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Il confine tra autostima e superbia, per non cadere più nell' autosvalutazione


antares1

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antares1
52 minuti fa, MichelaDevi ha scritto:

Probabilissimo... allora la tua è invidia

Tutto il resto condivido appieno, ma non provo invidia per lui, gli voglio comunque bene e anzi cerco di capirlo, ma alle volte penso che si approfitti della mia disponibilità "umana". Provo però soggezione nei suoi confronti quando siamo io e lui da soli il silenzio suo e il suo non sbottonarsi con me alla fine mi portano ad espormi io e a qualificarmi. E quando invece siamo un mezzo agli altri, provo non invidia, ma un leggero senso di ingiustizia a vedere gli altri che lo ammirano per il suo essere schivo come fosse un atteggiamento tipico  del suo status ( come dire : é ricco e influente, cosa dovremmo pretendere da lui ? É già tanto che ci consideri quel poco che ci degna, grazie ). Mentre io, che mi lascio andare e mi apro spontaneamente, mi accorgo di passare in secondo piano o di essere tenuto in meno considerazione, come se avessi meno valoro e meno dignità di rispetto. Ecco, non invidia, ma un senso di inferiore considerazione per me, e inadeguatezza quando siamo insieme in mezzo agli altri. 

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MichelaDevi
2 ore fa, antares1 ha scritto:

Tutto il resto condivido appieno, ma non provo invidia per lui, gli voglio comunque bene e anzi cerco di capirlo, ma alle volte penso che si approfitti della mia disponibilità "umana". Provo però soggezione nei suoi confronti quando siamo io e lui da soli il silenzio suo e il suo non sbottonarsi con me alla fine mi portano ad espormi io e a qualificarmi. E quando invece siamo un mezzo agli altri, provo non invidia, ma un leggero senso di ingiustizia a vedere gli altri che lo ammirano per il suo essere schivo come fosse un atteggiamento tipico  del suo status ( come dire : é ricco e influente, cosa dovremmo pretendere da lui ? É già tanto che ci consideri quel poco che ci degna, grazie ). Mentre io, che mi lascio andare e mi apro spontaneamente, mi accorgo di passare in secondo piano o di essere tenuto in meno considerazione, come se avessi meno valoro e meno dignità di rispetto. Ecco, non invidia, ma un senso di inferiore considerazione per me, e inadeguatezza quando siamo insieme in mezzo agli altri. 

E' una forma di invidia lo stesso.

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antares1

Mi sento di valore inferiore, non lo invidio. Anche perché non vorrei mai essere insucuro e indeciso come lui, pieno di timori e paranoie per minime cose. E comunque gli voglio bene. Forse addirittura ho paura di ferirlo o di metterlo in imbarazzo con la mia esuberanza. Non so se é chiaro ora.

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Si ma allora che cazzo ci esci a fare insieme? 

Non è obbligatorio essere amici 

Non è obbligatorio avere feeling con qualcuno 

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antares1
Inviato (modificato)

Siamo amici e ci vogliamo bene. Ho chiesto consigli su come affrontare questo lato del carattere, che ha lui e tante altre persone, anche come esempio , ma più in generale per superare questo mio senso di inadeguatezza che il loro tipo di comportamento mi fa emergere

Modificato da antares1
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  • 6 mesi dopo...
Salvatore93

Fino alla storia della famiglia mi rispecchio perfettamente in te. Anche io come te ho avuto dei genitori che volevano il soldatino, da bambino ero ribelle, ma mia madre mi dava sempre addosso con parole irripetibili. Crescendo le cose invece che migliorare sono peggiorate... nel senso che lei non mi dice più cose brutte, ma solo perché io non sono più così ribelle (o almeno questo è quello che le faccio credere). Sto leggendo un libro sul bambino interiore, in cui vedo che ogni volta che reagisco a qualcosa è a causa di ferite che ha il bambino che ho dentro, ovvero quella parte di me che ha una reazione negativa in confronto a certe situazioni. Ovvio che dei genitori così minano l'autostima in una maniera allucinante, roba del tipo che te la devi ricostruire da solo e se ci riesci a loro non devi proprio nulla, loro che preferivano un figlio perfetto a uno felice. Personalmente sto provando ad ascoltare di più il mio bambino interiore, le mie paure, invece che a cacciarle via incondizionatamente. Vediamo come va.

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PapuPetagna
2 ore fa, Salvatore93 ha scritto:

Fino alla storia della famiglia mi rispecchio perfettamente in te. Anche io come te ho avuto dei genitori che volevano il soldatino, da bambino ero ribelle, ma mia madre mi dava sempre addosso con parole irripetibili. Crescendo le cose invece che migliorare sono peggiorate... nel senso che lei non mi dice più cose brutte, ma solo perché io non sono più così ribelle (o almeno questo è quello che le faccio credere). Sto leggendo un libro sul bambino interiore, in cui vedo che ogni volta che reagisco a qualcosa è a causa di ferite che ha il bambino che ho dentro, ovvero quella parte di me che ha una reazione negativa in confronto a certe situazioni. Ovvio che dei genitori così minano l'autostima in una maniera allucinante, roba del tipo che te la devi ricostruire da solo e se ci riesci a loro non devi proprio nulla, loro che preferivano un figlio perfetto a uno felice. Personalmente sto provando ad ascoltare di più il mio bambino interiore, le mie paure, invece che a cacciarle via incondizionatamente. Vediamo come va.

È proprio così. Spesso i genitori quando vedono un figlio che ha pochi amici o non esce iniziano a dirgli che è strano, che non è normale, ecc... mica gli salta in mente di andare lì e dire una cosa del tipo “allora X andiamo a farci un giro? Cosa ti piacerebbe fare!”.

Non è un caso che poi quando cresciamo ci attacchiamo anche a persone con cui abbiamo poco in comune pur di uscire con qualcuno

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Salvatore93
44 minuti fa, PapuPetagna ha scritto:

È proprio così. Spesso i genitori quando vedono un figlio che ha pochi amici o non esce iniziano a dirgli che è strano, che non è normale, ecc... mica gli salta in mente di andare lì e dire una cosa del tipo “allora X andiamo a farci un giro? Cosa ti piacerebbe fare!”.

Non è un caso che poi quando cresciamo ci attacchiamo anche a persone con cui abbiamo poco in comune pur di uscire con qualcuno

Quanto ti capisco! Quanti anni hai adesso? Io spesso ho ipogamato, sia nelle relazioni amorose che in quelle di amicizia. Cose che molti dall'esterno si chiedevano perché uscissi con certa gente. Ho fatto un'ascesa con il tempo, quando avevo 14 anni ero emarginato dalle persone, a 15 anni mi sono legato a un gruppetto che poi pian piano ho smesso di frequentare per uscire con persone geograficamente più vicine. Ma erano persone con cui non avevo nulla in comune, se non la solitudine. Persone scontate e banali per i miei gusti, ma che in quei tempi mi servivano puramente per crescere dentro e mettermi alla prova. Mi stancavo spesso delle mie amicizie, arrivando a sentirmi un cinico, falso, ipocrita. Ma non capivo il perché. Man mano che crescevo conoscevo persone sempre migliori e più simili a me, con i quali mi trovo bene e il rapporto di amicizia riesce ad avere un minimo di stabilità. Alla fine ho abbandonato le vecchie amicizie, è stato un processo naturale da parte di entrambi, anche loro vedevano che le differenze che ci dividevano erano tante, troppe. Io non stavo più bene con loro, ero cresciuto e avevo capito bene cosa volevo realmente

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Salvatore93

Ho letto, hai 40 anni. Per quanto riguarda la questione del tuo amico, è una dinamica particolare. A me ne sta capitando una molto simile con una ragazza che mi piace. Lei è schiva, parla poco, è estremamente riservata, non ha chissà quale status ma piace. E non solo a me. Sa portare quel suo difetto con classe. Ma in realtà penso sia semplicemente una ragazza piena di paranoie che riesce non solo a mascherare il suo difetto ma addirittura a farne un punto di forza. Lei ascolta, e lo fa veramente con tutta se stessa. Ascolta invece di parlare, donna rara. A quanto dici tu parli molto, ovvio, se stai con uno che sta sempre zitto per non stare zitti in due prendi in mano tu la situazione.  Questa è una dote, il saper parlare, il saper scherzare... pensa se veramente fossi schivo come lui. Sarebbe meglio? Staresti meglio? Non penso proprio. Lui probabilmente ha imparato a vendersi, il fatto è tutto lì. Magari tu che hai più intelligenza sociale, ci sai fare di più a intrattenere le persone, non vieni visto così bene come viene visto lui

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antares1
17 ore fa, Salvatore93 ha scritto:

Fino alla storia della famiglia mi rispecchio perfettamente in te. Anche io come te ho avuto dei genitori che volevano il soldatino, da bambino ero ribelle, ma mia madre mi dava sempre addosso con parole irripetibili. Crescendo le cose invece che migliorare sono peggiorate... nel senso che lei non mi dice più cose brutte, ma solo perché io non sono più così ribelle (o almeno questo è quello che le faccio credere). Sto leggendo un libro sul bambino interiore, in cui vedo che ogni volta che reagisco a qualcosa è a causa di ferite che ha il bambino che ho dentro, ovvero quella parte di me che ha una reazione negativa in confronto a certe situazioni. Ovvio che dei genitori così minano l'autostima in una maniera allucinante, roba del tipo che te la devi ricostruire da solo e se ci riesci a loro non devi proprio nulla, loro che preferivano un figlio perfetto a uno felice. Personalmente sto provando ad ascoltare di più il mio bambino interiore, le mie paure, invece che a cacciarle via incondizionatamente. Vediamo come va.

Mi puoi dire il titolo del libro sul bambino interiore che stai leggendo? 

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