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Espatrio - Andare a vivere in un altro Paese - 4 italians who want to live better


Back Door Man

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vol-à-voile
10 ore fa, BackDoorMan68 ha scritto:

Eccoci qua. Sai che in Italia non avresti quel lavoro.

13 ore fa, vol-à-voile ha scritto:

 

Guardiamo la cosa dalla prospettiva pre-covid19: in Italia sarebbero meno di 80 ore al mese con stipendio che oscilla fra i 1800/+2000 a seconda dei mesi e con possibilità di guadagnare ancora di più qualora scalassi di grado.

Ripeto: se mi offrissero lo stesso lavoro per vivere in una qualsiasi città del sud Italia, accetterei domani stesso. 
 

10 ore fa, BackDoorMan68 ha scritto:

In questo mi hai incuriosito. Non ricordo, al momento, l'espressione slang, a meno che non sia "un culo de mal asiento".

E' quella? O ce n'è una alternativa? Mi piacerebbe saperlo.

Comunque torneresti e poi? Se sei "nomade" dopo un po' vorresti ripartire.

É praticamente la stessa espressione, culo inquieto rende però l’idea di uno che non sta mai fermo mentre l’altra ha più un’accezione negativa, ma sostanzialmente significano la stessa cosa.
Credo che nella vita tutti (o molti) arrivino ad un punto dove il desiderio di stabilirsi è molto forte.
A 35 anni il mio volere è quello di poter tornare nel mio paese, con la garanzia del lavoro chiaramente, altrimenti tutto va a puttane perché in Italia senza lavoro non vai da nessuna parte.
Ho lavorato in Giappone e mi volevo sparare, nonostante lì abbia condotto una vita - sociale e non - stupenda. Ho visto tanti colleghi lasciare il lavoro dopo poco per stress, lì purtroppo si vive per lavora, è una concezione della vita che per molti di noi occidentali potrebbe essere shockante. La metodología lavorativa giapponese-coreana è quella del focalizzare la propria vita sul lavoro cercando di evitare qualsiasi tipo di distrazione. Risultato? Molti si ammazzano, tanto che in giapponese hanno creato una parola apposita: 過労死, dove il primo kanji significa “esagerazione”, il secondo “lavoro duro o fatica” e il terzo “morte”.

L’Inghilterra è invece il paese dove lavorativamente parlando è molto facile sia trovar lavoro che cambiarlo: è curioso vedere come ci si trovi agli antipodi con gli inglesi.
Mia madre mi voleva sparare quando rifiutai un contratto a tempo indeterminato, part-time fra l’altro (ma con possibilità di convertirlo in un full-time), solo perché il lavoro mi faceva letteralmente cagare (back-Office per una multinazionale del vestiario.. ma finivo poi in negozio a fare il commesso).
In Inghilterra invece il posto fisso non esiste: o meglio, nella testa degli inglesi il cambio è quasi necessario. Tuttavia non si può dire che vivano una vita sana dal punto di vista sociale: ne ho viste di cotte e di crude fra colleghi e Tinder. Sinceramente l’Inghilterra è il posto dove meno mi sentirei a mio agio a chiamarla “casa”.

Ora sono in Spagna da quasi 3 anni: tutto bello, ma qui il lavoratore conta meno di zero. Nel 2012 con la riforma del contratto lavorativo di Rajoy si decise di salvaguardare  gli interessi degli imprenditori e 0 degli impiegati  e i sindacati possono tranquillamente stare in silenzio.

Questa è la mia storiella, molto ma molto sintetizzata (per rispondere anche a @ciccioman333).
Io dico che se avessi determinate condizioni per vivere in Italia, come quelle citate prima, ci tornerei col sorriso sulle labbra.

Modificato da vol-à-voile
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Carlins

Finalmente ci siamo, il topic dell'anno è stato aperto!

Con tutto rispetto per il coronavirus, ma non riuscirà a fermare la nostra voglia di esplorare, conoscere, immergersi in nuovi colori, stuzzicare il nostro palato (non solo nel gustare cibi, ma anche assaporando altro, a buon intenditore). In una parola, vivere.

 

Ho iniziato il mio viaggio, fisico e spiriturale per così dire, quattro anni fa ormai. La settimana dopo essermi laureato, triennale (finita a stento devo ammettere, ancora non mi capacito dove abbia trovato la forza e la determinazione necessaria per ribaltare la mia esistenza, tra cui questo avvenimento), partii.

Sin da piccolino sono stato abituato a viaggiare, aereo e macchina principalmente (la preferivo di gran lunga, specie quando erano viaggi in solitaria con mio padre, oltre ad essere un po' scomodo in 4, era un'occasione perfetta per soffermarsi in qualche capitale europea lungo il tragitto), e almeno una volta all'anno me ne andavo a visitare i miei parenti a Bucarest. Però non era mai stato più di un mese lontano da casa, da solo per giunta.

Belfast, Dublino, Cork (in realtà tutte piccole, se non miuscole, realtà limitrofe, dato che ho svolto lavori manuali, giardinaggio e nei campi, ma è giusto per far capire il tragitto). Sarei dovuto rientrare, ma decisi di proseguire. Bournemouth, London, Dewsbury, Edinburgh, e infine Glasgow. Che bella la Scozia, ma così come il nostro amico @BackDoorMan68 anch'io ho seri problemi col freddo, specie se umido (in Romania non da così fastidio ad esempio).

Il tutto è durato 4-5 mesi, ma considerando che ero partito con una conoscenza d'inglese livello asilo nido (sul serio non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto) e avevo con me 300 euro scarsi, non è andata così malaccio, senza considerare le miriadi di esperienze e nuove situazioni che mi sono capitate, e ovviamente gente fantastica con cui hai l'onore di imbatterti, fratelli lontani fisicamente, ma che porterai sempre con te nel profondo del cuore.

 

Una sola vita non basta, mi ripeto spesso. Siamo costretti a lsciarci alle spalle infiniti diversi destini. Mi piace pensare che in fondo siano tutti "giusti", e che non dobbiamo preoccuparci in fondo.

 

Ma torniamo a noi, non è questo il topic adatto per filosofeggiare.

Rientrai un po' con la coda tra le gambe, all'epoca avevo la presunzione e innocenza di credere che bastava me ne andassi dall'Italia, e tutto sarebbe cambiato. Mai pensiero più falso e lontano dalla realtà fu formulato. Lavorai a testa china da mio padre, sul filo della depressione, nonostante le innumerevoli battaglie già vinte (mi riferisco anche a roba seria, come principi di tossicodipendenza, prima che partissi).

Una ragazza mi salvò. Devo ammettere anche i miei meriti, ma senza la sua pazienza ed infinita dedizione nei miei confronti, non avrei mai vissuto quasi due anni in maniera fantastica. Mi diede una carica assurda, quasi sovrumana, a me che non avevo mai avuto una vera relazione degna di questo nome. Nuovi viaggi, insieme ed in solitaria. Ho girovagato per mezza Europa in lungo ed in largo, e finalmente la decisione di riprendere gli studi magistrali. 

Ripartii per l'Inghilterra, il master è in lingua inglese e la mia fluidità era bel lontana dall'accettabile per svolgere degli studi impegnativi. Scelsi Brighton, non volevo un'altra estate completamente al freddo, molto costosa vero (senza considerare il corso mattutino + pomeriggio), così arrotondai facendo il cameriere prima (situazione al limite del surreale, mi ritrovai nel mezzo di un soggetto tendente al mafioso, evito di dilungarmi) e aiuto cuoco poi in un ristorantino molto raffinato.

Due mesi a dir poco intensi, riuscii anche a riservare del tempo per distrarmi. Stanco ma soddisfatto. Una settimana dopo la prima lezione, era incerto sulla mia tenuta degli studi (in realtà per il sottoscritto si trattava di inizare a studiare per la prima volta in vita sua), ma ora posso affermare che è andata alla grande, finendo gli esami (uno in più da quelli previsti nel corso) un semestre in anticipo.

 

Ed eccoci al presente, ancora bloccato in Birmania (grazie Farnesina che mi strappi un sorriso ogni volta che leggo un vostro comunicato o post fb, continuate a cantarvela e suonarvela nel vostro circoletto), ma situazioni "scomode" del passato, come vivere in un camion o in un ex pollaio, mi hanno permesso di adattarmi, e anzi, questa volta il karma è stato estremamente benevolo con me.

Dopo questa enorme premessa, che spero possa essere da stimolo per molti, veniamo al futuro, d'altronde non è consigliato guardarsi troppo alle spalle.

 

Qua si sta bene, io mi trovo bene (non vi annoio con le mie disquisizioni, già presenti abbondantemente nel mio diario). Come già detto in altri post, il mio obiettivo è tornare. Non necessariamente qua, ma in Asia in generale.

Però ci vogliono degli step da seguire prima. Devo rientrare anzitutto, e laurearmi (sarebbe davvero il colmo farlo in videoconferenza da qua, non avevo mai immaginato che una situazione del genere potesse avverarsi). Poi trovare lavoro, mettermi in gioco sul serio, e dovrò ripartire da zero. L'idea è di fare quanta più gavetta, accumulare esperienza necessaria che mi permetta di spostarmi. Non mi dispiacerebbe una parentesi in Romania, questo lungo periodo qua mi sta facendo venire la nostalgia non tanto dell'Italia, ma dell'altra mia parte. Non mi era mai successo onestamente, chissà.

Dove abito in Italia è una piccola isola felice. Non ho problemi ad ammettere che dopo i 40 anni, potrei anche decidere di stabilirmi in pianta stabile lì dove sono nato e cresciuto. Ma è troppo presto ora.

Detto questo, il trasferirsi è sempre una decisione complicata, spesso e volentieri non dipende solamente da te, ma ci sono centinaia di variabili prevedibili e non in campo.

Insieme forse riusciremo ad avere una panoramica un po' meno offuscata di altri paesi, grazie alle nostre esperienze dirette.

 

Seguo con molto interesse il topic.

 

EDIT: @vol-à-voile concordo perfettamente, in UK non mi sentirei mai a "casa", cosa che in un certo senso ho avvertito qua dopo neanche una settimana.

 

Modificato da Carlins
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Back Door Man
3 minuti fa, vol-à-voile ha scritto:

É praticamente la stessa espressione, culo inquieto rende però l’idea di uno che non sta mai fermo mentre l’altra ha più un’accezione negativa, ma sostanzialmente significano la stessa cosa.

Ciao.

La grafia è la stessa, varia la pronuncia. Tant'è che ti avevo chiesto l'espressione slang e mi chiedevo perché tu l'avessi scritta in ita invece che spa. E invece l'avevi scritta giusta. Non ricordando sono andato a cercare la traduzione di inquieto su wordreference, il che è stato un po' umiliante per me che mastico spagnolo da 40 anni. 😞 Questa è una confessione. Risolto il mistero mi vien da ridere. ☺️

_____

25 minuti fa, vol-à-voile ha scritto:

Credo che nella vita tutti (o molti) arrivino ad un punto dove il desiderio di stabilirsi è molto forte.
A 35 anni il mio volere è quello di poter tornare nel mio paese, con la garanzia del lavoro chiaramente, altrimenti tutto va a puttane perché in Italia senza lavoro non vai da nessuna parte.

Giusto. A 30 anni la pensavo come te. Credo che tu voglia tornare dove hai le tue radici. L'età è quella... E giustamente vorresti certezze e garanzie, sennò non lo fai. Senza soldi non si canta Messa. E la realtà italiana non è il massimo.

Non che quella spagnola sia molto diversa, eh... E' sempre UE.

Però io sono allo step successivo. A 30 anni sono tornato e ora sento il Richiamo della Foresta. Come te, però al contrario. Non ho avuto risultati eccelsi e dell'Italia ne ho piene le OO. Se anche in Spagna dovessi fare la stessa vita che faccio qua sarei stimolato dal (ri)parlare una lingua diversa, confrontarmi con gente diversa eccetera. Ognuno fa caso a sé. Ad ogni modo la Spagna non è un vincolo, dico solo che è il primo posto dove andrei, perché ne ho un bel ricordo.

Il problema generale è la crisi. Per chi si sente un po' nomade c'è voglia di cambiare.

E' sempre stato detto che la monotonia ammazza.

39 minuti fa, vol-à-voile ha scritto:

Ho lavorato in Giappone e mi volevo sparare, nonostante lì abbia condotto una vita - sociale e non - stupenda. Ho visto tanti colleghi lasciare il lavoro dopo poco per stress, lì purtroppo si vive per lavora, è una concezione della vita che per molti di noi occidentali potrebbe essere shockante. La metodología lavorativa giapponese-coreana è quella del focalizzare la propria vita sul lavoro cercando di evitare qualsiasi tipo di distrazione. Risultato? Molti si ammazzano, tanto che in giapponese hanno creato una parola apposita: 過労死, dove il primo kanji significa “esagerazione”, il secondo “lavoro duro o fatica” e il terzo “morte”.

Ho visto un videoclip in rete dove c'è gente della stessa azienda che viene filmata mentre "si punisce" con una specie di corsetta a 4 zampe perché non avevano raggiunto un risultato aziendale sul quale avevano scommesso. E persa la scommessa facevano quella roba. Veramente improponibile.

Mi fermo qui. Non ti rispondo punto su punto, tanto avremo modo di riparlare dell'argomento.

Ciao e Grazie.

 

 

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ciccioman333
1 ora fa, vol-à-voile ha scritto:
 


. Tuttavia non si può dire che vivano una vita sana dal punto di vista sociale: ne ho viste di cotte e di crude fra colleghi e Tinder. Sinceramente l’Inghilterra è il posto dove meno mi sentirei a mio agio a chiamarla “casa”.
 

Tipo? Che intendi?

Per esempio?

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vol-à-voile
15 minuti fa, Maldoner ha scritto:

@vol-à-voile

In Inghilterra esiste un'identità nazionale (inglese o britannica)?

Nella vita quotidiana, la senti?

 

Cosa intendi esattamente?

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Maldoner
24 minuti fa, vol-à-voile ha scritto:

Cosa intendi esattamente?

Tu, da straniero, percepivi di essere in Inghilterra (o regno Unito)?

Aldilà della lingua, intendo.

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Carlins
40 minuti fa, Maldoner ha scritto:

Tu, da straniero, percepivi di essere in Inghilterra (o regno Unito)?

Aldilà della lingua, intendo.

Rispondo anch'io, sono di passaggio.

Onestamente sì. C'è un abisso con l'Irlanda ad esempio, ma anche molte differenze fra Irlanda del Nord e Scozia (purtroppo non ho visitato il Galles). 

Ho avuto un impatto più forte con L'UK rispetto a dove mi trovo ora. Non so se rendo l'idea, e tra l'altro qua la parte più caratteristica è proprio quella dove ci sono tutte le strutture britanniche dell'epoca coloniale. 

In Inghilterra si respira un'altra aria, c'è poco da fare. Poi ci si domanda perché hanno lasciato l'Europa, non lo sono mai stati europei, hanno aderito quando era comodo il mercato unico europeo, ora che la barca affonda, tirano via i remi.

Persino Londra che è tipo la città più multietnica e cosmopolita al mondo (se la batte con New York da quel che ricordo), mantiene le sue tipicità. Si respira aria vittoriana.

In linea di massima tutte le città che ho visitato hanno le loro peculiarità (Bristol, Bath - stupenda -, Canterbury, etc.) 

Specialmente quelle più a nord mi hanno lasciato un forte impatto (Leeds, Liverpool eccelsa, Manchester), molto caratteristiche, così come le persone, specialmente dopo i 30/40 anni.

La costa meridionale è più riservata agli svaghi, allo svernamento dei vecchi e le città sono un po' una fotocopia una con l'altra, seppur ci siano delle eccezioni da scovare, paesini molto piccoli che sono dei batuffoli.

Brighton tranne la residenza estiva del re in stile indiano e dentro cinese (molti la considerano una trashata clamorosa) non ha praticamente nulla di culturale/artistico che richiami il passato. È una città come un'altra. 

 

Ah, la città più anonima che ho visitato è stata Amsterdam però, delusione totale. Se non fosse per il museo di Van Gogh e quello dell'arte fiamminga (forse ancora più bello, enorme), neanche diresti di trovarti nei Paesi Bassi.

Okay le puttane, droga e casinò, ma purtroppo si basa al 90% forse più su quello.

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ciccioman333

Ditemi una cosa, una curiosita', a chi ha vissuto in inghilterra: per come avete capito, la' le fiche inglesi di classe medio alta, tipo libere professioniste, manager, dottoresse ecc...sono razziste con gli italiani per fidanzamento ltr ecc o no?

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Carlins
1 ora fa, ciccioman333 ha scritto:

Ditemi una cosa, una curiosita', a chi ha vissuto in inghilterra: per come avete capito, la' le fiche inglesi di classe medio alta, tipo libere professioniste, manager, dottoresse ecc...sono razziste con gli italiani per fidanzamento ltr ecc o no?

Non ho avuto a che fare direttamente con quella classe sociale, ma un dato di fatto te lo lascio:

Tra UK e Irlanda (ancora peggio) ho visto le donne più brutte e scorbutiche in assoluto. Possibilità di rimorchio solamente in locali quando sono ubriache lercie, non fa più per me. Tant'è che nelle mie varie esperienze (tra l'altro ritornato a Londra altre due volte con il mio team di judo) non ho mai concluso nulla, neanche un misero bacio a stampo. Sono anni luci distante dall'essere un casanova, però nei miei giretti qualche risultato lo portavo a casa, più o meno concreto (quest'anno sono graziato dall'alto). In parte perché non ci provavo ad essere onesto, veramente una qualità media ampiamente insufficiente (per non parlare dei kili di make up, odio più profondo), ma soprattutto per l'atteggiamento generale che non permetteva nessun tipo di manovra, facendoti desistere dall'agire.

Nello specifico non so se ce l'hanno con gli italiani, forse un po', non siamo più ben visti come in passato, però mi è sembrata una cosa estendibile a tutto il genere maschile, anche i maschi locali si attaccano alla bottiglia per non pensarci. Quelli svegli se la prendono straniera.

 

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