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Il mio canto del cigno. Addio Germania.


comeback

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Unbreakable
Il 25/9/2019 alle 16:34 , comeback ha scritto:

Per cosa ho corso?

Hai corso innanzitutto per avere il coraggio di rimetterti in gioco di fronte ad uno stile di vita che non ti si confaceva.

A te sembra una sconfitta, ma è questa la vera vittoria.

Ora sei troppo concentrato su di te per buttare uno sguardo là fuori e ci sta.

Quanti ne vedi però che conducono una vita che palesemente non regala più nessuna soddisfazione e che, nonostante tutto, continuano a vivere da spettatori inermi ?

In quanti avrebbero preso la tua decisione ?

A volte l'autoinganno in cui si finisce quando si parla di crescita personale è vedere ogni passo indietro come un fallimento.

Si parla sempre di tenacia, persistenza, superamento degli ostacoli, costanza. E se ne parla trascurando un dettaglio fondamentale...

L'obiettivo dell'andare contro le difficoltà dovrebbe essere il raggiungimento di uno stato di benessere, non il dimostrare a sè stessi di essere indistruttibili.

Il marinaio ha navigato, ora deve riposare per affrontare un nuovo viaggio.

A volte è necessario fare un passo indietro per farne due avanti.

Per cosa hai corso ?

Non sono un veterano della vita, ma una cosa che ho capito è che quando esci fuori dalla tempesta non ti rendi mai conto subito di quello che hai imparato.

E questo perchè quelle conoscenze, abilità, competenze che hai acquisito non sono applicabili alla difficoltà del momento.

Ora non te ne fai nulla di aver imparato 20, 30, 40 lingue, di aver viaggiato molto, delle conoscenze, ecc.

Però aspetta e pensa a quelle situazioni passate in cui vedevi tutto nero e come ne sei uscito.

E pensa anche a quanto quelle capacità, una volta uscito dalla fase down, ti aiuteranno a ritrovare la fase up nel modo più rapido possibile.

I frutti del raccolto non si vedono subito, lo sappiamo tutti ma ce ne dimentichiamo troppo spesso.

Hai avuto le palle, hai corso anche per questo.

E queste palle ti torneranno molto utili. Devi solo aspettare un po' per realizzarlo.

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comeback

Grazie a tutti. Non immaginavo questo sostegno.

Ho fatto la scelta giusta, ne sono convinto. Per mesi a domandarmi la stessa cosa senza mai darmi una risposta diversa.

Mi svegliavo ogni mattina con un dolore lancinante, per mesi, e col passare del tempo quel dolore non si arrestava, non aumentava nemmeno, iniziava a diventare familiare. Finiva per assorbirmi, per assorbirsi dentro di me quasi come mi stesse trasformando in qualcosa che non ho mai sognato di essere.

La parte razionale di noi, quella che quasi sempre ci aiuta ma allo stesso tempo ci comprime, si aggrappava alle ovvietà della vita di un uomo: le sicurezze, i soldi, 4 stronzi con i quali tirare a campare e una donna che non vuoi.

Continuerò a combattere, continuerò in ogni caso a ritrovare anche le mie certezze ma non a prezzo della mia vita.

Ripartire per l'ennesima volta da zero non mi spaventa, mi avrebbe spaventato spegnermi.

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comeback
14 ore fa, vol-à-voile ha scritto:

Eccomi qua.

 

Caro @comeback, sto passando per la tua stessa fase di vita: sto lì lì per mandare a fanculo chiunque qui in Spagna per tornarmene in Italia.
Fanculo le spiagge, fanculo i culi in perizoma e fanculo tante altre cose che farebbero gola a chiunque in questo forum: sono stanco, distrutto.
E ti capisco, tanto.

Nel mio caso non rientrerò in Italia ma il concetto di stanchezza, al limite dell'usura è comune e ben sai quanto sia logorante.

14 ore fa, vol-à-voile ha scritto:

Vedi, sul forum forse alle volte equivochiamo il vero messaggio che molti ci voglio dare: è giusto evolversi, è altresì giusto tener traccia di ciò che abbiamo fatto e di dove siamo arrivati.
Ma non credo sia giusto - come nel tuo caso - menarsi un schiaffo morale solo perché la propria vita ha preso una direzione inaspettata.

Personalmente avverto solo un forte senso di liberazione, come se mi fossi salvato ad un passo dal disastro.

Rimpiango ogni giorni passato li'.

 

14 ore fa, vol-à-voile ha scritto:

Non ci vedo alcun fallimento nella tua decisione, non ci vedo alcuna pecca nell'essere infelici.

Facebook tempo fa ci "permetteva" di dire qualsiasi cosa, di sputare tutto ciò che avevamo dentro.
Ora invece no: la società è cambiata ed esige che noi tutti dobbiamo esasperare la nostra felicità.

Se sei infelice significa semplicemente che sei un essere umano dotato di up&down, e devi abbracciare i tuoi down alla stessa maniera con cui lo facevi con i tuoi up.
Non hai né corso e nè ti sei affaticato: hai semplicemente vissuto la tua vita nel migliore dei modi, che vengano poi episodi negativi non significa che la tua vita assuma una piega negativa.
Episodi negativi devi darli per scontato, ma non sono di certo io quello che te lo deve dire dato che sicuramente sei già consapevole di ciò.

Non entro in merito della one-itis: ho letto il topic e non so cosa risponderti, più che altro perché presumo tu sappia già cosa fare (sparire, ndr), per il resto - lo ripeto - noi tutti del forum siamo qua e siamo più che aperti e disponibili ad aiutarti e darti qualsiasi tipo di consiglio.

Lasci la Germania pieno di esperienza, di vita vissuta e non devi quindi soffermarti sulla porta della tua vita che si è appena chiusa: soffermati su quella che si sta per aprire.

E' quello che sto facendo.

La Germania si è succhiata tutte le mie energie nervose e si è annidata come un male dentro che sto curando lentamente. 

Non esiste altra cura che rimettersi in marcia e recuperare il tempo.

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Giraluna
2 ore fa, Caraibika ha scritto:

Paesi come Germania, Inghilterra, Olanda sono ancora peggio, ancora più freddi e disumanizzati, con reti di rapporti sociali sfilacciate e la maggior parte della gente che riesce a parlarsi solo dopo essersi scolata svariate pinte di birra.

Potresti argomentare meglio questo passaggio, per favore?

Non posso escludere, infatti, che non ci sia una sfumatura estroversa nel tuo modo d essere, che spiegherebbe quel passaggio, come quelli degli utenti che hanno esposto il tuo stesso rammarico. Per cui è sensato chiederti un approfondimento a scanso di equivoci anche per capire se è davvero come scrivi o gioca quanto esposto sopra.  

D altronde, un conto è giustificare la propria situazione spiacevole attribuendo il fallimento ad una causa esterna, in questo caso la freddezza e disumanizzazione di certi paesi, pur di sgravarsi da una certa carenza di adattamento all ambiente, che in realtà gioca bene le sue carte. Un altro che non si sappia di essere in realtà più estroversi che introversi: se così fosse, quei paesi sono la morte, ma non c entrerebbero direttamente con il fallimento stesso poiché ci sarebbe un fondo di scarsa conoscenza di sé venuto a galla proprio grazie all esperienza in merito. In questo caso i paesi sono davvero freddi e disumanizzati dato che l estroversione è il suo diretto contrario. 

Io ad esempio ho scoperto solo recentemente di essere un tipo più introverso che estroverso. Tuttavia, se mi guardassi in mezzo alla gente, vedresti che mostro più estroversione. Dunque paesi come quelli da te citati effettivamente non sarebbero la scelta più indicata per me, professionalmente, dato che nei rapporti professionali è richiesta una certa dose di estroversione, ancora meno a livello privato, dove seppur giochi a mio favore l introversione, non è pensabile ne tantomeno uno sprono favorevole dover attendere pinte di birra per una conversazione almeno decente.

I due contesti cambierebbero in maniera sensibile la percezione del fallimento stesso non solo dell autore bensì di tutti coloro che lo stanno vivendo nella fase che precede l insorgere della volontà di licenziarsi. La tua testimonianza può altresi essere utile non solo a me che sto valutando, ma anche a chi passa di qui, che si trova in una situazione ancora salvabile. Grazie in anticipo. 

Modificato da Giraluna
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comeback
2 ore fa, Caraibika ha scritto:

Io penso che questo sia un male insito nella società moderna, possono farci il lavaggio del cervello quanto vogliono ma non siamo programmati per passare la vita rinchiusi in cubicoli di cemento, a rincoglionirci davanti a schermi lampeggianti, oppure a fare sempre le stesse operazioni tipo automi in catena di montaggio, 10 ore al giorno per 5 giorni a settimana, magari costretti a collaborare con colleghi idioti o con modi di pensare opposti ai nostri. Alla lunga è inevitabile percepire la profonda inutilità e insensatezza di una vita del genere, quando le cose che ci rendono felici sono stare all'aria aperta, fare sesso, godere, coccolarci, avere relazioni sociali soddisfacenti, avere tempo per coltivare interessi. La nostra è una società disumana, che ci allontana da quello che ci rende felici a livello profondo per farci correre alla ricerca del superfluo e del superficiale. Paesi come Germania, Inghilterra, Olanda sono ancora peggio, ancora più freddi e disumanizzati, con reti di rapporti sociali sfilacciate e la maggior parte della gente che riesce a parlarsi solo dopo essersi scolata svariate pinte di birra.

In tutto questo, se uno ha la fortuna di fare un lavoro che veramente lo appassiona, che non percepisce come un'imposizione o un fare il criceto sulla ruota, allora è fortunato e la sua vita assume un significato anche solo grazie a quello che fa e produce, ma in un mondo in cui i rapporti personali vanno sempre più a puttane e siamo sempre più isolati sorbirsi anche un'occupazione che ci logora conduce dritto al male di vivere.

 

Non so se hai costruito questa visione su una base diretta.

Chiaramente è una forte costrizione dover essere bloccati al lavoro per 5 giorni pieni su 7, su questo non vi è dubbio alcuno, e questo è anche vero quando non si disdegna la professione che si fa. Tuttavia bisogna lavorare e la chiave è una vita bilanciata.

Quello che mi ha davvero incupito nel senso impietoso del termine, oserei dire in una dimensione nemmeno metaforica, stava in una società intesa come ambiente sociale che non mi appagava. Ho incontrato tanta brava gente, ed ero anche io il più delle volte la brava gente da incontrare ma non mi ritrovavo nell'ambiente, in una cultura poco vivace, in un ambiente decisamente poco vivace. Mio malgrado sono finito in una delle peggiori città tedesche, e fin quando me ne andavo a fare trasferte per lavoro riuscivo a starci dentro. Dopo sono andato di matto.

Sinceramente mi mette i brividi pensare di tornare a vivere li' ma per fortuna solo ai titoli di coda, non appena firmo due carte vendo la casa e poi se c'è da far qualcosa, me ne curo a distanza.

 

 

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1 ora fa, Giraluna ha scritto:

Potresti argomentare meglio questo passaggio, per favore?

Non posso escludere, infatti, che non ci sia una sfumatura estroversa nel tuo modo d essere, che spiegherebbe quel passaggio, come quelli degli utenti che hanno esposto il tuo stesso rammarico. Per cui è sensato chiederti un approfondimento a scanso di equivoci anche per capire se è davvero come scrivi o gioca quanto esposto sopra.  

D altronde, un conto è giustificare la propria situazione spiacevole attribuendo il fallimento ad una causa esterna, in questo caso la freddezza e disumanizzazione di certi paesi, pur di sgravarsi da una certa carenza di adattamento all ambiente, che in realtà gioca bene le sue carte. Un altro che non si sappia di essere in realtà più estroversi che introversi: se così fosse, quei paesi sono la morte, ma non c entrerebbero direttamente con il fallimento stesso poiché ci sarebbe un fondo di scarsa conoscenza di sé venuto a galla proprio grazie all esperienza in merito. In questo caso i paesi sono davvero freddi e disumanizzati dato che l estroversione è il suo diretto contrario. 

Io ad esempio ho scoperto solo recentemente di essere un tipo più introverso che estroverso. Tuttavia, se mi guardassi in mezzo alla gente, vedresti che mostro più estroversione. Dunque paesi come quelli da te citati effettivamente non sarebbero la scelta più indicata per me, professionalmente, dato che nei rapporti professionali è richiesta una certa dose di estroversione, ancora meno a livello privato, dove seppur giochi a mio favore l introversione, non è pensabile ne tantomeno uno sprono favorevole dover attendere pinte di birra per una conversazione almeno decente.

I due contesti cambierebbero in maniera sensibile la percezione del fallimento stesso non solo dell autore bensì di tutti coloro che lo stanno vivendo nella fase che precede l insorgere della volontà di licenziarsi. La tua testimonianza può altresi essere utile non solo a me che sto valutando, ma anche a chi passa di qui, che si trova in una situazione ancora salvabile. Grazie in anticipo. 

Anche io sono tendenzialmente introverso ma capace di mostrare estroversione, ma mi è impossibile non riconoscere l'importanza dei rapporti sociali, che siano familiari, amicizie, relazioni, oltre all'importanza di un lavoro appagante. La scelta di Comeback ci sta tutta, non è un fallimento, è la presa di coscienza di non poter continuare in quell'ambiente e di conseguenza ha deciso di cercare la felicità altrove. E' comunque quello che sentiva lui, in questo momento della sua vita, magari un'altra persona al suo posto si sarebbe trovata a meraviglia, è tutto un fatto di percezione personale.

I paesi in questione hanno prima di tutto il problema climatico, ad esempio in Inghilterra piove praticamente duecento giorni l'anno, il clima è molto più freddo, molto meno sole. Anche gli altri paesi del nord hanno un clima simile, magari con meno pioggia, ma se sei un tipo che risente negativamente della mancanza di sole e cielo limpido l'umore non sarà al top.

Per quanto riguarda le persone, ovviamente non posso generalizzare per chiunque e qualunque città, persone a me molto vicine che hanno vissuto in queste realtà (Inghilterra e Olanda soprattutto) hanno notato maggiore freddezza nei rapporti interpersonali. In Italia andando in palestra, sull'autobus, al supermercato capita di interagire con altre persone, anche solo per fare due chiacchiere e passare il tempo, nei paesi del nord sono più schivi e chiusi da questo punto di vista. I peggiori sembrano essere gli inglesi, che passano la giornata a correre e ammazzarsi di lavoro per poi finire la serata ubriacandosi nei pub, che rimane il momento principale di socializzazione che hanno. Tutto quello che reprimono da sobri lo rilasciano dopo aver bevuto, con conseguenze pesanti dal punto di vista della salute fisica e mentale. Anche le relazioni sembrano essere meno importanti e durature, molte avventure di una notte da ubriachi e poi il giorno dopo ci si saluta come se niente fosse.

A livello di opportunità di lavoro e retribuzione non c'è paragone naturalmente, l'Italia perde di continuo terreno, ma ci sono pro e contro trasferendosi in posti del genere. Uno stipendio migliore e le opportunità di carriera ad alcuni possono bastare per essere felici, ad altri no.

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Giraluna
24 minuti fa, Caraibika ha scritto:

tutto un fatto di percezione personale.

Concordo.

27 minuti fa, Caraibika ha scritto:

Uno stipendio migliore e le opportunità di carriera ad alcuni possono bastare per essere felici, ad altri no.

Infatti sono sulla scia di comeback: ok lavorare a regimi meno soffocanti per quanto riguarda il reddito, ma che ci faccio coi soldi che guadagno, se quando esco e li spendo, la sensazione è quella di essere sola in mezzo alla folla? 

L ideale sarebbe equiparare le proprie tendenze intro ed estroverse in rapporto alle stesse in quella regione e città (quanto è estroversa la movida di quel posto? Quanto è introversa nel lavoro del mio settore?). 

Grazie mille per le info 😄

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comeback

Oggi ho avuto modo di riflettere.

Ero con un amico in auto, una volta accompagnato a casa, ho deciso di proseguire per 10 km di totale vuoto.

Ho iniziato a provare attimi di libertà assoluta, poi quella calma si è arrestata lasciando posto ad un dolore invadente ma maturo, duro. Maturo nel senso che iniziavo a conoscerlo e conoscendolo sapevo di poterlo affrontare. Affrontarlo non difendermi. Iniziare a fargli paura.

Per mesi ho lasciato che si sgretolasse qualcosa dentro di me, pezzo per pezzo, e piccoli frammenti sono diventati ampi squarci poi divenuti crepe. Infine il crollo, inevitabile.

E' stata una mia mancanza non interpretare i segnali, mi sono accontentato di tirare a campare, sperando in cosa?

Mi duole dirlo ma non ho creduto abbastanza in me stesso, oserei dire non credo più abbastanza in me stesso. Tre anni fa quasi ero a Londra ad iniziare una nuova fase di carriera ed ero rimasto con 70 pounds. Non avevo paura. Non ho mai avuto nessun segno di cedimento, lottavo, ci credevo, stavo zitto. Eppure nemmeno al tempo era facile.

Devo ripartire, devo fissarmi nella testa che devo riguadagnare non un km ma un metro alla volta, darmi tempo per lenire e poi guarire le ferite. Ne ho troppe.

 

 

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Gainsbourg
54 minutes ago, comeback said:

Oggi ho avuto modo di riflettere.

Ero con un amico in auto, una volta accompagnato a casa, ho deciso di proseguire per 10 km di totale vuoto.

Ho iniziato a provare attimi di libertà assoluta, poi quella calma si è arrestata lasciando posto ad un dolore invadente ma maturo, duro. Maturo nel senso che iniziavo a conoscerlo e conoscendolo sapevo di poterlo affrontare. Affrontarlo non difendermi. Iniziare a fargli paura.

Per mesi ho lasciato che si sgretolasse qualcosa dentro di me, pezzo per pezzo, e piccoli frammenti sono diventati ampi squarci poi divenuti crepe. Infine il crollo, inevitabile.

E' stata una mia mancanza non interpretare i segnali, mi sono accontentato di tirare a campare, sperando in cosa?

Mi duole dirlo ma non ho creduto abbastanza in me stesso, oserei dire non credo più abbastanza in me stesso. Tre anni fa quasi ero a Londra ad iniziare una nuova fase di carriera ed ero rimasto con 70 pounds. Non avevo paura. Non ho mai avuto nessun segno di cedimento, lottavo, ci credevo, stavo zitto. Eppure nemmeno al tempo era facile.

Devo ripartire, devo fissarmi nella testa che devo riguadagnare non un km ma un metro alla volta, darmi tempo per lenire e poi guarire le ferite. Ne ho troppe.

 

 

ti meraviglierà, presto

forse non domani ma presto

sapere che il metro che fai ora

varrà molto di più

di quei km lanciati

 

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