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Affrontare il lato più oscuro dopo la Fine di una LTR


Quintessenza

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thehappyunicorn
15 ore fa, Sensei10 ha scritto:

La mente ribelle siamo noi, è vero, ma in realtà siamo i noi in funzione di lei. Tutto ciò che fai, ripetendoti "bravo, fregatene" ha il fine ultimo, e assolutamente irreale, di fare uno smacco a lei e alla bella vita che sta conducendo ora. Ho smesso da un bel po' di ribellarmi al pensiero dominante. E sai cosa? Si è ritirato in un angolo, da solo

Grazie della risposta, ho dovuto farla decantare, molta intensità per coglierla al volo di immediato e per completo . È anche spiazzante in un certo modo, perché pur sapendo che il mio pensiero (una parte mentale a remare contro me stesso, altra parte invece ribelle) non possa essere il pinnacolo della funzionalità, riconosco che la tua interpretazione non è istintiva eppure è concorde con i vari metodi di trattamento traumi, di accettare quello che è, sentirlo, e non negarlo. Anche con la teoria mindfulness, che sì, ha un nome di merda, eppure nella sua banalità ha una sensatezza con cui difficilmente si può discordare. Ma c'è un ma: dove è il limite entro um sano accettare, e un malsano crogiolarsi? Io con certezza non so dirlo, e per questo sprono il lato ribelle, perché sarei tendente al suo opposto. 

In realtà dietro la mia storia, e come dietro molte altre che qui leggo, riconosco e sono quasi certo che la one itis sia solo un mezzo, il mezzo con cui la mente ci porta al dolore, un dolore latente, sepolto chissà dove, che viene attivato per queste vie traverse. La one itis è un attivatore. Come nel mirroring di manipolazione che prevede il riflettere delle passioni di una persona, così le one itis rispecchiano i traumi, in lei entri in contatto con la parte rotta di te. C'è da ringraziarla per questo. Io della mia non ero nemmeno pienamente innamorato, diciamo così, provavo molto affetto, eppure è lei che aveva lo strumento giusto per arrivare a quel punto di generazione dolore, attivarlo e poi scappare via. La descrizione del mio ciclo mentale evidenzia come non c'è una scappatoia, ma solo un attraversamento del dolore, come tu dici. Però attraversarlo non significa soffermarcisi per il gusto del farlo, e forse è per questo che io sento chiaramente le due parti in lotta, forse entrambi funzionali?

Loro cambiano a seconda di chi hanno accanto. Ma anche io lo faccio, nella parte di seduzione iniziale, poi è troppo stancante per me sostenerlo, e forse è per questo che quasi sempre vado via o mi ci mandano. E loro? Per quanto da me vissuto fanno lo stesso, nel medio periodo la loro personalità converge al loro vero essere, chiunque abbiano accanto. Se solari erano, solari saranno, se marcio era ciò che hai vissuto tu con loro, marcio daranno al prossimo. 

Lo stesso vale per il td the frontal crash. Molto vero. Ma anche io molte volte mi sono difeso così come fan loro e quindi non mi sento di elevarmi nel giudicarle. 

15 ore fa, Sensei10 ha scritto:

Ma che, sconfitto, sei sempre quello lì, il ragazzo che eri prima di conoscere lei, che ormai non riconosceresti più. 

È un pensiero che può farti male, specialmente se si ripresenta in momenti di solitudine e di mancanza di stimoli. Ma, per assurdo, è il tuo miglior alleato.

Ecco, forse è questo il vero traguardo. La costante coerenza con se stessi. A volte sento di sfiorarla, la vedo in lontananza, quel mio io che non vacilla ai venti moderati soffiati dagli altri. Poi però le due parti mentali ricominciano a stuzzicarsi l'un l'altra 'tu non godi nella vita' - 'oh hai visto quella?, Andiamo a fargli vedere come non godiamo, ahah come non godremo! Andiamo andiamo, forza  !' e tutto quel miraggio di costante coerenza se ne va a puttane

Modificato da thehappyunicorn
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saekonogami
2 ore fa, ArmandoBis ha scritto:

Tu cosa hai capito?

Sono concetti molto difficili.

Ma cosa vuoi che abbia capito, sono bionda, metto cuoricini a caso... 

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ArmandoBis

Ringrazio thehappyunicorn per la splendida esegesi.

Che dire?

Mi viene in mente un racconto in forma teatrale di Pirandello, Grande me, piccolo me.

Non so quanto nuovo fosse all'epoca, ma lo vidi rappresentato e mi colpì la freschezza e il potere di suggestione del testo, essendo le due menti impersonate da due attori diversi.

Nel discorso di Sensei rilevo una forzatura, che secondo me è voluta.

Ovvero l'idea che la nostra ex possa essere (con un altro uomo) una persona diversa, e, in questo diverso rapporto, una persona realizzata e appagata.

In questo modo ci troviamo confrontati in una dimensione di sconfitta radicale: lei è felice, ha ciò che noi non siamo stati capaci di darle.

Una sconfitta per la quale non c'è possibilità di redenzione. La guerra è irrimediabilmente persa.

Ma proprio per questo, si può provare a costruire qualcosa, a uscire dal circuito speranza-delusione che ci teneva intrappolati.

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Sensei10
48 minuti fa, thehappyunicorn ha scritto:

Ma c'è un ma: dove è il limite entro um sano accettare, e un malsano crogiolarsi? Io con certezza non so dirlo, e per questo sprono il lato ribelle, perché sarei tendente al suo opposto. 

Banalmente, ti risponderò che questo limite è molto personale. In altre parole, ognuno di noi ha i suoi e non è lecito aspettarsi che tutti abbiano le stesse reazioni di fronte ad un'azione. 

Perché di questo si tratta: principio di causa - effetto. 

A dire la verità, io non intendevo dirti che devi accettare la tua condizione. Ma che devi prenderne atto realmente, perché "la tua condizione" è un modo di dire che sostituisce te stesso. Prendi atto di come sei tu, nel pensiero di lei oggi. Torno un secondo su di me, per farmi capire: le promesse, i progetti, i coinvolgimenti, quel tira e molla che finiva sempre con "quando non ci sei capisco quanto sia vuota la mia vita". Talmente vuota che adesso è in vacanza non dico dove, ma in un posto che per molti di noi suonerebbe come il paradiso dei divertimenti. Se fosse stata davvero così, a quest'ora sarebbe da un'altra parte; non dico a casa murata viva a piangere come una vedova, ci mancherebbe altro, ma non certo in un luogo che per mesi ha rappresentato una meta comune, addirittura nella scelta dei posti dove dormire. E invece no. Non importa che al suo fianco non ci sia più io, che su durante il viaggio, su quella strada, non suonino più le canzoni delle nostre playlist, che gli orari e i cibi e il letto siano completamente diversi da quelli sui quali ci eravamo minuziosamente confrontati per tutto l'inverno. Ma questo perché? Perché lei è un'altra persona e, probabilmente, se avessi viaggiato nel futuro e l'avessi incontrata oggi non le avrei rivolto nemmeno un ciao. 

Quindi forse puoi scegliere anche di crogiolarti e non accettare ciò che lei è veramente, il risultato non cambierà. Dovrai passare attraverso un sentire più complesso, meno strutturato e abbastanza contorto, ma la strada ti porterà comunque all'uscita del labirinto. Perché lei non è la persona che tu avresti voluto. 

1 ora fa, thehappyunicorn ha scritto:

In realtà dietro la mia storia, e come dietro molte altre che qui leggo, riconosco e sono quasi certo che la one itis sia solo un mezzo, il mezzo con cui la mente ci porta al dolore, un dolore latente, sepolto chissà dove, che viene attivato per queste vie traverse. La one itis è un attivatore. Come nel mirroring di manipolazione che prevede il riflettere delle passioni di una persona, così le one itis rispecchiano i traumi, in lei entri in contatto con la parte rotta di te. C'è da ringraziarla per questo. Io della mia non ero nemmeno pienamente innamorato, diciamo così, provavo molto affetto, eppure è lei che aveva lo strumento giusto per arrivare a quel punto di generazione dolore, attivarlo e poi scappare via. La descrizione del mio ciclo mentale evidenzia come non c'è una scappatoia, ma solo un attraversamento del dolore, come tu dici. Però attraversarlo non significa soffermarcisi per il gusto del farlo, e forse è per questo che io sento chiaramente le due parti in lotta, forse entrambi funzionali?

Sì, certo, funzionali lo sono eccome. Del resto, solo chi ha gravissimi deficit relazionali non pone mai in essere un dialogo con se stesso o monologo interiore, a seconda delle abitudini sviluppate. Gli antisociali, ad esempio, non si fanno mai domande su cosa è bene e cosa è male per gli altri, poiché non gli importa, ciò che conta è soddisfare il radicato solipsismo che li muove. Ed è una forma estrema. 

Ma, come in ogni dialogo sano, c'è una parte che prevale sull'altra, alla fin fine e porta se stessa dalla parte della ragione. Non credo tanto ad una lotta, sai. Sarebbe come ammettere di avere una mente di stampo manicheo, il che, permettimi, non lascerebbe spazio ad alcun senso critico, ragionando per assoluti, quindi per principi e rigidità. Mi piace pensare ad un dialogo sul bene e sul male. Riprendo il primo post di questo thread che abbiamo un po' invaso, e chiedo scusa agli utenti: quand'anche l'unico oggetto del nostro dispiacere fosse la figa della nostra ex, beh, staremmo facendo un discorso intorno a ciò che per noi è bene e ciò che per noi è male. Tant'è che si parlava di nuovi "altri" al fianco della ragazza in questione. E li puoi personificare come vuoi: superdotati muscolosi, cocainomani brutti e rozzi, miliardari che le portano in vacanza con lo yacht. Il punto, però, è sempre e solo uno: lei non è chi pensavi che fosse. 

Relativamente alla one itis, è così come dici per alcuni, per altri no. Sicuramente di base mina le nostre sicurezze, la scoperta di essere così fortemente coinvolti e quasi dipendenti da un'altra persona. Tuttavia, a me pare normale. Sarebbe preoccupante il contrario, se ad ogni rifiuto o abbandono non ci sentissimo minimamente toccati. Il mio obiettivo, francamente, non è raggiungere un'anestesia dei sentimenti permanente, tutt'altro: è fare sempre in modo di tenerli vivi, nel bene (spero) e nel male (non lo spero, ma accade). Mi piace sempre ricordare una famosa frase da cesso dell'autogrill, anche se è di Samuel Beckett: "ho provato, ho fallito. Ma non importa, riproverò. Fallirò meglio". Credo che sintetizzi esattamente ciò che volevo dirti nell'altro post. 

2 ore fa, thehappyunicorn ha scritto:

Loro cambiano a seconda di chi hanno accanto. Ma anche io lo faccio, nella parte di seduzione iniziale, poi è troppo stancante per me sostenerlo, e forse è per questo che quasi sempre vado via o mi ci mandano. E loro? Per quanto da me vissuto fanno lo stesso, nel medio periodo la loro personalità converge al loro vero essere, chiunque abbiano accanto. Se solari erano, solari saranno, se marcio era ciò che hai vissuto tu con loro, marcio daranno al prossimo. 

Lo stesso vale per il td the frontal crash. Molto vero. Ma anche io molte volte mi sono difeso così come fan loro e quindi non mi sento di elevarmi nel giudicarle. 

Sì, ma proprio in base a questa riflessione, dobbiamo riconoscere che il giudizio sospeso in ciò che ci riguarda da vicino è inumano ed eccessivamente distaccato. Una balla, se vogliamo, e sia detto senza intento di offendere nessuno. Perché poi, se è vero che si cambia in funzione dell'altra persona accanto, allora ogni storia sarà diversa. E qui si parlava di una storia ben precisa. Non sono tutte identiche. Possiamo ridurle noi, dopo un lavoro mentale intenso di autoconvincimento a "tanto sono tutte così", ma è una cazzata che ci raccontiamo per trovare scorciatoie. E' come se davanti a dei lutti ripetuti, dicessimo "E' la vita": lo facciamo, ma non tutti coloro che ci lasciano hanno un peso uguale, anzi... 

Purtroppo, chi tocca i nostri fili scoperti genera il cortocircuito. E il cortocircuito lascia dei danni, a volte irreparabili, a volte - fortunatamente, la maggior parte - su cui possiamo intervenire. E quando accade, non è tanto il giudicare, atteggiamento che peraltro reputo naturale e corretto in frangenti dolorosi, quanto il dover stabilire davvero cosa ci è successo, chi abbiamo avuto o creduto di avere accanto, quanto ci resta e quanto abbiamo sprecato. Partita doppia, tanto è entrato, tanto è uscito. Amministrare noi stessi. Tutto qui. 

2 ore fa, thehappyunicorn ha scritto:

Ecco, forse è questo il vero traguardo. La costante coerenza con se stessi. A volte sento di sfiorarla, la vedo in lontananza, quel mio io che non vacilla ai venti moderati soffiati dagli altri. Poi però le due parti mentali ricominciano a stuzzicarsi l'un l'altra 'tu non godi nella vita' - 'oh hai visto quella?, Andiamo a fargli vedere come non godiamo, ahah come non godremo! Andiamo andiamo, forza  !' e tutto quel miraggio di costante coerenza se ne va a puttane

 

E' assolutamente vero che solo gli idioti non cambiano mai idea. Lo sostengo spesso. Questo tipo di coerenza, però, consiste nel fatto di avere una struttura propria, costruita nel tempo, in maniera certosina e al contempo quasi casuale, attraverso substrati esperiti in molti modi e con varie persone. E' un accumularsi di spirito e materia, che poi ci rende ciò che siamo. 

Pensare di essere stato bistrattato e travolto da un tornado che, adesso o domani, sarà su una spiaggia con gli occhiali da sole a specchio e un cockatil a sparare cazzate, se proprio devo dirtelo, fa di me una persona migliore. 

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Sensei10
1 minuto fa, ArmandoBis ha scritto:

Ringrazio thehappyunicorn per la splendida esegesi.

Che dire?

Mi viene in mente un racconto in forma teatrale di Pirandello, Grande me, piccolo me.

Non so quanto nuovo fosse all'epoca, ma lo vidi rappresentato e mi colpì la freschezza e il potere di suggestione del testo, essendo le due menti impersonate da due attori diversi.

Nel discorso di Sensei rilevo una forzatura, che secondo me è voluta.

Ovvero l'idea che la nostra ex possa essere (con un altro uomo) una persona diversa, e, in questo diverso rapporto, una persona realizzata e appagata.

In questo modo ci troviamo confrontati in una dimensione di sconfitta radicale: lei è felice, ha ciò che noi non siamo stati capaci di darle.

Una sconfitta per la quale non c'è possibilità di redenzione. La guerra è irrimediabilmente persa.

Ma proprio per questo, si può provare a costruire qualcosa, a uscire dal circuito speranza-delusione che ci teneva intrappolati.

In verità è così solo in apparenza. La realtà è questa: 

Adesso, Sensei10 ha scritto:

E' assolutamente vero che solo gli idioti non cambiano mai idea. Lo sostengo spesso. Questo tipo di coerenza, però, consiste nel fatto di avere una struttura propria, costruita nel tempo, in maniera certosina e al contempo quasi casuale, attraverso substrati esperiti in molti modi e con varie persone. E' un accumularsi di spirito e materia, che poi ci rende ciò che siamo. 

Pensare di essere stato bistrattato e travolto da un tornado che, adesso o domani, sarà su una spiaggia con gli occhiali da sole a specchio e un cockatil a sparare cazzate, se proprio devo dirtelo, fa di me una persona migliore. 

 

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ArmandoBis
4 minuti fa, saekonogami ha scritto:

Ma cosa vuoi che abbia capito, sono bionda, metto cuoricini a caso... 

Ho capito, vuoi che ti diciamo che non è vero, che tutti siamo attratti dalla tua intelligenza.

 

Non è vero.

Hai capito perfettamente quello che voleva dire Sensei.

Solo hai paura che dicendolo pensiamo: se è intelligente non deve essere poi tanto gnocca. E magari non è neppure bionda.

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ArmandoBis
13 minuti fa, Sensei10 ha scritto:

In verità è così solo in apparenza. La realtà è questa: 

 

Allora proprio non ho capito cosa intendi.

Potresti spiegare?

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Sensei10
25 minuti fa, ArmandoBis ha scritto:

Allora proprio non ho capito cosa intendi.

Potresti spiegare?

Ti porto un esempio pratico. 

A livello molto amatoriale, dilettantistico e direi neanche mediocre, suono il pianoforte. Una delle cose che la aveva attratta, all'inizio, era questa (credo di averne parlato, dopo il mio primo post in assoluto, proprio con te). Non chiedermi come mai, a me sembra una dote come un'altra, non ha niente di speciale. Fatto sta che spuntava sempre questo discorso del suonare insieme. Un quadretto tipicamente romantico, io e lei seduti uno accanto all'altra, mentre le insegno i rudimenti del piano tra una scherzo e una risata. Puoi metterci il condimento che vuoi: mentre fuori piove a dirotto, nudi dopo aver fatto sesso, con un cane che ti guarda sonnacchioso, eccetera. Abbiamo vissuto questa scenetta un paio di volte, anzi per la precisione una soltanto in modo almeno un po' più completo. E lei chiedeva, domandava, sorrideva, cominciava a battere sui tasti prima indecisa poi sempre più sicura, con le sue dita sottili. In una banale frase: eravamo molto felici. Quindi, per me, lei era quella ragazza lì. Quella curiosa, affascinata, che stravedeva per la musica che ascoltavo e che in qualche modo voleva approfondire, per le foto in bianco e nero alle pareti; quella che una sera mi tenne incollato alle sue labbra mentre mi parlava del suo scrittore preferito. 

Però poi tutto questo non c'è stato più. E non perché io sia speciale, come dicevo all'inizio, ma perché probabilmente si è sentita annoiata. E allora, se ti annoia qualcosa che per me è linfa vitale, cosa posso pensare? Perché mai adesso devo rodermi l'anima, mentre stai facendo tutt'altro, qualcosa che probabilmente io non vorrei fare? Sì, okay, so da me che in un rapporto c'è molto altro, ma il ragionamento non cambia di una virgola. Questo molto altro è scomparso all'improvviso. Agli occhi di una persona esterna può sembrare il capriccio di una bambina. E ai miei anche, onestamente, nonostante abbia diversi occhiali per leggere la storia da più punti di vista.

La prima cosa che ho fatto il giorno in cui mi ha lasciato, rientrando a casa, è stata mettermi al pianoforte. Mi è venuto spontaneo. Questo perché io ero la persona che aveva conosciuto tanti mesi prima, non uno che aveva bisogno di intortarla e di ricevere ammirazione. La differenza sta qui.

E allora, sai, esci sconfitto in apparenza: sicuramente c'è stato qualcosa che io non stato più in grado di darle ed altrettanto sicuramente lei è andata via per questo (senza però dirmi di cosa si trattasse, attenzione, particolare non da poco). Allora ti fai domande, cerchi risposte, immagini motivi. Ma i motivi forse sono più stupidi di quelli che pensi. Tu guardi le tue cose e ci rivedi la tua vita, anno dopo anno, ed aggiungi un nuovo particolare, una nuova esperienza, le cose che hai imparato. Lei no. 

Modificato da Sensei10
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thehappyunicorn
52 minuti fa, Sensei10 ha scritto:

"quando non ci sei capisco quanto sia vuota la mia vita". Talmente vuota che adesso è in vacanza non dico dove, ma in un posto che per molti di noi suonerebbe come il paradiso dei divertimenti. Se fosse stata davvero così, a quest'ora sarebbe da un'altra parte; non dico a casa murata viva a piangere come una vedova, ci mancherebbe altro, ma non certo in un luogo che per mesi ha rappresentato una meta comune, addirittura nella scelta dei posti dove dormire. E invece no

È molta carne al fuoco quella che metti, e offri molti spunti su cui posso solo fermarmi a riflettere senza dire altro. Ma su questa parte che quoto no, su questa ho qualcosa da dire. Ci sono varie possibili interpretazioni su perché lei sia andata lo stesso. Onestamente il fatto che lei sia cambiata è una ipotesi, ma se mi permetti non è  per me la più probabile. Dovrei andare a rileggere la tua storia, ma così, su due piedi (anzi, sono seduto,  quindi su quattro piedi), e peccando di presunzione,  direi che è più probabile che non sia affatto cambiata, ma che quella che conoscevi era solo uno spicchio della sua personalità, e che ti abbia nascosto la mancanza di empatia (come cazzo fai ad andare in vacanza lì? Vuol dire che non gliene sbatte un emerito cazzo di ciò che provi tu. No empatia? Ai ai ai ). La terza ipotesi, molto molto probabile anch'essa, è che voglia dimostrare qualcosa a lei e anche a te. Voglia pretendere che non stia soffrendo, vuole metterti sotto o mettersi sopra lei, vedila come vuoi. In pratica ha anche lei in azione la parte ribelle della mente che fa di tutto per negare il dolore, ma che abbiamo visto non dare risultati, anzi. Sto nettamente esagerando con la speculazione, perdonami. Ad ogni modo  non mi sembra sia una persona che valga la profondità del tuo carattere. La domanda, sempre la stessa, sorge spontanea: come fa ad essere la tua one itis ? Ah, è una domanda retorica ovviamente. La faccio a me stesso ogni giorno davanti allo specchio. Solo che ora uso lo specchietto viso, quello curvo che evidenzia pure i punti neri. Lo tengo in mano mentre sto seduto sulla tazza. È il luogo giusto per ruminare sulla questione

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ArmandoBis
37 minuti fa, Sensei10 ha scritto:

Ti porto un esempio pratico. 

A livello molto amatoriale, dilettantistico e direi neanche mediocre, suono il pianoforte. Una delle cose che la aveva attratta, all'inizio, era questa (credo di averne parlato, dopo il mio primo post in assoluto, proprio con te). Non chiedermi come mai, a me sembra una dote come un'altra, non ha niente di speciale. Fatto sta che spuntava sempre questo discorso del suonare insieme. Un quadretto tipicamente romantico, io e lei seduti uno accanto all'altra, mentre le insegno i rudimenti del piano tra una scherzo e una risata. Puoi metterci il condimento che vuoi: mentre fuori piove a dirotto, nudi dopo aver fatto sesso, con un cane che ti guarda sonnacchioso, eccetera. Abbiamo vissuto questa scenetta un paio di volte, anzi per la precisione una soltanto in modo almeno un po' più completo. E lei chiedeva, domandava, sorrideva, cominciava a battere sui tasti prima indecisa poi sempre più sicura, con le sue dita sottili. In una banale frase: eravamo molto felici. Quindi, per me, lei era quella ragazza lì. Quella curiosa, affascinata, che stravedeva per la musica che ascoltavo e che in qualche modo voleva approfondire, per le foto in bianco e nero alle pareti; quella che una sera mi tenne incollato alle sue labbra mentre mi parlava del suo scrittore preferito. 

Però poi tutto questo non c'è stato più. E non perché io sia speciale, come dicevo all'inizio, ma perché probabilmente si è sentita annoiata. E allora, se ti annoia qualcosa che per me è linfa vitale, cosa posso pensare? Perché mai adesso devo rodermi l'anima, mentre stai facendo tutt'altro, qualcosa che probabilmente io non vorrei fare? Sì, okay, so da me che in un rapporto c'è molto altro, ma il ragionamento non cambia di una virgola. Questo molto altro è scomparso all'improvviso. Agli occhi di una persona esterna può sembrare il capriccio di una bambina. E ai miei anche, onestamente, nonostante abbia diversi occhiali per leggere la storia da più punti di vista.

La prima cosa che ho fatto il giorno in cui mi ha lasciato, rientrando a casa, è stata mettermi al pianoforte. Mi è venuto spontaneo. Questo perché io ero la persona che aveva conosciuto tanti mesi prima, non uno che aveva bisogno di intortarla e di ricevere ammirazione. La differenza sta qui.

E allora, sai, esci sconfitto in apparenza: sicuramente c'è stato qualcosa che io non stato più in grado di darle ed altrettanto sicuramente lei è andata via per questo (senza però dirmi di cosa si trattasse, attenzione, particolare non da poco). Allora ti fai domande, cerchi risposte, immagini motivi. Ma i motivi forse sono più stupidi di quelli che pensi. Tu guardi le tue cose e ci rivedi la tua vita, anno dopo anno, ed aggiungi un nuovo particolare, una nuova esperienza, le cose che hai imparato. Lei no. 

Scusami, ma continuo a non capire.

La tua storia è esattamente uguale a tutte le altre.

Nessuno viene qui a lamentarsi di essere stato lasciato.

Se siamo un minimo cresciuti, sappiamo che le separazioni fanno parte della vita.

Il punto è che tutti parlano di rottura improvvisa (salvo qualche lieve nuvola) e immotivata (salvo cazzate che sembrano inventate lì per lì) ed è questo di cui non riescono a capacitarsi.

Poi, se andiamo a vedere, sembra che molte volte la rottura sia stata preceduta da un rapporto particolare, come potevamo immaginarlo nelle nostre fantasie.

Credevamo di aver incontrato il partner ideale.

Invece... l'è inscì.

 

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