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Fortissimo boom economico 2021/2023


drake00

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Sensei10
9 minuti fa, Kepak ha scritto:

Sta in fissa forte. 

Bisogna anche ragionare fuori dagli schemi.

Lavorare in un certo tipo di ambiente, può magari anche assicurarti una carriera importante nel medio/lungo (che poi non è nemmeno detto, la meritocrazia è un concetto abbastanza aleatorio), ma quante opportunità personali ti toglie? Tante volte i migliori affari puoi perderli proprio perché troppo impegnato in questo senso...

La penso come te, però poi in generale non abbiamo ragione noi. 

Dipende sempre da chi sei. Io ho imparato, nel mio lavoro, ad organizzare ogni spazio e a darmi tempistiche proprio per poter vivere. Ma non tutti possono o vogliono scegliere di farlo.

Al di là dell'aspetto economico, il lavoro per tanti è anche un forte misuratore di autostima

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Sensei10
8 minuti fa, Celeste ha scritto:

Sembra inaccessibile a chi ne è fuori, banale, molto banale, a chi ne è dentro.

In effetti... Anni fa conobbi un tipo che si pavoneggiava perché lavorava all'Esselunga. Non sto scherzando. Dato che era un supermarket prettamente milanese, aveva un'aura di frontiera per chi veniva da altre città. Un po' come Starbucks o KFC, che poi sono dei fast food del cazzo ma sembrano molto più fighi del bar sotto casa.

 

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3 minutes ago, Celeste said:

Vorrei capire quali siano le altre vite, lavorando comunque fino alle 19.00 e senza avere un soldo bucato per degli hobby.

Non capite poi che certi scenari siano anche rinsaldati da chi per vanità o per spocchia voglia mantenere un certo ambiente come di nicchia, non accessibile a tutti, ecc? 

Go big or go home.

Si fa un gran parlare del tenore di vita "impossibile" della City italiana: e ne parlano indifferentemente sia i fuoriusciti, sia le persone del paesello, sia i suoi protagonisti.

Eppure mai nessuno mi è venuto a raccontare o a confidarsi della vita di merda che faccia come commessa, panettiere o ragioniere.

Tutti però sanno, tutti hanno sulla bocca e tutti parlano di 'sto cazzo di stakanovismo milanese. Ma ovviamente perchè è una realtà peculiare: un po' suscita invidia, un po' curiosità, un po' paura. Sembra inaccessibile a chi ne è fuori, banale, molto banale, a chi ne è dentro.

Ma...voglio dire, di realtà spaventose ne esistono molte altre, ma non ne parla nessuno perchè le vive/le ha sperimentate la maggioranza della popolazione italiana.

Aspetta, però. La contrapposizione al non lavorare in multinazionale a Milano non è il non avere un soldo bucato o a fare un lavoro meno gratificante e remunerativo al paesello.

Inoltre, ho detto Milano perché l'esempio del mio amico era quello più lampante. 

Una volta a sto tizio gli proposi di licenziarsi e di farci una vacanza di due mesi in una nota località del Sudamerica. Mi ha risposto "magari" con le lacrime agli occhi.

Probabilmente è lui che la vive male.

Tornando a noi, non credo che questo tipo di realtà sia rapportabile alla sola Milano, ma piuttosto all'ambiente "multinazionale" in generale, con le dovute eccezioni, chiaramente.

Piuttosto, è preoccupante, dal mio punto di vista, il poco valore attribuito alla componente "tempo".

Se lavoro 12/13 ore seduto su una scrivania, a compilare fogli excel, capirò solo di quello. Non sarebbe meglio lavorare 6/7 ore e nelle restanti 5 imparare una lingua straniera, partecipare ad un corso, ravanare una bella figa (il che ti rende anche più produttivo), studiare un investimento personale, imparare a fare la pizza, corteggiare una ricca ereditiera? 

Mannaggia, finisco sempre lì.

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Unbreakable
18 minuti fa, Celeste ha scritto:

Vorrei capire quali siano le altre vite, lavorando comunque fino alle 19.00 e senza avere un soldo bucato per degli hobby.

Non capite poi che certi scenari siano anche rinsaldati da chi per vanità o per spocchia voglia mantenere un certo ambiente come di nicchia, non accessibile a tutti, ecc? 

Go big or go home.

Si fa un gran parlare del tenore di vita "impossibile" della City italiana: e ne parlano indifferentemente sia i fuoriusciti, sia le persone del paesello, sia i suoi protagonisti.

Eppure mai nessuno mi è venuto a raccontare o a confidarsi della vita di merda che faccia come commessa, panettiere o ragioniere.

Tutti però sanno, tutti hanno sulla bocca e tutti parlano di 'sto cazzo di stakanovismo milanese. Ma ovviamente perchè è una realtà peculiare: un po' suscita invidia, un po' curiosità, un po' paura. Sembra inaccessibile a chi ne è fuori, banale, molto banale, a chi ne è dentro.

Ma...voglio dire, di realtà spaventose ne esistono molte altre, ma non ne parla nessuno perchè le vive/le ha sperimentate la maggioranza della popolazione italiana.

Noto spesso che parli bene di Milano e di persone felici del loro stile di vita.

Dato che la mia esperienza è diametralmente opposta posso sapere in che settore lavori e di che stipendi parli?

Perchè i giovani che si trasferiscono a Milano mi espongono tutti più o meno la stessa idea, ovvero: "faccio esperienza perchè questo è l'unico posto in Italia dove c'è lavoro quasi per tutti. Una volta acquisita esperienza vado via perchè il rapporto stipendi/costo della vita è misero, non riesco a mettere da parte nulla e neanche a godermi la vita perchè non ho tempo."

Modificato da Unbreakable
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12 minutes ago, Sensei10 said:

La penso come te, però poi in generale non abbiamo ragione noi. 

Dipende sempre da chi sei. Io ho imparato, nel mio lavoro, ad organizzare ogni spazio e a darmi tempistiche proprio per poter vivere. Ma non tutti possono o vogliono scegliere di farlo.

Al di là dell'aspetto economico, il lavoro per tanti è anche un forte misuratore di autostima

Più che altro per andare contro il concetto di validazione del sistema devi avere due palle grosse così.

Se te ne sbatti hai vinto tutto.

Dal mio punto di vista la libertà è un concetto assoluto, che vale molto di più della carriera, del denaro, etc.

Certo è che se non hai soldi manco per una pizza non sei libero, mi pare ovvio.

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6 minuti fa, Kepak ha scritto:

Aspetta, però. La contrapposizione al non lavorare in multinazionale a Milano non è il non avere un soldo bucato o a fare un lavoro meno gratificante e remunerativo al paesello.

Inoltre, ho detto Milano perché l'esempio del mio amico era quello più lampante. 

Una volta a sto tizio gli proposi di licenziarsi e di farci una vacanza di due mesi in una nota località del Sudamerica.

Chiaro, ma chi anche nella provincia più tranquilla d'Italia si licenzierebbe così su due piedi dal lavoro di 5/6 ore al giorno?

Libero professionista, dipendente di una multinazionale, free-lance: quasi tutti siamo schiavi di un impegno che richieda dedizione costante, routine...con poco spazio per i colpi di testa e ripensamenti.

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senza nome
54 minuti fa, Celeste ha scritto:

 

Vabè, dai, se questo deve essere il tenore dei consigli, io mi defilo. (:

Spero che il mio input incuriosisca il ragazzo del topic e gli permetta di iniziare ad approfondire maggiormente la questione, senza farsi troppo impressionare da scenari catastrofici paventati da persone esterne all'ambiente.

 

C'è poco da parlare sono semplicemente fatti.

 

Se vogliamo scendere nelle opinioni, praticamente tutti quelli che conoscono che lavorano a Milano con laurea in ambito giuridico-economico, almeno nei prime 3-5 anni si sono/si stanno facendo aiutare economicamente dai propri genitori, per stare dentro alle spese (spesso anche relativamente ordinarie) oppure fanno vite che non ti raccomanderei proprio.

Inoltre i top profili, che stavano a Milano, sono quasi tutti migrati fra Lussemburgo, Svizzera e Scandinavia perché altro stile di vita, almeno economicamente. E anche questo qualcosa vorrà dire.

Ho visto offerte di lavoro/interessato per posizioni/fatti colloqui (più o meno) è stiamo nel ridicolo per stipendio o comunque la contrattistica a livello generale in rapporto a quello che ti offrono.

 

Poi io sono contento che andiate e restiate a Milano, anzi migrateci tutti, così si crea più spazio dove mi piace andare.

 

 

Modificato da senza nome
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Sensei10
4 minuti fa, Kepak ha scritto:

Se te ne sbatti hai vinto tutto.

Difficilissimo. 

È una cosa che paghi. Abbiamo un prezzo, purtroppo. Ma si possono fare le cose in base al nostro metro interiore, per arrivare al meglio.

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6 minuti fa, Unbreakable ha scritto:

Noto spesso che parli bene di Milano e di persone felici del loro stile di vita.

Dato che la mia esperienza è diametralmente opposta posso sapere in che settore lavori e di che stipendi parli?

Perchè i giovani che si trasferiscono a Milano mi espongono tutti più o meno la stessa idea, ovvero: "faccio esperienza perchè questo è l'unico posto in Italia dove c'è lavoro quasi per tutti. Una volta acquisita esperienza vado via perchè il rapporto stipendi/costo della vita è misero, non riesco a mettere da parte nulla e neanche a godermi la vita perchè non ho tempo."

Non lavoro in una multinazionale. E la mia idea non è di accumulare e andar via. Non sto resistendo, non sto tirando la cinghia: mi sto vivendo la mia vita - e bene. Ma magari influisce molto anche il contesto da cui si è partiti.

Magari un'altra volta ci sarà occasione in privato di approfondire di più.

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4 minutes ago, Celeste said:

Chiaro, ma chi anche nella provincia più tranquilla d'Italia si licenzierebbe così su due piedi dal lavoro di 5/6 ore al giorno?

Libero professionista, dipendente di una multinazionale, free-lance: quasi tutti siamo schiavi di un impegno che richieda dedizione costante, routine...con poco spazio per i colpi di testa e ripensamenti.

Però a volte, con un buon colpo di testa, segni...

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