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MIO PADRE


giannicarlo

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giannicarlo

Ciao ragazzi, come da titolo oggi vorrei parlare di mio padre e chiedere a voi esterni di darmi dei giudizi obbiettivi rispetto a quanto sto per riportare.

Non ho mai avuto un buon rapporto con lui, sin da bambino sentivo che qualcosa non andava e negli anni mi sono sempre più distaccato dalla sua figura poiché capivo che il suo giudizio mi faceva male e non era positivo per la mia persona. 

Ha sempre usato il silenzio come arma di ricatto, finendo per generare molta tensione in me e nella nostra famiglia. Era come vivere assieme ad uno sconosciuto, ed io soffrivo molto di questo. Il ricordo più vivo che rammento era la sera all'ora di cena dove tutta la famiglia cenava assieme, finivo per non dire una parola e filare diretto in camera tanto era il disagio che lui riusciva a creare in me grazie a questo atteggiamento. Io di contro rispondevo con altrettanto silenzio e disinteresse.

Questo per tutta la mia adolescenza,  eccetto qualche giornata dove era preso bene e tornava a casa pimpante, allora tutto era perfetto ed io ero sempre pronto ad accoglierlo anche dopo mesi di silenzio. 

Negli anni ho iniziato a prestare sempre meno attenzione a questi comportamenti sino al punto di diventarne quasi immune (non si è mai immuni veramente) e fregarmene altamente, capendo che il problema era più suo che mio. 

Sta di fatto che ad oggi continuiamo ad avere un rapporto molto oscillante, dove io non sento nessuna spinta nel voler recuperare questo rapporto mentre lui sembra voler rimediare.

Ci sentiamo a volte, attraverso chiamate sporadiche, condite dal vuoto più assoluto, infatti non abbiamo nulla da condividere se non le cose che si direbbero due conoscenti.

E anche nelle poche chiamate che gli faccio non posso non sentire quel fastidio, quando mi ripete "chiamami più spesso" come qualcosa che gli fosse dovuto, piuttosto che prendere l'iniziativa e chiamarmi lui (infatti oggi gli ho risposto, "se vuoi sentirmi puoi chiamarmi anche tu"). Capisco anche che possa non farlo per paura di infastidirmi, infatti ormai credo abbia preso consapevolezza di quelli che sono i miei sentimenti nei suoi confronti (forte repulsione). Infatti qualsiasi cosa mi proponga parto prevenuto, con lui non voglio fare nulla.

Io di mio è quasi come se non lo riconoscessi neanche più come un padre. E non è qualcosa che scrivo per cercare di istillarvi un sentimento di pena nei miei confronti o quelli di mio padre ma è effettivamente ciò che sento e ciò di cui abbiamo bisogno per vedere la realtà in modo chiaro.

Mi dispiace di questo, capisco che sia una perdita per entrambi ma è più forte di me. Mia madre mi dice che lui capisce che "non riesce a far breccia nel mio cuore", che vorrebbe ma non ci riesce. Io dico che nel mio cuore spazio ce ne sempre stato ma che se sono arrivato a questo punto forse è perché a furia di aprire brecce nel portone, uno si scava il fossato attorno al castello e il ponte levatoio lo attiva solo con persone delle quali si fida. 

E la mia fiducia nei suoi confronti deve essere molto poca se mi comporto come mi comporto.

Non so bene cosa cerco, forse era più uno sfogo.

Consigli, spunti riflessione e critiche sono ben accette. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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PapuPetagna

Credo sia una situazione più comune di quello che ci si possa aspettare. Io ho rapporti un po’ più sereni ma di sicuro non sono mai stati confidenziali come avrei voluto. I miei genitori sono molto ansiosi, quindi se io mi confidassi con loro (anche una cazzata ma che probabilmente in quel dato momento una cazzata non è) poi mi sentirei perseguitato e quindi evito. Questo però crea una cristallizzazione dei rapporti.

Il consiglio che posso darti è quello di accettare ciò che è stato fino ad ora. Nulla è impossibile ma invertire la tendenza ormai è davvero complicato. Cerca di prendere il meglio da quello che i rapporti familiari hanno da offrirti.

Forse un domani, semmai saremo genitori, ne capiremo di più su questa faccenda.

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Penso che proverò a rispondere meglio stasera. 

Tu hai idea di che rapporto ha avuto tuo padre a sua volta in famiglia? 

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18 minuti fa, giannicarlo ha scritto:

Ciao ragazzi, come da titolo oggi vorrei parlare di mio padre e chiedere a voi esterni di darmi dei giudizi obbiettivi rispetto a quanto sto per riportare.

Non ho mai avuto un buon rapporto con lui, sin da bambino sentivo che qualcosa non andava e negli anni mi sono sempre più distaccato dalla sua figura poiché capivo che il suo giudizio mi faceva male e non era positivo per la mia persona. 

Ha sempre usato il silenzio come arma di ricatto, finendo per generare molta tensione in me e nella nostra famiglia. Era come vivere assieme ad uno sconosciuto, ed io soffrivo molto di questo. Il ricordo più vivo che rammento era la sera all'ora di cena dove tutta la famiglia cenava assieme, finivo per non dire una parola e filare diretto in camera tanto era il disagio che lui riusciva a creare in me grazie a questo atteggiamento. Io di contro rispondevo con altrettanto silenzio e disinteresse.

Questo per tutta la mia adolescenza,  eccetto qualche giornata dove era preso bene e tornava a casa pimpante, allora tutto era perfetto ed io ero sempre pronto ad accoglierlo anche dopo mesi di silenzio. 

Negli anni ho iniziato a prestare sempre meno attenzione a questi comportamenti sino al punto di diventarne quasi immune (non si è mai immuni veramente) e fregarmene altamente, capendo che il problema era più suo che mio. 

Sta di fatto che ad oggi continuiamo ad avere un rapporto molto oscillante, dove io non sento nessuna spinta nel voler recuperare questo rapporto mentre lui sembra voler rimediare.

Ci sentiamo a volte, attraverso chiamate sporadiche, condite dal vuoto più assoluto, infatti non abbiamo nulla da condividere se non le cose che si direbbero due conoscenti.

E anche nelle poche chiamate che gli faccio non posso non sentire quel fastidio, quando mi ripete "chiamami più spesso" come qualcosa che gli fosse dovuto, piuttosto che prendere l'iniziativa e chiamarmi lui (infatti oggi gli ho risposto, "se vuoi sentirmi puoi chiamarmi anche tu"). Capisco anche che possa non farlo per paura di infastidirmi, infatti ormai credo abbia preso consapevolezza di quelli che sono i miei sentimenti nei suoi confronti (forte repulsione). Infatti qualsiasi cosa mi proponga parto prevenuto, con lui non voglio fare nulla.

Io di mio è quasi come se non lo riconoscessi neanche più come un padre. E non è qualcosa che scrivo per cercare di istillarvi un sentimento di pena nei miei confronti o quelli di mio padre ma è effettivamente ciò che sento e ciò di cui abbiamo bisogno per vedere la realtà in modo chiaro.

Mi dispiace di questo, capisco che sia una perdita per entrambi ma è più forte di me. Mia madre mi dice che lui capisce che "non riesce a far breccia nel mio cuore", che vorrebbe ma non ci riesce. Io dico che nel mio cuore spazio ce ne sempre stato ma che se sono arrivato a questo punto forse è perché a furia di aprire brecce nel portone, uno si scava il fossato attorno al castello e il ponte levatoio lo attiva solo con persone delle quali si fida. 

E la mia fiducia nei suoi confronti deve essere molto poca se mi comporto come mi comporto.

Non so bene cosa cerco, forse era più uno sfogo.

Consigli, spunti riflessione e critiche sono ben accette. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Percepisco una certa tua colpevolizzazione nei tuoi stessi confronti 

In realtà a ben vedere sta cosa del rapporto con i genitori ce l'abbiamo solo noi umani ma non è naturale, nel mondo animale e anche dei mammiferi più vicini a noi, c'è sì la figura del vecchio che guida la tribù ma è una cosa sociale più che personale. Normalmente, un essere vivente animale onora le proprie origini mantenendosi in salute fino a riuscire a riprodursi e rendere autonomi i propri figli. Nulla si fa nei confronti dei genitori quindi tutto ciò che fai, sì anche la telefonata ogni tanto, è un di più rispetto a ciò che saresti chiamato a fare in quanto mammifero 

E se lui ti dice che puoi chiamare di più, è semplicemente una sua paura di essere non più utile nella vita dei figli: che, tra l'altro, dovrebbe essere l'obiettivo di ogni genitore, ossia crescere figli non più dipendenti dai genitori, né materialmente né spiritualmente. Però l'essere umano soprattutto maschio, che ha lavorato tutta la vita e la società gli ha riconosciuto un ruolo, ha una paura fottuta di perdere questa utilità, cosa che succederà a tutti. E si attacca a ciò che può, figli in primis. Ma i figli non sono responsabili per i genitori (se non quando la legge te lo impone), e dire il contrario è colpevolizzare inutilmente delle persone che invece che pensare ai vecchi, dovrebbero pensare al futuro 

Ste cose le ho sempre dette anche ai miei con i quali ho un rapporto tranquillo, questo per dirti che sarò cinica ma le cose stanno così, altro che bastone della loro vecchiaia (e ripeto, questo non significa lasciare i vecchi nella merda ma ricordarci continuamente che tutto ciò che facciamo è un di più, qualcosa mi dice che i nostri bisnonni erano più consci di questa cosa ma è un pensiero mio e non ho prove per affermarlo con certezza)

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giannicarlo
35 minuti fa, PapuPetagna ha scritto:

I miei genitori sono molto ansiosi

Su questo punto presumo siano molti simili. 

41 minuti fa, PapuPetagna ha scritto:

Il consiglio che posso darti è quello di accettare ciò che è stato fino ad ora. Nulla è impossibile ma invertire la tendenza ormai è davvero complicato. Cerca di prendere il meglio da quello che i rapporti familiari hanno da offrirti.

Forse un domani, semmai saremo genitori, ne capiremo di più su questa faccenda.

 Credo tu abbia ragione Papu, accettare e lasciare andare. 

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giannicarlo
39 minuti fa, bruni ha scritto:

Penso che proverò a rispondere meglio stasera. 

Tu hai idea di che rapporto ha avuto tuo padre a sua volta in famiglia? 

No questo non lo so.

Il contesto non era dei più rosei, meridione, povertà primi anni dopo il dopo guerra. 

Credo che probabilmente mio nonno dovesse essere molto simile a mio padre. Infatti non arrivo nemmeno ai 18 anni che andò via di casa. 

Grazie aspetto volentieri la tua risposta. 

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giannicarlo
24 minuti fa, Edo ha scritto:

Percepisco una certa tua colpevolizzazione nei tuoi stessi confronti 

Sai @Edo credo tu ci abbia beccato in pieno. 

Quel fastidio che provo quando mi dice "chiamami di più" è proprio dato dal fatto che il modo in cui lo dice è atto a farmi sentire in difetto, in colpa.

Non c'è una reale voglia di sentirmi in quanto se ci fosse mi chiamerebbe lui come gli ho fatto ben notare.

E quella colpevolizzazione di cui parli è esattamente il modo che utilizza per avere quel controllo.

La stessa colpevolizzazione che mi ha fatto sentire nella mia infanzia /adolescenza e che tuttora utilizza, probabilmente in modo inconsapevole. 

E questo è sempre stato il suo atteggiamento, manipolatorio, al fine di ottenere ciò che lui vuole, atto a soddisfare solo i suoi bisogni ed il suo ego. 

E questo io l'ho sempre percepito, ma quel senso di colpevolizzazione ti tocca, ed è difficile mandarlo via quando ti hanno fatto sempre sentire colpevole.

Ci sei abituato a quella immagine, non a caso da quando non ci vediamo più i miei miglioramenti sono stati sostanziali rispetto a quando vivevamo ancora sotto lo stesso tetto. 

Mi butta giù, c'è poco da fare.

 

 

 

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3 minuti fa, giannicarlo ha scritto:

da quando non ci vediamo più i miei miglioramenti sono stati sostanziali rispetto a quando vivevamo ancora sotto lo stesso tetto. 

Concentrati su questo, è ciò che devi proteggere a tutti i costi 💪 tuo padre e il suo controllo su di te sono i tuoi antagonisti al momento

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1 ora fa, giannicarlo ha scritto:

Sai @Edo credo tu ci abbia beccato in pieno. 

Quel fastidio che provo quando mi dice "chiamami di più" è proprio dato dal fatto che il modo in cui lo dice è atto a farmi sentire in difetto, in colpa.

Non c'è una reale voglia di sentirmi in quanto se ci fosse mi chiamerebbe lui come gli ho fatto ben notare.

E quella colpevolizzazione di cui parli è esattamente il modo che utilizza per avere quel controllo.

La stessa colpevolizzazione che mi ha fatto sentire nella mia infanzia /adolescenza e che tuttora utilizza, probabilmente in modo inconsapevole. 

E questo è sempre stato il suo atteggiamento, manipolatorio, al fine di ottenere ciò che lui vuole, atto a soddisfare solo i suoi bisogni ed il suo ego. 

E questo io l'ho sempre percepito, ma quel senso di colpevolizzazione ti tocca, ed è difficile mandarlo via quando ti hanno fatto sempre sentire colpevole.

Ci sei abituato a quella immagine, non a caso da quando non ci vediamo più i miei miglioramenti sono stati sostanziali rispetto a quando vivevamo ancora sotto lo stesso tetto. 

Mi butta giù, c'è poco da fare.

 

 

 

C'è un'età, un momento della vita, un punto di non ritorno, in cui anche noi dobbiamo insegnare ai nostri genitori 

Insegnare come vorremmo essere trattati, lavorare sul rapporto e mostrargli il nostro modo d'essere per poi vedere se da parte loro scatta o cambia qualcosa che porti a un punto d'incontro 

Loro forse non hanno avuto esempi di come essere genitori perfetti. Ma noi siamo qui e siamo vivi per fargli capire che strada vorremo prendesse il nostro rapporto con loro

Se c'è uno sforzo da entrambe le parti, a volte succede che si riceve e si dà molto

My experience

Quindi vedi tu se é arrivato il momento non solo di pretendere e di rivendicare ma di "mostrare" 

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giannicarlo
7 ore fa, Alexis2 ha scritto:

C'è un'età, un momento della vita, un punto di non ritorno, in cui anche noi dobbiamo insegnare ai nostri genitori 

Insegnare come vorremmo essere trattati, lavorare sul rapporto e mostrargli il nostro modo d'essere per poi vedere se da parte loro scatta o cambia qualcosa che porti a un punto d'incontro 

Loro forse non hanno avuto esempi di come essere genitori perfetti. Ma noi siamo qui e siamo vivi per fargli capire che strada vorremo prendesse il nostro rapporto con loro

Se c'è uno sforzo da entrambe le parti, a volte succede che si riceve e si dà molto

My experience

Quindi vedi tu se é arrivato il momento non solo di pretendere e di rivendicare ma di "mostrare" 

Grazie per le belle parole ale, le prenderò in considerazione 🔥

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