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Videogiochi, un ostacolo allo sviluppo personale?


giuliuz

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Big Lucio

Mi permetto di intervenire per parlarvi del simracing, ad oggi ci sono software e hardware che sono quasi al pari dei veri simulatori utilizzati dalle scuderie per i test e alcuni simracers hanno anche fatto il passo dal virtuale al reale ottenendo buoni risultati anche li. Quindi i videogiochi in questo caso possono aiutare a far uscire caratteristiche della persona, talenti che farebbero fatica a manifestarsi per ragioni economico-logistiche.

 

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giannicarlo
Il 16/1/2021 at 23:42, Akira93 ha scritto:

avendo giocato a sto gioco,  per un mesetto nella quarantena so di cosa parli. E ti posso dare ragione per la coordinazione che il team ha. 

Ma, ci sta un grosso MA. 

Il gioco ha meno variabili della vita reale, messi nella stessa situazione nella vita vera sarebbero capaci di fare la stessa cosa ? no 

Non hanno l'allenamento fisico, ne le condizioni ambientali sono sempre ottimali, qualcuno che ti pressa che devi raggiungere l'obiettivo o sono cazzi ecc....  e soprattutto la possibilità di rientrare in partita se ti fanno secco. Giustamente è un gioco e serve per sfogarsi e divertirsi, ci mancherebbe. 

Mettessero la modalità che hai una sola vita e se muori non rientri in partita, vedi tu quanta gente non ci giocherebbe per l'eccessiva frustrazione. 

Ci mancherebbe non sto dicendo che se corri sulla play fai fiato in real life.

Sto dicendo che esistono giochi che aumentano davvero le capacità tattiche dell'individuo.

Per dire potrei citarti "imperium" o altri migliaia di giochi tattici dove se fossi un comandante di una fazione, poter simulare le guerre, guardandole da differenti prospettive, utilizzando diverse conformazioni del territorio darebbe un esito completamente differente rispetto a qualcuno che non possiede questi mezzi.

E no, è sbagliato dire che non ti da nulla in real life. Se un domani andassi in guerra sarei avvantaggiato rispetto a uno che non ha mai avuto a che fare con questo mondo; Conoscerei nomi di armi che loro non conoscono, le loro specifiche, la differenza tra un proiettile incendiario e uno perforante, saprei che non bisogna sempre sparare o che avere una posizione sopraelevata può dare dei vantaggi. E queste cose non sono così scontate come sembrano.

Inoltre mi sembra importante aggiungere che "Warzone" non nasce come gioco ma come simulatore di guerra. 

 

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Roose Bolton
45 minuti fa, giannicarlo ha scritto:

Se un domani andassi in guerra sarei avvantaggiato rispetto a uno che non ha mai avuto a che fare con questo mondo; Conoscerei nomi di armi che loro non conoscono, le loro specifiche, la differenza tra un proiettile incendiario e uno perforante, saprei che non bisogna sempre sparare o che avere una posizione sopraelevata può dare dei vantaggi. E queste cose non sono così scontate come sembrano.

ma sei serio?

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giannicarlo
31 minuti fa, Roose Bolton ha scritto:

ma sei serio?

Si @Roose Bolton. Non capisco cosa ci sia di così assurdo in ciò che ho detto. 

Mi sembra chiaro che grazie a quel gioco conosca cose che se non lo utilizzassi non conoscerei.

Non saprei riconoscere la differenza tra un fucile tattico e uno di precisione e questo fa la differenza se davanti hai uno che ti sta per ammazzare. 

Quindi rimango sulle mie e ripeto che dire che non insegna nulla e alla pari di dire che l'unica qualità che conta nella seduzione sia l'aspetto fisico quando sappiamo entrambi che non è così. 

 

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Il 16/1/2021 at 23:12, Akira93 ha scritto:

Il problema è la disciplina e la ricompensa che non arriva subito come nei videogiochi, ma in generale nella realtà i risultati ci mettono  piu tempo ad arrivare. 

Paradossalmente alcuni videogiochi richiedono molta disciplina e hanno una curva di apprendimento molto ripida, quelli che vengono comunemente denominati "easy to learn, hard to master".

Il videogioco così si spoglia della componente prettamente ludica per diventare una fonte di frustrazione e un'azione meccanica, spesso senza un vero e proprio payoff. Certo, anche leggere un libro può essere difficile e a tratti frustrante, tuttavia non vi è il senso di competizione costante e di inadeguatezza rispetto agli altri.

Senza considerare che molti social circle nati intorno a questo tipo di giochi diventano molto settari, del tipo che si parla solo di quell'argomento escludendo il resto.

Il 16/1/2021 at 23:12, Akira93 ha scritto:

Per quanto riguarda me, per fortuna ho trovato una valvola di sfogo nel disegno (tradizionale e digitale) che mi ritrovo con un'abilità versatile e mi permette di essere interdipendente da altri (magari rapporto con un collega illustratore, rapporto col cliente, ecc...) 

Un'attività che puoi fare liberamente anche in quest'epoca di zone rosse e arancioni... Non è un fattore da poco.

Disegno, lettura, scrittura, direi che sono tutte attività che sviluppano abilità trasversali e riutilizzabili in diversi contesti. Anche qui ci sono le "sette", certo, tuttavia in maniera meno esacerbata.

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Il 18/1/2021 at 12:10, Improve Your Skill ha scritto:

Paradossalmente alcuni videogiochi richiedono molta disciplina e hanno una curva di apprendimento molto ripida, quelli che vengono comunemente denominati "easy to learn, hard to master".

Il videogioco così si spoglia della componente prettamente ludica per diventare una fonte di frustrazione e un'azione meccanica, spesso senza un vero e proprio payoff. Certo, anche leggere un libro può essere difficile e a tratti frustrante, tuttavia non vi è il senso di competizione costante e di inadeguatezza rispetto agli altri.

Senza considerare che molti social circle nati intorno a questo tipo di giochi diventano molto settari, del tipo che si parla solo di quell'argomento escludendo il resto.

Un'attività che puoi fare liberamente anche in quest'epoca di zone rosse e arancioni... Non è un fattore da poco.

Disegno, lettura, scrittura, direi che sono tutte attività che sviluppano abilità trasversali e riutilizzabili in diversi contesti. Anche qui ci sono le "sette", certo, tuttavia in maniera meno esacerbata.

Si capisco che giochi intendi, soprattutto quelli strategici sono cosi. E guarda caso erano tra i miei preferiti. 

Se poi si gioca online la frustrazione di non essere all'altezza è proprio sintomatica e ti spinge a investire nel gioco. 

Il discorso social circle settari è vero, intendi nerd piu duri e puri che parlano solo quei slang del gioco o della tipologia di gioco, per fortuna non ci sono mai cascato ma perchè non avevo internet nel mio periodo piu nerd, e meno male. 

 

Per l'hobby di disegno ti dico non ci sono neanche chissà quali social circle riguardo questo hobby, è molto piu vario, soprattutto online. Le sette forse sono sempre quelli che ricadono nell'ambito nerd tipo i fumettisti. 

 

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Doom Head
On 1/18/2021 at 10:29 AM, giannicarlo said:

Si @Roose Bolton. Non capisco cosa ci sia di così assurdo in ciò che ho detto. 

Mi sembra chiaro che grazie a quel gioco conosca cose che se non lo utilizzassi non conoscerei.

Non saprei riconoscere la differenza tra un fucile tattico e uno di precisione e questo fa la differenza se davanti hai uno che ti sta per ammazzare. 

Quindi rimango sulle mie e ripeto che dire che non insegna nulla e alla pari di dire che l'unica qualità che conta nella seduzione sia l'aspetto fisico quando sappiamo entrambi che non è così. 

 

E poi, se raccogli i medikit, una volta colpito basta solo ricaricarti la vita, craftare un po' di munizioni e ricominciare a combattere.

A parte gli scherzi, io di armi me ne intendo e a parte i nomi posso assicurarti che il loro utilizzo soprattutto su un campo di battaglia (che ho avuto modo di ammirare negli anni passati durante l'addestramento militare) non è così facile/scontato come premere R2 sul pad della playstation.

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Doom Head

Comunque tornando a parlare di videogames, l'unico che ha contribuito enormemente alla mia crescita personale è stato Half life.

Il resto è stato un piacevole passatempo, dai vari cod & tps vari, giochi di calcio, racing, the last of us, uncharted, halo, tekken, residen evil etc.

Prima di half life giocavo ai cabinati delle tartarughe ninja e mi masturbavo con il nintendo a super mario, metroid e zelda.

Per non parlare dei primi anni '90 con il computer.

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giannicarlo
Adesso, Doom Head ha scritto:

E poi, se raccogli i medikit, una volta colpito basta solo ricaricarti la vita, craftare un po' di munizioni e ricominciare a combattere.

Io di armi me ne intendo e a parte i nomi, posso assicurarti che il loro utilizzo soprattutto su un campo di battaglia (che ho avuto modo di ammirare durante i miei anni passati durante l'addestramento militare) non è così facile/scontato come premere R2 sul pad della playstation.

@Doom Head ho il porto d'armi e vado a caccia da anni. So perfettamente che c'è una differenza sostanziale infatti non è questo ciò che cercavo di dire. Anche vivere un esperienza attraverso un libro è completamente differente rispetto a viverla in prima persona. Ciò che ti lascia sono informazioni utili o non che puoi utilizzare come no. Che poi sia un libro a darmele o un simulatore "gioco" sinceramente non ci vedo nessuna differenza finché sono informazioni veritiere. Se dovessi prendere per buono il tuo discorso non servirebbero a niente nemmeno i simulatori di volo che vengono usati da decenni in campo aereonautico. Mi sembra scontato che le munizioni in realtà non le trovi per terra come neanche i medici che ti curano in 2 secondi, infatti quella rappresenta la parte ludica del gioco, creata appositamente per rendere il simulatore più giocabile e alla portata di tutti. Ma se togli queste componenti quel simulatore diventa molto realistico, quasi al pari della realtà. E qui mi viene spontaneo domandarti (suppongo chiaramente), se effettivamente si venisse a creare la circostanza per la quale io e te dovessimo pilotare un aereo, chi saprebbe qualcosa in più? chi non si è mai interessato a niente di aerei? o chi almeno una volta a provato ad utilizzare un simulatore di volo?

No perché ripeto rispetto a uno che non ha mai giocato ad un gioco del genere o che non si è mai informato in quel determinato campo, sono certo di saperne a vagonate di più. E questo farebbe la differenza in determinati contesti. Quindi ripeto, dire che non insegnano nulla è fuori luogo raga, è un preconcetto arretrato. 

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Doom Head
17 minutes ago, giannicarlo said:

ho il porto d'armi e vado a caccia da anni. So perfettamente che c'è una differenza sostanziale infatti non è questo ciò che cercavo di dire. Anche vivere un esperienza attraverso un libro è completamente differente rispetto a viverla in prima persona. Ciò che ti lascia sono informazioni utili o non che puoi utilizzare come no. Che poi sia un libro a darmele o un simulatore "gioco" sinceramente non ci vedo nessuna differenza finché sono informazioni veritiere. Se dovessi prendere per buono il tuo discorso non servirebbero a niente nemmeno i simulatori di volo che vengono usati da decenni in campo aereonautico. Mi sembra scontato che le munizioni in realtà non le trovi per terra come neanche i medici che ti curano in 2 secondi, infatti quella rappresenta la parte ludica del gioco, creata appositamente per rendere il simulatore più giocabile e alla portata di tutti. Ma se togli queste componenti quel simulatore diventa molto realistico, quasi al pari della realtà. E qui mi viene spontaneo domandarti (suppongo chiaramente), se effettivamente si venisse a creare la circostanza per la quale io e te dovessimo pilotare un aereo, chi saprebbe qualcosa in più? chi non si è mai interessato a niente di aerei? o chi almeno una volta a provato ad utilizzare un simulatore di volo?

Anche io ho il porto d'armi e sono tiratore, in passato ho avuto persino quello per la difesa rilasciato dal prefetto.

Detto questo, la simulazione di volo è diversa da una simulazione di battaglia per un dettaglio principale: la presenza di un nemico.

Senza fare confronti (perché non so pilotare un aereo e non ho mai giocato ad un gioco/simulatore di volo) e restando in tema di guerra, la differenza sta in elementi che non sono presenti nella realtà ma che nel gioco ti permettono di andare avanti:

1- Reattività del personaggio.

2- Resistenza ai colpi.

3- Efficacia della copertura.

4- Tempo di attacco.

In battaglia non hai la certezza di nessuno di questi elementi e, anzi, i punti 2 e 4 sono i più dolenti: basta un solo colpo sparato per farti crollare a terra; una sola ferita (al contrario della simulazione videoludica di battaglia) può metterti KO. Il tempo di attacco è praticamente una frazione di secondo rispetto ai 10-15-20 secondi di tempo che hai per mirare e fare fuoco in un videogame.

Pensa che l'esercito dell'ISIS utilizza questi videogames e in battaglia sono praticamente dilettanti allo sbaraglio, infatti sono buoni solo a farsi saltare in aria in barba a tutti quei video dove si filmano nel deserto armati fino ai denti; gli eserciti più organizzati sono quelli che si addestrano su un vero campo e dove la simulazione è fatta in real e possono constatare anche fatica e resistenza fisica.

17 minutes ago, giannicarlo said:

No perché ripeto rispetto a uno che non ha mai giocato ad un gioco del genere o che non si è mai informato in quel determinato campo, sono certo di saperne a vagonate di più. E questo farebbe la differenza in determinati contesti. Quindi ripeto, dire che non insegnano nulla è fuori luogo raga, è un preconcetto arretrato. 

Guarda che di teoria ne puoi sapere anche a valanga, ma combattere è un'altra cosa e non stiamo parlando di preconcetti arretrati ma di addestramento che ti prepara ad affrontare un combattimento (cosa che ho fatto io, mi si consenta).

Anche a me piace sparare a Call of duty, ma da qui ad avere anche solo una parvenza di preparazione militare ce ne passa eccome.

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