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Sta per lasciarmi? Cosa dovrei fare?


BassaMarea

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Buongiorno ragazzi, 

Ho bisogno di confrontarmi con voi, magari riesco a fare chiarezza in me, e in tutto quello che sta accadendo.

Abbiamo entrambi sui 35 anni, due bambini che vanno alle elementari. Tra alti e bassi siamo stati tutto sommato molto bene fino ad esattamente un anno fa. 

Tutto inizia con noi che decidiamo di "buttarci", cambiando nazione, trasferendoci per un apertura di un attività sua con dei suoi parenti. Nella nazione in cui stavamo ci trovavamo bene, non ci mancava nulla ma la vita é una e ci siamo fatti accecare dalla possibilità di guadagnare molto di più.

Tant'é... Che lasciamo entrambi il lavoro (ed io la mia famiglia d'origine) e ci trasferiamo a migliaia di chilometri. 

Da lì, l'inferno... L'attività va male ma non in senso economico. L' intera sua famiglia, inizia ad avere incomprensioni, tutti litigano tra di loro.. un massacro.

3 componenti della società si arrendono e tornano alla vita e al lavoro che facevano prima. Rimane il mio compagno e suo fratello, ormai anche tra loro due non scorre piu buon sangue.. il lavoro lo sfinisce emotivamente. Me ne accorgo, torna a casa sempre nero.. cerco di tirarlo su e farlo pensare ad altro.. mi riesce quasi sempre, ma il giorno dopo siamo punto e a capo.

Continuamente ci ritroviamo con la testa fra le mani a maledire questa decisione presa, con troppo ottimismo e poca lucidità.

MA il nostro rapporto rimane saldo. Cerchiamo di prendere il buono dalla situazione (il lato economico). Riusciamo a farci qualche vacanza.. col senno di poi mi sembra tutto un volersi distrarre dalla realtà. 

Mettiamo da parte qualche soldino e decidiamo, per assicurarci un piano B di aprire un attività solo nostra, visto che non sappiamo quanto lui potrà ancora "durare" con suo fratello.

Passa l'estate, e l'attività col fratello va in pausa (tutto secondo i piani, é stagionale), tra di noi ancora tutto bene. Nel frattempo abbiamo trovato il locale per il nostro "piano B". Manca solo la nostra firma. Siamo contenti e positivi perche ci da indipendenza.

A inizio gennaio riapre l'attività col fratello, torna a casa tutti i giorni nero, scontroso, anche con i bambini, zero attenzioni verso di me.. un uomo che non conosco.

I primi tempi lascio correre, e mi mostro comprensiva. Dopo un po inizio ad accusare il colpo.. mi sento sola, triste intrappolata in un circolo vizioso. Mi chiudo divento piu silenziosa, e se prima facevo di tutto per tirarlo su ora tra lavoro, bambini, e casa mi sento stanca e spenta anche io e non riesco piu ad essere comprensiva. Ci sto veramente male a sentirlo cosí rabbioso anche nei miei confronti. Scatta per un niente.. tutti i giorni.

La mia reazione é che gli lascio spazio e mi allontano. Non gli scrivo piu durante il giorno. Quando torna dal lavoro gli lascio fare quello che vuole, non sono piu il suo sfogatoio. Poco sesso.

Dopo qualche settimana un nostro amico molto stretto SENZA AVERNE ASSOLUTAMENTE PARLATO CON ME, in mia presenza gli fa notare senza girarci attorno che é cambiato, che non ci si puo piu parlare e che sembra ossessionato da questa sua situazione lavorativa col fratello. Lui nega l'evidenza e il discorso finisce li.

 Una settimana fa il mio compagno inizia ad avere problemi a dormire, nel senso che dorme forse 3 ore a notte.. diventa sempre piu cupo. Mi rendo conto che dargli ancora tempo non serve a nulla e decido di affrontare la situazione.

Gli chiedo il punto della situazione secondo il suo punto di vista, lui esplode emotivamente dice che non regge piu, che non é sicuro piu di nulla neanche della nostra relazione. Che vorrebbe scappare via da tutto. 

Io impietrita. Non me l'aspettavo che mettesse in discussione anche la nostra relazione. Gli dico con molta calma, e non so come ho fatto ad avere tutto questo self control, che é libero di andarsene per un po e di prendere le sue decisioni. Questo ieri sera. 

Stamattina é andato a lavoro, io ho portato i bimbi a scuola e non sono andata a lavoro. Sono seduta in macchina, d'avanti a me il mare.. e non so come affrontare la giornata. 

Cosa faro stasera a casa. Lo ignoro? Cerco il dialogo? Gli propongo di scappare da tutto questo casino insieme? Mi dispero? 

Nel frattempo mentre scrivo mi arriva un suo messaggio. Mi chiede se non fa freddo al mare. Quindi gli avranno riferito che sono qui. 

Non so davvero come comportarmi adesso. Lo amo, non voglio pensare ad una vita senza di lui. Ma non voglio neanche una vita con quest'uomo che mi sembra di non conoscere piu.

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36 minuti fa, BassaMarea ha scritto:

Cosa faro stasera a casa. Lo ignoro? Cerco il dialogo? Gli propongo di scappare da tutto questo casino insieme? Mi dispero

Quel che mi viene da dire, a primo impatto è: fasten your seatbelt e resta a vedere. 
 

Dovrà essere sicuramente insopportabile nel presente - lo capisco - ma la tua situazione non mi sembra una da “svolte improvvise”. È da evoluzione nel lungo periodo. 
 

Visto che con lui ti sei già chiarita, hai espresso le tue paure e frustrazioni, mentre lui ha sollevato perplessità di cui riparlare (“non so”), credo sia il caso di attendere che sia lui a tirare le somme, e quindi avere l’iniziativa di venire a proporti eventualmente una soluzione a una situazione di cui tu hai già comunicato il senso di malessere. 
Dagli un attimo di tempo per riordinare le idee, e resta a vedere che accade. 

Nel frattempo, non farti prendere dal panico. Non è accaduto nulla, non è cambiato nulla rispetto all’altro ieri o due settimane fa. 
 

Hai fatto bene ad andare a scrivere in riva al mare. Un abbraccio.

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Con riferimento invece al comportamento di lui.

Non mi stupisce - non racconti nulla d’anomalo.

Ti è mai capitato di osservare gente terza lanciarsi in attività imprenditoriali? Di certo non vedrai guadagni in serenità. 

Io ho ben presente il cambiamento visibile riscontrabile in amici e conoscenti vari mentre si trovavano nella fase di gestione di attività commerciali (e si rivelano sempre storie nevrotiche alla Zeno Cosini & Cognato - Svevo aveva già narrato tutto cent’anni fa).

A ció si aggiunge, di suo, - da quel che noto - il picco di aggressivitá che molti uomini raggiungono a una certa età. Con famiglia e bambini si nota ancora di più. 

Questa fase maschile mi appare attivata dallo stress lavorativo, e si riverbera sul menage familiare, con l’impressione di avere accanto un uomo che semplicemente “non ne possa più”, isterico, sull’orlo di una crisi di nervi.
Alle donne non accade così. Tengono botta diversamente alle incombenze della vita.

E poi, questa fase agli uomini passa. Gli si abbasserà il testosterone, non so. Ma vengono restituiti placidi (più o meno) e normali come li avevi conosciuti anni fa.

Facile parlare, chiaro. Perchè durante questa fase, della durata di anni, anche...ci sei tu, con i tuoi desideri, bisogni e speranze personali, a doverti vivere quotidianamente lui senza rischiare di defenestrarlo.

Non saprei darti una soluzione. Ti ho offerto solo uno spunto in base alla mia osservazione di certe dinamiche.

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5 minuti fa, Celeste ha scritto:

Questa fase maschile mi appare attivata dallo stress lavorativo, e si riverbera sul menage familiare, con l’impressione di avere accanto un uomo che semplicemente “non ne possa più”, isterico, sull’orlo di una crisi di nervi.

Io ho il ricordo di un padre - quando mi trovavo in età dei tuoi bambini adesso e lui, al tempo, dell’età circa del tuo compagno - che tornava a casa dal lavoro e che si ritrovava a ribaltare letteralmente i tavoli, per qualsiasi cagata gli desse la scusa per farlo scattare. Ricordo un’aggressività e una violenza proprio interiore - non legata alle contingenze - da dover fare uscire, in qualche modo.
Poi si è calmato. L’animale che lo abitava se ne è andato. Nonostante il mondo, le contingenze, la famiglia, siano rimasti uguali. Era passata la fase.

Ho rivisto la stessa nevrotica aggressività violenta venire ad abitare ad un certo punto un mio fidanzatino. Scaturente dal lavoro - la scusa era quella -, ma è come se all’improvviso quella persona non sapesse più come gestire i propri nervi. Poi è passata anche a lui.

Chissà.

Ci vuole (ci vuole, sì?) comprensione, ma anche autotutela. È un tema delicato.

  • Grazie! 1
  • Abbraccio 2
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Back Door Man
21 minuti fa, Celeste ha scritto:

Io ho ben presente il cambiamento visibile riscontrabile in amici e conoscenti vari mentre si trovavano nella fase di gestione di attività commerciali (e si rivelano sempre storie nevrotiche alla Zeno Cosini & Cognato - Svevo aveva già narrato tutto cent’anni fa).

Bella storia, grazie.

Sento di amarti 😄

 

  • Grazie! 1
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Antracite

Mamma mia, davvero una brutta storia, e ciò che la rende brutta è il fatto che purtroppo sia un cliché. Cerco di darti il mio parere da uomo e da persona che ha un'attività in proprio.

Con alcuni utenti del forum, l'altro ieri, parlavo appunto del fatto che spesso "bisogna essere matti" per riuscire imprenditorialmente, per una serie di pressioni sociali e psicologiche.

La gente si aspetta da subito che tu sia uno "di successo" quando decidi di intraprendere, e la famiglia non fa eccezione in questo, mentre i primi anni sono schiaffi nei denti e privazioni economiche per dare una chance di prosperare alla nostra attività.

In più mettiamoci l'attitudine da scimmioni che abbiamo noi uomini di misurarci il cazzo in base ai successi professionali, ed ecco aggiunto un altro carico da undici di frustrazione.

Per questo sostengo che intraprendere debba essere fatto per stare bene, per divertirsi - non per i soldi, se lo scopo ultimo sono i soldi tanto vale tentare la carta del management, o rimanere dipendenti. Nessuna attività resta in piedi per i soldi guadagnati, ma per la trama e l'ordito che i rapporti umani creano all'interno della tela dell'azienda stessa.

Ho visto e sentito migliaia di storie così, mio padre in primis, che faceva l'artigiano. L'ho visto ben poco, quando c'era non mi cagava ed era sempre incazzato come un bonobo. So che fa malissimo, so che ci si chiede cosa abbiamo sbagliato noi.

La risposta è: nulla. Non siamo in grado di aiutare nessuno così condizionato emotivamente e psicologicamente, serve un professionista. 

L'unica cosa che ti consiglio è di accelerare il suo processo di accettazione del fatto che ha bisogno di essere aiutato. Parlagliene apertamente, coi bambini a letto, e se lo vuole renditi disponibile a farti coinvolgere in un percorso terapeutico. I miracoli e il self-help non esistono proprio in questi casi.

Spero di risentirti su questi lidi con una situazione più serena. Un abbraccio. :)

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Non mi sento di dare consigli a cose delicate così, su due piedi.

Auspico solo, per voi che riusciate  a restare uniti, costi quel che costi, sopratutto avendo dei figli, visto  che i tempi in arrivo non sono dei migliori.

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3 minuti fa, Antracite ha scritto:

L'ho visto ben poco, quando c'era non mi cagava ed era sempre incazzato come un bonobo

Ma dai.

Esisteranno esempi diversi di paternità?

Chiaramente gli uomini in questo mood non hanno nervi sufficientemente rilassati per interagire con i bambini - loro figli -, men che meno giocarci insieme o essere presenti nel quotidiano. Al massimo riusciranno a sbroccargli contro, se incrociati in corridoio.
Che ‘sti cazzo di bimbi non svaniscano in una nuvola di fumo, è effettivamente un problema. Una scoperta difficile, a cui non si era preparati.

Fa tristemente sorridere quando,  poi, tornata la calma, si aspettino che i figli ormai cresciuti gli riservino un rapporto stretto, confidenziale, che, in verità, in età infantile non hanno mai coltivato. E ci restano pure male. 
Ah-ah.

 

(È il copione del compagno dell’autrice del topic. Andrà così per lui e i suoi figli - è chiaro.)

  • Grazie! 3
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Back Door Man

Appoggio @Antraciteche è imprenditore e ha ben chiare le dinamiche.

Da parte mia, a seguito lettura, mi sembra di capire che il tuo uomo non sta bene.

C'è un influsso negativo da parte del fratello, ed è cosa che mette in gioco vecchi transfert e cose. Per farla breve è una bomba psichica tossica.

In secondo luogo il suo lavoro - tentare di fronteggiare la situazione - in più col fratello persecutore - fa sì che lui sia un workaholic. Un drogato di lavoro.

Sta male.

Tienine conto: quando discute con te non è lui al 100%. Una parte è assente. Parli con uno che ha bisogno di aiuto.

Cerca di fare in modo che realizzi la situazione.

Tutto ciò non significa che dobbiate stare insieme per forza, né che dobbiate per forza separarvi. Devi pensare in primis a te stessa.

Troverai / troverete la soluzione migliore.

Hope it helps.

Auguri.

 

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Antracite
2 minuti fa, Celeste ha scritto:

Ma dai.

Esisteranno esempi diversi di paternità?

Chiaramente gli uomini in questo mood non hanno nervi sufficientemente rilassati per interagire con i bambini - loro figli -, men che meno giocarci insieme o essere presenti nel quotidiano. Al massimo riusciranno a sbroccargli contro, se incrociati in corridoio.
Che ‘sti cazzo di bimbi non svaniscano in una nuvola di fumo, è effettivamente un problema. Una scoperta difficile, a cui non si era preparati.

Fa tristemente sorridere quando,  poi, tornata la calma, si aspettino che i figli ormai cresciuti gli riservino un rapporto stretto, confidenziale, che, in verità, in età infantile non hanno mai coltivato. E ci restano pure male. 
Ah-ah.

 

(È il copione del compagno dell’autrice del topic. Andrà così per lui e i suoi figli - è chiaro.)

Esattamente così. Non è che sei mia sorella? E nel caso, che ci fai su IS? 😂

Purtroppo poi, oltre che minare i rapporti familiari, questa roba costa migliaia di euro ai figli in sedute di analisi (nella speranza di poterselo permettere). 

E i figli, poi, la ritengono un'ingiustizia subita, covando una rabbia cieca per la loro infanzia a loro volta.

Se, contrariamente a tanti altri nuclei familiari, l'autrice del topic e suo marito riusciranno a togliere l'onere di questo investimento ai figli per caricarlo su di sé, avranno fatto il 99% in più di quello che fa la "tipica famiglia italiana", tutta tv, pastasciutta e urla ai figli.

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