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Fallimento inevitabile.


Carnacki

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A seguito del mio allontanamento dal nucleo famigliare, stanno emergendo come acne tutte le frizioni irrisolte che mi son portato dietro per anni e che hanno origine dai miei genitori.

Una su tutte è il senso di disfattismo che mi attanaglia nel momento in cui qualche situazione diventa più complicata di quanto mi aspettassi. Mi sono reso conto che mia madre a furia di ripetermi cose come "no questo non lo sai fare", "non puoi farlo da solo, lascialo fare a me", "ero qui che ti aspettavo che sbagliassi!" mi ha scavato dentro l'idea che qualsiasi iniziativa io prenda porterà poi inevitabilmente ad un fallimento.

Per fronteggiare quella sensazione, cerco di analizzare mille aspetti della situazione insieme, finendo per andare in overwhelming e in overthinking, anche qui per una certa tendenza che mi è stata trasmessa del voler tenere tutto sotto controllo, come se al mimimo imprevisto o disagio crollasse tutto come un castello di carte.

In me si agitano in questo due forze che mi rendono diviso, entrambe con la stessa matrice materna. Da un lato vorrei controllare tutto, dall'altro sento il fiato sul collo del fallimento imminente dietro il minimo imprevisto.

Anche quando l'imprevisto viene superato, l'euforia e il riconoscimento personale dura poco, sempre perché sono stato abituato così, a festeggiare troppo poco i miei traguardi. Entro breve ripiombo nell'ansia.

Vi chiedo se avete o avete avuto situazioni simili in famiglia che vi hanno portato a sentirvi così, e se avete trovato strategie funzionali per affrontarle.

Modificato da Improve Your Skill
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Giraluna
15 ore fa, Improve Your Skill ha scritto:

Da un lato vorrei controllare tutto, dall'altro sento il fiato sul collo del fallimento imminente dietro il minimo imprevisto.

Controllate tutto a cosa si riferisce? Alla situazione che in quel momento stai vivendo o in generale?

E con minimo imprevisto cosa intendi? Ad esempio una persona da portare da qualche parte perché sta male, che scombina un attimo i tuoi impegni, oppure un aumento delle tasse?

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4 ore fa, Giraluna ha scritto:

Controllate tutto a cosa si riferisce? Alla situazione che in quel momento stai vivendo o in generale?

Mi riferisco soprattutto a quel momento specifico e alle sue possibili diramazioni future. Non è tanto il controllare gli altri, quanto invece l'avere la mia situazione personale sotto controllo nei suoi molteplici aspetti. Si crea una trappola mentale: inizio a pensare che per poter stare bene in quel momento devo avere sotto controllo e curare tutto, ad esempio alimentazione, pulizia della casa, lavoro, pratiche di burocrazia... ed inizio a raccogliere info su tutti i vari argomenti, generando in me quel senso di overwhelming e overthinking di cui parlavo prima.

Mi sento in pratica come un giocoliere che fa girare sempre più palline, e basta che ne cada una per far andare tutto a rotoli, perdere il ritmo e farle cadere tutte. In ciò risento proprio la voce di mia madre che mi dice "in questa casa devo stare io dietro a tutto, sono stanca e non ne posso più!". Questo senso di dovermi caricare subito il peso di tutti gli eventi, presenti e futuri, unito all'ansia di non saperli o poterli controllare tutti insieme, genera il mio spaesamento.

4 ore fa, Giraluna ha scritto:

E con minimo imprevisto cosa intendi? Ad esempio una persona da portare da qualche parte perché sta male, che scombina un attimo i tuoi impegni, oppure un aumento delle tasse?

Con minimo imprevisto intendo ogni azione esterna o mia presa di consapevolezza che mi porta a riprendere e rivalutare tutte le informazioni precedentemente raccolte e che mi fa sentire non in grado di organizzarmi e gestirmi correttamente. Questi imprevisti riguardano per lo più situazioni mie personali, come ad esempio dei cambiamenti a livello di stipendio o di spese, oppure l'accorgermi di non avere abbastanza strumenti per affrontare un problema. Quando si tratta di aiutare un altro sono invece molto reattivo, anche troppo: può succedere ad esempio sul lavoro che io parta in quarta per risolvere un problema, senza valutare del tutto se sia alla mia portata.

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Giraluna
7 minuti fa, Improve Your Skill ha scritto:

Mi riferisco soprattutto a quel momento specifico

Ho capito. 

La mia domanda è: se hai una specifica situazione, perché poi vai a pensare al resto?

Basandomi anche su quello che hai scritto dopo, sugli imprevisti, mi viene da pensare così.

Codesto improve ci ha problemi a livelli di stipendio o di spese. Ok. 

Come si fa a includere pure la pulizia della casa? Non è una priorità. 

Mi spiego. Ogni situazione diversa non tocca per forza tutti gli ambiti in sincrono. Colpisce un ambito più di un altro, in tempi e circostanze diverse. 

Se ad esempio ti viene retribuita una busta paga diversa, ciò su cui ci si deve concentrare, oltre a capire i criteri con cui è stata modificata, è se mi garantisce l affitto e la spesa per sostentarmi. 

Che mi frega della pulizia della casa?

Poi, se è certo che affitti e spesa sono comunque garantiti nonostante il cambiamento, poi ci sarà da capire se posso andare a pay, quanti date posso fare, che prodotti usare piuttosto di altri ecc ecc.

C è una sequenza, secondo me, che va seguita per non sbarellare facilmente. E per ognuno, dopo affitto e frigo pieno, è diversa. 

Qual è la tua?

14 minuti fa, Improve Your Skill ha scritto:

basta che ne cada una per far andare tutto a rotoli, perdere il ritmo e farle cadere tutte

Cadere? 

Non è caduto niente. Ci vedo confusione. Un tetto sopra la testa ce l hai? Cibo in frigo? Spero di sì. 

Se ce li hai, cosa sarebbe caduto esattamente? 

Ti hanno licenziato?

Cadere significa che qualcuno ti ha fatto cadere (licenziamento) o sei inciampato tu. 

Se sei stato licenziato, è decaduta l entrata di denaro. Allora si, è caduto qualcosa che prima era in piedi. 

È così? 

Insomma:

16 minuti fa, Improve Your Skill ha scritto:

questa casa devo stare io dietro a tutto, sono stanca e non ne posso più

Classica madre chioccia. Fa tutto lei. Cerco di essere neutra perché si sta trattando di un genitore. 

È sballato il pensiero a monte. Non esiste la persona che bada a tutto. È allucinante come credenza. Del tutto scollata dalla realtà. 

Tu non è che vai a fare la spesa in un supermercato aperto e gestito da te. Lo ha aperto qualcun altro. E tu ci vai a fare la spesa. 

La lavatrice non è che l ha carica andando a strappare i vestiti a tuo padre.

Glieli lascera lui in cesta, no? Li gettavi pure tu in cesta, no?

La lavatrice stessa è andata a comprarla da sola?

Tuo padre viene imboccato e gli viene pulito il sedere, per caso?

Tu avevi bisogno di essere accompagnato nella deglutizione?

Posso comprendere che sia molto comodo avere un uomo che sappia anche fare la lavatrice in casa. Allo stesso tempo non ha senso lamentarsi che il proprio nucleo familiare non sappia arrangiarsi, quando ci si incasella tutti in un determinato ruolo. 

La perfezione al dramma è estremamente radicata nel genere femminile.

Ora abiti solo. E non è che hai duecento cose a cui pensare. Sei libero di pensare alle duecento cose da fare quando ti pare. 

Cioè, sei a casa tua, vero? Non è che mi scrivi dalla Caritas, con gli ultimi giorni di promozione, vero?

Sto cercando di rispondere sulla base del tuo post. 

Capisci che c è una bella differenza e padronanza?

Puoi scegliere i ruoli che vuoi (lavandaia, massaia, tecnico del PC, tutto fare), a chi delegarli, qualora serva e quando serva. 

Di solito si parte a guardare la Luna senza osservare il dito che la punta. È dal dettaglio che poi si può giungere all insieme. L insieme dei dettagli fa la visione d insieme. 

Per cui, personalmente, partirei dal problema, fixerei nel dettaglio se mi garantisce il sostentamento per ragionare e poi lo dilaterei come una vagina su tutti gli altri ambiti. 

Senza questa cosa che "Pensi a tutto tu e fai tutto tu come faceva tua madre".

Saresti una macchina, penso.  

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9 minuti fa, Giraluna ha scritto:

La mia domanda è: se hai una specifica situazione, perché poi vai a pensare al resto?

Bella domanda. Penso sia un meccanismo malsano che mi fa credere che una volta considerato ogni particolare, potrò agire senza fallire.

Il paradosso, se così si può dire, è proprio che così facendo mi allontano dall'azione principale, aggiungendo più variabili di quelle necessarie, così l'equazioni invece di essere y=x+2 diventa un casino.

13 minuti fa, Giraluna ha scritto:

C è una sequenza, secondo me, che va seguita per non sbarellare facilmente. E per ognuno, dopo affitto e frigo pieno, è diversa. 

Qual è la tua?

La sequenza che sto applicando ora è: quanto guadagno netto all'anno (faccio anno perché ho più di 12 mensilità)? Quanto spendo di affitto e bollette all'anno?

Una volta fatta la differenza, quello che mi rimane è a mia completa disposizione. A quel punto la priorità è la salute, essenzialmente alimentazione, esami clinici vari e sedute di terapia.

Tolti anche questi costi, il saldo mensile è positivo? La risposta è sì, perciò tutto il resto che viene può essere gestito con i soldi già in banca e quelli che rimangono da ogni stipendio.

Immagino poi che con il tempo da solo adatterò le spese a mano a mano secondo praticità ed esperienza.

20 minuti fa, Giraluna ha scritto:

Cadere? 

Non è caduto niente. Ci vedo confusione. Un tetto sopra la testa ce l hai? Cibo in frigo? Spero di sì. 

Se ce li hai, cosa sarebbe caduto esattamente? 

Ti hanno licenziato?

Cadere significa che qualcuno ti ha fatto cadere (licenziamento) o sei inciampato tu. 

Se sei stato licenziato, è decaduta l entrata di denaro. Allora si, è caduto qualcosa che prima era in piedi. 

È così? 

No, non è così. A meno di grossi eventi esterni, avrò entrate fisse per almeno i prossimi due anni.

Ho un tetto sulla testa e il cibo nel frigo, così come un lavoro.

22 minuti fa, Giraluna ha scritto:

sballato il pensiero a monte. Non esiste la persona che bada a tutto. È allucinante come credenza. Del tutto scollata dalla realtà. 

Hai ragione. Ho tante convinzioni errate che mi sono state cucite addosso dai miei genitori, ed è mia responsabilità e mio interesse iniziare a toglierle.

28 minuti fa, Giraluna ha scritto:

Per cui, personalmente, partirei dal problema, fixerei nel dettaglio se mi garantisce il sostentamento per ragionare e poi lo dilaterei come una vagina su tutti gli altri ambiti

Ho vissuto per anni in una sorta di gabbia dorata in cui ero servito, con due genitori che pensavano che semplicemente una volta fuori di casa avrei saputo fare tutto, quando spesso e volentieri in casa non mi davano nemmeno la possibilità di fare la mia parte.

24 minuti fa, Giraluna ha scritto:

Ora abiti solo. E non è che hai duecento cose a cui pensare. Sei libero di pensare alle duecento cose da fare quando ti pare. 

Cioè, sei a casa tua, vero? Non è che mi scrivi dalla Caritas, con gli ultimi giorni di promozione, vero?

Sto cercando di rispondere sulla base del tuo post. 

Capisci che c è una bella differenza e padronanza?

Puoi scegliere i ruoli che vuoi (lavandaia, massaia, tecnico del PC, tutto fare), a chi delegarli, qualora serva e quando serva. 

Esatto, posso scegliere di pensarci quando mi pare, soprattutto se non sono urgenti, piuttosto che impilarle una sopra l'altra.

Sono un fesso ad estremizzare così certe cose e far temere al prossimo di essere alla canna del gas, quanto allo stesso tempo capisco che questo mi è stato appiccicato e voglio scrostarmelo, levarmi di dosso questa cazzo di melma.

Padronanza, dici bene: e ho anche a chi delegare, non le pulizie ma ad esempio alcuni lavori tecnici in casa, e invece di ritenermi fortunato mi piango addosso a volte.

Grazie Giraluna. Questo è il discorso che dentro di me volevo sentirmi fare.

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Giraluna
6 minuti fa, Improve Your Skill ha scritto:

Quanto spendo di affitto e bollette all'anno?

Da quello che ho capito è una questione di pochi mesi  da single di genitori. 

Un anno di bollette ancora lo devi fare, corretto?

Perciò come fisso hai l affitto. Intendo che non ti cambia. È invariato. Le bollette sono ogni due mesi, alternate. E quelle, tolti i fissi, possono variare. Però lo saprai fra x mesi (non so da quanto sei in casa da solo). 

Se ci sei da due mesi, lo potrai sapere fra dieci. Perciò anche qui, puoi fare una stima, ma sempre con la certezza invariata che per i prossimi due anni hai un lavoro ed hai soldi in banca, da come scrivi. 

È normale che le madri italiane introiettino il dramma che hanno inside. Noialtri si lavora su logiche e fatti, su basi scientifiche, dimostrabili e su calcoli matematici fedeli.

A volte è solo una questione di numeri. E tutto torna in regime. 

Poi se ti licenziano per problemi loro, non credo, da come ti percepisco, che tu sia uno sprovveduto senza soldi da parte. 

10 minuti fa, Improve Your Skill ha scritto:

Grazie Giraluna. Questo è il discorso che dentro di me volevo sentirmi fare.

Prego. Figurati.

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Sono in casa da solo veramente da pochissimo. Avevo già in mente nel 2021 di andarmene di casa, l'idea era quella di "mettere soldi da parte" e intanto star dietro alle mie cose in casa.

Questa mia iniziativa ha trovato un muro da parte dei miei, soprattutto mia madre, che appunto non poteva accettare di delegare nulla, nemmeno le cose mie personali come preparare i miei pasti o farmi la spesa per conto mio.

A seguito di ciò me ne sono andato prima, qualche migliaio di euro da parte ce l'avevo comunque.

Comunque sì di costi fissi ho l'affitto, che potrebbe aumentare post covid ma si parla comunque di febbraio 2022. Il resto appunto lo vedrò a mano a mano, ho anche ragionato per estremo sia sulle spese (arrotondando per eccesso) che sulle entrate (arrotondando per difetto).

Questo dramma delle madri italiane l'ho visto anche su un altro mio amico, che per anni pur avendo abbastanza soldi da vivere lontano dalla madre in un appartamento comodo per il lavoro, è finito a rimandare di anno in anno e alla fine ha preso casa in affitto a meno di un km dalla genitrice.

Ti ringrazio del riconoscimento, no in effetti non sono sprovveduto e rimango in osservazione delle eventuali proposte di lavoro alternative, posto che comunque per licenziarmi occorre un minimo di preavviso.

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Bolt
22 ore fa, Improve Your Skill ha scritto:

A seguito del mio allontanamento dal nucleo famigliare, stanno emergendo come acne tutte le frizioni irrisolte che mi son portato dietro per anni e che hanno origine dai miei genitori.

Una su tutte è il senso di disfattismo che mi attanaglia nel momento in cui qualche situazione diventa più complicata di quanto mi aspettassi. Mi sono reso conto che mia madre a furia di ripetermi cose come "no questo non lo sai fare", "non puoi farlo da solo, lascialo fare a me", "ero qui che ti aspettavo che sbagliassi!" mi ha scavato dentro l'idea che qualsiasi iniziativa io prenda porterà poi inevitabilmente ad un fallimento.

Per fronteggiare quella sensazione, cerco di analizzare mille aspetti della situazione insieme, finendo per andare in overwhelming e in overthinking, anche qui per una certa tendenza che mi è stata trasmessa del voler tenere tutto sotto controllo, come se al mimimo imprevisto o disagio crollasse tutto come un castello di carte.

In me si agitano in questo due forze che mi rendono diviso, entrambe con la stessa matrice materna. Da un lato vorrei controllare tutto, dall'altro sento il fiato sul collo del fallimento imminente dietro il minimo imprevisto.

Anche quando l'imprevisto viene superato, l'euforia e il riconoscimento personale dura poco, sempre perché sono stato abituato così, a festeggiare troppo poco i miei traguardi. Entro breve ripiombo nell'ansia.

Vi chiedo se avete o avete avuto situazioni simili in famiglia che vi hanno portato a sentirvi così, e se avete trovato strategie funzionali per affrontarle.

Mi rivedo molto nella situazione che descrivi. è quasi un dejavu.

Quella sensazione di non essere mai abbastanza. Quelle potenzialità dentro di te che tu conosci benissimo ma che la tua famiglia non sa riconoscere.

E quella montagna di incertezze che si accumulano e che ti rendono una persona fragile come un pezzo di vetro, ti FORMANO come una persona che non riesce ad affrontare la vita dignitosamente perché hai sempre quell'ansia addosso, hai sempre in testa quella sensazione di fallimento e impotenza nell'affrontare le situazioni. Non godi del tuo successo solo perché ti è stato mostrato (ma non dimostrato guarda caso) che il successo è illusione.

Ci sono passato pure io e in un certo senso ci passo ancora. Con una madre iper apprensiva che ti mette l'ansia addosso ogni secondo da quando sei nato, un padre che se ne frega di te e di tua madre e che non ti insegna nulla, non ti mostra affetto, non fa il genitore.

E poi finisci in terapia a 20 anni. Perché certo, una situazione così demolitrice non passa inosservata alla tua psiche. Prima o poi ne risenti e stai male. Esplodi. Come una bomba. E poi ti tocca raccogliere i pezzi.

 

Ma tutte queste difficoltà aggiuntive che noi incontriamo, dobbiamo affrontarle sempre. Proprio per colmare quei buchi che l'esperienza ci ha lasciato sulla pelle a causa delle nostre origini.

 

Per superarle, io una strategia l'ho trovata. Pensare di più a sé stessi e al proprio benessere è il primo passo da fare. Ho anche smesso di ascoltare i consigli da chi non ne ha mai azzeccato uno, perché da adesso in poi si guardano i risultati. Tagliare i rapporti con le persone che non ci fanno stare bene è un'altra cosa importante da fare subito. Credo fermamente che anche il tempo e l'esperienza facciano il loro lavoro. Sei andato a vivere da solo. è un bel passo. Abbi fiducia nelle tue capacità di affrontare la situazione. Ci vuole tempo per abituarsi alle nuove condizioni.

 

Sappi che non sei solo. Per quanto possa sembrare ridicolo e politically correct ti sono vicino.

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Sesar
Il 6/2/2021 at 17:18, Improve Your Skill ha scritto:

A seguito del mio allontanamento dal nucleo famigliare, stanno emergendo come acne tutte le frizioni irrisolte che mi son portato dietro per anni e che hanno origine dai miei genitori.

Una su tutte è il senso di disfattismo che mi attanaglia nel momento in cui qualche situazione diventa più complicata di quanto mi aspettassi. Mi sono reso conto che mia madre a furia di ripetermi cose come "no questo non lo sai fare", "non puoi farlo da solo, lascialo fare a me", "ero qui che ti aspettavo che sbagliassi!" mi ha scavato dentro l'idea che qualsiasi iniziativa io prenda porterà poi inevitabilmente ad un fallimento.

Per fronteggiare quella sensazione, cerco di analizzare mille aspetti della situazione insieme, finendo per andare in overwhelming e in overthinking, anche qui per una certa tendenza che mi è stata trasmessa del voler tenere tutto sotto controllo, come se al mimimo imprevisto o disagio crollasse tutto come un castello di carte.

In me si agitano in questo due forze che mi rendono diviso, entrambe con la stessa matrice materna. Da un lato vorrei controllare tutto, dall'altro sento il fiato sul collo del fallimento imminente dietro il minimo imprevisto.

Anche quando l'imprevisto viene superato, l'euforia e il riconoscimento personale dura poco, sempre perché sono stato abituato così, a festeggiare troppo poco i miei traguardi. Entro breve ripiombo nell'ansia.

Vi chiedo se avete o avete avuto situazioni simili in famiglia che vi hanno portato a sentirvi così, e se avete trovato strategie funzionali per affrontarle.

Sei semplicemente pessimista ed insicuro secondo me e a quello ce rimedio ci sono diversi libri che ti possono.aiutare prima di rivolgertiarivolgerti alla terapia

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11 minuti fa, Sesar ha scritto:

Sei semplicemente pessimista ed insicuro secondo me e a quello ce rimedio ci sono diversi libri che ti possono.aiutare prima di rivolgertiarivolgerti alla terapia

Curioso, in un altro thread ero un "grande", ora invece sono "pessimista ed insicuro".

Quali sarebbero questi libri che renderebbero superflua la terapia?

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