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Paura e Solitudine


Venusda

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Ciao. Oggi volevo scrivere di un argomento poco analizzato forse, cmq spero di interesse comune perché avrei bisogno di tanto confronto.

Stare da soli è un'esperienza particolare... Sia che la si ritenga fondamentale per il proprio sviluppo personale, sia che la si ritenga una diagrazia più o meno momentanea.

Da poco entro nel mondo lavorativo e certe dinamiche sociali mi sembrano uguali a quando si era bambini, adesso solo forse più "camuffate". All'interno del gruppo di colleghi ce ne sono alcuni (giusto un paio) che sono stati messo ai margini... Ho provato a parlare con questi ragazzi e mi sembrano del tutto "normali", anzi, direi che sono persone con le quali trascorrerei volentieri del tempo...

Mi domando: come è possibile che ciò avvenga? Ma la cosa che trovo più scandalosa è che la maggior parte dei membri del gruppo (tra cui i nuovi) non si cura della cosa... Ho provato a parlarne con qualche membro anziano del gruppo e l'argomento sembra tabú: c'è uno spaseamento nell'affrontare la questione del perché la persona X non sia venuta alla cena Y... Ho parlato di questa cosa con un altro collega nuovo e mi ha riferito la stessa strana percezione.

Ora... Siccome potrei essere tranquillamente io una di queste persone che "sono state isolate", la cosa un po' mi spaventa, ed inoltre mi dispiace molto per questi ragazzi stessi (anche se apparentemente forse non se la vivono proprio male).

Proprio oggi c'è stato un momento i cui mi sono trovato da solo con uno di loro e mi sono trovato a mio agio molto di più che in altre occasioni.

Vi è mai successa una cosa simile? Avete trovato un vostro equilibrio?

 

 

 

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Cameronlochiel

Ciao, posso dirti, per mia esperienza, che in genere, e in ambito lavorativo in particolare, chi sa stare per conto proprio, vale. I più si accodano al mainstream a prescindere. Fatti salvi i casi patologici. A mio avviso, molto più frequenti tra questi che tra i "solitari". Un saluto fraterno.

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  • 3 settimane dopo...
Venusda
Inviato (modificato)

Ti ringrazio per il calore che mi hai fatto arrivare... con queste persone mi sto trovando bene a lavoro e mi piace soprattutto che si può stare tranquillamente insieme dentro una stanza in silenzio... Un saluto anche a te!

Modificato da Lepre Marzolina
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kasper

Nel mondo del lavoro ci sono dinamiche davvero particolari. 

Io tendo molto a socializzare, per esempio, ma su argomenti estranei al mondo lavorativo. Troppo delicate le dinamiche, e troppi gli interessi in gioco per rischiare di far girare certi argomenti. E la cosa un po' mi pesa.

 

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gelsomino
7 minuti fa, kasper ha scritto:

Nel mondo del lavoro ci sono dinamiche davvero particolari. 

Io tendo molto a socializzare, per esempio, ma su argomenti estranei al mondo lavorativo. Troppo delicate le dinamiche, e troppi gli interessi in gioco per rischiare di far girare certi argomenti. E la cosa un po' mi pesa.

 

In campana!

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  • 6 mesi dopo...
Venusda
Inviato (modificato)

Riprendo il mio percorso...

Ho capito che l'"autostima" e il volersi bene sono cose legate tra di loro (se non la stessa cosa) e hanno, nella mia esperienza, troppo spesso a che fare, con essere e comportarsi in modo poco conforme (se non in certe occasioni diametralmente opposto) rispetto alla maggioranza delle persone, piuttosto che con l'ottenere cose (posizione lavorativa, rispetto sociale, bel fisico...). Troppo spesso mi capita di vedere persone che in teoria dovrebbero essere sufficientemente "arrivate" per avere una buona stima di sé che sono non proprio così centrate, ma avide dell'approvazione degli altri come un bambino in crescita.

Sono in psicoterapia da diversi mesi per capire perché sto così male e cercare di evolvere da questa situazione, solo che oggi, dopo l'ultima seduta, riflettevo: è possibile che sia così diverso dalla massa? Non mi interessa fare il "rivoluzionario" della situazione...   però...   spesso mi rendo conto che 1) o do retta a me stesso e quindi inevitabilmente adotto un modo di essere/fare che stride molto con il contesto 2) oppure mi adeguo e però "mi sento solo dentro" e disallineato con me stesso.

Premetto che da poco sto incominciando a tirare fuori veramente quello che sento, dicendo agli altri con chiarezza come mi sento in una determinata situazione e quello che penso in generale; tuttavia ho ancora abbastanza paura dell'isolamento e dell'ostracismo.

Qual è la vostra esperienza? 

Modificato da Lepre Marzolina
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Gamberetto

Al lavoro non ci sono amici.

Solo interessi.

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Venusda
Inviato (modificato)

Gamberetto non so che esperienze tu abbia avuto per essere così apparentemente perentorio e, per quel che può valere, sono dispiaciuto della tua sofferenza... Passare gran parte del proprio tempo a stretto contatto con persone verso cui è presente un retropensiero simile deve essere difficile... molto difficile.

Da un po' di tempo a questa parta mi domando: a chi è utile tutta questa sfiducia che nutriamo ogni giorno verso altri essere umani (?)

Cosa stiamo costruendo? Dove stiamo andando? 

 

Proprio questa sera passeggiavo da solo per il centro città, poi ho incontrato una conoscente che mi ha invitato a prendere una pizza con lei e altri suoi amici... Ho accettato ed è stato un invito ben gradito, una ventata di aria buona all'interno del (momentaneo) deserto che sto vivendo qui in trasferta (lavoro fuori dal mio paese)...
Poco prima di arrivare vedevo la gente passeggiare come se andasse da qualche parte: ma dove vanno tutte queste persone? Che cavolo stanno facendo così affaccendate? Sarà un mio bias cognitivo ma io ho avuto l'impressione che non andassero da nessuna parte e che fossero tanti piccoli criceti dentro una ruota... Tutti... Anche io... Perché anche io sono "tutti", anche io voglio essere vicino al mio vicino, anche io voglio con-dividere qualcosa con te...

Girare con quel gruppo per la città mi ha dato la sensazione di gruppo coeso... zero tensioni, discorsi fluidi...

 

Al tavolo c'era una ragazza, forse non proprio bellissima... A me ha attratto da morire... avrei voluto passare del tempo esclusivo con lei e fare le cose che andavano fatte, perché era quello che va fatto per me e per lei... Era così teneramente forte di tempra e mi sarei fatto "riprendere" da lei come solo le maestrine imborghesite e saccenti sanno fare. Con lei oggi non ho saputo che fare, quindi mi sono limitato a starle accanto e scambiare qualche chiacchiera. Spero di rivederla presto, le opportunità credo che non mancheranno...

 

"And it was you... and it was you... the one that would be breaking my heart... when you decided to walk away, when I wanted you to stay..."
Daft Punk grazie di avere fatto i daft punk...

Modificato da Lepre Marzolina
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OdetoJoy
Il 20/7/2019 alle 19:47 , Lepre Marzolina ha scritto:

Riprendo il mio percorso...

Ho capito che l'"autostima" e il volersi bene sono cose legate tra di loro (se non la stessa cosa) e hanno, nella mia esperienza, troppo spesso a che fare, con essere e comportarsi in modo poco conforme (se non in certe occasioni diametralmente opposto) rispetto alla maggioranza delle persone, piuttosto che con l'ottenere cose (posizione lavorativa, rispetto sociale, bel fisico...). Troppo spesso mi capita di vedere persone che in teoria dovrebbero essere sufficientemente "arrivate" per avere una buona stima di sé che sono non proprio così centrate, ma avide dell'approvazione degli altri come un bambino in crescita.

Sono in psicoterapia da diversi mesi per capire perché sto così male e cercare di evolvere da questa situazione, solo che oggi, dopo l'ultima seduta, riflettevo: è possibile che sia così diverso dalla massa? Non mi interessa fare il "rivoluzionario" della situazione...   però...   spesso mi rendo conto che 1) o do retta a me stesso e quindi inevitabilmente adotto un modo di essere/fare che stride molto con il contesto 2) oppure mi adeguo e però "mi sento solo dentro" e disallineato con me stesso.

Premetto che da poco sto incominciando a tirare fuori veramente quello che sento, dicendo agli altri con chiarezza come mi sento in una determinata situazione e quello che penso in generale; tuttavia ho ancora abbastanza paura dell'isolamento e dell'ostracismo.

Qual è la vostra esperienza? 

Se hai appena iniziato la psicoterapia..

Una volta sanato quello che è il tuo problema (dò per scontato che tu l'abbia iniziata per qualcosa dentro di te che non ti rende sereno in maniera più o meno grave)

Cotinuerai la strada da solo

La psicoterapia serve infatti a renderti indipendente, non a passare tutta la vita a fare sedute

A seconda della psicoterapia scelta, soprattutto se psicodinamica, ti lascerà dei semi interiori che germoglieranno pian piano dentro di te

Germoglierà la tua individualità

Il processo spontaneo di costruzione della tua montagna interiore ti porterà ad essere un individuo, non un belato in mezzo al gregge

Tanto più andrai in avanti

Tanto più le persone le vedrai come completamente diverse da te

Potrai dubitare a volte e chiederti se sei tu quello sbagliato..

Poi pian piano incomincerai a capire, che quelle persone emettono costantemente insignificanza

Che sono esseri inutili che ti rubano l'ossigeno

Imparerai a riconoscerli a pelle e inizierai a disprezzarli

E poi, finalmente, la cosa più saggia che potrai fare, sarà incominciare a godere di come si rovinano la vita ogni giorno

E pensare a come poterle usare per i tuoi scopi

Questo renderà le tue giornate più felici e con meno domande interiori

Ma prima

Pensa a trovare la tua invidividualità e costruire la tua roccia interiore

 

«La solitudine non è vivere da soli,

la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi,

la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui,

è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia,

tra la foglia e la radice.»

Josè Saramago

 

«La solitudine non è necessariamente nemica dell’amicizia,

perché nessuno è più sensibile alle relazioni che il solitario,

e l’amicizia fiorisce soltanto quando ogni individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri.»

C.G.Jung

 

 

 

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Venusda
Inviato (modificato)

Ti ringrazio per le parole spese...

Una cosa che mi fa molta paura è inoltre questa apparente stranezza in quanto sono molto affettivo, forse troppo rispetto alla media e amo da impazzire le coccole e starei giornate intere a riceverle e farle...   ma...   in certe circostanze potrei essere spietatamente calcolatore e distaccato. Anche entrambi questi aspetti sto cercando di tirarli fuori, non con poca fatica perché ho la tendenza a giudicar(mi) molto.

Sul secondo aspetto in particolare: una volta ho pensato, senza farci caso sul momento, ad una cosa "poco etica" da potere fare in ambito lavorativo e mi è salita subito l'eccitazione... poi quando mi sono reso conto della cosa mi sono giudicato male, ho avuto paura e ho sentito il cervello andare in cortocircuito.

Mi ritrovo inoltre a vedere con occhi nuovi tutto quello che mi serve e che magari ho studiato in passato a scuola/università... A saperlo prima che me ne dovevo fregare della prestazione... E' molto più divertente e interessante il mio metodo...

Modificato da Lepre Marzolina
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