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scopamicizia, quali regole?


LSDB83

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17 ore fa, TADsince1995 ha scritto:

Dati i punti sopra sono sempre indeciso se pensare che siamo dei microbi schifosi o straordinari.

Indecisione anche mia da sempre, ma se dovessi scommettere opterei per straordinari. 

Tireremo le somme quando e se raggiungeremo obiettivi come la fusione nucleare e il disinnesco del Global warming entro questo secolo. 

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^'V'^
1 ora fa, Aghori ha scritto:

Credo che sia necessario tener conto di importanti varianti individuali. Perché la mia esperienza è piuttosto diversa. Anni fa ho sperimentato una botta adrenalinica veramente paralizzante a compiti fatti e strafatti. Dovevo suonare degli strumentali per la prima volta da solo davanti a un pubblico. Era roba che in prova mi riusciva bene, avevo anche registrato per accertarmene. E non era la mia prima volta su un palco, stavo oltre la 100esima. Ero preparato ma la tensione mi ha mezzo paralizzato. Ho dovuto chiamare i miei compagni , saltare gli strumentali con cui avevo intenzione di iniziare, e farne uno solo verso la fine del set (quando mi ero un po' rilassato).  Ho dovuto in situazioni simili imparare a rilassarmi tramite tecniche varie. O (moderata) assunzione di alcolici 😂

Era la prima volta che lo facevi, non avevi provato e riprovato davanti ad un pubblico. 

Io ad esempio quando è iniziata questa cosa del Clan e ingenuamente pensavo ci sarebbero stati i numeri per dei corsi dal vivo... 

Ho iniziato a contattare dei centri sociali dove fanno delle serate a tema e cose per gli associati, per offrire loro delle lezioni interessanti a gratis per i loro associati. 

Così ho iniziato ad andare diverse sere a parlare a 40-70 persone col microfono, e questo per me è stato fare i compiti. 

Non tanto essere preparato su quello che ho da dire. (O saper suonare lo strumento). 

Non è stato facile all'inizio. 

Avevo fatto anni prima un corso di public speaking, ma anche quando fai la pratica sul palco sei davanti agli altri corsisti tuoi "amici" e ve la raccontate. 

Anche dovessi essere davanti a 20 persone del forum che mi stimano e sanno già chi sono, è più facile. 

Ma essere davanti ad una cinquantina di persone che non mi conoscono e vogliono capire in che modo gli stia rubando tempo per qualcosa di cui non gli frega niente, e tornarci, e tornarci (fancendo anche errori) fu per me "fare i compiti prima". 

In ogni caso, ora non ho sottomano il testo di psicologia sociale in cui è spiegato questo concetto supportato da studi, ma non è una mia inferenza arbitraria, il fatto che lo stesso stress peggiori la performance all'inesperto e la migliori all'esperto. 

Odio il tennis e tutti i tennisti, includendo quelle tenniste che sotto la minigonna hanno i pantaloncini invece del giusto perizoma bianco di pizzo, ma l'esempio del tennis era esattamente quello riportato nel testo. 

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41 minuti fa, ^'V'^ ha scritto:

Era la prima volta che lo facevi, non avevi provato e riprovato davanti ad un pubblico. 

Io ad esempio quando è iniziata questa cosa del Clan e ingenuamente pensavo ci sarebbero stati i numeri per dei corsi dal vivo... 

Ho iniziato a contattare dei centri sociali dove fanno delle serate a tema e cose per gli associati, per offrire loro delle lezioni interessanti a gratis per i loro associati. 

Così ho iniziato ad andare diverse sere a parlare a 40-70 persone col microfono, e questo per me è stato fare i compiti. 

Non tanto essere preparato su quello che ho da dire. (O saper suonare lo strumento). 

Non è stato facile all'inizio. 

Avevo fatto anni prima un corso di public speaking, ma anche quando fai la pratica sul palco sei davanti agli altri corsisti tuoi "amici" e ve la raccontate. 

Anche dovessi essere davanti a 20 persone del forum che mi stimano e sanno già chi sono, è più facile. 

Ma essere davanti ad una cinquantina di persone che non mi conoscono e vogliono capire in che modo gli stia rubando tempo per qualcosa di cui non gli frega niente, e tornarci, e tornarci (fancendo anche errori) fu per me "fare i compiti prima". 

In ogni caso, ora non ho sottomano il testo di psicologia sociale in cui è spiegato questo concetto supportato da studi, ma non è una mia inferenza arbitraria, il fatto che lo stesso stress peggiori la performance all'inesperto e la migliori all'esperto. 

Odio il tennis e tutti i tennisti, includendo quelle tenniste che sotto la minigonna hanno i pantaloncini invece del giusto perizoma bianco di pizzo, ma l'esempio del tennis era esattamente quello riportato nel testo. 

Non era la prima volta che stavo di fronte a un pubblico, era oltre la 100esima. Pensavo di esserci abituato. Oltretutto tante volte , pur in mezzo agli altri suonavo praticamente solo io. Però era la prima volta che ci stavo da solo, almeno all'inizio del set ,ingenuamente non pensavo che avrei sentito una tale differenza. Magari sono troppo emotivo io ma da allora rilassarmi in qualche modo è stato utilissimo in situazioni simili. 

(Magari tutto questo può dire qualcosa sull'importanza di sentirsi in un team rispetto allo stare da soli...)

Modificato da Aghori
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TADsince1995
35 minuti fa, ^'V'^ ha scritto:

In ogni caso, ora non ho sottomano il testo di psicologia sociale in cui è spiegato questo concetto supportato da studi, ma non è una mia inferenza arbitraria, il fatto che lo stesso stress peggiori la performance all'inesperto e la migliori all'esperto. 

Però qui potrei portare un caso che mi è successo qualche anno fa. Fui mandato dal mio datore di lavoro a fare una conferenza all'estero, non posso dire il posto ne l'evento perché se no sarei immediatamente riconoscibile data l'enorme visibilità che ha quel posto.

Posso solo dirti che ho dovuto parlare per 15 minuti, in inglese, di uno studio fatto da me su un dato argomento, di fronte a una platea di una cinquantina di persone di altissimo livello, espertissime e provenienti da tutto il mondo, che su quell'argomento ci avevano basato le loro carriere. Ero preparato sul mio studio, ma ero comunque un moscerino rispetto a quei giganti.

Avevo il terrore di essere paralizzato, ma invece fui preso da un tale livello di concentrazione, forza, coraggio ed energia che addirittura risposi senza indugio a delle domande non banali.

Finiti quei 15 minuti ero così carico ed "emettevo" energia che, uscito dalla sala, sono andato al rinfresco e c'era una HB greca di massimo 20 anni che mi faceva gli occhi dolci senza che io avessi fatto alcunché per avvicinarla. Mi è rimasta impressa sta cosa.

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Skyscraper
2 ore fa, TADsince1995 ha scritto:

Finiti quei 15 minuti ero così carico ed "emettevo" energia che, uscito dalla sala, sono andato al rinfresco e c'era una HB greca di massimo 20 anni che mi faceva gli occhi dolci senza che io avessi fatto alcunché per avvicinarla. Mi è rimasta impressa sta cosa.

Idem, noto tantissimo questa cosa quando completo uno o più task molto importanti (che sia per lavoro o per altro). Quando dopo mi reco in un ambiente dove casualmente ci sono anche molte fighe, entro in beast mode e lo percepiscono benissimo, è pazzesco!

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Panoramix79
8 ore fa, Aghori ha scritto:

Ho dovuto in situazioni simili imparare a rilassarmi tramite tecniche varie.

Questo dell'ansia da palcoscenico è un tema straordinariamente complesso, lo dimostra il fatto che quello che funziona per una persona potrebbe essere deleterio per un'altra. Per me è stato un terreno da sondare per anni, che mi ha aiutato a conoscere meglio me stesso.

Il fatto di cercare di rilassarmi prima di un concerto, ad esempio, nel mio caso ha portato a peggiorare notevolmente le cose, a scatenarmi, quasi per risposta controbilanciata, attacchi d'ansia pazzeschi  durante i concerti. Per me era fondamentale veicolare nel verso giusto quell'adrenalina, quello stress in maniera positiva, non cercare di reprimerlo, perché se no mi scoppiava tra le mani come una bomba. Invece per molti era la salvezza. 

Come, ad esempio, è curioso notare che ci siano strumentisti che raccomandano di non suonare nelle ore precedenti al concerto, perché la cosa metterebbe in agitazione, mentre  altri si tranquillizzato ed entrano nel giusto mood solo dopo almeno una mezz'ora di riscaldamento allo strumento. 

Oppure la concentrazione, per molti la ricerca della stessa è imprescindibile durante una performance (per me lo è e ci ho dovuto lavorare moltissimo, avvicinarmi alla meditazione mi ha aiutato molto), altri preferiscono mantenere un certo distacco attentivo, perché un eccesso di concentrazione li porta ad avere impreviste interferenze con acquisizioni collaudate della cosiddetta memoria muscolare (soprattutto in riferimento alle diteggiature) e a bloccarsi improvvisamente  su passaggi totalmente acquisiti ed automatizzati in precedenza. 

È un campo minato, un terreno dannatamente affascinante.

Credo che tra le tante cose, l'unica vera fermezza che vada a sferzare trasversalmente tutti questi punti interrogativi sia la ricerca di quella che la tcc chiama esposizione (mi riallaccio anche ad Aivia quando parla di "fare i compiti"). Non solo come modo di "abituarsi' al contesto, ma anche  di "adattarsi" ad esso partendo dalla consapevolezza delle proprie risposte emotive. 

Che strumento/i suoni Aghori? 

7 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Odio il tennis e tutti i tennisti, includendo quelle tenniste che sotto la minigonna hanno i pantaloncini invece del giusto perizoma bianco di pizzo, ma l'esempio del tennis era esattamente quello riportato nel testo. 

Ricrediti, è uno sport strepitoso Aivia! 😄 E le tenniste gran fighe. È uno di quegli sport che se ti ci avvicini ti risucchia come un vortice. Detto da uno che, come te, ama soprattutto gli sport da combattimento. 

L'apollineo e il dionisiaco. Ricordiamoci che, per anni, in Italia, il più grande giornalista di tennis era anche il più grande organizzatore (prima) e giornalista (poi) di boxe, parlo ovviamente di Rino Tommasi.

 

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1 ora fa, Panoramix79 ha scritto:

Questo dell'ansia da palcoscenico è un tema straordinariamente complesso, lo dimostra il fatto che quello che funziona per una persona potrebbe essere deleterio per un'altra. Per me è stato un terreno da sondare per anni, che mi ha aiutato a conoscere meglio me stesso.

Il fatto di cercare di rilassarmi prima di un concerto, ad esempio, nel mio caso ha portato a peggiorare notevolmente le cose, a scatenarmi, quasi per risposta controbilanciata, attacchi d'ansia pazzeschi  durante i concerti. Per me era fondamentale veicolare nel verso giusto quell'adrenalina, quello stress in maniera positiva, non cercare di reprimerlo, perché se no mi scoppiava tra le mani come una bomba. Invece per molti era la salvezza. 

Come, ad esempio, è curioso notare che ci siano strumentisti che raccomandano di non suonare nelle ore precedenti al concerto, perché la cosa metterebbe in agitazione, mentre  altri si tranquillizzato ed entrano nel giusto mood solo dopo almeno una mezz'ora di riscaldamento allo strumento. 

Oppure la concentrazione, per molti la ricerca della stessa è imprescindibile durante una performance (per me lo è e ci ho dovuto lavorare moltissimo, avvicinarmi alla meditazione mi ha aiutato molto), altri preferiscono mantenere un certo distacco attentivo, perché un eccesso di concentrazione li porta ad avere impreviste interferenze con acquisizioni collaudate della cosiddetta memoria muscolare (soprattutto in riferimento alle diteggiature) e a bloccarsi improvvisamente  su passaggi totalmente acquisiti ed automatizzati in precedenza. 

È un campo minato, un terreno dannatamente affascinante.

Credo che tra le tante cose, l'unica vera fermezza che vada a sferzare trasversalmente tutti questi punti interrogativi sia la ricerca di quella che la tcc chiama esposizione (mi riallaccio anche ad Aivia quando parla di "fare i compiti"). Non solo come modo di "abituarsi' al contesto, ma anche  di "adattarsi" ad esso partendo dalla consapevolezza delle proprie risposte emotive. 

Che strumento/i suoni Aghori? 

Ricrediti, è uno sport strepitoso Aivia! 😄 E le tenniste gran fighe. È uno di quegli sport che se ti ci avvicini ti risucchia come un vortice. Detto da uno che, come te, ama soprattutto gli sport da combattimento. 

L'apollineo e il dionisiaco. Ricordiamoci che, per anni, in Italia, il più grande giornalista di tennis era anche il più grande organizzatore (prima) e giornalista (poi) di boxe, parlo ovviamente di Rino Tommasi.

 

Lo stesso che suoni tu, a giudicare da chi hai nell' avatar.

Comunque io sono sempre stato molto "Easy" , stavo a bere birra e cazzeggiare fino a poco prima di salire sul palco. Il riscaldamento lo facevo al sound check. Avevamo anche il rito di andare a prendere un caffè prima di suonare, qualche volta ci facevamo una canna. Anche fare strumentali da solo tra un pezzo e l'altro  non era mai stato un problema. 

Il problema della troppa tensione è stato quando sono salito da solo su quel palco per suonare, senza nessuno, già con solo un percussionista è diverso, il problema è quando sono solo io e il pubblico. Non me lo aspettavo proprio perché normalmente ero Easy going , salgo suoniamo , e sticazzi. 

Comunque mi ritrovo in quello che hai detto , quella volta proprio perché in tensione stavo con la chitarra in mano fino a 30 secondi dall' inizio e questo credo non mi abbia aiutato per niente. La volta successiva me ne sono fregato come facevo quando suonavo col gruppo, mi sono fatto una birra, mi sono rilassato, non ho fatto riscaldamenti , niente, ed è andata meglio, tensione ma non paralizzante.

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  • 3 settimane dopo...
Bozzarelly
Il 5/5/2021 at 05:19, Bozzarelly ha scritto:

Purtroppo si tratta di anni fa e aveva un titolo troppo comune (angry latina qualcosa) per sperare di ritrovarlo.

Trovato!! 😂

 

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ArmandoBis
Il 19/5/2021 at 19:26, Skyscraper ha scritto:

Idem, noto tantissimo questa cosa quando completo uno o più task molto importanti (che sia per lavoro o per altro). Quando dopo mi reco in un ambiente dove casualmente ci sono anche molte fighe, entro in beast mode e lo percepiscono benissimo, è pazzesco!

Verissimo.

Mi ricordo la presentazione di un libro a cui avevo partecipato.

Era un evento piuttosto raccolto, la sala era piccola e io me ne stetti piuttosto in disparte.

La tizia che era venuta per leggere una poesia a mo' di introduzione poi mi ricontattò con una scusa.

Lo capii tempo dopo.

Era una donna piuttosto conosciuta in certi ambienti mentre io non ero nessuno. 

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ArmandoBis
Il 8/5/2021 at 16:44, ^'V'^ ha scritto:

(...)

Cartesio ha preso un abbaglio forte quando ha detto "penso quindi sono."

Percepisco (sento), quindi sono. 

(...)

Piccolo excursus filosofico.

La necessità di partire dal pensiero per Cartesio è di tipo epistemologico.

Si tratta di trovare un fondamento a partire dal quale poter approcciare il reale.

Il fatto che posso dubitare di tutte le cose (cioè delle mie percezioni) ma non di essere, viene posto come base di quell'apparecchiatura concettuale che sono le "idee chiare e distinte".

Se per Hegel ciò che è razionale è reale, per Cartesio lo è solo ciò che può essere approcciato appunto attraverso le "idee chiare e distinte", metodologia che sviluppò nelle Meditazioni filosofiche.

Ciò portò di fatto a una separazione fra pensiero e materia che creò non pochi problemi metafisici (una corrente di pensatori del seicento ipotizzò che noi fossimo come dei meccanismi ad orologeria programmati fin dall'inizio a muoverci in sintonia con le nostre volizioni; in pratica, noi pensiamo di muovere il braccio perché lo abbiamo deciso, ma in realtà era un movimento già programmato, non c'è modo per il pensiero di influire sulla materia).

Cartesio pensava che la "giuntura" fra spirito e materia fosse nella ghiandola pineale. 

Comunque, nella sua concezione, la materia è comunque qualcosa di problematico. Non a caso ipotizza che essa esiste per un atto di creazione continua da parte di Dio.

Approccio completamente diverso è quello di molte filosofie orientali: non crea problema che la mente sia influenzata dalla materia, anche perché la mente stessa è divisa in sei menti principali e cinquantuno menti secondarie. Un approccio che potremmo definire pluralista.

Riguardo alla percezione di un culo e della relativa mano che vi si indirizza come un pezzo di ferro attirato da una calamita, il discorso è abbastanza complesso.

Primo, non esistono individui che hanno un rapporto con le pulsioni non mediato dalla cultura.

Quindi, ogni cultura decide le circostanze nelle quali la mano può venire calamitata.

Però, direte, questo non sopprime l'istinto. Al massimo può reprimerlo.

Insomma. Noi cattolici sappiamo bene che un modo di potenziare la calamita consiste nel frapporle un interdetto: "la tua mano non calerà sull'agognato culo, pena la dannazione eterna". E ciò fa in modo che questa sia la cosa che si desideri di più...

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