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Cosa avreste voluto sapere a 20 anni?


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Zefiro

Vado controcorrente: al me stesso 20 enne suggerirei di fare meno cose, ma solo quelle che si vogliono davvero.

Dare la precedenza a ciò che si vuole rispetto a quello che si pensa di volere/dovere.

Perdonare i propri genitori per tutti i danni che possono averci fatto e godersi il tempo con loro, sono semplici persone col proprio bagaglio di emozioni e convinzioni, purtroppo spesso sbagliate.

Tagliare le frequentazioni improduttive, non temere la solitudine.

In ambito seduttivo: che non esiste quella "giusta", fregarsene sempre del rifiuto e del fallimento in generale. Sul piano pratico: curare il proprio look, le abilità comunicative, il linguaggio del corpo.

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Nuovo_utente
2 minuti fa, Zefiro ha scritto:

non temere la solitudine

È una vita che ci lavoro...più o meno 35 anni...

È ad oggi la cosa che più mi condiziona e più mi spaventa. Credo sia uno di quei demoni che difficilmente sconfiggi. Semplicemente ci convivi per un po’, poi trovi qualcuno che si fa un pezzo di vita accanto a te. Poi ti ritrovi solo, stai di merda, ritrovi qualcun altro che ti fa compagnia e così via...

Non riesco a pensare che possa essere possibile arrivare ad uno stato di “benessere”...in cui non hai nessuno attorno, nessuno che si prenda cura di te...arrivi la sera e pensi “ohhh che bello stare da soli”.

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leavingmyheart

Non ero felice a 20 anni, ma mi manca tantissimo quel frame di illusioni e grandi aspettative che avevo. Ero depresso ma pensavo quello che si pensa sempre in quell'eta', che le cose belle sarebbero arrivate. Se ci penso mi vengono i brividi.

A 22 gia' una parte della mia anima era morta e a 26 stava morendo anche quello che mi era rimasto. Mi sono bruciato molto, troppo in fretta.

Pero' se potessi tornare indietro col bagaglio di informazione attuale sarebbe una figata 😀

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Amon

Avrei voluto qualcuno che mi avesse fatto capire che più esperienze farai e più ampia sarà la tua visione del mondo.

Perché il modo di vedere e vivere la vita dipende sempre dal nostro soggettivo punto di vista sulle cose.

Non esiste una realtà oggettiva. Esiste solo la realtà che noi interpretiamo.

Capire questo a suo tempo mi avrebbe tolto, se non altro, una bella dose di paranoie.

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Che la sincerità nelle relazioni umane a cui tieni fa risparmiare un mucchio di tempo permettondoti di vivere emozioni vere

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Gli avrei detto di non cambiare assolutamente nulla di tutti gli sbagli commessi. 

Di innamorarsi, di soffrire, di piangere, di scoppiare di gioia, di vedere il mondo rosa. 

Esiste un tempo per il cinismo e il realismo ed uno per i sogni e le speranze. 

Sono contento che il mio me stesso ventenne abbia sognato, si sia entusiasmato, abbia amato. Sono sensazioni che, ricambiate o meno, devono essere vissute. 

Il tempo per la disillusione può arrivare dopo. 

Paradossalmente gli direi di buttarsi molto di più di quanto ha fatto e commettere gli stessi errori per cento volte. 

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Alla me stessa ventenne direi: smetti di farti le canne e vai a fare l'erasmus.
 

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Iuppiter

Questa discussione mi ha messo grande tristezza, perché sono pieno di rimpianti, non parlo nello specifico di seduzione. Ero un ventenne plagiato, credo di aver sprecato troppi anni dietro convinzioni non mie.

Al me di allora cercherei di spiegare come vivere libero e che cambiare è possibile. 

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  • 2 mesi dopo...
Chadwick

Dico anche io la mia anche se sono passati due mesi dall'ultimo intervento in questa discussione.

Io se potessi parlare a me stesso quando avevo dai 15 ai 20 anni, cioè fino a 6 anni fa ..... semplicemente NON parlerei, anzi mi metterei a prenderlo a ceffoni talmente forti ma talmente forti da farlo svegliare fuori in un batti baleno.

Ora che sono una persona completamente nuova sia fuori sia dentro (da ormai 2 anni a questa parte) sono dell’idea che comportamenti estremi, come vivere la vita piena di trasgressioni, relazioni affettive e sessuali promiscue o instabili, ma anche come l’opposto, cioè escludere completamente un qualunque tipo affettività in tutte le sfumature, dall’amicizia, alle cotte, al primo bacio, alle prime relazioni e dunque ai primi dolci approcci fisici, indica per lo meno una qualche difficoltà e problemi irrisolti nel proprio IO.

Questo è tipico nell’adolescenza, quando la personalità si forma attraverso esperienze ed errori.

Ma chi si affaccia nel mondo degli adulti (lavoro ed università) con l’assenza di questi vissuti, gradualmente si sente come se dentro di se mancassero delle fondamenta, degli strumenti per vivere pienamente la propria vita.

Ed è allora che inizia la crisi, una crisi personale, latente e silenziosa magari nei primi anni, ma che è una compagna quotidiana, che con l’andare del tempo per alcuni sfocia in malessere psicologico e depressione.

Tante domande tipo “Ho qualcosa che non va?”, “Perchè sono così?”, proprio come tante persone, che scrivono qui come in altri milioni di forum.

Questa è un pò la mia storia, come quella di tanti, quella di un “soldatino” durante l’adolescenza, il “bravo ragazzo”, quello “serio”.

Per arrivare fino a dove sono ora, cioè una persona solare, felice, con un bel lavoro e degli amici fantastici, sono dovuto cambiare prima … e molto, togliendomi tanti “sassi psicologici”, “fobie” , “rigidezze” e paranoie che si erano radicate negli anni.

Ho iniziato a curarmi fisicamente fino a diventare molto carino tant'è che nessuno mi riconosce più … quando sento qualcuno che dice che questo aspetto non conta, mi viene una rabbia!

Era quello che pensavo io in passato, seguendo l’idea del “ragazzo serio” che l’”abito non fa il monaco”.

Invece avere un aspetto gradevole, e solamente tanto di guadagnato, prima di tutto verso se stessi… e non è questione di omologarsi al gregge (l’omologazione , altro pensiero nocivo che avevo, ragionando per schemi).

Seduttivamente ho avuto dei momenti fisici con alcune ragazze, tipo limonamenti vari e strusciatine, anche se effettivamente non ho mai avuto un rapporto completo nel senso proprio ....... ma capiterà stasera (15 maggio 2019) con una meravigliosa escort di 39 anni con un fisico da sballo, sperando sia il trampolino di lancio che mi permetterà di sbloccarmi davvero con le donne "comuni".

@Giraluna @Kurt Bi DOMANI VI FACCIO IL RESOCONTO DELLA SERATA PER QUANTO RIGUARDA LE ULTIME 2 RIGHE SOPRA 😂

Tornando a noi, devo ammettere che la mia condizione di vergine a 26 anni dal mio punto di vista è stata solamente un indicatore ed una conseguenza di un NON vissuto affettivo, volontario o meno, di una verginità emotiva, questa è quella di cui avrei dovuto preoccuparmi.

La verginità fisica, in un’età in cui si è in fin dei conti degli adulti, per mia esperienza personale diretta ed indiretta, è nella stragrande maggioranza dei casi solo la punta dell’iceberg di difficoltà personali relazionali non risolte che ho avuto per tanto tempo, in particolare dai 15 ai 19 anni.

E’ vero che tanto dipende dalla società in cui viviamo, come quella occidentale, degli “stereotipi”, dei “superuomini” e “uomini macho”, del “bunga bunga” adolescenziale.

Ma tanto dipende da noi stessi perchè indipendentemente da questo ..... sentiamo che a 25-30-35 anni ci manca qualcosa, partendo da quell’emozione e tremore (proprio adolescenziale guarda caso) che anche un messaggino dolce di una ragazza che ti invita ad un appuntamento, un semplice bacio, può regalare.

Ogni fase della vita ha le sue importanti ragioni d’esistere (come mi hai detto tu in un mio post di diversi mesi fa @leavingmyheart parlando di STEP .... saprai di cosa parlo vedendo i miei post precedenti).

Se guardo con lucidità alla mia esperienza personale, non sono mai stato veramente me stesso fino in fondo … non sono mai stato libero nel profondo di vivere veramente la mia vita e la giovinezza con una maggiore leggerezza come un piccolo lato nascosto di me voleva ......... semplicemente per la paura ..... solo adesso sono davvero me stesso.

Tutto doveva essere appesantito in una maniera estrema, tutto doveva essere incasellato, tutto doveva essere bianco e nero, buoni e cattivi, drogati, scopatori, discotecari alcolizzati da una parte mentre i “bravi ragazzi”, seri studiosi, dall’altra.

Mi prenderei a ceffoni perchè ero più interessato ad aiutare gli altri che essere aiutato o voluto bene per quello che ero, una sorta di meccanismo perverso che mi garantiva un livello minimo di autostima e di riconoscimento sociale tra i coetanei (che fa parte in effetti delle dinamiche sociali, basti pensare a quanto accade nella compagnia di amici e conoscenti).

Poi ogni qualvolta che finiva l’ambito “serio”, tornato nel “mio piccolo mondo su misura senza pericoli”…il vuoto totale.

L’adolescenza, il periodo in cui l’identità dell’individuo inizia a strutturarsi, deve essere una via di mezzo fra “buoni” e “cattivi”…mentre vivere solo negli estremi, porta spesso solo problemi negli anni a venire.

Fortuna che ho avuto persone davvero valide vicino a me ed ora ne sono uscito, comunque questo è quanto.

Col senno di poi !

Scusate per tutta la pappardella ma era necessaria.

Saluti a tutti 

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