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Sulle donne, il lavoro e i freni a mano tirati


Oneiroi

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Oneiroi

Con le donne ho sempre ragionato poco. Frase ambigua in effetti ma, nel mio caso, ritenete pressoché valide entrambe le accezioni.

Nove anni fa, abbandono la libera professione a seguito di un'ottima opportunità di lavoro per un importante gruppo industriale. Un cambio di mentalità complesso, per un professionista come me da sempre padrone di se stesso, nel bene e nel male; nuove dinamiche, nuovi equilibri, nuove relazioni. Sebbene presso le sedi in cui opero possa entrare in contatto con un harem che conta almeno 150 elementi estrogenocentrici, ho sempre evitato di spingere anche a fronte di palesi segnali di interesse.

Piccola premessa.

Ad inizio carriera, tra i 25 e i 26 anni, ho l'opportunità di diventare socio in uno studio piuttosto avviato. Socio di una donna, una quarantenne con cui ho fatto qualche collaborazione, in uno studio tutto al femminile. Prima di fare il passo -grazie a dio- decido di lavorare lì per qualche tempo, per testare le dinamiche. Empatizzo con una giovane stagista, frustrata dalla sua attuale relazione fatta di film sotto le coperte e copule alla missionaria. Non è bellissima ma trasuda passione. Nasce così una relazione disimpegnata, sperimentale: con me, vuole provare tutto ciò che il suo ragazzo le ha sempre precluso o negato, per distorte credenze.

Non mi pento della scelta, col senno di poi la rifarei altre mille volte, per quanto mi ha dato. Oggi lei è felice, si è liberata da quella sensazione di essere "sbagliata", ha trovato un uomo sulla sua lunghezza d'onda, si è sposata e per le feste continua tutt'oggi a farmi gli auguri, nonostante siano passati quasi 15 anni. Il problema è che l'opportunità di lavoro si è sgretolata, sotto i colpi del sordo vociare tra le scrivanie dello studio.

Ora.

La situazione è ben diversa, l'habitat è temperato, la popolazione maschile è predominante. Certe dinamiche però non cambiano mai del tutto, da allora vado a briglia tirata: niente compromissioni sessuali sul lavoro.

Però c'è lei.

Una ragazza, ora trentenne, con cui fin dai primi mesi scatta qualcosa. Oltretutto, non è una collega qualunque ma la figlia del socio di maggioranza dell'azienda; è la figlia del boss. La confidenza, anche fisica, fluisce spontanea. Ci ritagliamo del tempo insieme, anche al di fuori dell'ambiente lavorativo, e si vengono a creare in breve tutti i presupposti per portarci a un livello superiore. Presupposti che non ho mai volutamente alimentato, soffocando il torcersi delle mie viscere ogni volta che quel suo bel culo era a distanza di mano.

Passano gli anni, il rapporto resta ma perde elettricità, entrambi portiamo avanti le nostre vite private e gli incroci diventano sempre meno frequenti. Lei conosce un ragazzo, hanno un figlio insieme e mettono in cantiere il matrimonio. Tutto sembra destinato a sopirsi e non c'è rammarico, da parte mia: solo la velata e amara speranza di sentire quella pericolosa tentazione più lontana.

Poi succede qualcosa, cade un sasso nell'acqua e la superficie torna a muoversi. Con una nuova collega, in contratto temporaneo, si inizia a creare un rapporto molto simile a quello inizialmente avuto con lei; in questo caso, però, mantengo un profilo decisamente meno discreto, lascio che gli altri vedano che ci cerchiamo, che facciamo pranzi insieme, che di frequentiamo. E lo nota anche lei.

Passa poco tempo, si rifà sotto. Dapprima solo qualche battuta allusiva, qualche dardo lanciato senza troppa convinzione; poi torna a cercarmi con più insistenza, tentando di ricreare quel clima confidenziale in maniera tanto posticcia da far risultare tutto forzato, innaturale. Arriva a confidarmi che con il suo compagno non c'è più sesso, in realtà non c'è mai davvero stato per come lei lo intende. Mi dice di aver già ceduto a tentazioni esterne, una volta, ma non era serena.

"...se solo ci fosse una persona di cui davvero mi fido, con cui poterlo fare senza vivere nella paranoia!"

Inutile dire che ho lasciato cadere la cosa, depistando l'argomento con consigli da amico gay. Per l'ennesima volta, ho preso tempo.

I segnali da allora sono costanti, espliciti, di nuovo anche fisici. E di nuovo, torno a fare i conti con il cazzo che mi esplode, che la vuole e che, se potesse, salirebbe su per le mie interiora fino a raggiungere la scatola cranica, per mettere fuori combattimento il cervello e prendere in mano il joystick.

Sebbene io abbia espresso una mia ottica ormai radicalizzata, volevo condividerla con voi. Sentire altri punti di vista, conferme o smentite sul mio timore nel cavalcare la situazione, non può che aiutarmi a riflettere. Questa storia è piena di sfumature, difficili da condensare in un solo post, pertanto se certe dinamiche o motivazioni sono poco chiare proverò a svilupparle meglio in seguito.

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ReBubble

Se senti che sia un'esperienza che va fatta perché trattenerti, paura di perdere il posto di lavoro!? Allora sei già in una situazione lavorativa difficile che prima o poi dovrai affrontare a prescindere dalla relazione che avrai ... poi é la figlia del capo e non può che spianato la strada se la fai felice ... se non la fai felice magari ti creerà problemi e sarai costretto ad andare via lo stesso ... vivi il momento senza farti tante seghe mentali.

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ArmandoBis

Sei stato chiarissimo.

Il punto, per come la vedo io, è che questa è una donna problematica, a prescindere dalle circostanze relative al lavoro.

Non gliel'ha ordinato il dottore di trovarsi dei fidanzati scialbi o inadeguati.

E, di converso, fra tanti uomini con le palle va a puntare uno che però si trova in condizione esposta perché è un dipendente della sua azienda.

C'è qualcosa che non quadra.

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pomok@ko

mentre leggevo avevo la mascella che arrivava al pavimento

tranne alcuni aspetti, decisamente marginali, è un percorso che ho fatto (e sto compiendo tutt'ora) anche io

inquietante 😀

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acquasalata

Dice il saggio:

"Al lavoro e nel palazzo nun ce devi mette er cazzo"

 

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Bozzarelly

Considera anche la possibilità che stia flirtando e basta, magari ha sentito (o percepito) qualcosa su di te e vuole solo vedere fin dove arriva.

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Oneiroi
Il 8/11/2019 alle 21:47 , ArmandoBis ha scritto:

Il punto, per come la vedo io, è che questa è una donna problematica, a prescindere dalle circostanze relative al lavoro.

Non gliel'ha ordinato il dottore di trovarsi dei fidanzati scialbi o inadeguati.

"Problematica" è una parola inappropriata nel suo caso, la definirei piuttosto femmina.

Ha fatto una scelta, ovvero quella di rispondere all'orologio biologico scegliendo un uomo che riteneva adeguato al ruolo di padre, una cernita che ha saputo fare bene. Il suo compagno è un ottimo padre -l'ho conosciuto- e un ottimo compagno di vita; peccato non sia anche un ottimo amante perché, se lo fosse, sono certo che la situazione sarebbe diversa.

13 ore fa, Bozzarelly ha scritto:

Considera anche la possibilità che stia flirtando e basta, magari ha sentito (o percepito) qualcosa su di te e vuole solo vedere fin dove arriva.

L'ho considerato ma ci sono una miriade di comportamenti che mi inducono a credere non sia così. Ho acquisito una certa sensibilità in merito, negli anni: non credo di sbagliare.

Semmai sono convinto abbia paura, come e forse più di me, che un'eventuale implicazione sessuale possa avere risvolti sull'ambiente di lavoro, in particolare se la cosa si venisse a sapere. Questo è confermato dal fatto che la maggior parte dei "test" ricevuti negli anni riguardavano proprio la mia discrezione.

Il 9/11/2019 alle 11:35 , pomok@ko ha scritto:

tranne alcuni aspetti, decisamente marginali, è un percorso che ho fatto (e sto compiendo tutt'ora) anche io

inquietante 😀

Se ti va di condividere qualcosa in merito, potrebbe essere d'aiuto alla discussione. Peraltro mi hai anche incuriosito...

17 ore fa, acquasalata ha scritto:

Dice il saggio:

"Al lavoro e nel palazzo nun ce devi mette er cazzo"

Come hai potuto leggere dal post, il pensiero è pienamente condiviso.

Non sono uno che va in fissa per una figa tanto facilmente e non credo di esserlo nemmeno per lei. Ho lasciato correre e sarei in grado di farlo ancora, senza risentirne.

E' come avere tra le mani un pregiatissimo Sassicaia d'annata, attendendo l'occasione migliore per godere del suo particolarissimo bouquet.

Uno sfizio, potenzialmente costoso poichè non privo di qualche rischio... che non so ancora se ho voglia di correre.

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ArmandoBis

Sarò moralista, ma io lascerei perdere.

Non per i rischi relativi al lavoro, ma per i possibili riflessi sul padre del bambino e sulla serenità familiare qualora la faccenda tracimasse.

Ma è solo un parere personale.

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