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richiesta aiuto su risposta chat dopo un mese di silenzio


penautbutter

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penautbutter
14 hours ago, > Mark < said:


A meno che non ti stai comportando come il subumano descritto in quest'altro mio post, no non appare da morto di figa ma semplicemente come uno a cui PIACE LA FIGA.

...Perché un conto sono 7 rchieste di uscita un giorno sì e l'altro pure, un altro 7 richieste di uscita spalmate su 7 mesi durante i quali, nel frattempo, scopi altre e ti fai i cazzi tuoi.

Ma poi, anche se per assurdo la dovessi stalkerare, se hai testo alto + figa in quantità e qualità allora NON potrai MAI essere needy. MAI!!!

Cioè sarebbe come provare il gusto del salato mentre ti metti miele in bocca, cioè non esite perché va contro le leggi della SCIENZA.

Poi di quello che la lei di turno può pensare o meno, non te ne deve fregare un emerito cazzo perché non è affar tuo.

Ci sono state tipe che si illudevano che io fossi cotto di loro, mentre magari in quel momento stavo pure a puttane.

Ti aggiorno e ti chiedo un’altra volta consiglio.

Al mio invito ha detto volentieri e poi ha detto eventualmente settimana prossima e vabbè altre cazzate.

 

ieri metto una storia sì IG dove celebravo la morte di Carlo Giuliani, 19 anni fa, condividendo una canzone che parlava di dimenticare il fatto è lei ha risposto a quella storia dicendomi “eh le 19 enni che ti porti a casa però non penso siano così dimenticabili” e io ridendo le ho detto che aveva fatto un collegamento assurdo chiedendole se stesse imitando il tono della casa di carta così drammatico, poi le ho chiesto se pensasse che ciclicamente ricontatto gente dai 18 ai 24(sua età) così a caso e lei ha risposto “probably” 

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penautbutter
Inviato (modificato)
24 minutes ago, > Mark < said:


Io non darei molto peso a ciò che dice... diciamo che, in generale, NON andrebbe mai dato troppo peso a ciò che dicono le donne perché, il più delle volte, recitano solo degli script triti e ritriti derivanti dal social programming.

Alla sua uscita “eh le 19 enni che ti porti a casa però non penso siano così dimenticabili” io avrei replicato col silenzio.

Se poi insisteva, le avrei risposto una roba tipo: "Se ti ho ricontattata significa, evidentemente, che a essere indimenticabile sei stata proprio TU."

Quando faccio attraction non scherzo MAI con le tipe, perché è un attimo che poi colgono il pretesto per buttarla in caciara oppure, al momento del dunque, per fingere che cascano dalle nuvole in quanto "credevano" che si stesse solo scherzando e divertendosi tra amici...

Insomma: sono sempre piuttosto tranchant e diretto, perché col tempo ho capito che in questa maniera chiudi tutti i varchi alle stronzate e quindi, se continui a sentirmi, è solo per un motivo.

In questo modo non mi capita praticamente MAI che mi facciano shit test o altre puttanate simili, perché capiscono sin da subito che NON sto scherzando e/o cercando "altro".

Il finale è sempre quello: o ci stanno, oppure SPARISCONO nel nulla non visualizzando più i miei messaggi.

Trovo tutto ciò a dir poco LIBERATORIO.

Volevo solo smontarla un po’ prima di dirle la stessa cosa che stai dicendo tu. Perché lei ha “subíto” un paio di mie sbroccate ai tempi e credo che abbia detto questo proprio appositamente. Io di solito mi comporto come te, sicuramente nella maniera più sbagliata, ma faccio così anche io e succede come dici tu mediamente

 

il timore è sempre quello di apparire come ti dicevo prima. Grazie dell’attenzione e del tuo tempo

Modificato da penautbutter
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28 minuti fa, penautbutter ha scritto:

Volevo solo smontarla un po’ prima di dirle la stessa cosa che stai dicendo tu.

Vali molto più di questo.

28 minuti fa, penautbutter ha scritto:

Perché lei ha “subíto” un paio di mie sbroccate ai tempi e credo che abbia detto questo proprio appositamente. Io di solito mi comporto come te, sicuramente nella maniera più sbagliata, ma faccio così anche io e succede come dici tu mediamente

il timore è sempre quello di apparire come ti dicevo prima.

Provare timore e preoccupazione per un oggetto che si muove scattante nel buio, che non riesci a definire e che potrebbe essere pericoloso e letale per te, può essere naturale.

Manco a farlo apposta timore ha la stessa radice di oscurità e automaticamente leghiamo il concetto che esprime questa parola all'ignoto, all'indefinito, al dubbio.

Da questo si passa facilmente ad una forma caratteristica di timore che è quello reverenziale, quando non sappiamo la reazione che può determinare una nostra azione (reale o presunta) nei confronti di una persona che per noi esprime alto valore (quindi è un discorso percettivo di tipo soggettivo e situazionale) o comunque un valore più alto del nostro.

In quel caso si attivano risposte vegetative più o meno prolungate (in genere sono solo iniziali, poi "ci sblocchiamo" - essendo una forma di distress psicofisico acuto -) che ci portano agitazione, scarsa concentrazione, flush cutaneo e sudorazione del volto e delle mani, lieve tremore, tachicardia e altre risposte psicosomatiche.

Si definisce ciò globalmente come arousal.

Avrai presente quando parli o parlavi da piccolo con un genitore, con un professore autorevole a scuola, con un personaggio famoso, con una donna molto bella, ma anche con un semplice sconosciuto.

La soggettività è data dal fatto che nella stessa persona si potranno osservare risposte forti ma diverse nel momento in cui ci si interrelaziona ad un professore autorevole o con una donna esteticamente bella.

Si parte ancora una volta da un elemento comportamentale di base, con radici biologiche ed adattive, che nelle funzioni sociali e psicologiche può assumere aspetti che ne fuorviano il significato iniziale ed originario.

La consapevolezza che è naturale provare un pizzico di ansia e di preoccupazione mentre ci interfacciamo con tali figure o ciò che queste figure per noi rappresentano, permette di fare il passo successivo, cioè cercare di comprendere il motivo per cui proviamo un timore troppo forte o in situazioni che non lo richiederebbero (disadattivo e disfunzionale) e andare verso una direzione che permette di smussarlo o risolverlo.

Più frequentemente c'è un forte giudizio interno e quindi esterno, abbiamo paura di essere giudicati, non apprezzati e quindi non riconosciuti come parte di un gruppo o di una comunità.

Come esseri sociali questo è di vitale importanza.

Nasciamo in società, con le diverse forme che acquisisce storicamente, e viviamo al suo interno, e rappresenta una possibilità ulteriore di sopravvivere che restare soli e combattere, quindi ancora una volta una struttura sviluppatasi da una funzione adattiva di base più semplice.

Più frequentemente c'è paura di perdere qualcosa, per cui una nostra azione "sbagliata" può farci perdere un oggetto che crediamo sia importante così come una persona o una opportunità o più cose insieme.

Qui purtroppo gioca un ruolo molto importante il condizionamento sociale (a partire dal proprio nucleo familiare) che, insieme a te, costruisce il tuo schema cognitivo su convinzioni spesso fuorvianti che ti portano spesso a doverizzare o comunque a inferenze di pensiero che determinato distorsioni del pensiero stesso e del comportamento che esso produce.

È naturale ragionare per deduzione senza scadere in processi di tipo paranoide, è una shortcut che utilizza la nostra corteccia per arrivare a conclusioni in modo più rapido.

In questo fa da specchio ai circuiti sottocorticali riflessologici che rispondono in modo immediato, ma molto meno specifico ad uno stimolo ambientale (sia interno che esterno).

Il dilemma da risolvere è quale elemento sia alla base del processo deduttivo, perché, come una lunga catena, una virgola scritta in modo disfunzionale porta con sé tutta una serie di riflessioni distorte che generano conclusioni distorte.

Ed ecco le oscenità che vediamo ogni giorno.

Ancora una volta si punta il dito verso funzioni mentali che sono evolutive e ci permettono di agire con efficienza, la stessa efficienza soggettiva e sociale che descrive la psico-sociologia, e rapidità, consentendoci di adattarci ad un determinato contesto nel tempo più breve possibile.

Andrebbe puntato il dito sulle domande che uno si pone e che già denotano un certo grado di intelligenza.

È naturale provare timore?

È naturale provare quel tipo di timore e per quella determinata persona/oggetto/cosa?

E così provare a ristrutturare da solo o con una guida saggia quel piccolo castello, partendo dai mattoni e dalle grosse travi che ne stanno alla base.

Naturale non è una parola casuale.

Cerco di evitare l'utilizzo della parola normale che, riportando al concetto di norma e quindi ancora una volta ad aspetti sociali, aggiungerebbe una ulteriore incognita al problema e renderebbe molto più ostico il processo di sfoltimento delle radici dei nostri pensieri.

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Maldoner
3 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Qui da me c'è molto questa cultura che se uno ci prova è morto di figa.

E se non ci prova è gay

Quando trovi un bivio, imboccalo.

1 ora fa, sasa4 ha scritto:

Da questo si passa facilmente ad una forma caratteristica di timore che è quello reverenziale, quando non sappiamo la reazione che può determinare una nostra azione (reale o presunta) nei confronti di una persona che per noi esprime alto valore (quindi è un discorso percettivo di tipo soggettivo e situazionale) o comunque un valore più alto del nostro.

In quel caso si attivano risposte vegetative più o meno prolungate (in genere sono solo iniziali, poi "ci sblocchiamo" - essendo una forma di distress psicofisico acuto -) che ci portano agitazione, scarsa concentrazione, flush cutaneo e sudorazione del volto e delle mani, lieve tremore, tachicardia e altre risposte psicosomatiche.

[...]

Più frequentemente c'è un forte giudizio interno e quindi esterno, abbiamo paura di essere giudicati, non apprezzati e quindi non riconosciuti come parte di un gruppo o di una comunità.

 

Qui purtroppo gioca un ruolo molto importante il condizionamento sociale (a partire dal proprio nucleo familiare) che, insieme a te, costruisce il tuo schema cognitivo su convinzioni spesso fuorvianti che ti portano spesso a doverizzare o comunque a inferenze di pensiero che determinato distorsioni del pensiero stesso e del comportamento che esso produce.

Sacrosante parole, mi ritrovo tantissimo in quello che hai scritto.

Nonostante le esperienze e il passare degli anni, certe parti di te te le porti dentro da sempre. E liberarsene (o riallinearle) è veramente difficile.

Tra l'altro è incredibile come l'alcol riesca a fare miracoli in questo ambito.

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23 ore fa, Maldoner ha scritto:

Nonostante le esperienze e il passare degli anni, certe parti di te te le porti dentro da sempre. E liberarsene (o riallinearle) è veramente difficile.

Sono parti di te e il gioco delle parti costituisce, nella sua interezza e complessità, la tua persona.

Custodiscile, ti rendono ciò che sei diventato e quello che stai costruendo in prospettiva futura.

Premura vuole di non tentare di ricacciarle come fossero qualcosa di diverso da noi, dato che quelle tornano sempre più forti a bussare alla porta.

O a volte entrano senza permesso, turbandoti.

Staranno emergendo sensazioni a te familiari leggendo queste parole, così come ad altri che le condividono.

Una parte della responsabilità di ciò è quel concetto interiorizzato che se custodiamo qualche corda che suona stonata rispetto alle altre, che nel frattempo producono splendide armoniche, dobbiamo mettere a tacerle.

Ma quel rumore goffo che essa produce può farti guardare allo specchio e al massimo farti nascere un sorriso.

Quella è l'accettazione, attiva, non quella passiva che è all'ombra della rassegnazione.

Già solo una serena consapevolezza che i tasti del pianoforte con cui suona la tua mente possano non muoversi sempre all'unisono, ti permette di accarezzare quell'altra parte di te, attenta, vigile, che cerca affannosamente di monitorare il complesso schema di ciò che pensi e di ciò che senti, rassicurandola.

La rassicuri che quelle corde e quei tasti inizieranno, in un determinato momento, a seguire le altre cercando di produrre note più gradevoli, ma la rassicuri anche del fatto che una nota stonata non renda una parte di te una non-parte, da relegare in un angolo buio per cercare di essere dimenticata.

Tanto quella così ritorna e ti darà spavento.

È una parte semplicemente diversa, considerando la diversità una risorsa e non una mancanza, affacciandosi, così, con totale apertura verso la diversità del mondo che ti si offre all'esterno.

È dando una direzione ed un verso il più possibile univoci a queste parti, facendole danzare nella stessa sala con giri di spin analoghi, che si costruisce e si modella una integrità psichica.

Integro non è riducibile alla monocromia, ma a tanti colori, anche contrapposti, che seguono una determinata scia, come all'interno di un arcobaleno.

Ancora una volta la natura ci offre uno splendido esempio di ordine nella diversità.

Individuare i binari da seguire e su questi strutturare i propri schemi affettivi e cognitivi, ma anche mettere in discussione quelli già acquisiti, è ciò che reputo più auspicabile.

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penautbutter
On 7/21/2020 at 5:23 PM, sasa4 said:

Vali molto più di questo.

 

questa frase mi risuona in testa dal giorno che l'ho letta. Mi è capiato diverse volte di trovarmici  di fronte, ma questa volta ha punto da qualche parte. Da quel giorno la persona mi è scesa, la situazione mi è scesa, perché penso che non è sano stare appresso a qualcuno che si comporta così, al netto di qualsiasi problema abbia. Sto portando avanti la cosa come leggo da voi, facendo finta di avere abbondanza di scegliere, scrivendo il minimo indispensabile e cercando di essere diretto, ma mentre scrivo a lei magari sono fuori con un'altra a parlare del nostro rapporto e poi scrivo a quella fidanzata che però fa le battute a sfondo sessuale. Alla fine entro questa settimana dovremmo avere una data per rivederci, dopo mesi. Insomma in qualche maniera, forse sto capendo che è un lavoro che serve a me e non ad arrivare all'obbiettivo, non può essere quello l'obbiettivo, ma solo la riuscita dei propri intenti, cosa che sto cercando di mettere al primo posto.

 

Insomma, grazie, come va, va

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