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Cancellare le routine


Celeste

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Ho conosciuto una persona meno di due mesi fa. Complice l’ottima intesa mentale e sessuale, abbiamo iniziato a vederci con frequenza: non me ne sono resa conto. 

Un concatenarsi di eventi e circostanze ha fatto in modo che si creassero delle vere e proprie routine nel rapporto. E adesso - dopo quasi due mesi - non posso più ignorare determinati comportamenti/appuntamenti ripetuti marcandoli come casuali: tutto ció è quanto di più non voglia e non ho idea di come ci sia potuta finir dentro.

Premetto di lavorare in media almeno 12 ore al giorno, e non è infrequente per me prolungare fino alle 14 ore. Fino alla chiusura delle palestre, ho sempre dedicato dalle 6 alle 8 ore settimanali allo sport. Poi ci sono tutti gli altri interessi variabili e incombenze sparse. 

Come intuirete facendo dei semplici calcoli, ho conosciuto questo ragazzo in una fase strana, quasi concomitante alla chiusura delle palestre e locali; sostanzialmente in un momento privo di impegni sportivi e sociali.

Evidentemente, il mio non avere impedimenti effettivi al vederci e il fatto di doverci frequentare in un contesto casalingo - nel weekend ma senza i ritmi soliti scanditi dall’appuntamento-tipo “ti vengo a prendere e usciamo” (finendo gli incontri per essere prolungati anche per sessioni di 24h di fila insieme) - hanno fatto sì che si creassero delle distorsioni nella percezione dello stato del rapporto e nell’evoluzione (o degenerazione) esponenziale dello stesso. 

Lui ha quasi sin da subito iniziato con i messaggi quotidiani del buongiorno/buonanotte, che io odio e reputo un grande accollo. Tuttavia, avendoli percepiti come un gesto gentile, fatto con le migliori intenzioni, mi sono sottomessa a tale routine. Primo grande errore. 

  [Primo quesito: cosa avrei dovuto fare? Mi sento psicopatica a dover dire a una persona: “Guarda, non mi mandare il buongiorno, è una cosa che mi sta in culo”.]

Una sera poi mi ha chiamata. Io non lo sapevo, ma in quel momento inauguravamo il rito della telefonata quotidiana serale. 

Sono stata scema, ancora una volta. Complici quelle due/tre sere in cui non mi ha chiamata perchè incasinato con il lavoro, mi sono tranquillizzata, dicendomi: “non è una routine!”. Spesso poi abbiamo avuto vivaci argomenti di cui chiacchierare: così non mi sono accorta di aver contribuito a fissare lo standard di 40-50 minuti (!) di telefonata.  

Avrete ormai intuito il mio problema, immagino. 

Lui mi piace, ma avevo proiettato un’idea di frequentazione tranquilla, inframmezzata da impegni di vita separata. Un cercarsi libero, rilassato, senza ansie e appuntamenti prefissati.

Ho sbagliato moltissimo, perchè sebbene avessi verbalizzato quest’idea di rapporto più e più volte, nei fatti non mi sono dimostrata coerente, assecondando invece il suo ritmo. Peró, conoscendolo da così poco, pensavo fosse scontato per me “ritenermi per i fatti miei”. Ora cado dal pero.

*******

Adesso la consapevolezza della realtà mi ha travolta e sono in preda all’ansia da giorni e mi ritrovo qui, a scrivere, nonostante la sveglia che inesorabilmente squillerà fra una manciata di ore. 

È possibile fare un passo indietro? Riportare la frequentazione ad altri ritmi e premesse? Vi chiedo il consiglio che dareste ad un amico per smarcarsi dalla ragazza che si accolla.

Ho provato, ad esempio, durante l’ennesima chiamata a spiegare di essere stanca e di non avere molto tempo per stare al telefono, ma lui non mi sembra ricettivo...non mi viene incontro liquidando in fretta la chiamata fingendo noncuranza, ma lo sento anzi incupito e finisce per farmi tenerezza. 

Passo dal sentirmi in colpa ad incazzarmi con me stessa per il costringermi a sopportare cose di cui non ho voglia (Dio...lo conosco da così poco! Ma che cazzo è questo senso di sottomissione e assecondamento da mammina apprensiva?). 

 [N.d.r. Tutto ha origine probabilmente dalla sensazione di sentirsi sbagliati e dal non voler dar credito alle proprie esigenze.]

Concedetemi il mio momento di lagna: sono stanca, non ho tempo nè la forza mentale.

L’idea di dover trovare una scusa, una giustificazione che non faccia restare male l’altro per saltare l’appuntamento settimanale (semplicemente per dormire un po’ o stare per i cazzi miei) mi crea una morsa allo stomaco.

Ho chiuso una relazione di 7 anni per essere finalmente libera di gestire il mio tempo. Di che stiamo parlando, cazzo?

Non ho voglia di dover stare al telefono ogni sera, nelle giornate in cui non c’è nulla da dirsi, e polverizzare così quelle misere ore che mi restano dopo il lavoro. Addormentarsi serena e poi svegliarsi di soprassalto perchè quel cristo ti ha cercata e tu sei sparita così, senza dare notizia di te. Non. ce. la. faccio. Mi sento oppressa. 

Al contempo spiegare queste esigenze all’altro puó risultare davvero difficile. Si appare odiosi con questi vaneggiamenti sul tempo che manca. Roba da mitomani che si credono CEO di multinazionali, lo comprendo. 

Peró così è. Come ne esco? Come pongo la questione senza far sentire l’altra persona in difetto? Non voglio essere per lui la tipa che lo ha messo “a cuccia” o farlo sentire sbagliato...le sue attenzioni sono sane e positive! Ma le mie condizioni attuali mi impediscono di apprezzarle.

Sono consapevole che queste mie esigenze verosimilmente mi condannino a soli rapporti frivoli, senza crescita nè profondità. Nondimeno, mi trovo in questa precisa fase della vita e non nego che ci siano momenti in cui me ne rammarichi. 

Eppure, mi ritrovo a dover confermare di preferire questa solitudine di fondo all’ansia folle che mi provoca l’idea di non possedere il mio tempo e doverlo rendicontare a qualcuno, certificare i miei movimenti - in linea con la scelta ormai compiuta più di un anno fa quando interruppi la mia LTR -.
 

Consigli?

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16 minutes ago, Celeste said:

Adesso la consapevolezza della realtà mi ha travolta e sono in preda all’ansia da giorni e mi ritrovo qui, a scrivere, nonostante la sveglia che inesorabilmente squillerà fra una manciata di ore. 

Diciamo che è tutta un'ansia. Hai ansia delle sue attenzioni e hai ansia di non dargliene abbastanza. 

Frequentazione frivola o meno conoscersi è trovare un equilibrio fra le esigenze dei due e sì, che che se ne dica dare "tot" tempo all'altro. 

Francamente capisco il tuo livello di saturazione e ti dico che fai benissimo a cercare di riacquistare le tue energie, però se vuoi mantenere sta conoscenza le soluzioni sono poche: 

Se parlare con un po' di tatto non ha funzionato hai poche opzioni se non riprenderti lo spazio

Quindi non vuoi la routine? E allora spezzala coi fatti, la sera avvisa che hai bisogno di staccare dal telefono e ti guardi un film, leggi, studi, conti i fiocchi di neve o fai quel che ti pare. 

Proverei un approccio soft all'inizio, non saltare tutte le sere e vedi come va, d'altra parte se lui è un tipo ansioso non lo puoi cambiare e tanto vale che salti fuori la cosa e ognuno per la sua strada 

 

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porchetta
4 ore fa, Celeste ha scritto:

È possibile fare un passo indietro? Riportare la frequentazione ad altri ritmi e premesse?

Passo dal sentirmi in colpa ad incazzarmi con me stessa per il costringermi a sopportare cose di cui non ho voglia (Dio...lo conosco da così poco! Ma che cazzo è questo senso di sottomissione e assecondamento da mammina apprensiva?). 

Al contempo spiegare queste esigenze all’altro puó risultare davvero difficile. Si appare odiosi con questi vaneggiamenti sul tempo che manca.

Certo che è possibile , basta parlarne , ogni persona vive la cosa in modo differente , basta spiegare che a te non va bene.

Devi far capire che non è un "buongiorno" / "buonanotte" che fa la differenza.

Per quanto mi riguarda ho sempre impostato le mie LTR in modo che ognuno si faccia gli affari propri durante tutto l'arco della giornata , senza buongiorno cazzi e mazzi. Poi la sera scambio 5/6 messaggi  per condividere / sentire come è andata.

Chiamate assolutamente non da rituale , una ogni tanto ci sta , ma senza preavviso , è cosi che si risponde col sorriso stampato in volto.

Se si ha già un appuntamento per la sera non serve scrivere nulla se non "esci" quando sono sotto casa.

Non devi sentirti in colpa , è un tuo diritto sentirti libera!

Una relazione non deve essere vissuta come un  macigno da attaccarsi alla caviglia , bensi' come  un motore da aggiungere al proprio.

 

 

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Meodont

@Celeste:

L'attrazione non è una scelta. Se con lui non senti tale legame, c'è qualcosa che non funziona a monte. Plausibile risposta: lui non è in grado ( non più perlomeno ) di creare la giusta attrazione, e la cosa si è fermata poco dopo la nascita. Al contempo ricevi, e ti crei dentro le sensazioni che hai citato. È solo questione di tempo prima che tu ti destabilizzi il giusto, iniziando ad accusare la situazione, andando sempre più fuori fase. Urge un compromesso con lui... Adesso! 

Non avere paure delle "conseguenze" future pensando alla sua reazione di questa cosa. Celeste: prima o poi è inevitabile. Velocizza il processo per indorare la pillola. Iniziare una relazione deve essere un piacere. Una cosa che ti fa sentire meglio e che decora tutto quello che già sei. Da quello che hai scritto, in soldoni, non mi pare. Fai il passo di dirgli che vuoi i tuoi spazi, e parlagli anche delle routine telefoniche. Altrimenti ti stai preparando un piatto che "all'altra te" non piacerà ingoiare! E poi te lo sconti te, e così accade l'autogol perfetto per fare terra bruciata dentro se stessi. 

 

4 ore fa, bruni ha scritto:

Francamente capisco il tuo livello di saturazione e ti dico che fai benissimo a cercare di riacquistare le tue energie, però se vuoi mantenere sta conoscenza le soluzioni sono poche: 

Se parlare con un po' di tatto non ha funzionato hai poche opzioni se non riprenderti lo spazio

Touché Doraemon! 👌😁

 

 

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Back Door Man

@Celeste

E' abbastanza comune in Italia, per ragioni culturali, la psicopatologia di coppia del maschio abusante e della donna sottomessa alla routine delle incombenze derivate dallo stare in coppia.

In questo caso il problema non è solo spezzare la routine inutile dei buongiorni e delle buonasere, perché il tipo non è ricettivo.

Hai già accennato la cosa e lui non capisce. E ti senti in colpa a dover spiegare l'ovvio.

5 hours ago, Celeste said:

Ho provato, ad esempio, durante l’ennesima chiamata a spiegare di essere stanca e di non avere molto tempo per stare al telefono, ma lui non mi sembra ricettivo...non mi viene incontro liquidando in fretta la chiamata fingendo noncuranza, ma lo sento anzi incupito e finisce per farmi tenerezza. 

E' palese che la vostra relazione è ammalata.

Di quel male che ho spiegato.

In teoria si sta con qualcuno perché ci capisce, perché si gode a passare del tempo insieme, perché si fa l'amore con gusto... Insomma lo si fa per piacere (escluse le coppie con figli che hanno dei doveri e la cosa è un po' più complicata).

Detto questo è assurdo che non vi capiate, che tu ti senta in colpa a spiegare l'ovvio, e che tu ti stressi a mandare buongiorni controvoglia e stare al telefono per dovere.

Le conclusioni sul da farsi le lascio a te.

PS: Attenzione che se ora non riesci a riprenderti i tuoi spazi, a dire no, e se ti va dirgli "sciogliamo la società", sarà un problemone farlo in futuro.

In termini terra terra: se un giorno decidi di levartelo di culo come fai a levartelo di culo?

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giannicarlo
5 ore fa, Celeste ha scritto:

Ho conosciuto una persona meno di due mesi fa. Complice l’ottima intesa mentale e sessuale, abbiamo iniziato a vederci con frequenza: non me ne sono resa conto. 

Un concatenarsi di eventi e circostanze ha fatto in modo che si creassero delle vere e proprie routine nel rapporto. E adesso - dopo quasi due mesi - non posso più ignorare determinati comportamenti/appuntamenti ripetuti marcandoli come casuali: tutto ció è quanto di più non voglia e non ho idea di come ci sia potuta finir dentro.

Premetto di lavorare in media almeno 12 ore al giorno, e non è infrequente per me prolungare fino alle 14 ore. Fino alla chiusura delle palestre, ho sempre dedicato dalle 6 alle 8 ore settimanali allo sport. Poi ci sono tutti gli altri interessi variabili e incombenze sparse. 

Come intuirete facendo dei semplici calcoli, ho conosciuto questo ragazzo in una fase strana, quasi concomitante alla chiusura delle palestre e locali; sostanzialmente in un momento privo di impegni sportivi e sociali.

Evidentemente, il mio non avere impedimenti effettivi al vederci e il fatto di doverci frequentare in un contesto casalingo - nel weekend ma senza i ritmi soliti scanditi dall’appuntamento-tipo “ti vengo a prendere e usciamo” (finendo gli incontri per essere prolungati anche per sessioni di 24h di fila insieme) - hanno fatto sì che si creassero delle distorsioni nella percezione dello stato del rapporto e nell’evoluzione (o degenerazione) esponenziale dello stesso. 

Lui ha quasi sin da subito iniziato con i messaggi quotidiani del buongiorno/buonanotte, che io odio e reputo un grande accollo. Tuttavia, avendoli percepiti come un gesto gentile, fatto con le migliori intenzioni, mi sono sottomessa a tale routine. Primo grande errore. 

  [Primo quesito: cosa avrei dovuto fare? Mi sento psicopatica a dover dire a una persona: “Guarda, non mi mandare il buongiorno, è una cosa che mi sta in culo”.]

Una sera poi mi ha chiamata. Io non lo sapevo, ma in quel momento inauguravamo il rito della telefonata quotidiana serale. 

Sono stata scema, ancora una volta. Complici quelle due/tre sere in cui non mi ha chiamata perchè incasinato con il lavoro, mi sono tranquillizzata, dicendomi: “non è una routine!”. Spesso poi abbiamo avuto vivaci argomenti di cui chiacchierare: così non mi sono accorta di aver contribuito a fissare lo standard di 40-50 minuti (!) di telefonata.  

Avrete ormai intuito il mio problema, immagino. 

Lui mi piace, ma avevo proiettato un’idea di frequentazione tranquilla, inframmezzata da impegni di vita separata. Un cercarsi libero, rilassato, senza ansie e appuntamenti prefissati.

Ho sbagliato moltissimo, perchè sebbene avessi verbalizzato quest’idea di rapporto più e più volte, nei fatti non mi sono dimostrata coerente, assecondando invece il suo ritmo. Peró, conoscendolo da così poco, pensavo fosse scontato per me “ritenermi per i fatti miei”. Ora cado dal pero.

*******

Adesso la consapevolezza della realtà mi ha travolta e sono in preda all’ansia da giorni e mi ritrovo qui, a scrivere, nonostante la sveglia che inesorabilmente squillerà fra una manciata di ore. 

È possibile fare un passo indietro? Riportare la frequentazione ad altri ritmi e premesse? Vi chiedo il consiglio che dareste ad un amico per smarcarsi dalla ragazza che si accolla.

Ho provato, ad esempio, durante l’ennesima chiamata a spiegare di essere stanca e di non avere molto tempo per stare al telefono, ma lui non mi sembra ricettivo...non mi viene incontro liquidando in fretta la chiamata fingendo noncuranza, ma lo sento anzi incupito e finisce per farmi tenerezza. 

Passo dal sentirmi in colpa ad incazzarmi con me stessa per il costringermi a sopportare cose di cui non ho voglia (Dio...lo conosco da così poco! Ma che cazzo è questo senso di sottomissione e assecondamento da mammina apprensiva?). 

 [N.d.r. Tutto ha origine probabilmente dalla sensazione di sentirsi sbagliati e dal non voler dar credito alle proprie esigenze.]

Concedetemi il mio momento di lagna: sono stanca, non ho tempo nè la forza mentale.

L’idea di dover trovare una scusa, una giustificazione che non faccia restare male l’altro per saltare l’appuntamento settimanale (semplicemente per dormire un po’ o stare per i cazzi miei) mi crea una morsa allo stomaco.

Ho chiuso una relazione di 7 anni per essere finalmente libera di gestire il mio tempo. Di che stiamo parlando, cazzo?

Non ho voglia di dover stare al telefono ogni sera, nelle giornate in cui non c’è nulla da dirsi, e polverizzare così quelle misere ore che mi restano dopo il lavoro. Addormentarsi serena e poi svegliarsi di soprassalto perchè quel cristo ti ha cercata e tu sei sparita così, senza dare notizia di te. Non. ce. la. faccio. Mi sento oppressa. 

Al contempo spiegare queste esigenze all’altro puó risultare davvero difficile. Si appare odiosi con questi vaneggiamenti sul tempo che manca. Roba da mitomani che si credono CEO di multinazionali, lo comprendo. 

Peró così è. Come ne esco? Come pongo la questione senza far sentire l’altra persona in difetto? Non voglio essere per lui la tipa che lo ha messo “a cuccia” o farlo sentire sbagliato...le sue attenzioni sono sane e positive! Ma le mie condizioni attuali mi impediscono di apprezzarle.

Sono consapevole che queste mie esigenze verosimilmente mi condannino a soli rapporti frivoli, senza crescita nè profondità. Nondimeno, mi trovo in questa precisa fase della vita e non nego che ci siano momenti in cui me ne rammarichi. 

Eppure, mi ritrovo a dover confermare di preferire questa solitudine di fondo all’ansia folle che mi provoca l’idea di non possedere il mio tempo e doverlo rendicontare a qualcuno, certificare i miei movimenti - in linea con la scelta ormai compiuta più di un anno fa quando interruppi la mia LTR -.
 

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Madonna quante analisi quantistiche.

Semplicemente vivitela come viene. 

Io dico, se alla fine a quel telefono rispondi, vuol dire che ci tieni no? senno manco risponderesti.... ( è questo che attesta il tuo interesse, non quello che pensi, bensì ciò che poi fai nel concreto)

Ma indipendentemente da questo sembra quasi che tu ti sia fatto un programma sull'agenda di come debbano essere le cose e come debbano accadere.

Certo che con questa predisposizione non troverai mai ciò che cerchi, proprio perché nulla è come ci si aspetta e la vita non ti chiede cosa preferisci.

Quindi a parer mio sarebbe più importante per te imparare a prendere le cose come vengono, guardando più gli aspetti positivi che questa relazione potrebbe darti, piuttosto che solo quelli negativi.

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6 ore fa, Celeste ha scritto:

Ho conosciuto una persona meno di due mesi fa. Complice l’ottima intesa mentale e sessuale, abbiamo iniziato a vederci con frequenza: non me ne sono resa conto. 

Un concatenarsi di eventi e circostanze ha fatto in modo che si creassero delle vere e proprie routine nel rapporto. E adesso - dopo quasi due mesi - non posso più ignorare determinati comportamenti/appuntamenti ripetuti marcandoli come casuali: tutto ció è quanto di più non voglia e non ho idea di come ci sia potuta finir dentro.

Premetto di lavorare in media almeno 12 ore al giorno, e non è infrequente per me prolungare fino alle 14 ore. Fino alla chiusura delle palestre, ho sempre dedicato dalle 6 alle 8 ore settimanali allo sport. Poi ci sono tutti gli altri interessi variabili e incombenze sparse. 

Come intuirete facendo dei semplici calcoli, ho conosciuto questo ragazzo in una fase strana, quasi concomitante alla chiusura delle palestre e locali; sostanzialmente in un momento privo di impegni sportivi e sociali.

Evidentemente, il mio non avere impedimenti effettivi al vederci e il fatto di doverci frequentare in un contesto casalingo - nel weekend ma senza i ritmi soliti scanditi dall’appuntamento-tipo “ti vengo a prendere e usciamo” (finendo gli incontri per essere prolungati anche per sessioni di 24h di fila insieme) - hanno fatto sì che si creassero delle distorsioni nella percezione dello stato del rapporto e nell’evoluzione (o degenerazione) esponenziale dello stesso. 

Lui ha quasi sin da subito iniziato con i messaggi quotidiani del buongiorno/buonanotte, che io odio e reputo un grande accollo. Tuttavia, avendoli percepiti come un gesto gentile, fatto con le migliori intenzioni, mi sono sottomessa a tale routine. Primo grande errore. 

  [Primo quesito: cosa avrei dovuto fare? Mi sento psicopatica a dover dire a una persona: “Guarda, non mi mandare il buongiorno, è una cosa che mi sta in culo”.]

Una sera poi mi ha chiamata. Io non lo sapevo, ma in quel momento inauguravamo il rito della telefonata quotidiana serale. 

Sono stata scema, ancora una volta. Complici quelle due/tre sere in cui non mi ha chiamata perchè incasinato con il lavoro, mi sono tranquillizzata, dicendomi: “non è una routine!”. Spesso poi abbiamo avuto vivaci argomenti di cui chiacchierare: così non mi sono accorta di aver contribuito a fissare lo standard di 40-50 minuti (!) di telefonata.  

Avrete ormai intuito il mio problema, immagino. 

Lui mi piace, ma avevo proiettato un’idea di frequentazione tranquilla, inframmezzata da impegni di vita separata. Un cercarsi libero, rilassato, senza ansie e appuntamenti prefissati.

Ho sbagliato moltissimo, perchè sebbene avessi verbalizzato quest’idea di rapporto più e più volte, nei fatti non mi sono dimostrata coerente, assecondando invece il suo ritmo. Peró, conoscendolo da così poco, pensavo fosse scontato per me “ritenermi per i fatti miei”. Ora cado dal pero.

*******

Adesso la consapevolezza della realtà mi ha travolta e sono in preda all’ansia da giorni e mi ritrovo qui, a scrivere, nonostante la sveglia che inesorabilmente squillerà fra una manciata di ore. 

È possibile fare un passo indietro? Riportare la frequentazione ad altri ritmi e premesse? Vi chiedo il consiglio che dareste ad un amico per smarcarsi dalla ragazza che si accolla.

Ho provato, ad esempio, durante l’ennesima chiamata a spiegare di essere stanca e di non avere molto tempo per stare al telefono, ma lui non mi sembra ricettivo...non mi viene incontro liquidando in fretta la chiamata fingendo noncuranza, ma lo sento anzi incupito e finisce per farmi tenerezza. 

Passo dal sentirmi in colpa ad incazzarmi con me stessa per il costringermi a sopportare cose di cui non ho voglia (Dio...lo conosco da così poco! Ma che cazzo è questo senso di sottomissione e assecondamento da mammina apprensiva?). 

 [N.d.r. Tutto ha origine probabilmente dalla sensazione di sentirsi sbagliati e dal non voler dar credito alle proprie esigenze.]

Concedetemi il mio momento di lagna: sono stanca, non ho tempo nè la forza mentale.

L’idea di dover trovare una scusa, una giustificazione che non faccia restare male l’altro per saltare l’appuntamento settimanale (semplicemente per dormire un po’ o stare per i cazzi miei) mi crea una morsa allo stomaco.

Ho chiuso una relazione di 7 anni per essere finalmente libera di gestire il mio tempo. Di che stiamo parlando, cazzo?

Non ho voglia di dover stare al telefono ogni sera, nelle giornate in cui non c’è nulla da dirsi, e polverizzare così quelle misere ore che mi restano dopo il lavoro. Addormentarsi serena e poi svegliarsi di soprassalto perchè quel cristo ti ha cercata e tu sei sparita così, senza dare notizia di te. Non. ce. la. faccio. Mi sento oppressa. 

Al contempo spiegare queste esigenze all’altro puó risultare davvero difficile. Si appare odiosi con questi vaneggiamenti sul tempo che manca. Roba da mitomani che si credono CEO di multinazionali, lo comprendo. 

Peró così è. Come ne esco? Come pongo la questione senza far sentire l’altra persona in difetto? Non voglio essere per lui la tipa che lo ha messo “a cuccia” o farlo sentire sbagliato...le sue attenzioni sono sane e positive! Ma le mie condizioni attuali mi impediscono di apprezzarle.

Sono consapevole che queste mie esigenze verosimilmente mi condannino a soli rapporti frivoli, senza crescita nè profondità. Nondimeno, mi trovo in questa precisa fase della vita e non nego che ci siano momenti in cui me ne rammarichi. 

Eppure, mi ritrovo a dover confermare di preferire questa solitudine di fondo all’ansia folle che mi provoca l’idea di non possedere il mio tempo e doverlo rendicontare a qualcuno, certificare i miei movimenti - in linea con la scelta ormai compiuta più di un anno fa quando interruppi la mia LTR -.
 

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@askfra scelgo te!

Dejavù?

😉

Modificato da Orph
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Per me dovresti provare a chiarire questa cosa perchè non ha senso alcuno viversi male una relazione lasciando che vada in atteggiamenti di routine che non ci piacciono.

Soprattutto dopo cosi poco, se te la vivi già male adesso dovresti trovare un modo per esternare questo tuo problema (se lo vivi come tale).

 

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