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La Scuola Italiana? Sbagliata di principio o ben fatta?


Wyatt99

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leavingmyheart

@Wyatt99 guarda i curriculum richiesti nel paese dove vuoi andare, no?

Poi comunque nelle multinazionali si parla inglese. 

Gli scandinavi sono forti nell'inglese probabilmente perché guardano i film senza doppiaggio. La lingua non la riesci ad imparare sui libri perché l'apprendimento funziona per esperienze. Ad esempio, io la parola mercy l'ho imparata in un episodio di un telefilm di cui ricordo bene la scena. Poi di solito l'esperienza viene dimenticata e resta la parola imparata.

Ovvio che il sistema scolastico italiano fa schifo. Si studiano un sacco di fregnacce. E tra la scuola pubblica e quella privata la seconda senza dubbio. In generale, tra le altre cose, dove ci sono persone benestanti c'è un accesso a informazioni di più alto livello, network migliori, etc.. 

 

 

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Bolt
9 ore fa, Wyatt99 ha scritto:

"Gli esami universitari sono senza senso"

Per me, si e no.

Da una parte "si" perché alcune volte i docenti (e le commissioni che stilano i programmi) risultano essere esageratamente scrupolosi per delle sottigliezze irrilevanti non solo nel mondo del lavoro che ti aspetta ma, anche per l'esame in sé e chi ha scelto un corso di ingegneria aerospaziale-elettronica-informatica--etc.. sa bene di cosa sto parlando.

Dall'altra "no" perché ogni esame è, di fatto, un mattoncino per costruirti il TUO mondo del lavoro (o degli studi successivi) e di conseguenza se fai male tutto, i tuoi mattoncini saranno fatti con la merda, quindi poi ti toccherà fare una bella salita all'inizio del tuo curriculum e il rischio di mollare in questi casi, nei lavori come quelli che conseguono ai corsi che ho citato, è abbastanza elevato.

Per come la vedo io, all'università chi non si impegna, studia poco e ha una media bassa, è una persona a cui non interessa ciò che sta facendo e sta rischiando di trovarsi a 30 anni (se è fortunato) a dover cambiare completamente lavoro, svegliandosi una mattina e dicendo: "Mi sa che ho sbagliato qualcosa"
E grazie al cazzo aggiungerei.
Se non studi nemmeno per i tuoi esami universitari, significa che non c'è passione e che stai portando avanti un progetto che non ti interessa.

Anche perché, non è che finendo l'uni, finisci di studiare.

La verità è che senza passione, o molli o sarà un calvario (e qui in Italia, tanta gente sceglie la seconda opzione, finendo a fare un lavoro che non le piace e diventando frustrata)

 

9 ore fa, Wyatt99 ha scritto:

Secondo voi è il sistema che è sbagliato? Io sto comprendendo come il mio corso di laurea è semplice, e di facile comprensione.

Non è che il sistema è sbagliato, è che è mal progettato. Si può fare molto di meglio ma, per farlo serve pure gente che decide di investire nella propria conoscenza e come si può vedere, qui in Italia (come in tanti altri paesi) non ce n'è molta intenzionata a farlo.

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Wyatt99
6 minuti fa, Bolt ha scritto:

Per come la vedo io, all'università chi non si impegna, studia poco e ha una media bassa, è una persona a cui non interessa ciò che sta facendo e sta rischiando di trovarsi a 30 anni (se è fortunato) a dover cambiare completamente lavoro, svegliandosi una mattina e dicendo: "Mi sa che ho sbagliato qualcosa"
E grazie al cazzo aggiungerei.

Curiosa chiave di lettura.

Cito @Doom Headperché credo sia all’antitesi di questa tesi, perché se non erro, lui come me, ha pensato alla quantità che alla qualità.

Se è vero che è più importante comprendere gli esami di materie più importanti rispetto a economia, cosa mi serve impegnarmi troppo nel momento in cui gli esami li passo in maniera semplice e non sempre con voti alti?

Anche perché, se non si ripetono le cose, fondamentalmente ce le dimentichiamo. E chi fa/ha fatto il mio corso di laurea, sa che ci sono esami francamente inutili, che sono ripetizioni di cose che già si sanno.

A volte preferisco dare più esami piuttosto che studiare meglio per puntare a una media alta.

 

17 minuti fa, leavingmyheart ha scritto:

@Wyatt99 guarda i curriculum richiesti nel paese dove vuoi andare, no?

Poi comunque nelle multinazionali si parla inglese. 

Gli scandinavi sono forti nell'inglese probabilmente perché guardano i film senza doppiaggio. La lingua non la riesci ad imparare sui libri perché l'apprendimento funziona per esperienze. Ad esempio, io la parola mercy l'ho imparata in un episodio di un telefilm di cui ricordo bene la scena. Poi di solito l'esperienza viene dimenticata e resta la parola imparata.

Ovvio che il sistema scolastico italiano fa schifo. Si studiano un sacco di fregnacce. E tra la scuola pubblica e quella privata la seconda senza dubbio. In generale, tra le altre cose, dove ci sono persone benestanti c'è un accesso a informazioni di più alto livello, network migliori, etc.. 

 

 

Concordo: ho imparato più parole e termini così che in situazioni di lezioni del l’inglese stesso.

Proprio perché sono situazioni in cui sentì la parola o il termine, ti fermi, la cerchi e la individui, e te la scrivi da qualche parte. Io faccio così e ho scoperto molti termini. Certamente parlarlo è fondamentale, ma almeno è un inizio avere sfumature di termini.

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azcotal

Sono di fretta ahimè. 

Per ora ti dico una cosa:

L'Italia è diventata un diplomificio.Tutti vogliono il "pezzo di carta",tutti devono provare a prendersi la laurea.

Questo grazie a tre fattori:

1)il titolo di studio è stato visto da famiglie di umili origini,come un riscatto sociale da attuare tramite i figli.

2)demonizzazione del lavoro manuale.Come sopra i genitori che hanno fatto qualsiasi tipo di lavoro "pratico",di fatica,hanno detto ai figli:"voi non farete come noi,voi studierete e troverete un lavoro dove non dovrete mai sporcarvi o faticare.

3)la rivoluzione del '68 con la lotta per il diritto allo studio,etc.

Questo ha portato comunque a delle storture,tipo l'estinzione di alcuni lavori,specialmente quelli d'epoca e la perdita di conoscenza che si tramandava di padre in figlio o tra nonno e nipote.In agricoltura nessuno sa più potare,fare un innesto o mandare un trattore.E questo succede in tutti i settori.

Per quanto riguarda l'università,quella italiana è una farsa.Lo studente si perde tra gli ingranaggi del baronato e degli esami ripetuti a pappagallo.

Non a caso i migliori laureati che conosco non sono dei geni,ma solamente persone con una grande memoria.Loro stessi dicono di aver fatto sempre bella figura,recitando a memoria quello che il professore di turno voleva sentirsi dire.

Bel modo di preparare le persone.Sfido che poi se ci affacciamo nel mondo gli altri ci asfaltano.

Ultima cosa per ora.

Capitolo raccomandazioni. 

Scordatevi di entrare in posti pubblici o in grandi aziende,di fare carriera e farvi valere,senza qualcuno che vi sponsorizzi.

Che sia un politico,un massone o un prelato,senza qualcuno che interceda per voi,siete fottuti.Ho visto gente con due lauree e vari master,pulire le provette e la vetreria a giornata mentre i colleghi diplomati ma con gli agganci facevano le analisi nella loro bella postazione di laboratorio.

Idem per i concorsi.Tutti truccati.

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leavingmyheart
12 minuti fa, Wyatt99 ha scritto:

Curiosa chiave di lettura.

Cito @Doom Headperché credo sia all’antitesi di questa tesi, perché se non erro, lui come me, ha pensato alla quantità che alla qualità.

Se è vero che è più importante comprendere gli esami di materie più importanti rispetto a economia, cosa mi serve impegnarmi troppo nel momento in cui gli esami li passo in maniera semplice e non sempre con voti alti?

Anche perché, se non si ripetono le cose, fondamentalmente ce le dimentichiamo. E chi fa/ha fatto il mio corso di laurea, sa che ci sono esami francamente inutili, che sono ripetizioni di cose che già si sanno.

A volte preferisco dare più esami piuttosto che studiare meglio per puntare a una media alta.

 

Concordo: ho imparato più parole e termini così che in situazioni di lezioni del l’inglese stesso.

Proprio perché sono situazioni in cui sentì la parola o il termine, ti fermi, la cerchi e la individui, e te la scrivi da qualche parte. Io faccio così e ho scoperto molti termini. Certamente parlarlo è fondamentale, ma almeno è un inizio avere sfumature di termini.

 

 

Guarda, io ero a economia dei mercati finanziari. Ho mollato tutto il terzo anno (della triennale) con... boh, 10 esami dati mi pare. 

A diritto privato mi sembra quella deficiente mi chiese la definizione di imprenditore del codice. Io le dissi cos'era un imprenditore. Ma lei no, voleva la definizione 😐

Poi c'era un esame di storia dell'economia (cazzo serve??). 

Quante fregnacce. Che poi ti dimentichi tutto in 4 mesi. 

 

 

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leavingmyheart

Un tale che conoscevo diceva che le uniche vere lauree erano ingegneria e medicina 😁 

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Wyatt99
13 minuti fa, leavingmyheart ha scritto:

A diritto privato mi sembra quella deficiente mi chiese la definizione di imprenditore del codice. Io le dissi cos'era un imprenditore. Ma lei no, voleva la definizione 😐

Lascia perdere.

L’ho dato come esame e mai più lo voglio rivedere.

Che poi non è la materia, Ma il professore.

13 minuti fa, leavingmyheart ha scritto:

Quante fregnacce. Che poi ti dimentichi tutto in 4 mesi. 

A me anche prima, però per ora funziona la mia tecnica.

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Bolt
28 minuti fa, Wyatt99 ha scritto:

Anche perché, se non si ripetono le cose, fondamentalmente ce le dimentichiamo. E chi fa/ha fatto il mio corso di laurea, sa che ci sono esami francamente inutili, che sono ripetizioni di cose che già si sanno.

A volte preferisco dare più esami piuttosto che studiare meglio per puntare a una media alta.

Non ho studiato economia quindi non so come funziona da te.
Parlo per ciò che ho vissuto io.
Per come funziona da me, serve praticamente tutto ciò che studi e c'è una continua propedeuticità anche quando inizi a lavorare.

 

41 minuti fa, Wyatt99 ha scritto:

cosa mi serve impegnarmi troppo nel momento in cui gli esami li passo in maniera semplice e non sempre con voti alti?

Serve ad apprendere quel che poi ti servirà come base per imparare a fare il tuo lavoro (faccio ancora riferimento al mondo che conosco io, per gli altri non so come funziona)
E in fondo è anche ciò per cui stai pagando (spesso profumatamente)
Non stai pagando per il "pezzo di carta"

 

22 minuti fa, Wyatt99 ha scritto:

A volte preferisco dare più esami piuttosto che studiare meglio per puntare a una media alta.

Ed è per questo che poi l'esame sembra "fine a se stesso" imho

 

 

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Sensei10

Penso che ci sia una severità eccessiva nel giudicare le scuole italiane. 

Le università in particolare. 

Vero è che negli ultimi anni le superiori e le università hanno subito riforme che, tutto sommato, le hanno rese povere di contenuti. Tanta forma, tanti nomi cambiati ai corsi e ai licei, ma sostanza poca. 

Ti stai laureando in economia e commercio, che dopo il triennio offre diverse aree di specializzazione abbastanza mirate. Ora, non farti ingannare dai nomi associandoli alla possibilità di andare all'estero. Perché la stessa figura che qui non è particolarmente esaltante, lì potrebbe essere richiesta e valorizzata. 

E comunque sei già in un ottimo settore; ad oggi, preferire il tecnico all'umanistico dà garanzie maggiori. Anche nelle scuole superiori. Scegliere il liceo, se non si ha l'assoluta certezza di voler terminare il ciclo accademico con un obiettivo preciso, è un pre-abbonamento alla disoccupazione. 

Il problema però, in Italia, è questo. Perché poi i laureati (e non solo) italiani sono anche abbastanza bravi. I medici, ad esempio. Gli economisti, gli statistici, i matematici, i fisici, ad esempio. Solo che non ci sono strutture adeguate, e non intendo gli edifici che, pure, fanno pena. Non c'è un collegamento con il mondo del lavoro. Perché il lavoro è quello che è. All'estero non è che ti preparano poi meglio, il 3+2 accademico è stato introdotto proprio perché in alcuni paesi ci si laurea più brevemente e più rapidamente. Ma come al solito a noi manca sempre 1 per fare 31. Mancano i laboratori. E non parlo di aule, ripeto (mancano pure quelle). Mancano proprio gli avviamenti alla pratica.

Per fare un esempio, tu prendi un Master. In genere non serve a molto, è un modo per specializzarti se non trovi un cazzo da fare. Ti laurei e mentre aspetti di lavorare, prendi un altro pezzo di carta spendibile per qualche concorso. Ora, se sei fortunato o davvero geniale, il Master dell'università pubblica può aiutare. Altrimenti paghi profumatamente un'università privata, tipo la LUISS o la Bocconi, e stai certo che tramite le loro partnership - o, più precisamente, sponsor - alla fine qualcosa troverai. Almeno come trampolino di lancio. Perché, nel frattempo, mentre fai il tuo bel Master da 10/20000 euro, l'azienda XYX ti prende per uno stage formativo commisurato al profilo ricercato. Non come quei tirocini dai nomi altisonanti in cui fai fotocopie o data entry o, peggio, seminari teorici e male organizzati che appesantiscono ancora di più lo studio già prolungato.

Quindi secondo me va diviso l'insegnamento, la qualità dei docenti, il corso di laurea se scelto bene, dal percorso che porta un neolaureato nel mondo del lavoro, che spesso è inaccessibile oppure umiliante, almeno agli inizi. 

Su quest'ultimo punto poco da dire: in Europa, e non soltanto, non è tutto oro ciò che luccica e la disoccupazione sale, tuttavia la possibilità è ancora reale. E, duole dirlo, ma ci sono paesi che ci pisciano in testa mentre le istituzioni nostrane ci raccontano che piove.

 

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Sul discorso inglese siamo abbastanza imbarazzanti. Ho colleghi che a 30-40 anni mi guardano come se fossi un alieno quando (raramente) interagisco con qualcuno che lo parla. E non ho certo la fluidità di un madrelingua. E io mi salvo perché ho iniziato a giocare online a 12 anni e giocoforza ho dovuto imparare la lingua per interagire con chiunque. Avessi dovuto aspettare nozioni scolastiche utili in merito campa cavallo.

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