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La Scuola Italiana? Sbagliata di principio o ben fatta?


Wyatt99

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azcotal
4 ore fa, Sensei10 ha scritto:

Penso che ci sia una severità eccessiva nel giudicare le scuole italiane. 

Le università in particolare. 

Vero è che negli ultimi anni le superiori e le università hanno subito riforme che, tutto sommato, le hanno rese povere di contenuti. Tanta forma, tanti nomi cambiati ai corsi e ai licei, ma sostanza poca. 

Ti stai laureando in economia e commercio, che dopo il triennio offre diverse aree di specializzazione abbastanza mirate. Ora, non farti ingannare dai nomi associandoli alla possibilità di andare all'estero. Perché la stessa figura che qui non è particolarmente esaltante, lì potrebbe essere richiesta e valorizzata. 

E comunque sei già in un ottimo settore; ad oggi, preferire il tecnico all'umanistico dà garanzie maggiori. Anche nelle scuole superiori. Scegliere il liceo, se non si ha l'assoluta certezza di voler terminare il ciclo accademico con un obiettivo preciso, è un pre-abbonamento alla disoccupazione. 

Il problema però, in Italia, è questo. Perché poi i laureati (e non solo) italiani sono anche abbastanza bravi. I medici, ad esempio. Gli economisti, gli statistici, i matematici, i fisici, ad esempio. Solo che non ci sono strutture adeguate, e non intendo gli edifici che, pure, fanno pena. Non c'è un collegamento con il mondo del lavoro. Perché il lavoro è quello che è. All'estero non è che ti preparano poi meglio, il 3+2 accademico è stato introdotto proprio perché in alcuni paesi ci si laurea più brevemente e più rapidamente. Ma come al solito a noi manca sempre 1 per fare 31. Mancano i laboratori. E non parlo di aule, ripeto (mancano pure quelle). Mancano proprio gli avviamenti alla pratica.

Per fare un esempio, tu prendi un Master. In genere non serve a molto, è un modo per specializzarti se non trovi un cazzo da fare. Ti laurei e mentre aspetti di lavorare, prendi un altro pezzo di carta spendibile per qualche concorso. Ora, se sei fortunato o davvero geniale, il Master dell'università pubblica può aiutare. Altrimenti paghi profumatamente un'università privata, tipo la LUISS o la Bocconi, e stai certo che tramite le loro partnership - o, più precisamente, sponsor - alla fine qualcosa troverai. Almeno come trampolino di lancio. Perché, nel frattempo, mentre fai il tuo bel Master da 10/20000 euro, l'azienda XYX ti prende per uno stage formativo commisurato al profilo ricercato. Non come quei tirocini dai nomi altisonanti in cui fai fotocopie o data entry o, peggio, seminari teorici e male organizzati che appesantiscono ancora di più lo studio già prolungato.

Quindi secondo me va diviso l'insegnamento, la qualità dei docenti, il corso di laurea se scelto bene, dal percorso che porta un neolaureato nel mondo del lavoro, che spesso è inaccessibile oppure umiliante, almeno agli inizi. 

Su quest'ultimo punto poco da dire: in Europa, e non soltanto, non è tutto oro ciò che luccica e la disoccupazione sale, tuttavia la possibilità è ancora reale. E, duole dirlo, ma ci sono paesi che ci pisciano in testa mentre le istituzioni nostrane ci raccontano che piove.

 

Condivido tutto e aggiungo la mia esperienza. 

Ho lavorato 11 anni nel settore farmaceutico in una grande azienda che si occupava di vaccini.I reparti in produzione,erano composti dalla "vecchia guardia",cioè da persone che lavoravano li da 10/15 anni e dai "veterani" cioè quelli prossimi al pensionamento.

Un giorno in uno dei reparti di produzione del vaccino polio, vengono avvisati che ci sarebbe stata una ispezione interna di routine,di quelle fatte per individuare le criticità e le cose da migliorare in vista delle vere ispezioni dell'AIFA e della FDA americana.

Questi controlli venivano fatti mandando dal settore Controllo Qualità,un Ispettore che doveva monitorare una fase particolarmente critica del processo produttivo.

Mentre aspettano all'entrata dell'edificio,vedono arrivare una ragazza minutina con dei fogli in mano che saluta tutti con voce tremante.La fanno entrare e il capo reparto nota la prima anomalia.La ragazza sembra non conoscere la procedura di vestizione per accedere ai reparti.

"Annamo bene" pensa citando sora Lella.

Inoltre notano che questa si guarda attorno con l'occhi a uovo tagliato.Come se non fosse mai entrata in un edificio simile.Ma scelgono di pensare che sia solo emozionata.Dopotutto è l'ispettore incaricato dei controlli.

Insomma accedono alla stanza dove si sta svolgendo questa importante fase che va monitorata con attenzione.

Il personale di produzione si mette ai propri posti e le dicono:"allora noi iniziamo".La ragazza con lo sguardo terrorizzato sotto la mascherina e la tuta sterile,replica con un timido "va bene".

Passato cinque minuti.

Il capo reparto,un uomo prossimo al pensionamento che di acqua sotto i ponti ne ha visto passare tanta,la guarda e le chiede:"stai capendo cosa viene fatto qui?No scusa riformulo la domanda.Sei mai entrata in un reparto come questo?"

La ragazza:"N-no...mi hanno detto solo di venire qua...è..." il capo reparto la interrompe. "Non è colpa tua...torna in ufficio.Faccio un  paio di telefonate e risolvo questa cosa.La ragazza esce e ritorna da dove era venuta.L'ispezione salta e qualcuno passa un brutto quarto d'ora.

Quelle sono fasi dove per un errore butti decine di migliaia d'euro di prodotto o peggio.Avevano mandato una che aveva la sua laurea e il suo chilometrico curriculum su Linkedin,ma che in pratica non sapeva nulla.Quindi sottoscrivo alla grande lo scollamento che c'è tra università e mondo del lavoro.

 

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fffff98_secondo
9 ore fa, leavingmyheart ha scritto:

Un tale che conoscevo diceva che le uniche vere lauree erano ingegneria e medicina 😁 

le universita sono quei posti dove bannano dostoeskij perche la russia è cattiva, inmagina volerci andare, devi avere una mentalità da beta estrema

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Mi sento solo di condividere una cosa. 

Avevo fatto domanda per l'Erasmus, e avrei dovuto parteciparvi il primo semestre del secondo anno di magistrale (ho dovuto rinunciare un mese prima di partire causa covid, ma questa è un'altra storia). La parte più difficile nel fare la domanda è stata che non riuscivo a trovare esami che potevano essere convalidati perché... Da noi la magistrale dura due anni, mentre all'estero il master ha durata di un solo anno. Con il risultato che c'erano esami da 6 crediti che parlavano di tutto e di nulla, in cui erano condensati argomenti che qui in Italia erano divisi in più esami, anche dai due ai tre esami diversi; quando leggevo i programmi di studio rimanevo scioccata, perché se condensi così tante nozioni in un esame solo e la prova finale è un progettino da preparare durante il corso, non impari assolutamente nulla. Ho fatto esami inutili nel mio corso di laurea? Beh, sicuramente ho fatto esami che mi interessavano poco, ma nessuno era completamente inutile. E alla fine della storia, per quel che riguarda la mia formazione, sono felice di non esser potuta partire per l'Erasmus perché questa ne avrebbe risentito enormemente. E puntualizzo che puntavo alle università migliori nella lista, che sono anche rinomate per la mia facoltà. Solo che partire al secondo anno di magistrale sarebbe stato inutile, perché gli argomenti che trattano si fermano a malapena al primo anno. 

Poi... Ci sono molte cose che non funzionano, soprattutto il collegamento col mondo del lavoro. Ma il grave errore di fondo, sinceramente, non lo trovo. 

  • Abbraccio 1
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senza nome
11 ore fa, Wyatt99 ha scritto:

L'ho scritta tra le linee: Economia e Commercio.

Perché economia e commercio?

È stata proprio una scelta deliberata o per una serie di ragioni hai preso questa?

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Wyatt99
16 minuti fa, senza nome ha scritto:

Perché economia e commercio?

È stata proprio una scelta deliberata o per una serie di ragioni hai preso questa?

Perché sono andato ad esclusioni.

Mi piacciono le materie umanistiche, ma il mercato del lavoro è meno ampio di quello di economia.

E non mi piace neanche fare il professore o l'archivista, per dire.

Non sono molto ferrato in matematica, perciò non ho provato il test di Ingegneria e delle materie come statistica, che presentano un mercato del lavoro più ampio.

  • Grazie! 1
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Wyatt99
2 ore fa, Wanda ha scritto:

Mi sento solo di condividere una cosa. 

Avevo fatto domanda per l'Erasmus, e avrei dovuto parteciparvi il primo semestre del secondo anno di magistrale (ho dovuto rinunciare un mese prima di partire causa covid, ma questa è un'altra storia). La parte più difficile nel fare la domanda è stata che non riuscivo a trovare esami che potevano essere convalidati perché... Da noi la magistrale dura due anni, mentre all'estero il master ha durata di un solo anno. Con il risultato che c'erano esami da 6 crediti che parlavano di tutto e di nulla, in cui erano condensati argomenti che qui in Italia erano divisi in più esami, anche dai due ai tre esami diversi; quando leggevo i programmi di studio rimanevo scioccata, perché se condensi così tante nozioni in un esame solo e la prova finale è un progettino da preparare durante il corso, non impari assolutamente nulla. Ho fatto esami inutili nel mio corso di laurea? Beh, sicuramente ho fatto esami che mi interessavano poco, ma nessuno era completamente inutile. E alla fine della storia, per quel che riguarda la mia formazione, sono felice di non esser potuta partire per l'Erasmus perché questa ne avrebbe risentito enormemente. E puntualizzo che puntavo alle università migliori nella lista, che sono anche rinomate per la mia facoltà. Solo che partire al secondo anno di magistrale sarebbe stato inutile, perché gli argomenti che trattano si fermano a malapena al primo anno. 

Poi... Ci sono molte cose che non funzionano, soprattutto il collegamento col mondo del lavoro. Ma il grave errore di fondo, sinceramente, non lo trovo. 

Cavolo, ma l'erasmus è una bella esperienza per conoscere culture e paesi totalmente nuovi.

Certamente forse rallenta la progressione universitaria, ma io lo avrei fatto.

Conosci nuove lingue, è interessante.

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25 minuti fa, Wyatt99 ha scritto:

Cavolo, ma l'erasmus è una bella esperienza per conoscere culture e paesi totalmente nuovi.

Certamente forse rallenta la progressione universitaria, ma io lo avrei fatto.

Conosci nuove lingue, è interessante.

Non ho scritto che l'Erasmus sarebbe stata un'esperienza negativa, parlavo esclusivamente a livello formativo, altrimenti non avrei nemmeno fatto domanda. Rinunciare non è stato facile ma sono stata obbligata da cause di forza maggiore😅

  • Mi piace! 1
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Wyatt99
5 ore fa, Aeon ha scritto:

E io mi salvo perché ho iniziato a giocare online a 12 anni e giocoforza ho dovuto imparare la lingua per interagire con chiunque.

Comunque sono d'accordo al 100%.

Inutile dirlo: i videogames servono anche a questo. Li impari il vero inglese parlato, altro che le lezioni d'inglese scolastico.

Per non parlare i corsi d'inglese per le certificazioni linguistiche. Rido.

Scrivere la lettere agli amici o parenti in maniera quasi formale, evitando di utilizzare i termini molto informali.

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Sensei10
1 ora fa, Wyatt99 ha scritto:

Per non parlare i corsi d'inglese per le certificazioni linguistiche. Rido.

Ci sono corsi e corsi, comunque.

Io ho imparato l'inglese con i testi delle canzoni, poi l'ho perfezionato sul campo. Il parlato è tutta un'altra cosa. Devi allenarlo, esercitarlo, pensare in lingua anziché tradurre. Dopo un tot viene spontaneo ma se ti fermi rischi di arrugginire. Con il francese è andata diversamente, proprio grazie ad un corso (di livello accademico) e a qualche viaggio ho preso dimestichezza. Ma tra Covid e altri cazzi sono 4 anni quasi che non lo parlo. 

In generale sono d'accordo che il corsetto online, per non dire in edicola o presso qualche scuola che promette miracoli in un mese, non serva a niente. 

@Wanda, è il motivo per cui si fa 3+2 qui in Italia. Il punto però è che noi siamo maestri nella teoria, non a caso i metodi epistemologici italiani riscuotono grande successo. In altri paesi si sta meno sul libro ma molto più in laboratorio. Un mio vecchio amico è diventato fellow al MIT, molti anni fa. Ricordo la sua meraviglia nel raccontare la totale assenza di libri nelle attività. Naturalmente so che la fellowship è un gradino molto elevato rispetto al corso di laurea, però se un istituto così prestigioso lavora direttamente sulla ricerca ci sarà un motivo (i finanziamenti? Si può essere, ma anche la prevalenza dell'approccio pratico).

 

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Wyatt99
1 ora fa, Sensei10 ha scritto:

Ci sono corsi e corsi, comunque.

Io ho imparato l'inglese con i testi delle canzoni, poi l'ho perfezionato sul campo. Il parlato è tutta un'altra cosa. Devi allenarlo, esercitarlo, pensare in lingua anziché tradurre. Dopo un tot viene spontaneo ma se ti fermi rischi di arrugginire. Con il francese è andata diversamente, proprio grazie ad un corso (di livello accademico) e a qualche viaggio ho preso dimestichezza. Ma tra Covid e altri cazzi sono 4 anni quasi che non lo parlo. 

In generale sono d'accordo che il corsetto online, per non dire in edicola o presso qualche scuola che promette miracoli in un mese, non serva a niente. 

@Wanda, è il motivo per cui si fa 3+2 qui in Italia. Il punto però è che noi siamo maestri nella teoria, non a caso i metodi epistemologici italiani riscuotono grande successo. In altri paesi si sta meno sul libro ma molto più in laboratorio. Un mio vecchio amico è diventato fellow al MIT, molti anni fa. Ricordo la sua meraviglia nel raccontare la totale assenza di libri nelle attività. Naturalmente so che la fellowship è un gradino molto elevato rispetto al corso di laurea, però se un istituto così prestigioso lavora direttamente sulla ricerca ci sarà un motivo (i finanziamenti? Si può essere, ma anche la prevalenza dell'approccio pratico).

 

Eh si, hai ragione. La lingua bisogna praticarla, non posso girarci intorno.

Comunque ho girovagato per siti di lavoro, e ho visto che cercano persone che hanno esperienza con dei softare e ho pensato: "se inizio a praticarli da ora, sarò avvantaggiato". Inizierò da qualcosa di piccolo, solo per fare i primi passi. Cosa ne pensi?

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