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Ragazzi, vi racconto la mia Debolezza...


MPhoenix

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Noncisofare
1 minuto fa, MPhoenix ha scritto:

Cosa intendi?

Che l' attrattore, che il perpetuarsi della tua identità sia proprio la sofferenza. Non una scelta razionale, ovviamente.

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12 minuti fa, Noncisofare ha scritto:

Riformulando: ti senti più vivo quando soffri e stai solo, o quando sei in relazione?

Paradossalmente, sto meglio quando non ci sono donne nella mia vita, né in relazione, né in frequentazione, né nei pensieri

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Ciao MPhoenix,

Leggendo il topic posso dire che sono in parte simile a te e spesso mi rivedo nel ciclo che hai descritto.

 

Praticamente nel tuo racconto si evince che hai avuto una madre incostante, imprevedibile che non è riuscita a contenere le tue frustrazioni con l'esito di avere avuto un accudimento inadeguato e incapace di rispondere alle tue richieste. Ciò, secondo la teoria dell'attaccamento porta a un attaccamento insicuro ambivalente. Fin da piccoli ci costruiamo modelli mentali sia delle figure affettive che di noi stessi e questi hanno la funzione di indirizzare l'individuo nell'interpretazione di informazioni che provengono dall'esterno e guidano il comportamento in nuove situazioni.

Questo, spiegherebbe in parte il motivo per il quale preferisci donne più sfuggenti, incostanti e incapaci di sostenere una relazione. Come dicevi tu stesso, avendo avuto una bassa competenza relazionale e conoscendo quell'unica modalità  avuta con le tue figure genitoriali, ti connetti con persone che consolidano questa tua modalità relazionale disfunzionale. 

Come un bambino che incomincia a fare le sue prime pedalate e sale sulla la bicicletta per la prima volta, tu hai bisogno di cominciare a conoscere nuove modalità relazionali, sia amici che partner. 

Conoscere gente nuova che ti apprezza, che ti voglia bene e se possibile maggiormente centrata. Spesso chi ha questi tipi di modelli si relaziona a persone non centrate, distaccate che idealizza e se all'inizio della storia, i nostri pensieri, le nostre credenze, le nostre emozioni sono facilmente controllabili, quando iniziamo a coinvolgerci entrano in scena le nostre convinzioni più profonde, la paura del rifiuto e dell'abbandono. C'è il rischio di perdere la propria identità e pur di ottenere la riconoscenza e l'affetto dell'altro, si esalta e si consacra come artefice della nostra salvezza e da contenitore del nostro vuoto.

Un consiglio che posso umilmente darti è apriti alle tue paure, ai tuoi problemi più profondi. Vivi le emozioni anche quelle negative, accettale, sentile e convivici.

Il primo passo per affrontarle è esserne consapevoli e tu sei già ad un ottimo punto di partenza. 

 

 

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Noncisofare
4 ore fa, MPhoenix ha scritto:

Paradossalmente, sto meglio quando non ci sono donne nella mia vita, né in relazione, né in frequentazione, né nei pensieri

Ma io la conoscevo già la risposta...

Modificato da Noncisofare
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18 ore fa, capelli bagnati ha scritto:

In tutto questo, hai avuto anche una figura paterna assente. Questo crea degli squilibri non da poco. Perché ti manca direzione, dominanza, e propensione al rischio. Cose che riesci a reintegrare, a fatica, dopo 2-3 anni di combattimento. Ma non le arti marziali moderne che praticamente non vi toccate neanche. Cazzotti in faccia, quelli veri. Ci sono anche altri metodi, ma funzionano meno.

Stavo pensando e ripensando a questo pezzo...

Ho 35 anni, una corporatura molto esile nonostante i pesi, perché ho le ossa molto piccole, come quelle di una donna...

E sono alto circa 1,70.

Sono attratto dal combattimento, quello vero, ma la corporatura e l'età non giocano a mio vantaggio.

Hai qualche dritta da darmi, a riguardo?

E gli altri metodi, quali sarebbero?

 

Thanks

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capelli bagnati
13 minuti fa, MPhoenix ha scritto:

Stavo pensando e ripensando a questo pezzo...

Ho 35 anni, una corporatura molto esile nonostante i pesi, perché ho le ossa molto piccole, come quelle di una donna...

E sono alto circa 1,70.

Sono attratto dal combattimento, quello vero, ma la corporatura e l'età non giocano a mio vantaggio.

Hai qualche dritta da darmi, a riguardo?

E gli altri metodi, quali sarebbero?

Thanks

Sentirti debole ed esile ti fa naturalmente pensare di avere bisogno di qualcuno. Qualcuno che ti difenda e che si prenda cura di te. E' possibile che tu sia nato e sviluppato in questo modo proprio per questa tua convinzione inconscia. Non devo ingrossare o diventare più forte io, devo trovare qualcuno che si prenda cura di me e mi difenda. Un mindset molto femminile, per quanto la cosa non sia disprezzabile. Avere un lato femminile va bene, avere un mindset esclusivamente femminile no. Neanche per le donne.

Detto questo, se hai 35 anni non sei vecchio. Anche perché insomma, dovrei ammettere il contrario anche a me stesso, quindi non sei vecchio 🙂 sono tutte scuse che racconti a te stesso per non agire. Per pensare "sono troppo debole, finirei morto male". Se vai in ambienti controllati, ti daranno i mezzi per sopravvivere e non sarai mai in situazioni di pericolo. Per cui, puoi stare tranquillo. Inoltre, con la palestra, una dieta corretta e un programma di allenamento fatto bene puoi mettere tranquillamente la massa necessaria per spaventare chiunque. Anche dovessi essere ectomorfo e avere davvero poca massa ora e far fatica a metterne.

Espandiamo però il tema così ti spiego la radice base. La radice base è reintegrare è la tua voglia di uccidere. E' reintegrare quella sete di sangue e la cattiveria necessarie a prenderti quello che ti spetta di diritto. Quegli istinti di base primordiali che tua madre ti ha negato, togliendoti un madre e sostanzialmente castrandoti. E' ovvio che non ti sto incitando a fare nulla di illegale, ma questo spiega perché killer e criminali abbiano così tanto un'attrattiva per le donne. Perché loro questa componente a livello istintuale ce l'hanno ben sviluppata dato che hanno dovuto sopravvivere alla strada.

Quindi, qualsiasi attività che ti permetta di sviluppare questo istinto primordiale è un'attività che ti potrebbe giovare in tal senso. Anche solo immaginarti di uccidere la persona più debole, indifesa potrebbe essere d'aiuto. Tipo immaginarti di uccidere tuo figlio, con gli occhioni enormi. Che ti supplica pietà. E ti chiama "Papà... no... fermati... perché mi sta uccidendo"... e vederti mentre gli stringi il collo con le mani. Fino a ucciderlo. Ripeto, non ti sto dicendo di farlo realmente, è illegale. Serve solo per reintegrare quel lato di te.

L'immaginazione può servirti per aiutare il tuo muscolo a trovare la giusta direzione, solo che poi le attività pratiche le devi fare davvero. Quindi il combattimento va bene, ma possono andare bene anche la caccia. Lo sgozzare animali se sei un contadino o un macellaio (non per il gusto di farlo, grazie). Oppure può andare bene il Paintball. Sparare al poligono va bene ma meno, perché non ti serve cattiveria per farlo. Più precisione che cattiveria. Nel Paintball invece se non sei cattivo, ti fanno secco.

Qualsiasi attività sportiva di contatto ti può comunque aiutare a questo scopo. Come il calcio dove ti incitano ad andare sugli stinchi ed essere cattivo con gli avversari. E' ovvio che far male all'avversario consapevolmente può portarti a prendere cartellini rossi o comunque ad avere un atteggiamento antisportivo. Ma la cattiveria totale, finché rimane entro le regole definite per convenienza sociale, è quel propulsore che ti permette di raggiungere davvero i risultati.

Quindi qualsiasi attività che ti aiuti ad allenare quel tuo istinto, è un'attività positiva. Finché rimane nel legale.

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10 minuti fa, capelli bagnati ha scritto:

Espandiamo però il tema così ti spiego la radice base. La radice base è reintegrare è la tua voglia di uccidere. E' reintegrare quella sete di sangue e la cattiveria necessarie a prenderti quello che ti spetta di diritto. Quegli istinti di base primordiali che tua madre ti ha negato, togliendoti un madre e sostanzialmente castrandoti. E' ovvio che non ti sto incitando a fare nulla di illegale, ma questo spiega perché killer e criminali abbiano così tanto un'attrattiva per le donne. Perché loro questa componente a livello istintuale ce l'hanno ben sviluppata dato che hanno dovuto sopravvivere alla strada.

Stavo pensando, proprio in questi giorni, che ciò che fa un uomo è anche l'avere la morte negli occhi.

Accettarla, vero.

Ma anche procurarla.

Un po' reintegrare quello che Freud avrebbe chiamando 'Pulsione di Morte'.

 

Sembra che le mie auto-consapevolezza mi stia portando proprio nella direzione che tu mi consigli, e che altri mi hanno consigliato.

 

Grazie.

Modificato da MPhoenix
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capelli bagnati
11 minuti fa, MPhoenix ha scritto:

Stavo pensando, proprio in questi giorni, che ciò che fa un uomo è anche l'avere la morte negli occhi.

Accettarla, vero.

Ma anche procurarla.

Un po' reintegrare quello che Freud avrebbe chiamando 'Pulsione di Morte'.

Sembra che le mie auto-consapevolezza mi stia portando proprio nella direzione che tu mi consigli, e che altri mi hanno consigliato.

Grazie.

Una mia amica mi ha raccontato di un workshop esperienzale che ha fatto dove dovevano andare con il vestito che avrebbero voluto avere se fossero morti. Hanno scritto una lettera a cuore aperto ai familiari dicendogli che sarebbero morti. Dicendogli cosa provavano davvero. E facendo un elenco di tutte le cose che avrebbero voluto fare e invece non avevano fatto. Si sono tutti messi a piangere per tutto il tempo. Ascoltando le lettere degli altri e ascoltando delle storie strazianti.

La morte ti mette di fronte tutti i tuoi limiti. Ti fa rendere conto di quanto tu possa essere un fallito. Di quanto tu abbia magari sprecato la tua vita. Di quanto tu non sia stato in grado di amare le persone realmente importanti. E quando riesci a integrare anche il dolore. Sia fisico che emotivo. Quando riesci a godere della sofferenza più totale. Quando riesci a scendere completamente nella tortura. Autoinflitta o inflitta persino da persone che ti amano... allora diventi davvero invincibile.

Di recente ho dovuto fare della terapie che facevano un male incredibile. Al punto che dovevano immobilizzarmi perché non riuscivano a curarmi da quanto mi muovevo dal dolore e dalle urla. Purtroppo serviva che rimanessi cosciente durante tutta la cosa e non potevano darmi antidolorifici. La cosa che ha stupito alcune delle persone che mi hanno aiutato è stata che non ho mai chiesto che si fermassero. Ho urlato, mi sono dimenato... ma dentro di me pensavo: "DACCI PIU' FORTE, FIGLIO DI PUTTANAAAA. FAMMI CREPARE SE HAI IL CORAGGIO, STRONZO". E non ho mollato di un millimetro.

Al punto che a volte si fermavano per chiedermi se ce la facessi e io tranquillamente, rispondevo "si, certo". Lasciandoli basiti e vedendoli andare ancora più forte. Al punto da dover tranquillizzare le persone in sala d'attesa seriamente preoccupate per le urla.

Ecco, son tutti convinti che io sia un serial killer. E non sono gli unici che me lo dicono. Quando riesci a rifare pace con questo tuo lato diventi di una freddezza allucinante. Il che ti dà una precisione d'esecuzione e di azione atomiche. Proprio perché, nonostante il dolore, nonostante la sofferenza, nonostante il fatto che forse morirai... riesci a tenere il bersaglio centrato e porti a casa il risultato.

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35 minuti fa, capelli bagnati ha scritto:

La morte ti mette di fronte tutti i tuoi limiti. Ti fa rendere conto di quanto tu possa essere un fallito. Di quanto tu abbia magari sprecato la tua vita. Di quanto tu non sia stato in grado di amare le persone realmente importanti. E quando riesci a integrare anche il dolore. Sia fisico che emotivo. Quando riesci a godere della sofferenza più totale. Quando riesci a scendere completamente nella tortura. Autoinflitta o inflitta persino da persone che ti amano... allora diventi davvero invincibile.

Sai, mi spingi a condividere 2 ricordi d'infanzia, che pur non rivivendo praticamente mai, non riesco a cancellare:

 

1) Ero piccolo, forse 6 anni o anche meno, ero a scuola, durante un incontro scuola famiglia.

Litigo con due bambini e uno dei 2 mi spinge a terra.

Sono inerme davanti alla sua forza.

Successivamente mi guardo allo specchio, e divento auto-consapevole di essere piccolo, fragile... debole.

In seguito ci saranno altri episodi simili, non le ho mai prese davvero, ma davanti alla forza... sono rimasto sempre atterrito

 

2) In famiglia, non ho mai avuto tanto affetto.

Alle elementari, avendo 0 competenze sociali ed essendo figlio di una madre separata in una classe di media-alta borghesia, sono sempre stato soggetto all'esclusione.

Alle medie, mi attacco ad un bambino, "S", molto indipendente, e che tra l'altro aveva un odio indomabile per la madre.

Ma non stringiamo mai, lui è freddo con me, anche perché tra l'altro, per questioni familiari i suoi genitori sparlavano della mia famiglia, e, presumibilmente, di me.

Alla fine del terzo anno di medie, dopo essersi comportato male con me in un modo che non ricordo, un terzo ragazzo "F" (a sua volta devastato dalla madre, indipendente ed emancipata, una fredda avvocatessa di successo) che oggi è schizofrenico disse: 'ma perché lo tratti così, visto che lui è tuo amico?'

Ed "S" rispose: NON E' MIO AMICO

Mamma mia ricordo ancora i pianti, in un angolo della casa, con mia madre che diceva: 'Non lo so perché ci succedono queste cose, sarà la maledizione che ci ha lanciato tuo padre, sai lui mi aveva maledetto che sarei rimasta sola, e la cosa probabilmente si è estesa a te"

 

Brividi, davvero

 

 

 

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