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Sono un lettore del forum dai miei 18, si può dire che mi abbiate cresciuto. Non ho mai esposto tematiche profonde, al massimo qualche commento. Oggi riporterò una pagina del mio diario appena scritta, che è una delle cose più intime che mi appartengono. Scrivo quando sto bene, quando sto male, o in qualunque momento senta l'esigenza di farlo. Non c'è una frequenza, a volte salto interi mesi e faccio un riepilogo. [Scriverò tra le quadre le aggiunte per voi, in modo da contestualizzare]. Quando invece lèggete "....", sono io che mi rivolgo a me stesso.

 

Sono a Madrid, El Retiro. 

Non è un giorno felice, molto riflessivo. 

Sono venuto qua per ******; una storia probabilmente già chiusa in partenza. [Conosciuti a in Spagna mentre facevo tirocinio, visti due giorni prima che tornassi in Italia. Sesso fuori dal comune]. 

Lei viene in Italia, dopodiché inizia a distaccarsi. Io capisco che in realtà ci tenevo. Non gliel'ho mai detto per bene. 

[Decido comunque di prendere il volo che avevo già prenotato, anche se in realtà avevamo chiuso a distanza; tuttavia, potete immaginare le incomprensioni e le cose non dette, per cui reputo valesse la pena prenderlo]. 

Dormo in ostello, in realtà sto facendo un viaggio zaino in spalla stile vecchi tempi. [Dopo il liceo ho iniziato a partire tutte le volte che potevo. Ho fatto il Cammino di Santiago, numerosi viaggi improvvisati; insomma ho colto l'occasione per stare nuovamente con me stesso]. 

Tuttavia non pensavo che non volesse passare nemmeno un momento assieme. La vera domanda è: "Perchè mi infilo in queste situazioni? Perché a livello logico, razionale, mi rendo conto che sia una storia insostenibile, che mai potrebbe funzionare? E perché nonostante questo ora vorrei passarci una notte assieme? Che, tra l'altro, farebbe solo più male e creerebbe solo più attaccamento."

Queste le mie più grandi domande, a cui non sto trovando risposte. Non so cosa mi porti ad invischiarmi in queste faccende. Non so nemmeno perchè questi pensieri mi attanaglino così tanto. 

E' come se vedessi i dati, li razionalizzassi e poi, al momento di prendere la decisione, seguo l'istinto. E l'istinto questa volta ha sbagliato. 

Ho cercato di arrivare qui il più fresco e lucido possibile. Ho scopato per farlo. Ho sedotto per cercare di essere lucido. Dico con felicità di aver passato le notti con F*****a; sono stato un grande a farmi N****a, russa, fidanzata. [avvenimenti recenti, ultime due settimane]. 27 anni entrambe, 4 anni fa ci avrei messo la firma. 

Però non era quello che volevo. Evidentemente. 

"Una storia impossibile, con una ragazza con cui si, vi siete trovati da dio, ma TU SAI che nulla potesse funzionare. Tu 24, col sorriso stampato, prossimo a partire all'estero per tesi e finita quella a volare dall'altra parte del mondo. Lei 22, appena cambiato città, ballerina, di cui le uniche cose che sai a momenti sono nel letto. Nessuna buona premessa. Tu stesso il primo a non volerci creare nulla. Eppure perchè questa tipologia di pensieri ti attanaglia tanto?! Perchè ristagnano nella tua mente?!"

Io una risposta non la trovo. Vedo schemi, patterns che si ripetono. Ripeto, anni fa, forse avrei messo la firma per tutto questo. Sono un'altra persona ora, io stesso me ne rendo conto. Percepisco il magnete che sono per chi mi circonda. Non mi aspettavo la gratitudine che ho ricevuto in questi ultimi mesi. 

Eppure non riesco ad essere quel Guerriero di Pace. [La storia narra che venga tirato un sasso in un lago. Vi è un uomo poggiato sul fondo. L'impatto che quel sasso ha su di lui è minimo, perchè tutta l'acqua sovrastante sarà riuscita ad attutire e a generare un'onda sempre meno intensa. Secondo Socrate, il maestro all'interno del libro, la nostra reazione agli eventi esterni dovrebbe cercare quanto più possibile di avvicinarsi a questo.]

Sono felice di me ma non sono intoccabile agli eventi esterni. Mi sta bene non esserlo. Quello che non mi sta bene è esserne percosso. "Perchè lo sono?!", la mia più grande domanda. Quella leggerezza che sempre mi appartiene, tutt'un tratto diviene pesantezza. Solo in questo ambito, solo in queste tematiche. Tra qualche giorno tornerò ad acquisire nuovamente quella leggerezza, lo so. Ma quanto può andare avanti questo circolo vizioso? E soprattutto, come reagirò ad eventi ben più grandi di queste cazzate? 

 

Come vedete ho condiviso con voi parte dei miei pensieri più profondi, da cui non riesco ad uscire. Qualunque intervento, suggerimento, domanda, è ringraziato col cuore oltre che ben voluto. Se possibile, mi permetto di sollecitare @Sensei10, che ho preso un pò come quel fratello maggiore da cui vorrei essere consigliato. Vi ringrazio per l'attenzione, spero quanto scritto sia sufficiente ad avere un quadro dei miei interrogativi. 

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Sensei10

Grazie, davvero. Non so se merito la tua fiducia, qui leggo molte opinioni più azzeccate e realistiche delle mie, spesso.

Tu cosa vuoi? 

Perché è l'unica domanda che verosimilmente ti aiuterebbe a capire. 

Sai, credo che ciò che ti lasci questa sensazione sia proprio il fatto che la storia avesse poche possibilità di riuscita. Perché magari hai intravisto, di colpo, che l'inverosimile stava per realizzarsi ed era lì ad un passo. Per cui hai dimenticato la scarsa percentuale iniziale, ti sei detto "Okay, non dura, non può durare, però...  basterebbe volerlo". È proprio così. Basta volerlo. Lei in Italia c'è venuta. È andata via poco convinta, o meglio convintissima che non ci fossero margini per continuare. Non so i motivi, forse a te avrà dato qualche spiegazione, forse la sua verità, di questo non fai menzione. E tu sei rimasto con l'ipotesi praticabile. 

Hai pensato che la tua vita attuale è frutto della tua volontà? Questo passaggio 

2 ore fa, Sbobbi ha scritto:

Tu 24, col sorriso stampato, prossimo a partire all'estero per tesi e finita quella a volare dall'altra parte del mondo.

Dice tante cose. Uno che descrive se stesso in questo modo non si arrende di fronte alla banalità di una storia fugace, perché sente di poterla acchiappare in ogni momento. Anche se non è vero, anche se pecca d'onnipotenza, ma almeno tenta.

Sesso fuori dal comune, appena prima di ripartire, rocambolesco. E lei rinuncia. Tu no. Perché dovresti? 

Io ripartirei con questa consapevolezza. 

Cosa intendi per "eventi più grandi"? 

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Sbobbi
Inviato (modificato)

Cosa voglio è difficile, non per risponderti in maniera superficiale ma per caratteristiche intrinseche. So però dirti cosa non voglio, processo di esclusione.

Non voglio la relazione di mio fratello, che incarna alla perfezione i canoni italiani. Lavorativamente al top, moglie conosciuta a 18 anni (ora è nei 40), figli, una famiglia felice. Lui è felice ed io lo sono per lui. Non fa per me, troppe esperienze perse, troppo non vissuto. Il legame che hanno è di una verità a tratti stravolgente, invidiabile. Ma ti sto scrivendo dall'aeroporto, dopo aver conosciuto una ragazza stanotte, dormito in un parco perchè non avevo soldi per l'ostello. La stabilità non la vedo vicina. Le realtà in cui ancora voglio imbattermi sono troppe. 

Non voglio la relazione tossica dell'altro mio fratello, che a 23 anni si fidanza, lui un dongiovanni, lei non so bene, stanno assieme, si lasciano, si rimettono. Si tradiscono. Staranno assieme 16 anni, una figlia in mezzo, forse fatta per cercare di tenere su il rapporto, disastri familiari, amanti da entrambi le parti. Falsità, mancanza di rispetto, insoddisfazione reciproca; questo trapela ai miei occhi

Non vorrei, per quanto possibile, la relazione dei miei. E' attualmente una storia con lieto fine, ma è quella che più mi ha insegnato a non giudicare nella vita. Mia madre con tre figli a carico, mio babbo che nel mentre del suo matrimonio qualche scappatella se la concede e si incontrano. Una notte sbuco io. Ora stanno assieme, è ammirabile quello che entrambi hanno fatto e cosa hanno conseguito. Se dovessi metterci la firma sul come ci sono arrivati, ecco, non la metterei, tutto qui. 

Per quanto concerne me, ho avuto una relazione monogama, più di 3 anni, il primo amore insomma. Di li seguono storie, storielle, nottate, una relazione aperta. Tuttora non so quello che fa per me. Non credo nella monogamia, non penso limitarsi a vicenda sia il simbolo di un rapporto in crescita. Non credo nemmeno di avere una predisposizione alla poligamia, perchè nel lungo termine mi rendo conto non sia semplice da gestire. Mi guardo attorno e vedo relazioni false, fatte per necessità o per mancanza di intraprendenza. Chiaramente vedo anche rapporti pieni di bene, ma spesso con una mancanza di background acquisito che inevitabilmente peserà nel tempo. Dovessi dire le caratteristiche principali che cerco, risponderei: attrazione, stima, rispetto, trasparenza. 

"Hai pensato che che la tua vita attuale è frutto della tua volontà?" @Sensei10

Sì, e sono felice di questo. Le situazioni non mi arrivano, né mi scorrono addosso. Le cerco, mi ci ritrovo invischiato semmai, lotto per prendermele. 

Si, probabilmente è vero ciò che scrivi. Per quanto pianti i piedi per terra e cerchi di analizzare con criterio le situazioni, rimango un romantico che crede nell'inverosimile. Le spiegazioni che mi ha dato le trovo mondi paralleli da me; entrambi sapevamo che non potesse funzionare. Io ho deciso di viverla a pieno, senza rimpianti. Lei appena ha provato qualcosa ha alzato le barriere. Lo percepii come una mancanza di interesse, lei invece ha sempre sostenuto di essersi presa di me e di non volersi fare del male. Lo accetto, lo comprendo. Scusa o no che sia, non mi importa. Basta volerlo, come scrivi tu.

Ti ringrazio per l'acutezza del passaggio successivo. E' vero, non mi arrendo di fronte alla banalità. I miei motti più grandi sono "tutto per la maglia" e "disfrutas", il secondo però con la connotazione spagnola, non la traduzione letterale. Godine, gioiscine, sfruttalo. Pecco di onnipotenza, già. Nulla di più vero. 

Cosa intendi con "ripartirei con questa consapevolezza"? 

Un evento più grande, inteso come un rapporto in difficoltà in questo caso. Sento che quando avvengono determinate situazioni, quando il terreno da sotto i piedi mi scivola via, come scritto sopra, quella leggerezza diviene pesantezza. La mente pensa troppo e rimane incastrata nei suoi stessi meccanismi. Come che sovranalizzare portasse a qualcosa. Forse vivo e avverto troppo i sentimenti, forse mi piace scervellarmici, non so bene quale sia la motivazione reale. So che per una storia passeggera impossibile non è accettabile averla in mente cosi tanto. E non mi riferisco ad oggi, oggi è un altro giorno; oggi è tutto nuovo, è più facile. Sento scorrere nuovamente quella leggerezza. Quello che mi preoccupa è il mentre, il come vivo queste dinamiche mentre mi ritrovo all'interno

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senza nome

Due considerazioni (Galimberti e Rimbaud), che mi sono venute in mente, leggendoti (che poi avrai qualche anno in più, ma la sostanza non cambia, secondo me):

L'adolescenza non è solo una stagione della vita, ma una modalità ricorsiva della psiche dove i tratti dell'incertezza, l'ansia per il futuro, l'irruzione delle istanze pulsionali, il bisogno di rassicurazione e insieme di libertà si danno talvolta convegno per celebrare, in una stagione, tutte le possibili espressioni in cui può cadenzarsi la vita. Per questo di fronte agli adolescenti siamo ansiosi. Essi ci testimoniano tutto il possibile che in noi non è divenuto reale.

 

 

ROMANZO

I

A diciassett'anni non si può esser seri.
- Una sera, al diavolo birre e limonata
e gli splendenti lumi di chiassosi caffè!
- Te ne vai sotto i verdi tigli a passeggiare.

Com'è gradevole il tiglio nelle sere di Giugno!
L'aria è si dolce che a palpebre chiuse
annusi il vento che risuona - la città è vicina -
e porta aromi di birra e di vino...



II

Ecco scorgersi un piccolo brano
d'azzurro scuro, incorniciato da lievi fronde,
punteggiato da una malvagia stella, che si fonde
in dolci fremiti, piccola e bianca...

Notte di giugno! Diciassett'anni! Ti lasci inebriare.
La linfa è uno champagne che dà alla testa...
Divaghi e senti un bacio sulle labbra
che palpita come una bestiolina...


III

Il cuore è un folle Robinson in un romanzo
- quando, nel pallido chiarore d'un riverbero
passa una damigella affascinante
all'ombra del colletto d'un padre tremendo...

E siccome ti trova immensamente ingenuo,
trotterellando sui suoi stivaletti
si volta, attenta ma con gesti vivaci
-e sul tuo labbro muoiono le cavatine...


IV

Sei innamorato. Fino al mese d'agosto è affittato.
Sei innamorato. I tuoi sonetti la fanno ridere.
Tutti gli amici sono già andati, sei di cattivo gusto.
- Poi l'adorata, una sera, si degnò di scriverti!...

- Quella sera... - Ritorni ai lucenti caffè
e ordini ancora birre e limonata...
a diciassett'anni non si può esser seri,
se ci son verdi tigli lungo la passeggiata.

 

 

 

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Sensei10

Riparto dall'ultimo post dell'ottimo @senza nome, perché la prima parte, di Galimberti, riassume molto bene delle emozioni. Ebbene, ritengo che mantenere dentro di noi il diciassettenne che siamo stati sia preziosissimo. Perché, in effetti, ci si pensa poco, ma è l'età perfetta in cui si incontrano la realtà vissuta, quella percepita ed il sogno di diventare adulti, con i diciott'anni alle porte. Che poi tutto ciò non si avveri subito o, per alcuni dalla vita complicata, si avveri ben prima, poco importa: è un'età ideale. Un mondo sospeso attraverso cui transitiamo un po' tutti. Dovremmo farne tesoro, proprio come si fa di un bel viaggio di cui conserveremo sempre i ricordi più vivi. 

Quel diciassettenne può darci una grande forza: se il passaggio è stato vissuto con angoscia e difficoltà o in scioltezza e con soddisfazione cambia poco. Momento fondativo di alcuni tratti fondanti, che andrebbero interrogati ogniqualvolta siamo di fronte ad una scelta. E non sto dicendo che bisogna essere supergiovani per sempre, ma che non bisogna scordarsi mai da dove si viene e che bagaglio si ha. C'è un istante in cui si entra nella porta girevole da un luogo all'altro. Bisogna ricordarsene sempre, per capire veramente chi siamo. Credo che sia un buon modo per scegliere sul serio la vita che vorremmo, almeno sotto il profilo dei sentimenti privati.

Quindi @Sbobbi, capisco perfettamente se non vuoi replicare le esperienze altrui: alcune sono ottime, altre meno, ma non sono le tue, semplicemente. Ed è giusto cercare senza una tregua, sinché è possibile.

1 ora fa, Sbobbi ha scritto:

Non credo nella monogamia

È dura crederci. 

Intorno a noi abbiamo molti testimoni dell'efficacia della monogamia, ma noi stessi spesso non lo siamo o non lo siamo stati. Se dovessimo ragionare per grandi numeri, direi che è impossibile, per la densità abitativa del pianeta, avere soltanto una persona con cui condividere i giorni e ciò che contengono. 

Certo è che c'è anche un'abitudine a farlo. Perché se questa persona ti piace, ti attira, e ricambia, difficilmente si avranno occhi per qualcun altro. Sì, okay, ovviamente potresti voler andare a letto con un'altra, con altre mille. E lei anche, non è mica di gesso. Ma è un altro discorso. Quindi direi che non è ammissibile l'esistenza della cd. anima gemella, ma che, statisticamente,  potremmo trovare, in un ragionevole raggio di azione, quella che eleggiamo tale. Questione non di compromesso o di contentino, bada bene, ma di volgari occasioni. La reale sintonia la si raggiunge con pochissimi esseri umani, e purtroppo non tutti si incontrano in una sola vita. Anzi, quasi nessuno. Questo deve essere pacifico.

Ciò non toglie che il motivo per cui si tende a non lasciarsi scappare le opportunità o a crearsele, al di là dei rimedi per l'autostima e del riempimento dei vuoti personali, sia proprio, anche, la curiosità di entrare in contatto con gente che riteniamo papabile e complementare. Non vai a letto con le donne per controllare se lo sfregamento del glande ti consente di avere una cappella lucida come la glassa a specchio su una torta, ci vai perché c'è qualcosa che ti attrae parecchio. E se oggi ti fa un certo effetto, speri di continuare ancora e ancora, vuol dire che c'è del benessere psicofisico. Lascia stare la divisione sesso/sentimenti, che è una cazzata, una chiama l'altra, in un incontro (ma questo lo sai perfettamente).

Perciò, non penserei troppo alla dicotomia mono vs poli. Riuscire a mettere in pratica i tuoi progetti ti permetterà di scoprire gente nuova, ergo = nuovo benessere. Rigenerazione, come carburante per andare avanti. 

1 ora fa, Sbobbi ha scritto:

Cosa intendi con "ripartirei con questa consapevolezza"? 

La consapevolezza che ciò che per gli altri è difficoltoso, insuperabile, oggettivamente impossibile, per te non lo è.

Ti racconto una cosa che probabilmente manderà a puttane l'anonimato nel forum, se qualcuno che mi conosce dovesse leggerla, ma pazienza...

Nel 1997 sono stato con una ragazza australiana, per un annetto più o meno ci siamo visti. Lei studiava in Olanda. Già questo sembra folle. Eppure per me era tipo dietro l'angolo. Chiaro che nessuno di noi era così fesso da ritenere l'altro a prova di tradimento. Ma volevamo essere sinceri, vista la circostanza. E incontrarci fin quando avremmo avuto voglia. Fin qui tutto bene, le cose sono diventate più complicate quando lei è tornata a Melbourne... Al tempo avevo dei problemi che mi impedivano di andarci. Lei però è venuta a Roma per ben tre volte in tre mesi, che, se ci pensi, ha un costo economico notevole, ma anche di stress e di investimento emotivo. Avrei potuto darle il benservito in qualsiasi momento, pensa. Ma, cazzo, lo ha fatto. Ad onor del vero aveva delle amiche che vivevano qua, ma era palese che non faceva la traversata per loro. Come fai a non ritenere una così LA tua donna ideale? Cominci a farci un pensierino. Butti là prospettive future, anche se non capisci un cazzo del mondo che hai intorno e pensi che arrivi a Melbourne a nuoto, casomai. 

È andata a finire che una sera, in un baretto a 300 metri da casa mia, conobbi quella che poi diventò, nei mesi successivi, la mia convivente. E per onestà, alla ragazza aussie spiegai tutto al telefono. Un dispiacere pazzesco, reciproco, ma lo avevamo messo in conto. Che tu ci creda o no, non ho fatto alcun calcolo di convenienza. Mi sentivo solamente più preso e più in sintonia con la nuova ragazza. 

Questo per farti capire che una cosa o non lo fai o la fai, quando sento i ripensamenti da gente che dista mezz'ora dal mio quartiere per le terribili difficoltà della vita mi viene da ridere.

Ciò che vivi internamente alle tua storie, invece, temo che ti accompagnerà a lungo. Sta a te distaccarti o continuare. 

A leggerti si direbbe che vivi con grande intensità. Brutto perderla, anche nei suoi lati più bui e negativi.

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Sbobbi
Inviato (modificato)

Sto cercando di rispondere ma continua a darmi "bloccato" al momento dell'invio. Non so perchè, ma nel momento in cui cito un vostro passaggio o lo copio mi blocca l'invio del contenuto. 

Modificato da Sbobbi
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Sbobbi

Ciao @senza nome, grazie per il bel paragone. Ti rispondo in due maniere differenti. La prima, citando il passaggio "Per questo di fronte agli adolescenti siamo ansiosi. Ci testimoniano tutto il possibile che in noi non è divenuto reale".

Dovessi fare un augurio al me futuro, vorrei non guardasse quell'adolescente con ansia. Vorrei guardarlo con gli occhi di chi ha realizzato i suoi sogni, di chi è già dall'altra parte e si augura che quel ragazzino possa farcela. Di chi stima la voglia di quel ragazzino, la supporta, la incoraggia. Non prova invidia, non prova a reprimerla, non prova ansia. Prova ammirazione e gli ricorda il sé bambino. Lo osserva con quello sguardo compiaciuto, pieno di consapevolezza, forgiato da gioie e dolori. Riconosce la stoffa del ragazzino, ci si immedesima, lo comprende; se lo compete, lo consiglia, lo indirizza. Guardandolo con gli occhi lucenti, spero di provare il brivido della realtà che si è concretizzata e il desiderio di poterla tramandare, di dimostrare che si può toccare con mano. 

Per quanto rigurda la seconda poesia e, rimanendo in tema, mi è venuto in mente Orazio. Egli predica la medietas, non intesa come mediocrità, bensì come equilibrio, distanza dagli estremi. Ecco, io non sono per la distanza dai fuochi. Mi ci butto a capofitto se necessario, posso ardere con loro. Ma consapevole. E per me la consapevolezza è il legame con l'acqua, che spegne, disinnesca, ridà vita a quel terreno bruciato. Per cui sì, "a diciassett'anni non si può essere seri", ma non può essere un pretesto per essere superficiali. Un sano equilibrio, non statico, ma dinamico, che contempli le occasioni in cui la bilancia è completamente rovesciata, sottosopra. Che sappia però ritrovare un fulcro, una leva vantaggiosa a tornare in una condizione di omeostasi. Da qui ne consegue che per me valga anche il contrario, ovvero: "a quarant'anni non si può essere frivoli", ma ciò non può essere un pretesto per essere pesanti. Quello spirito adolescenziale va custodito con gelosia, accudito con amore, rinnovato, innaffiato. Non può e non deve smettere di ardere.

@Sensei10 Dal tuo commento invece, quello che evinco maggiormente è il sentimento di Accettazione. Il passaggio "capisco se non vuoi replicare le esperienze altrui, non sono le tue", mi ha colpito molto. E mi porta a pensare a quando e se troverò la chiave, se quella chiave aprirà le porte che desidero, se rimarrà affilata o se si romperà e dovrò cercarne una nuova. Se una mi basterà perché chissà, magari il portone ha anche l'inferriata. Oppure il segreto è che non ci sarà nessuna chiave, le porte non esisteranno e tutte queste domande avranno risposte che ora non sono ancora visibili. 

Nuovo benessere come carburante per andare avanti. Grazie. 

Splendido anche il racconto della ragazza australiana. "Wow" è stata la mia prima reazione. Mi permetto di farti una domanda: se ti fossi trovato dall'altra parte, ovvero se ti fossi fatto 30 ore di viaggio, per tre volte in tre mesi, schiantandoti probabilmente ai 300km/h, come ti saresti sentito? Quali sono i sentimenti che ti avrebbero invaso? Rabbia, stupore, incredulità, accettazione, rammarico, rimpianto, gioia per quanto è stato bello? Trovo sia più facile lasciare che essere lasciati. Certamente hai fatto la cosa più onesta verso lei e verso te stesso. Ma ponendomi nei panni di lei, mi chiederei quale sia l'insegnamento che ne devo trarre. Se debba prevalere il "Lui non mi voleva abbastanza", "Era una storia impossibile", "Tutelati di più la prossima volta", "Ho giocato tutto. Non ho rimpianti". 

Citi la tua convivente e mi chiedo, non potrebbe succedere lo stesso nuovamente? In un altro baretto a 300 metri da casa tua, conosci un'altra ragazza e ti trovi maggiormente in sintonia. E ricomincia il giro. Tuttavia non si può vivere con la paura che questo accada. Se succede, succede. E allora tanto non vale essere sinceri fin da subito e ammettersi vicendevolmente che succederà? Questo però equivale a darsi una data di scadenza. Oppure a rinnovarsi, cambiando le carte in tavola e le regole del gioco. 

"A leggerti si direbbe invece che vivi con grande intensità. Brutto perderla, anche nei suoi lati più bui e negativi."

Accettazione, ancora una volta. Accetto di averla. Non voglio perderla e nemmeno trascurarla ma...

"Ciò che vivi internamente alle tue storie, invece, temo che ti accompagnerà a lungo. Sta a te distaccarti o continuare."

A volte vorrei distaccarmene. Lasciarla per un attimo da parte, ignorarla, renderla non-totalizzante. Non so se si possa imparare a farlo. Qualora fosse possibile, mi iscriverei al tutorial passo-passo.

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Sensei10
20 ore fa, Sbobbi ha scritto:

sentimento di Accettazione

Accettazione sì, di te stesso per come sei. Non c'è nulla di strano né di folle né di sbagliato in te, leggendoti.

Accettazione, però, che non rinuncia alla ricerca di emozioni positive. Sennò sarebbe, appunto, una rinuncia.

20 ore fa, Sbobbi ha scritto:

come ti saresti sentito?

Ho raccontato per sommi capi, ovviamente c'è molto di più ma non vorrei addentrarmi nei particolari.

Guarda, non credere che non ci sia stato male. A parte il fatto che lei era (è, mi auguro) davvero bella e che il sesso rasentava la perfezione, avrei tranquillamente potuto fare un po' di doppio gioco, vista la distanza siderale. E sarei stato una carogna, viste le circostanze... C'è però da dire che parlavamo spesso della possibilità che tutto potesse finire così, all'improvviso. Eravamo pronti, ecco. Se fossi stato in lei, non so come avrei reagito, ma forse, sai, avrei capito. Però ce la siamo giocata, e questo è ciò che conta. È comunque una bellissima esperienza da raccontare e a cui ripensare quando, come ti dicevo, ci si imbatte in chi si spaventa per quattro ostacoli.

22 ore fa, Sbobbi ha scritto:

E allora tanto non vale essere sinceri fin da subito e ammettersi vicendevolmente che succederà?

Può darsi. Ha senso chiedersi ogni giorno se la mattina dopo sarà l'ultima volta che vedi il sole? 

Finché va, la fai andare. Senza fronzoli e ricami. Tanto se arriva quella giusta non smetti di colpo, fidati. 

22 ore fa, Sbobbi ha scritto:

Lasciarla per un attimo da parte, ignorarla, renderla non-totalizzante.

Ne parliamo tra qualche anno. Ti servirà a vedere il mondo con occhi tuoi. Non ti desensibilizzerai, questo no, per tua immensa fortuna.

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