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Che cos'è l'amore?


Alexis Honlon

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@Alexis Honlon quello che percepisco da fuori, è un tuo attaccamento morboso a questa coppia di amici/conoscenti che ti hanno tenuto solo perché, forse, con i tuoi problemi e la tua situazione familiare, facevi loro pena. E altri tuoi vecchi compagni di scuola, invece, si sono allontanati o proprio non hanno mai voluto avere nulla a che fare con te, proprio perché sei così come sei.

Io non penso che mai loro abbiano pensato a una relazione a tre e le domande che ti facevano tipo "come stai?", a parere mio, erano domande tanto per e senza troppe filosofie dietro, semplicemente ogni tanto si preoccupavano di questo vecchio compagno di scuola un po' strambo e avevano il buon cuore di domandarti qualcosa così in generale 

Secondo me hai la tendenza a iper interpretare le azioni di queste due persone, a connotarle di significati che vedi solo tu, a iper interpretare anche le loro parole 

L'episodio della parrucchiera è lampante in merito a quanto lei ti abbia amato: non ti ha mai amato e tu ti sei fatto dei film assurdi. Lei palesemente cercava di tenere il rapporto con te a un livello superficiale proprio perché, probabilmente, ha capito che tu ti facevi film mentali. 

I due a cui tu ti sei attaccato, sono solo due poveri cristi che più di altri ti hanno cagato ma, evidentemente, problemi più grandi di te che ti affliggono e di cui io ovviamente non conosco la natura, ti hanno fatto comportare come hai scritto, risultando pesante anche per questi due a cui facevi pena e hanno provato, come hanno potuto, a starti vicino e farti sentire un po' di affetto umano

Dell'ultimo episodio che hai descritto mi sei sembrato in tutto e per tutto come un ragazzo che ho conosciuto l'anno scorso su Tinder: bellissimi discorsi per carità, profondi e tutto e all'inizio era pure piacevole parlare con lui di certi argomenti, ma molto presto si è rivelato pesante e mi ha confidato, man mano, di aver dei problemi a relazionarsi con gli altri e altre cose che non ho indagato perché tanto, in un modo o nell'altro, la gente mi dice anche troppo dei suoi problemi. Anche questo tipo ha una concezione tutta sua dell'amore e me ne ha parlato a profusione. Aveva anche composto delle poesie (molto oscure e ermetiche) per me, il tutto non essendoci ancora mai incontrati, e infine mi scrisse una lettera sulla mia sensibilità come persona, e per l'arte e la letteratura. Divenne via via sempre più insistente e aveva la tendenza a costruirsi dei film mentali su un ipotetico rapporto con me, e non mi riferisco assolutamente a cose sessuali. Io ero sempre più a disagio a parlare con questo tipo finché non gli ho detto che potevamo finirla lì. In fin dei conti avevamo solo chattato molto di letteratura e ci eravamo visti una sola volta, conoscenza di Tinder, non dovevamo nulla a nessuno. Ed è qui che le cose precipitarono: mi disse delle cose sulla sua concezione di amore, amicizia e quant'altro che mi facevano sentire davvero a disagio ed eravamo dietro a uno schermo, quando io sono sempre stata abituata a parlare di tutto con tutti, e quando dico tutto con tutti è veramente così. Alla fine mi sono dovuta inventare delle cose palesemente contrarie al suo sentire per vedere se finalmente avrebbe capito che non volevo avere più niente a che fare con lui ma mi rispondeva che in fondo lui capiva che la mia era una maschera, che avevo paura, che lui comprendeva ecc ecc ma continuava a scrivermi flussi di coscienza letterari e filosofici sul senso della vita, dell'esistenza e dell'amore. Nemmeno quando sono diventata palesemente ostile o non gli rispondevo, ha smesso ma anzi continuava a scrivermi insulti del tutto senza senso frutto di una mente malata e non curata. Alla fine ho dovuto bloccarlo 

In tutto ciò preferisco di gran lunga chi mi scrive fin dalla prima interazione che vuole ficcarmelo in tutti i luoghi e in tutti i laghi, almeno sono routine e non mi mettono a disagio, anzi mi fanno ridere tutto sommato 

Ecco tu, caro Alexis Honlon, mi ricordi un sacco quel tipo che ti ho descritto 

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Crescendo63
4 minutes ago, Edo said:

Ed è qui che le cose precipitarono: mi disse delle cose sulla sua concezione di amore, amicizia e quant'altro che mi facevano sentire davvero a disagio [...]
continuava a scrivermi flussi di coscienza letterari e filosofici sul senso della vita, dell'esistenza e dell'amore.

Non ho letto tutto il thread (perdonatemi, ma certe masturbazioni mentali - perché tali sono - ormai mi annoiano presto), ma conosco bene il tipo di persona di cui parla Edo; e forse lo sono stato anch'io, in parte, decenni fa.

Quindi all'OP, e a quanti altri si ritrovano in questi comportamenti, a quelli che costruiscono elaborate cosmogonie sull'amore e sulla vita, ma poi in pratica hanno solo brandelli di relazioni e di vita, voglio dire questo:

Siate onesti con voi stessi, non nascondetevi dietro maschere sofisticate. Se state male e riuscite a combinare poco o nulla, non è colpa degli altri; è segno che le vostre teorie sono false. I fatti parlano. Se la vita reale non si accorda alle vostre filosofie, è dimostrazione che della vita reale avete capito ben poco. Accettatelo con umiltà e cercate di crescere.

Finché non riuscite a crescere, resterete da soli con le vostre teorie campate in aria, sempre più tristi e amareggiati. Non trattatevi così male.

 

Quote

Nemmeno quando sono diventata palesemente ostile o non gli rispondevo, ha smesso ma anzi continuava a scrivermi insulti del tutto senza senso frutto di una mente malata e non curata. Alla fine ho dovuto bloccarlo 

Anche questo è un chiaro indizio: se uno cerca di forzare gli altri ad essere e fare a modo suo, contro la loro volontà, è lui in errore.

Quando ci si trova a "remare contro corrente" e volere qualcuno a tutti i costi, mentre costui va da tutt'altra parte, non è amore né eroismo né romanticismo: è ossessione malata da cui vi auguro di guarire al più presto.

 

L'amore è altra cosa: l'amore accende, ispira e - semmai - dolcemente guida. L'amore ossessivo non ricambiato quasi mai è amore, ma piuttosto disperazione mascherata da sentimento.

In fondo, l'amore autentico è semplice (anche se viverlo può essere complicato); significa avere a cuore il benessere e la felicità dell'altro - come e anche più della propria.

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3 ore fa, Alexis Honlon ha scritto:

Questo punto in citazione non lo comprendo

Volevo dire che mi dai l’impressione di interpretare la realtà in maniera distorta.

@Edo e @Crescendo63 hanno approfondito meglio e condivido sostanzialmente  quello che volevano dirti.

Comunque ti avevo chiesto se avevi valutato la possibilità di affrontare un percorso di tipo psicologico per capirti meglio... ovviamente puoi non rispondere sono cose tue ma ripeto anche se non ne vuoi parlare qua io ti consiglio di rifletterci potrebbe essere un aiuto a sbrogliare la matassa.

Modificato da Orph
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Alexis Honlon
Il 8/2/2019 alle 16:56 , Edo ha scritto:

@Alexis Honlon quello che percepisco da fuori, è un tuo attaccamento morboso a questa coppia di amici/conoscenti che ti hanno tenuto solo perché, forse, con i tuoi problemi e la tua situazione familiare, facevi loro pena. E altri tuoi vecchi compagni di scuola, invece, si sono allontanati o proprio non hanno mai voluto avere nulla a che fare con te, proprio perché sei così come sei.

Io non penso che mai loro abbiano pensato a una relazione a tre e le domande che ti facevano tipo "come stai?", a parere mio, erano domande tanto per e senza troppe filosofie dietro, semplicemente ogni tanto si preoccupavano di questo vecchio compagno di scuola un po' strambo e avevano il buon cuore di domandarti qualcosa così in generale 

Secondo me hai la tendenza a iper interpretare le azioni di queste due persone, a connotarle di significati che vedi solo tu, a iper interpretare anche le loro parole 

L'episodio della parrucchiera è lampante in merito a quanto lei ti abbia amato: non ti ha mai amato e tu ti sei fatto dei film assurdi. Lei palesemente cercava di tenere il rapporto con te a un livello superficiale proprio perché, probabilmente, ha capito che tu ti facevi film mentali. 

I due a cui tu ti sei attaccato, sono solo due poveri cristi che più di altri ti hanno cagato ma, evidentemente, problemi più grandi di te...

Ciao Edo, come al solito grazie per la risposta.

Ti devo però delle scuse, per come ho citato il tuo post: i puntini di sospensione sono un errore mio a cancellare più del dovuto dei tuoi paragrafi. Scusa ancora: scrivo da cellulare, cose del genere escono fuori.

Edo, suppongo che sia colpa mia anche un'altra cosa, ovvero il non essere riuscito a spiegare bene una cosa del genere: tutto quello che dici lo sapevo, e lo avevo accettato. Il problema non è stato questo, Edo.

Quando ad entrambi ho dichiarato i miei sentimenti, sapevo che avrei ricevuto un rifiuto: sapevo ed ho sempre saputo che avrei dato molto di più per ottenere molto di meno di quello che davo. L'ho ritenuto la giusta compensazione ai miei sbagli: si, Edo, se mi sono innamorato di loro, è certamente anche un mio sbaglio (ovviamente non solo mio).

Questo ti fa capire anche perché io alla fine non abbia lasciato perdere, seppure era una delle opzioni che avevo davanti: Edo, per essere chiari, se siamo arrivati a questo punto, è proprio perché non ho fatto nulla quando avrei dovuto. Nel senso letterale del termine.

Quando ebbi, anche coscientemente, percezione dei miei sentimenti per lui, accantonai la cosa, come hai detto tu, come film mentale, o più precisamente una eccessiva razionalizzazione: mi sbagliavo. Questo ti può far capire molto del mio comportamento: la situazione in cui noi tre ci trovammo fu anche ottenuta grazie al mio non far nulla quando potevo, e dovevo.

Il problema nacque lo sai dove, Edo? Ti porto un'analogia: come giustamente dici tu, durante quel periodo, che come giustamente fu per me molto intenso (laurea, primi inizi di divorzio fra i miei genitori, notevole coinvolgimento sentimentale) solo una persona ebbe a cuore il mio stato.

Un mio conoscente, che proprio quell'occasione permise di avvicinarci di più, fu l'unico a venire a trovarmi, a passare un'ora, mezz'ora (quello che era) con me e a chiedermi "Come stai?". A me, e non a se stesso.

Infondo Edo, è proprio come dici tu: questo era, ne sono e ne ero ben conscio, solo andare a trovare una vecchia conoscenza quasi d'infanzia, un po' stramba e che affrontava un periodo difficile. Nessun coinvolgimento sentimentale profondo provo per lui: se non una gratitudine profonda, più amplificata del solito (ne sono conscio), per aver fatto quel minimo, perché minimo aveva fatto, e non avermi abbandonato del tutto. Purtroppo gli impegni lavorativi suoi lo hanno portato fuori provincia.

Ed è proprio questo quello che loro non hanno fatto: gli proposi apertamente ad entrambi il paragone fra loro e lui, dicendo chiaramente che questo e solo questo mi aspettavo obbligatoriamente che facessero, vista la situazione. Al fidanzato gli dissi che, quando era morto il padre, "poco potevo fare, ma quel poco che potevo fare l'ho fatto", alludendo a come lo andavo a trovare ai tempi, non lasciandolo solo nel lutto. Al che lui rispose che se avesse saputo avrebbe detto di non preoccuparsi della cosa: si tratta di preoccupazioni spontanee che debbono farsi senza alcun interesse di ritorno. Io gli risposi dicendogli "come accaduto poco tempo fa con la morte della madre di un nostro comune conoscente?". Lui rispose di si.

Al che io gli dissi:"E come mai con me non ti è venuto spontaneo con me ,come dici, di fare altrettanto?". Lui non rispose. Un discorso simile lo feci con la fidanzata: stesso e identico silenzio. Un silenzio chiaramente colpevole, Edo, a queste condizioni.

Pensi davvero che tutto questo sia un film nella mia testa, Edo? O un comportamento bastardo, e marcio, con vaghe intenzioni vendicative - si, Edo, vendicative, specialmente da parte di lui: lo ricordo bene, ai tempi della morte del padre lamentarsi di come non fregasse a nessuno della cosa.

Il fidanzato ha voluto provare l'ebrezza di cosa vuol dire trovarsi da quella parte della barricata - e naturalmente sciacquarsi di torno una rottura di coglioni, come ha fatto anche con la fidanzata.

Riguardo la fidanzata, Edo, di nuovo ricordi, e caldi: ricordi di come emotivamente molto presa mi disse che con me è tutto più vero; di come temesse di starsi innamorando di me (detto a voce e per iscritto in un messaggio); ricordi di come concordasse con me, ovvero che la nostra, sotto qualsiasi punto di vista, non poteva essere considerata una comune amicizia (e si, Edo: per il coinvolgimento reciproco, non altro); ricordi di come io risposi a tutto ciò con un secco rifiuto ad un invito allettante, dicendo che se questo voleva dire lasciarsi col fidanzato per mettersi con me mai avrai acconsentito (fui chiaro in quello che volevo, e rifeci un discorso non dissimile da quello che senti qui: qualsiasi cosa provi per me non dev'essere ad esclusione del tuo fidanzato; possiamo decidere su quanto dover essere vicini o lontani, io e te, io, tu e lui, ma non voglio che ti lasci con lui); ricordi di come, te l'ho già raccontato, quando mi disse che voleva venire a casa mia per chiedermi scusa, corrugasse la  fronte in modo molto sentito, e la voce fosse altrettanto risentita; ricordi, di come lei chiese apertamente di abbracciarmi, e strinse forte, un abitudine che avevamo preso col tempo, come Il tenerci le mani.

So anche, Edo, che a questo punto mi accuserai di incoerenza, o comunque del classico "ma di che stiamo a parla?!": ovviamente, prnserai, se di questo ti saresti accontentato, perché pensare di proporre di vivere insieme?!

In realtà, Edo, la spiegazione è molto semplice: i soldi erano i mei, e libero ero di investirli su chi volevo. Loro altrettanto erano liberi di accettare o rifiutare: due sole cose gli erano vietate. La prima e più importante: tutto il menefreghismo manifestatomi durante quel periodo.

La seconda: il dire che, all'atto pratico, a noi, di noi stessi, ci importa poco (il famoso "sembra quasi che importa più a te che a noi se stiamo insieme" del fidanzato; il non vedere il benessere del fidanzato come uno dei motivi principali, insieme al proprio, che ti spingono ad andare a lavorare).

Edo: a te le conclusioni da trarre da quanto ti ho detto.

Io ti dirò le mie: tradimento - anzi no, farsa.

Vedi Edo, ed anche Orph (infondo qual'e la differenza?), alla fine il discorso è davvero molto semplice, ma gelido.

Io ero (e sostanzialmente sono) il suo piccolo sogno nel cassetto a livello sentimentale; quello che lei avrebbe voluto, visto che apertamente disse che il fidanzato non la ama come lei ama lui. Ma, c'è un ma: gli 8 anni attivi di fidanzamento? Certamente hanno avuto un peso, ma il grosso era ben altro.

Il grosso è che lei non aveva (ne ha) le capacità di meritarsi quello che in realtà vorrebbe: la questione della sessualità è di un certo peso, perché c'è una differenza abissale tra come noi due la viviamo; ma ancora siamo lontani, molto lontani.

Ci avviciniamo se cominciamo a parlare di coinvolgimento emotivo: nessuno nega che io offrivo quello che cercava, quel reale coinvolgimento e profondità che voleva dal suo fidanzato, il problema è che tutto questo significava uno stato di natura sostanzialmente ansioso - si, perché mettersi davvero a nudo con qualcuno, vuol dire mettersi in gioco, realmente. E questo non è mai piacevole. Si Edo, la tua teoria dell'agio, di nuovo: e non si sta a proprio agio con qualcuno che spinge in continuazione, lui per primo, a mettersi in gioco. Tutto dev'essere vagliato, tutto deve dimostrare il proprio valore, la propria profondità, la propria genuinità.

E nulla di tutto questo è incoerente: questa è esattamente la conseguenza di quello che si chiede.

Certo, un altro peso lo ebbero i genitori: ho accennato prima un incontro con uno di loro, e ben più del suo attuale fidanzato io avrei guerreggiato con loro - in quanto più grande scusa vivente nei suoi confronti che le impediva di dare. Tanto c'è mamma e papà, no? Tanto loro, qualsiasi cosa io faccia, per me ci saranno sempre, mentre tu apertamente hai detto che ti aspetti qualcosa in cambio per quello che fai. Ed anche il mio fidanzato e' così: lui non si aspetta nulla indietro da quello che gli do. Forse perché poco gliene importa, aggiungerei io?

E qui ci avviciniamo, ai veri motivi: lei, come tutte le donne (e non solo!), riteneva che l'amore sia un dare senza nulla ricevere. Non dirò quanto ho già detto in precedenza: ma che comoda visione, questa! In cui uno da e l'altro riceve senza preoccuparsi di nulla!

Ma ancora non ci siamo: mentre lei col fidanzato è sempre quella che gli doveva spiegare tutto, che gli doveva anche far vedere l'importanza per la loro relazione di questo e quello - beh, con me le cose erano ribaltate: ero io che gli dovevo spiegare queste cose (una nota a lei detta espressamente, ed a cui lei stessa rispose riconoscendone la verità) - e no, la cosa non era gradita.

Ma veniamo al motivo principale: come dicevo, lei aveva un background cattolico - e si sentiva.  Lei era un crocerossina: glielo feci notare, lei era d'accordo, ed era palese - andiamo, era evidente. E qui sorge il più grosso dei problemi: le crocerossine tendono a basare il proprio rapporto cogli altri (specialmente a livello sentimentale) sul rapporto madre/figlio (c'è anche l'equivalente maschile, ovvio).

Questo è un problema, e grosso: perché quando mai un rapporto filiale è paritetico? E questo è il più grosso problema, che per la gran parte contiene sotto di se il resto. Per lei un rapporto sentimentale e' un rapporto in cui lei, madre e superiore, educa e tollera il fidanzato, figlio che... beh, perché dover dire quello che tutti sappiamo?

Con me tutto questo non funzionava: la mia visione del rapporto è paritetica, e maltollero, a livello sentimentale (sul lavoro però il discorso è diverso), queste subordinazioni - specialmente questa roba qui.

In una parola? Sono poco controllabile, do e richiedo, non mi sottometto. Pessimo cavallo su cui puntare.

Edo, di nuovo la domanda del thread: che cos'è l'amore? Anche questa è una risposta: fin troppo comune infondo, in ambo i sessi.

Riguardo il resto del tuo post, Edo, ciò che ho da dire è solo questo: io non ho nulla da dirti che te e solo te devi sentire. Nulla di quello che dico a te e' qualcosa che nessun'altro deve sentire: i miei MP a te, come a chiunque altro, sono 0.

Ma forse il problema è un altro: forse vuoi chiedermi qual'è il motivo ed il vantaggio di tutto questo aprirsi, peraltro molto teatrale ed esibizionistico, in un forum?

La risposta è molto semplice, e si lega alla notizia del suicidio che hai posto alla mia attenzione.

Alexis Honlon, seppur il mio nickname preferito, non esiste in realtà: il mio nome è un'altro. Lo stesso dicasi di te: Edo non e' il tuo vero nome. Come di Orph, Telefono, Crescendo ecc.

E proprio perché nessuno di noi è chi è nella realtà, possiamo dire senza troppi giri di parole come le cose stanno: persino io sarei titubante a lasciarmi andare, e se quello che dico lo direi, con buona probabilità, il colpettino mi servirebbe comunque.

Sai Edo, come è un po' come si diceva quell'articolo che mi hai linkato: la nostra (si, perché siamo coetanei: poco conta che tu abbia 25 anni io 29 - e più volte ho sottolineato il mio involontario errore proprio per fugare l'impressione di volerci provare con te, o, per me molto più importante, di farmi, a qualsiasi, livello, più grande di te o più importante: siamo uguali e paritetici, con te come chiunque altro) la nostra generazione è quella che più ha ricevuto menzogne.

Se ti impegni troverai lavoro! Menzogna, te l'ho già detto prima.

L'autonomia è vantaggiosa e promuovibile! (Edo, sia io che te viviamo da soli, se ben ho inteso quanto hai detto in un altro thread: io quando ho comprato casa mi ero già pentito di averla acquistata, perché avevo compreso che era poco vantaggioso)

La ricerca e l'innovazione è vantaggiosa e da promuovere! Menzogna: io, come ho parzialmente accennato in precedenza, ho meditato, studiato e posto all'atto pratico (e qui anche grazie all'aiuto del mio amico purtroppo ora fuori provincia) un metodo di riduzione del costo della vita. Applicazione sul caso dei miei genitori: primo mese, pareggio di bilancio; secondo e terzo mese 1000 di risparmio, su 1300-1500€ di entrate di mio padre. Per la prima volta da quasi vent'anni, la nostra famiglia risparmiava. Pensi che questo sia stato un mio merito? Genero' solo confusione e squilibramento di potere interno alla famiglia. Pensai addirittura di farne un lavoro: mi resi conto, alla prova dei fatti, che l'entrata nel mercato era fortemente ostacolata. Per non parlare della reazione che i miei clienti tipo ipotetitici hanno avuto!

Ma è anche, la nostra, la generazione che più sta mentendo a se stessa, Edo: e forse la nostra più grande menzogna è stata l'amore. Poco altro, forse anche a causa della giovane età, siamo riusciti a manifestare: e quel che abbiamo manifestato è una farsa, almeno agli occhi di uno come me.

E sono stanco di questa menzogna, di questa farsa: per i motivi che ti ho detto prima, ovvero perché per me è stata tanto nella mia vita fino ad ora.

D'accordo. Ma perché tanto clamore? E' qui la nostra differenza, Edo, ovvero una differenza situazionale, non di età, o di maturità: io mi trovo in una situazione in cui ho forti motivi a fare ciò; tu ancora no. Forse un giorno, anzi, ne sono sicuro, tra un po' di anni, sentirai il bisogno di rispondere a questo thread polveroso, o di aprirne un altro, specialmente se, come ci informavi, davvero ti sei innamorata.

Ma verrà il giorno, ne sono certo, in cui farai i conti con quello che qui sto dicendo: e non necessariamente sarai d'accordo con me; perché io stesso ho ammesso, lo hai visto, di aver sbagliato in alcune occasioni.

E dubito che tu non vorrai prima o poi rispondere al tema profondo del thread: l'amore è una farsa oppure no? E tu (come chiunque altro: Orph, Telefono, Crescendo ecc) lo stai vivendo come una farsa o no?

Ma questo è un futuro, infondo neanche così certo: io stesso non credo che avrò nessun altra considerazione che non quella implicitamente fino ad ora ricevuta dai più, ovvero che quello che dico sia un castello in aria e senza fondamento. Voi, che avete risposto, almeno lo avete apertamente ammesso, ed avete tentato di spiegare le vostre ragioni.

Infondo, è comodo pensarla così : la mia è certamente una verità inquietante, se di verità si trattasse, e ancor di più perché non pongo nessuna speranza alla fine del tunnel. Se l'amore è questo, si può solo scegliere la sofferenza minore: non amare.

Piu' all'atto pratico, finito di rispondere a Orph ed a Crescendo, smetterò di venire sul forum. Il perché è ovvio: è chiaro che non c'è compatibilità di intenti. Qualsiasi cosa io possa cercare, non sembra questo il posto giusto, e qualsiasi cosa io possa dare, non sembra qui essere rilevante.

Penso anche voi siate d'accordo.

Per il resto, Edo? Per il resto, Edo, ai miei occhi sei una donna umana: e come ti dicevo, disprezzabile in quanto essere umano, ma non in quanto donna. Stessa cosa, ovvio, vale per me: con l'aggravante di essere maschio.

Su una cosa, però, credo di non sbagliare, fin da ora: se questa risposta di cui ho parlato verrà (tu come chiunque altro), e ti sentirai di condividerla, come sta accadendo a me, sarà Edo a darla, non la persona che porta il tuo vero nome.

Avrai molti motivi, a quel livello, per fare buon viso a cattivo gioco: come ti consigliava giustamente il tuo amico, perché meno di te si sa, meno potrà esserti usato contro. Non hai lì motivo di dire la verità.

Ma come Edo, forse si.

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Alexis Honlon
Il 8/2/2019 alle 19:26 , Orph ha scritto:

Volevo dire che mi dai l’impressione di interpretare la realtà in maniera distorta.

@Edo e @Crescendo63 hanno approfondito meglio e condivido sostanzialmente  quello che volevano dirti.

Comunque ti avevo chiesto se avevi valutato la possibilità di affrontare un percorso di tipo psicologico per capirti meglio... ovviamente puoi non rispondere sono cose tue ma ripeto anche se non ne vuoi parlare qua io ti consiglio di rifletterci potrebbe essere un aiuto a sbrogliare la matassa.

Ciao Orph, e come al solito grazie per la risposta. (Il mio penultimo post, per altro)

Il post dato in risposta ad Edo ha degli elementi che ovviamente riguardano la prima parte della tua risposta, circa il mio interpretare la realtà in maniera distorta oppure no. Non ripeterò quanto trovi lì.

Riguardo il resto, Orph, riconosco che nel post precedente di risposta a te mi sono fatto prendere dal momento. Qui sopperisco.

In realtà, Orph, non sei il primo a dirmi questo: la mia one itis, i due fidanzati, i mei genitori. Sei in bella compagnia, quindi. E no, Orph, non sono mai andato in terapia. Vuoi sapere il perché, Orph? Per il motivo più comune in questi casi: perché temo la risposta.

Meno comune, però, la risposta che temo: fra le due possibili, a livello ideale, quella che temo di più e' che mi si dica che, a livello psicologico, non ho niente.

Infondo, se davvero avessi qualcosa che non va a livello psicologico, razionalizzerei la cosa nella maniera più semplice, ovvero che la responsabilità è mia. Basta cambiare, e un po' di fortuna: e chi non si è trovato mogli, mariti, fidanzate e fidanzati!

Ma cosa succederebbe se invece il responso dicesse che, a livello psicologico non ho niente, a parte la relativamente rara tendenza, oggigiorno, ad aver bisogno di una vita sentimentale che sia profonda e che richieda da entrambe le parti un mettersi in gioco?

Orph, avrei ragione io; questo è quello che accadrebbe. Pensaci bene: cosa succederebbe se la tua tesi fosse scorretta, Orph? Cosa succederebbe se uno o più specialisti concordassero nel fatto che non ho nulla di rilevante a livello psicologico?

Il thread, e ti ringrazio, lo hai letto: hai letto quello che mi è accaduto, quello che ho ricevuto. Se non ci fosse l'appiglio psicologico, quello che rimane è solo una cosa: una farsa. Insomma Orph, Credo te ne rendi conto anche tu: avrei ragione io, in tutto e per tutto.

Temo questo, Orph. Temo di perdere l'ultimo lembo di incertezza che io posso dare a me stesso e agli altri: sei psicologicamente normale o no?

E poi lasciare solo la luce della certezza, più nessuna ombra di dubbio, Orph: l'amore, per come si presenta nel tempo in cui mi trovo a vivere, oggi, è sostanzialmente una farsa, e minor male e' allora non amare, sarei tenuto a dire, quasi obbligatoriamente, in questi casi.

Ma lo sai che ti dico, Orph? Che forse hai ragione tu. Che raggiunti quasi 30 anni di vita si deve affrontare in faccia questa verità, e di questo ti ringrazio, perché mi hai convinto - o se preferisci, hai dato l'ultima piccola spinta al masso.

E' ora di guardare in faccia la verità, quale che sia.

Certo Orph, vuoi che ti dica il mio pronostico finale della terapia? In genere queste cose scontentano tutti, e rischia che il terapeuta emetta verdetti che scontino tutte le parti in causa. Quello che io reputo più probabile, Orph?

Qualcosa del genere: si, avete ragione, la causa del notevole polo emotivo è una anormalità psicologica; ma si, ha ragione Honlon, il fallimento o successo di quanto a lui accaduto non dipende da motivi di anormalità psicologica.

Una risposta del genere, Orph, lascia l'amaro in bocca a tutti: ma lascia spazio. Uno spazio inquietante - un nuovo orrrore di Bane.

Le emozioni hanno davvero un 15% massimo di peso come Honlon diceva? E che più un rapporto è emotivamente profondo, più tende all'implosione?

Quindi dovremo passare la nostra vita in rapporti che relativamente poco ci fanno mettere in gioco? E che ogni richiesta in tal senso, da una parte o dall'altra, è solo ignoranza, ignoranza di quel che si chiede, di quel che si vuole?

Quindi si, infondo: qualsiasi rapporto è uno specchio d'acqua di egocentrismo surrettiziamente alimentato dalla nostra vanità, e dalla nostra paura di essere vulnerabili all'età che avanza e/o alle aspettative sociali?

Una farsa che ci raccontiamo vicendevolmente, e che se mai la si riesce a percepire è meglio tacerla?

Orph, anche tu, forse non ora, ma probabilmente la risposta a questa domanda prima o poi la darai - ed anche tu la dirai come Orph, non come il tuo vero nome.

Fino a quel giorno, il dubbio sarà come un giudice che pondera le ragioni in campo: valuterà, comparerà, si ritirerà a riflettere.

Ma un giorno emetterà sentenza: e non sarà più possibile tornare indietro.

Sai Orph, tu forse più di Edo meriti i miei ringraziamenti particolari: per avermi spinto a voler guardare in faccia la realtà, s'intende.

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Alexis Honlon
Il 8/2/2019 alle 17:18 , Crescendo63 ha scritto:

Non ho letto tutto il thread (perdonatemi, ma certe masturbazioni mentali - perché tali sono - ormai mi annoiano presto), ma conosco bene il tipo di persona di cui parla Edo; e forse lo sono stato anch'io, in parte, decenni fa.

Quindi all'OP, e a quanti altri si ritrovano in questi comportamenti, a quelli che costruiscono elaborate cosmogonie sull'amore e sulla vita, ma poi in pratica hanno solo brandelli di relazioni e di vita, voglio dire questo:

Siate onesti con voi stessi, non nascondetevi dietro maschere sofisticate. Se state male e riuscite a combinare poco o nulla, non è colpa degli altri; è segno che le vostre teorie sono false. I fatti parlano. Se la vita reale non si accorda alle vostre filosofie, è dimostrazione che della vita reale avete capito ben poco. Accettatelo con umiltà e cercate di crescere.

Finché non riuscite a crescere, resterete da soli con le vostre teorie campate in aria, sempre più tristi e amareggiati. Non trattatevi così male.

 

Anche questo è un chiaro indizio: se uno cerca di forzare gli altri ad essere e fare a modo suo, contro la loro volontà, è lui in errore.

Quando ci si trova a "remare contro corrente" e volere qualcuno a tutti i costi, mentre costui va da tutt'altra parte, non è amore né eroismo né romanticismo: è ossessione malata da cui vi auguro di guarire al più presto.

 

L'amore è altra cosa: l'amore accende, ispira e - semmai - dolcemente guida. L'amore ossessivo non ricambiato quasi mai è amore, ma piuttosto disperazione mascherata da sentimento.

In fondo, l'amore autentico è semplice (anche se viverlo può essere complicato); significa avere a cuore il benessere e la felicità dell'altro - come e anche più della propria.

Ciao Crescendo (si, il mio ultimo post).

Nel tuo caso, fai sostanzialmente autogol: affermi chiaramente di non aver letto tutto il thread, e ne dai un giudizio stroncatorio. Non devo aggiungere altro: anche mi avessi elogiato, a queste condizioni, quello che dicevi non avrebbe avuto valore.

Riguardo il corpo centrale del post, posso solo dirti di leggerti il thread, e le risposte dei tre utenti, Orph, Edo e Telefono, che hanno partecipato alla discussione. Lì vedrai se io ho forzato qualcuno, se ho creato una cosmogonia dell'amore su brandelli di esperienze, invece che sulla meditazione e sull'esperienza di quanto accadutomu.

Quello che è certo, è che troverai molta sofferenza: ed essa è sempre meritevole di essere ascoltata, specialmente in questo caso, dove si vuole indagarne a fondo le cause, mentendo a se stessi ed agli altri il meno possibile.

Un ultima cosa, però, te la posso dire: riguarda la tua definizione di amore.

Definisci per amore "avere a cuore il benessere e la felicità dell'altro, come della propria".

Crescendo, fare qualcosa del genere è problematico:

1) Non è facile definire il proprio e l'altrui benessere, ed altrettanto metterlo in pratica (è così facile, Crescendo, capire cosa ci giova nel lungo periodo? Nel breve e nel medio non meno che nel lungo, e lo sai, infondo) - ma soprattutto, siamo così sicuri che il partner gradirà quella che è a tutti gli effett un invasione di campo? Quanti esempi abbiamo qui nel forum in cui è proprio ciò a portare alla crisi e chiusura del rapporto? Fino a che punto il partner vorrà che ci preoccupiamo per il suo futuro?

E naturalmente Crescendo, il problema è di consequenzialità logica: fino a che punto il partner rifiuterà una pur nostra legittima interferenza nella definizione e realizzazione del suo benessere?

L'interesse, Crescendo, è una brutta bestia: principalmente perché richiede sempre una libagione all'amor proprio, e non bastano mai la sola ragione ed i fatti che si portano.

2) La felicità dell'altro... Quale che sia la tua definizione di felicità (io ne utilizzo una a base stoica di felicità come autorealizzazione, e cioè di esplicitazione dei bisogni e delle necessità profonde di ognuno di noi), ciò significa che il partner è il mero strumento di realizzazione di essa per noi, da definizione da te esposta (cosa intenderesti dire con "avere a cuore", se non un effettivo tentare di realizzare, e quindi un mezzo?).

E no Crescendo, questa è cosa che non ti consiglio di dire a nessuno: perché è falsa? Probabilmente no: di rapporti basati sullo sfruttamento reciproco c'è ne sono una marea.

Il problema è che le persone odiano sentirsi lo strumento di qualcuno: per usare un termine di Aivia, nessuno sborratoio vuole sentirsi dire che è uno sborratoio - questo al di là che sia uno sborratoio o meno.

Quindi, Crescendo, la tua definizione di amore l'avevo già vagliata, e ne avevo già riscontrato i limiti e le conseguenze.

Questo è l'ultimo mio post, e voglio allora provare a dare una risposta seria alla domanda, cercando di fondere insieme le mie esperienze personali e la riflessione: che cos'è l'amore?

Se dovessimo sintetizzare queste dense pagine di thread, la definizione più applicabile di amore è la seguente:

amare vuol dire comprendere che quello che si da non è abbastanza.

Questo è quello che emerge dal mio racconto sulla one itis: forse l'ho amata e la amo a tutt'ora per aver compreso che, nonostante tutto, quello che le davo non era abbastanza. Come con nessun altro che con questo mio amore adolescenziale ho mostrato il mio essere più profondo, ovvero la mia volontà di annullarci entrambi in qualcosa di indifferenziato.

Pur troppo, non è bastato: ed anzi siamo tossici, l'uno per l'altra. Ed apertamente ho favorito il nascente sentimento, all'epoca, con quello che spero sia ancora, quasi 15 anni dopo, il suo fidanzato.

Questo è anche quello che emerge dal mio rapporto con la coppia di cui ho parlato nel thread: anche quando giunsi alla conclusione di voler realizzare il loro ed il mio sogno di autonomia, arrivai anche, contemporaneamente, ad un altra presa di coscienza.

Che nonostante anche avessi investito i miei risparmi, avessi sviluppato teorie per abbattere il costo della vita, mi fossi prodigato in uno sforzo di cura, affetto e realizzazione della loro e mia felicità (quindi si, Crescendo, la tua definizione di amore), ebbene poco più di un aiuto di una certa entità avrei potuto dare.

No Crescendo: non bastava neanche questo. C'era altro da fare: e non bastava mettersi lì col famoso "ma io la mia parte l'ho fatta".

Senza arrendersi: comprendere, pianificare, organizzare, trovare mezzi. Fino al proprio esaurimento? Fino a che non si comprende qual'è il succo nell'arancia.

Non nego che questo è spremere qualcuno: me o gli altri, poco conta. Ma non conosco nessun altro modo per vedere dietro le apparenze e le belle parole, che non sia fare la differenza, e fino a che punto si riesce a farla.

Non vie di mezzo, non facili accomodamenti, non comode mezze verità: io e chi amo, l'uno davanti all'altro (o altri, certo), per ciò che profondamente siamo, senza inibizioni, menzogne, farse.

Onore, Gloria ed interesse.

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