che ho imparato è capire quando ritirarmi senza imporre nulla a nessuno. 

Lascio a chi verrà e si leggerà il nostro interessante scambio farsi le sue opinioni. 

È stato un piacere. Davvero. 

Alla prossima vecio 😄

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  • 2 settimane dopo...
Salvatore93

Io sono stato con una ragazza per un mese, lei era molto molto molto insicura e con 0 autostima, però era bellissima, la ragazza più bella che abbia mai avuto, oggettivamente era una 7,5, ma per i miei gusti personali era benissimo una 9. Erroneamente durante la nostra relazione l'ho fatta sentire sicura, talmente sicura che appena ha potuto mi ha tradito con un nostro amico e ha perso interesse per me. Facciamo attenzione a non darci la zappa sui piedi da soli, che se io avessi saputo ciò a cui sarei andato incontro me la sarei sicuramente giocata in modo diverso, vedi a far del bene...

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Credo che dipenda da lei a prescindere da te e dalla maturazione personale che ha raggiunto, finche non cresciamo un pò molte ragazze rimangono legate a steriotipi senza cui non si sentono appagate.

Per altro ciò che in generale almeno a me aiuta sono la semplicità e la stabilità.

Con questo non intendo un fidanzato, può valere anche per un ragazzo con cui vado a letto soltanto e sento di rado, ma se la cosa è semplice perchè lui non si fa paranoie, non devo perdere tempo inutile dietro a problemi vari e non va da nessuna parte senza preavviso, allora mi fa stare bene, mi sento sicura e mi libera esprimere ciò che sento.

Ma questa sono io. Perchè quante sono le donne quanti sono i problemi che ti potresti trovare ad affrontare, totalmente diversi l'uno dall'altro

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58 minuti fa, KathyS ha scritto:

Per altro ciò che in generale almeno a me aiuta sono la semplicità e la stabilità.

Con questo non intendo un fidanzato, può valere anche per un ragazzo con cui vado a letto soltanto e sento di rado, ma se la cosa è semplice perchè lui non si fa paranoie, non devo perdere tempo inutile dietro a problemi vari e non va da nessuna parte senza preavviso, allora mi fa stare bene, mi sento sicura e mi libera esprimere ciò che sento

Anch'io sono come te 🙂

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  • 1 mese dopo...
Il 28/8/2018 alle 00:02 , P.P. ha scritto:

Sono curioso di vedere cosa esce fuori da questo 3d 

Personalmente mi sono già rotto i coglioni (nella mia poca esperienza) di avere intorno donne che non fanno ciò che vogliono o lo fanno e poi devono sentirsi in colpa davanti a tutti. Il tutto per avere l'approvazione di quattro sfigati subumani.

Allora la domanda è: 

Come aumentare l'autostima di una donna? Come aumentare il suo senso di potere personale?

 

Secondo la mia modesta opinione, il modo migliore per aumentare l'autostima di una donna è in primis essere una persona d'esempio. Non so che rapporto voi abbiate, ma se vede in te una persona determinata e di valore, e tu su di lei hai una certa influenza, si sentirà motivata a migliorarsi prendendoti come punto di riferimento. Io proverei anche a parlarle e andare a fondo per capire le motivazioni della sua bassa autostima, e se hai già in mente qualcosa che lei potrebbe fare e che potrebbe aiutarla (attività lavorativa, di svago ecc), potresti proporle le tue idee, spiegando che tieni a lei. La sua insicurezza però non è tua responsabilità, non puoi farti carico di un problema che andrebbe risolto a fondo. E' dalla persona stessa che deve partire la volontà di migliorarsi, e non è da tutti avere un carattere forte e immune ai giudizi altrui.

Modificato da LaMora
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Gainsbourg
On 9/7/2018 at 10:55 AM, Salvatore93 said:

Io sono stato con una ragazza per un mese, lei era molto molto molto insicura e con 0 autostima, però era bellissima, la ragazza più bella che abbia mai avuto, oggettivamente era una 7,5, ma per i miei gusti personali era benissimo una 9. Erroneamente durante la nostra relazione l'ho fatta sentire sicura, talmente sicura che appena ha potuto mi ha tradito con un nostro amico e ha perso interesse per me. Facciamo attenzione a non darci la zappa sui piedi da soli, che se io avessi saputo ciò a cui sarei andato incontro me la sarei sicuramente giocata in modo diverso, vedi a far del bene...

Lei stava con te e si è sentita sicura per la prima volta nella sua vita.

Probabilmente l'hai amata più di quanto tu avessi necessità di essere amato.

Certo, l'hai persa.

Ma pensaci un attimo all'ipotesi che lei rimanesse con te "schiava" delle proprie insicurezze

Pensaci un attimo al potere che hai avuto, alla cosa bellissima che hai fatto

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