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Uno step cruciale per la concretizzazione. Devo abbandonare questa città.


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Giugno 2018. Dopo cinque anni trascorsi nel Regno Unito, dai 19 ai 24 anni, decido di tornare nel mio paesino d'origine, con il quale ho sempre avuto un rapporto di odio-amore tossico. 

 

Cinque anni difficili. Ho toccato il fondo più volte. Una depressione già avviata prima della partenza che, peggiorando, è sfociata in strade poco belle. Un arresto costato 6 lunghi mesi di stress nell'attesa del processo, evitando il carcere per chissà quale miracolo, l'inizio di una vita mondana tra club, alcol e droghe nel tentativo di evadere dalla gabbia di malessere nella quale mi trovavo, amicizie sbagliate, inizio di una tossicodipendenza da cocaina, problemi economici.

Cinque anni dove avrei potuto fare ben altro, ottenere tanto. Ma non era facile. Forse impossibile, date le condizioni. Eppure, quei cinque anni son serviti a formarmi. A farmi capire com'è la vita, come gira il mondo. Ho "imparato a campare". Senza quei duri cinque anni, pieni di errori, depressione e oscurità, sarei forse ancora un ragazzino immaturo che all'anagrafe è un adulto di 28 anni. Un po' come la stragrande maggioranza dei miei coetanei qui, in questa strana cittadina nella quale sono nato e cresciuto.

 

Tutto è iniziato a cambiare quando è morto mio padre. Così, da un giorno all'altro, senza alcun preavviso. Mi trovavo a casa, ero rientrato da poco. All'epoca non sapevo ancora cosa fare, che direzione prendere. Era il quarto dei cinque anni; ero tornato con l'intenzione di trascorrere qualche mese a casa, per poi tornare in UK. Non avevo ancora dei progetti concreti. Certo, qualche bozza di piano qua e la, ma nulla di solido. Vivevo alla giornata.

E poi, una mattina random, tutto cambiò. I timori, le paure, le insicurezze, le cazzate alle quali correvo dietro, il giudizio altrui… tutto assunse una forma diversa, insignificante. Iniziai a maturare. A sentire un senso di responsabilità verso la mia famiglia. A sentirmi in dovere di prendere le redini in mano, di dover essere lì, sempre pronto a prendermi carico dei problemi che sarebbero sorti in futuro. 

E così fu. Per motivi economici tornai comunque in UK per un altro anno. Un anno diverso dagli altri 4: niente più vita mondana, niente droga, niente perdite di tempo. Lavoravo, accumulavo, pianificavo. Non volevo più fare quel lavoro del cazzo. Non volevo più dover calcolare quante uscite e la relativa portata che potevo fare per settimana in modo da non rischiare di rimanere senza soldi. Non volevo più essere costretto a stare in affitto in case di merda con sconosciuti. Non volevo più dover rinunciare ad ogni sfizio che mi passava per la testa.

E poi rientrai definitivamente in Italia. Iniziai a mettere in atto quanto pianificato. 

 

Oggi, Marzo 2022. Quasi quattro anni di puro progresso. Un lavoro che paga bene, una casa decente tutta per me, il mare a 100 metri da casa, auto nuova, non ho problemi economici, un guardaroba pieno, mi faccio passare gli sfizi, non devo pensarci due volte e fare calcoli prima di andare a mangiare una pizza con gli amici. Molta più maturità mentale, il giudizio degli altri non mi frega, mi faccio carico di eventuali problemi della mia famiglia quando ce n'è bisogno. Son riuscito persino ad avere una LTR, cosa di cui ho sempre sentito la mancanza, nonostante non abbia mai avuto grossi problemi a ritrovarmi donne nel letto. 

 

Ma non basta. Non basta più. 

 

Manca un punto cruciale: l'ambiente. Mi ritrovo in un paese strano, al limite del paradossale. Ho frequentato altri paesini di provincia: nulla a che vedere con il mio. Preistorica, primitiva, arretrata, strana, paradossale, inferiore, ritardata: tutti aggettivi con i quali può essere descritta la società di questo paese, ma nessuno di essi la descrive pienamente. Non credo esista un termine adatto per descriverla: non esiste nulla di simile, è un fenomeno rarissimo, e pertanto non vi è una definizione precisa. Credetemi, signori, non sto esagerando. 

 

Un paese del genere ti limita. Ti toglie la forza, ti depotenzia. Ho raggiunto tutto quello che potevo raggiungere, rimane davvero poco margine. Sono in pieno stallo e, continuando a stare qui, rischio di buttare all'aria un lavoro di quasi 10 anni. Sento come se avessi dentro una forza pronta ad esplodere, ma che non può. Ed è una sensazione di merda.

 

E allora ha iniziato a prendere forma l'idea di abbandonare questo paese-limbo. Ho iniziato a pianificare, a pensare a delle possibili mete, scelte in base ai progetti, alle ambizioni e alle esigenze che ho. 

 

Ho varie opzioni. Son tutte fattibili, ma devo lavorarci su. Prepararmi bene. Eseguire alla perfezione.

 

Non sopporto più le limitazioni. Mi sento soffocare. Appena esco di casa mi assale un misto di angoscia e disprezzo verso tutto ciò che mi circonda. Provo imbarazzo, quasi mi vergogno di stare qui. Non sono a mio agio, sento che sto fallendo.

E sarebbe un vero peccato fallire proprio adesso. Sarebbe un peccato mandare all'aria 10 anni di lavoro. Sarebbe un peccato mandare all'aria gli ultimi 4 anni di progresso. 

 

Contro questo paese non riesco a vincere. Vi son rimasto sempre ancorato. Solo oggi capisco che il processo avviato volgerà al termine solo quando riuscirò a tirare su l'ancora e lasciarmelo alle spalle per sempre.

 

Non so se lo farò davvero. Forse, con il tempo, troverò un'altra soluzione. Forse riuscirò a trovare l'uscita senza dover abbandonare questo posto. Ma al momento non vedo alternative. 

 

Passata l'estate, andrò via. Iniziano i preparativi.

Modificato da Slev1n
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Wyatt99
1 ora fa, Slev1n ha scritto:

Manca un punto cruciale: l'ambiente. Mi ritrovo in un paese strano, al limite del paradossale. Ho frequentato altri paesini di provincia: nulla a che vedere con il mio. Preistorica, primitiva, arretrata, strana, paradossale, inferiore, ritardata: tutti aggettivi con i quali può essere descritta la società di questo paese, ma nessuno di essi la descrive pienamente. Non credo esista un termine adatto per descriverla: non esiste nulla di simile, è un fenomeno rarissimo, e pertanto non vi è una definizione precisa. Credetemi, signori, non sto esagerando. 

 

Un paese del genere ti limita. Ti toglie la forza, ti depotenzia. Ho raggiunto tutto quello che potevo raggiungere, rimane davvero poco margine. Sono in pieno stallo e, continuando a stare qui, rischio di buttare all'aria un lavoro di quasi 10 anni. Sento come se avessi dentro una forza pronta ad esplodere, ma che non può. Ed è una sensazione di merda.

 

E allora ha iniziato a prendere forma l'idea di abbandonare questo paese-limbo. Ho iniziato a pianificare, a pensare a delle possibili mete, scelte in base ai progetti, alle ambizioni e alle esigenze che ho. 

 

Ho varie opzioni. Son tutte fattibili, ma devo lavorarci su. Prepararmi bene. Eseguire alla perfezione.

 

Non sopporto più le limitazioni. Mi sento soffocare. Appena esco di casa mi assale un misto di angoscia e disprezzo verso tutto ciò che mi circonda. Provo imbarazzo, quasi mi vergogno di stare qui. Non sono a mio agio, sento che sto fallendo.

E sarebbe un vero peccato fallire proprio adesso. Sarebbe un peccato mandare all'aria 10 anni di lavoro. Sarebbe un peccato mandare all'aria gli ultimi 4 anni di progresso. 

Si, via da li.

Anche io posso capire la situazione che si crea in un paesino, ma tu hai un vantaggio importante.

Sai la lingua, seppur arrugginita. Sai cosa significa stare all'estero, perciò non sei un novellino. Parti, vai!

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  • 4 settimane dopo...
Slev1n

Se avete città italiane da consigliare, sono tutt'orecchi.

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Back Door Man
2 ore fa, Slev1n ha scritto:

Se avete città italiane da consigliare, sono tutt'orecchi.

Hai detto che ti senti responsabile della tua famiglia di origine.

O per lo meno ti ci sei sentito per un po' dopo che è morto tuo padre.

Ora ti chiedo (per capire): ti senti ancora responsabile oppure hai da pensare solo per te?

Se hai da pensare anche ad altri ciò va in conflitto con il progetto di allontanarti dal piccolo paese.

Questo è il motivo per cui ti pongo la domanda.

 

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Slev1n
1 ora fa, Back Door Man ha scritto:

Hai detto che ti senti responsabile della tua famiglia di origine.

O per lo meno ti ci sei sentito per un po' dopo che è morto tuo padre.

Ora ti chiedo (per capire): ti senti ancora responsabile oppure hai da pensare solo per te?

Se hai da pensare anche ad altri ciò va in conflitto con il progetto di allontanarti dal piccolo paese.

Questo è il motivo per cui ti pongo la domanda.

 

Mi ci sento ancora, certo, e per forza di cose lo sono, ma ciò non rappresenta un limite per quanto ho in mente. Dovesse sorgere un problema che richieda la mia presenza, ci metto poco a prendere l'aereo/treno/auto e ritornare. 

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Mirkopain89

Scusa ma il lavoro che paga così bene L hai trovato propio qua in Italia che è L’unico paese europeo con gli stipendi fermi a 20 fa anzi addirittura diminuiti mentre in tutti gli altri son cresciuti fino al 20% ?!  Che lavoro fai per curiosità?

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gelsomino
Il 25/4/2022 at 12:32, Slev1n ha scritto:

Se avete città italiane da consigliare, sono tutt'orecchi.

il belpaese ormai è merda dappertutto, vai in islanda 

 

la sensazione che provi sul paese tuo è molto semplice,

 

te la descrivo e spero che possa aiutarti a non farti faare brutta fine..

allora.. è come se stessi vivendo in un film, truma show..

finch----è non te ne accorgi vattubbene,

ma tu t een sei accorto...

ecco è uguiale, col migliore amico che ti maniploa ed eè uan totre e qualch esconosciuto che ti dice..

"fuggite sciocchi!!"

 

è un patto criminale..

 

 

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  • 1 mese dopo...
IO.SI.TU.NO
Il 28/3/2022 at 22:09, Slev1n ha scritto:

Non so se lo farò davvero. Forse, con il tempo, troverò un'altra soluzione. Forse riuscirò a trovare l'uscita senza dover abbandonare questo posto. Ma al momento non vedo alternative. 

 

Passata l'estate, andrò via. Iniziano i preparativi.

 

La decisione l'hai già presa.

Probabilmente la tua provincia non ha nulla di estremamente sbagliato, ma semplicemente non ti rappresenta più.

Ti è andata bene per un certo periodo della tua vita, quando cercavi quel tipo di vita e di tranquillità.

Come ti è già stato detto, ora l'Italia ha più o meno tutta gli stessi problemi e si somiglia tutta per ciò che riguarda i lati negativi...

Con piccole differenze ok, ma la mentalità è più o meno sempre quella.

Io sinceramente ho visto differenze vere solo in Milano (città tecnologica, europea, moderna e con un buon lifestyle), e Bolzano (città tranquilla, con gente più rispettosa del resto d'Italia e mentalità più evoluta).

Ci sono però 2 problemi.

Milano è carissima....se fai un lavoro normale, a Milano faresti una vita da coinquilino senza macchina simile a quella che facevi in UK.

Bolzano ha la grossa barriera del tedesco....è vero che siamo in Italia e la città è bilingue, ma se non sai il tedesco i lavori migliori non li hai....gli affitti inoltre sono carissimi ma comunque meno di Milano.

Fossi in te ripartirei verso un'altra nazione.

Il salto lo hai già fatto in passato, la barriera linguistica l'hai già superata, per cui puoi rifarlo.

E' un po' come perdere la verginità o passare da dipendente a imprenditore....prima sei bloccato, ma una volta che hai svalicato, hai qualcosa in più.

Il paese in cui andare devi saperlo tu.

Io non so che mestiere tu abbia, o che titolo di studio, o quante lingue tu sappia.

Però ripeto, se cerchi una mentalità veramente diversa, difficilmente la troverai cambiando solo provincia in Italia.

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