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La seduzione è un “gioco truccato in partenza”? Perché dovrei parteciparvi allora?


_M_

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Avevo già pubblicato una domanda simile, ricevendo risposte per lo più inconsistenti, ragion per cui mi permetto di ripostarla, sperando in un’evoluzione diversa 🙂

Ho 23 anni, ma essendo di costituzione esile, non essendo per niente alto e avendo i lineamenti da bambino (oltre alla pochissima barba) noto che in qualsiasi modo io mi comporti (e credetemi che le palle di mettermi in gioco le ho, e le ho sempre avute) questo “effetto alone” sembra prevalere sul resto con buona parte delle persone dell’altro sesso.

Credo nel miglioramento personale, vado in palestra, mi alleno, studio psicologia, seduzione e dinamiche sociali e mi ritengo anche un buon analizzatore. Spesso riesco a captare energie e segnali di attrazione tra le persone ancor prima che il “gioco seduttivo” tra i diretti interessati inizi.

A differenza di altri individui molto razionali, però (che teorizzano e basta) io ho anche un lato spiccatamente alfa, fisico, pratico. Riconosciuto o meno, non mi interessa. Agisco e mi metto in gioco ogni qualvolta lo ritengo necessario, ogni qualvolta vedo una ragazza o una donna che mi attrae. Amo la vita ed il sesso e sono, a detta altrui, anche un discreto amante quando mi viene fatta la gentile concessione di arrivarci. Eppure... a 20 anni mi sono già dovuto accorgere di quanto il “gioco” in ambito sessuale/seduttivo sia fondamentalmente truccato in partenza.

Il fatto che mi siano sempre interessate donne particolarmente belle, spesso parecchio più alte e più grandi di età di me, mi ha permesso ancora di più di toccare con mano l’inconsistenza e la fragilità di tutto il “meccanismo”. Idem il fatto che a mostrarmi interesse spinto e diretto fossero sempre gli stessi prototipi di ragazze (“della serie: tu devi stare a questo livello, che ti piaccia o no”).

Ho visto e vissuto sulla mia pelle numerose esperienze, dai contesti più tranquilli ai contesti più aggressivi come i locali. Ho riscontrato in breve tempo come i ragazzi percepiti come più virili, alti e mascolini (in qualsiasi modo essi si ponessero) avessero riscontri femminili molto maggiori e, soprattutto, senza forzature. Questo non avveniva mai per chissà quali grandi doti seduttive o sociali, anzi.... soprattutto nei più giovani la cosa avveniva in automatico, come se la natura avesse programmato le persone a reagire in un determinato modo a determinati stimoli, per lo più inconsci. Come se vi fosse una specie di linguaggio non scritto che porta le persone a scegliersi e a considerare tra i potenziali partner (anche solo sessuali, anche solo per una notte) individui con determinate caratteristiche percepite.

Ho sempre pensato che sulla base dei feedback ottenuti dall’altro sesso le persone, indirettamente, venissero collocate ad una sorta di “livello sociale” e che gli venisse dato un range di valore non richiesto (della serie: “tu vai bene, tu non vai bene”).

Io non sono collocabile in nessun livello, meno che mai dagli altri.

Nel precedente post, mi è stato detto per l’appunto: “collocatici tu dove vuoi stare nella catena alimentare”.

Ma come possiamo noi decidere di autocollocarsi (con tutte le palle, il cuore e l’intelligenza del mondo) se poi il mondo esterno non riconosce la nostra collocazione e viviamo continue umiliazioni e violazioni al nostro modo di essere, mentre per alcuni altri tutto fila in modo naturale ed automatico?

Io per dire, anche se mi vengono riconosciute determinate qualità, vengo spesso idealizzato come gay.... “a pelle”.... e mi è stato confermato più volte che questo è dovuto quasi interamente ai lineamenti (nelle masse c’è un’associazione tra lineamenti molto fini, vestire elegante e lo stereotipo del gay, tanto che queste ultime arrivano addirittura a credere che sia il singolo a non ammetterlo a sé stesso, piuttosto che ammettere di essere loro a reagire per schemi preconfezionati ed ancestrali, fuori dal loro controllo).

Ad ulteriore sostegno della mia tesi, vi dirò che ho provato negli anni ad uscire volontariamente con ragazzi esteticamente molto al di sopra della media, o con caratteristiche fisiche particolarmente dominanti e status elevati. Ebbene, ecco che la mia teoria trovava ogni volta conferma. La fragilità di tutto il sistema era davanti ai miei occhi, parlava da sé, senza ipocrisia o giri di parole. E questo valeva anche per tanti altri ragazzi. Ragazze che prese in solitaria avrebbero avuto la percezione “x” di tizio (e magari ci sarebbero pure finite a letto, ci avrebbero fatto nascere una storia), di colpo, messe in contatto con una realtà di gruppo, con stimoli diversi, avevano di tizio una percezione completamente differente.

Come ho già detto nel precedente post, io non ho nessuna intenzione di sottomettermi al sistema “recitando parti che non mi appartengono”, venendo svalorizzato, umiliato o venendo scelto tramite canali di serie B per motivi non dipendenti dal mio controllo, mentre magari il tipo percepito in un determinato modo, in dieci secondi, riesce a polarizzare verso di sé attrazione automatica in buona parte del pubblico femminile.

Esigo di essere accettato e riconosciuto per quello che sono, visto che l’impegno ce lo metto (e visto che per alcuni altri questo avviene in automatico).

E attenzione: qui non si parla di trovare la “tipa fuori dagli schemi che te la dà per grazia di Dio” dopo 200 tentativi, o del dover essere costretti a trovare una relazione stabile e “quella che vede oltre”. Si parla di avere un ruolo attrattivo riconosciuto, reale, una vita sessuale varia, spontanea ed appagante, senza forzature e senza vivere in costante evitamento.

Se questo non è possibile, per motivi non dipendenti dal mio controllo e nonostante l’impegno messo e appurato, qualcuno dovrà poi spiegarmi perché dovrei assecondare il sistema in tutte le sue altre parti (lavorare, pagare tasse, rispettare regole e convenzioni). Sistema che, ricordiamolo, dove fa comodo, fuori dalla vita emozionale, sentimentale e sessuale del singolo predica che tutti siano uguali e debbano avere le medesime possibilità.

Grazie per le risposte.

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Tony Montana
4 ore fa, _M_ ha scritto:

Eppure... a 20 anni mi sono già dovuto accorgere di quanto il “gioco” in ambito sessuale/seduttivo sia fondamentalmente truccato in partenza.

La vita è un gioco truccato in partenza.

Non scegliamo di nascere e non scegliamo come nascere.

Siamo gettati in mezzo al resto della biomassa.


Se nasci leone maschio, maestoso e potente felino, ed arrivi all'età adulta sei stato incredibilmente fortunato. Solo 1 su 8 ci arriva.

Se arrivi fino a quel punto e riesci anche a conquistarti un posto tra i leader maschi di un branco, battendoti e scacciando i precedenti leader, allora avrai anche accesso alla riproduzione e continuerai la linea di sangue.

Questa è la vita di un apex predator tra i più maestosi e letali.

 

Facciamo il nostro gioco migliore con le carte che ci sono servite.

Col vantaggio che, al contrario dei classici giochi di carte, noi possiamo influenzare notevolmente il valore delle carte che abbiamo nel mazzo e possiamo farlo sistematicamente.

 

Parli di catena alimentare.

Come per i leoni, anche per noi la lotta è tra maschi.

Sei collacato da qualche parte tra la classifica dei maschi.

Ci sono il 20% dei migliori che si fa il 40% delle donne più belle.

Ci sono i peggiori 10-15% che hanno molte difficoltà ad avere una ragazza.

Tu sei da qualche parte lì nel mezzo.

Il tuo scopo deve essere lavorare nelle aree che contano e migliorarle per salire su questa catena alimentare, per quanto possibile.

Guardati PREDATOR PENTAGRAM per orientarti (e lascia una recensione: è gratis nonostante il contenuto sia di grande valore)

 

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Inviato (modificato)
3 ore fa, Tony Montana ha scritto:

La vita è un gioco truccato in partenza.

Non scegliamo di nascere e non scegliamo come nascere.

Siamo gettati in mezzo al resto della biomassa.


Se nasci leone maschio, maestoso e potente felino, ed arrivi all'età adulta sei stato incredibilmente fortunato. Solo 1 su 8 ci arriva.

Se arrivi fino a quel punto e riesci anche a conquistarti un posto tra i leader maschi di un branco, battendoti e scacciando i precedenti leader, allora avrai anche accesso alla riproduzione e continuerai la linea di sangue.

Questa è la vita di un apex predator tra i più maestosi e letali.

 

Facciamo il nostro gioco migliore con le carte che ci sono servite.

Col vantaggio che, al contrario dei classici giochi di carte, noi possiamo influenzare notevolmente il valore delle carte che abbiamo nel mazzo e possiamo farlo sistematicamente.

 

Parli di catena alimentare.

Come per i leoni, anche per noi la lotta è tra maschi.

Sei collacato da qualche parte tra la classifica dei maschi.

Ci sono il 20% dei migliori che si fa il 40% delle donne più belle.

Ci sono i peggiori 10-15% che hanno molte difficoltà ad avere una ragazza.

Tu sei da qualche parte lì nel mezzo.

Il tuo scopo deve essere lavorare nelle aree che contano e migliorarle per salire su questa catena alimentare, per quanto possibile.

Guardati PREDATOR PENTAGRAM per orientarti (e lascia una recensione: è gratis nonostante il contenuto sia di grande valore)

 

Grazie per il tuo contributo.

Gli umani però non sono leoni. Per quanto ad alcuni di essi piaccia il paragone, associandosi a qualcosa di forte.

Non rispondono nemmeno agli stessi istinti di specie discendendo dai primati.

Comunque confermi in parte il mio pensiero.

Ripeto: non posso tollerare di presenziare ad meccanismo che anche tu confermi essere fallato in partenza.

Apparte che torno a dire, nessuno mi colloca da nessuna parte, la domanda resta la stessa: e quindi?

Se il gioco truccato non ci piace e non possiamo vincerlo per motivi non dipendenti dal nostro controllo, che si fa?? Se ci vogliamo così tanto bene ed abbiamo così a cuore i nostri obiettivi sentimentali e seduttivi, ma prima ancora il nostro essere profondo e quest’ultimo non ci viene riconosciuto nonostante sforzi ed impegno... che si fa????

Non siamo a scuola (mai presa seriamente peraltro), siamo in un ambito in cui i risultati non dipendono solo da noi e dal nostro impegno.

Predator Pentagram l’ho visto.

Ringrazio @^'V'^ per il notevole impegno, per l’ottima qualità dei contenuti e anche per le precedenti risposte.

Concordo con tante delle cose dette, ma siamo comunque punto e accapo.

Sembra un vicolo cieco se si vuole vincere partendo da posizioni che sembrano essere di svantaggio, senza mentire a sé stessi, come fanno in tanti.

Tu dici “possiamo notevolmente influenzare le carte che ci sono servite”.

In che modo si può arrivare ad avere gli stessi diritti dei top, se si parte “svantaggiati-percepiti”?🙂

Specifichi anche: “per quanto possibile”.

Non è un dettaglio da poco.

Ritorniamo alla mia ultima domanda, quella sul resto del sistema e del prendere o meno seriamente tutto il resto.

Preciso che non voglio credermi speciale, o apparire narcisista, anzi è una domanda seria e profonda la mia.

Grazie.

Modificato da _M_
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^'V'^
10 ore fa, _M_ ha scritto:

Se ci vogliamo così tanto bene ed abbiamo così a cuore i nostri obiettivi seduttivi, ma prima ancora il nostro essere profondo e quest’ultimo non ci viene riconosciuto o accettato nonostante sforzi ed impegno, che si fa?

Quando dici essere profondo, mi stimoli una riflessione. 

Spoiler

In questo forum ho avuto la storia del mitocondrio ingoiato dalla cellula. 

Il mitocondrio dà più energia a tenerlo in simbiosi che a digerirlo e cagarlo, e lui sta meglio protetto dalla cellula che da solo in giro, ed ecco che abbiamo uno degli scatti evolutivi più importanti nella storia del pianeta. 

La tua storia dell'essere profondo mi fa pensare al software del self che abbiamo. 

Miliardi e miliardi di cellule. 

Ognuna con una sua individualità, che demandano per sopravvivere insieme il senso unitario del self all'organismo nel suo insieme. 

Tuttavia, se le cellule non mantenessero una loro individualità, desiderio di nutrirsi, di pulirsi, di ricevere ossigeno, morirebbero e così farebbero morire l'organismo e spegnere il software del self sinaptico. 

Allora il self, l'essere profondo che è organismo, è miliardi di individui, ma deve sentirsi uno, o c'è la morte. 

Se l'organismo non si sente individuo, non si protegge, non cerca ossigeno, nutrimento, sesso, è finita la corsa delle cellule che sono in sinergia. 

Però lo fa rispettando l'individualità delle cellule, nutrendole; se una cellula fa parte del fegato, o del polmone, l'organismo, ossia l'associazione a fini di sesso di tutte le cellule, non sta proteggendo se stesso, il self, e anche le altre cellule moriranno, se si lasciano morire utili cellule di importanti organi. 

Quando è allora che un organismo, come la società e le cellule che si hanno attorno, come individui e parte di un sodalizio sociale, non riconoscono ed accettano un essere? 

Parliamo di un tipo di simbiosi antagonistica che conosciamo con il nome di PARASSITISMO. 

Il soggetto vive sopra o in un altro organismo di specie diversa, l'OSPITE. 

Ed il soggetto trae o cerca di trarre vantaggio da esso, causandogli danno a proprio vantaggio. 

Questo ricorda la strong environmental reaction che gli americani incontrarono in Vietnam. 

Esiste un parassitismo obbligatorio, nell'individuo, che riguarda il periodo infantile. 

Il bambino cagiona danno al tessuto sociale ospite, a proprio vantaggio. Questo è tollerato perché il tessuto sociale sta investendo in un individuo adulto che darà al sistema più di quanto abbia preso. 

Ora, considerando che sei adulto. 

Potresti pensare che non vieni riconosciuto o accettato perché estraneo. 

Una cellula che non c'entra con quell'organismo. 

Con una sua individualità che non è accettata e riconosciuta. 

Ma quello che è rigettato, non è l'estraneo, è il parassita. 

L'estraneo che porta valore (vedi mitocondrio) e che è diverso, ma porta un valore al tessuto sociale bersaglio, o possiamo chiamarlo organismo ospite, non è rigettato, non accettato, non riconosciuto. 

Magari deve portare il doppio di valore di una cellula del fegato e vedersene riconosciuto la metà, perché estraneo. 

Ma quello che sta portando avanti è una simbiosi mutualistica ++ che è ecologica e vantaggiosa per l'organismo ospite, o tessuto sociale bersaglio. 

Ora, se questa analogia in qualche modo ti suona, il fatto che cerchi di prendere valore, ad organismi pluricellulari già in lotta per mantenere l'omeostasi di gruppo... il senso unitario del self... 

La situazione potrebbe ricadere in uno di questi due casi. 

1) Non sei nell'ospite definitivo, quello dove il parassita è adulto ed eventualmente si riproduce. Sei nell'ospite intermedio, dove vive solo come larva. In questo caso ti serve colmare un gap ecologico tra l'ospite intermedio e l'ospite definitivo. Ad esempio, cambiando paese o città, verso una collettività che abbia vantaggio da quello che hai da offrire, e che dove sei non vale, per gli altri, quello che cerchi di prendere nello scambio. In questo caso ti potrebbe servire un vettore, un piccolo organismo che non ti vede come insider, sei estraneo, ma nemmeno cerca di espellerti perché non lo danneggi. Un'azienda che ti dà lavoro in remoto, che puoi svolgere da altre città o stati, ad esempio. 

2) Sei nell'ospite definitivo, ma sei un individuo a bilancio negativo per l'ospite, per il tessuto sociale in cui sei o cerchi di entrare più a fondo. Un parassita. Uno che cerca (value seeking) valore. Ad esempio sei uno che cerca di minare riconoscimento, accettazione, apprezzamento, e già che ci siamo un po' di figa e chance riproduttive, all'interno del tessuto sociale ospite. 

Se cerchi queste cose e sei un po' estraneo, ad esempio non sei una "cellula del polmone perfettamente integrata", individuale ma utile al funzionamento del tutto in sinergia, quello che stai cercando di impostare è una simbiosi antagonistica. 

Entrare nel mondo adulto, essere o arrivare nel tessuto sociale ospite definitivo e, invece di dare apprezzamento, riconoscimento, amore, valore, accettazione, e quali che siano i valori che puoi portare alla vita di altre cellule, persone, e della collettività come organismo con un suo self, continui come il parassita bambino, value seeker, a cercare apprezzamento, riconoscimento, chance, accettazione. 

Se il caso fosse il primo, brutto anatroccolo game, semplicemente i tuoi simili non sono lì, dove sei ti trattano da estraneo e quello che hai da offrire come valore non vale per loro quello che cerchi di prendergli. Andare in un altro posto potrebbe cambiare le cose, può darsi che in un altro posto quello che offri abbia valore. 

Molti pensano questo. E' più facile dare la colpa al posto in cui si è, che cercare di dare valore allo stesso. 

Allora vanno in un altro posto e vengono schiacciati peggio. Perché lì sei ancora più estraneo e devi dare il doppio, di valore, per vedertene riconosciuto la metà in cambio.

E se sei value seeker invece che (anche) value giver, da questo non scappi cambiando ospite. Host. 

Se sei molto value giver e adulto, e nel tessuto sociale in cui sei non riconoscono valore a cosa offri, può darsi che da altre parti sia gradito. 

Se sei value seeker, e pure estraneo all'organismo ospite, sei parassita e non riconosciuto ovunque. 

 

Se il caso fosse il secondo, porti più valore all'ospite di quanto ne chiedi o cerchi di sottrarre, l'obiettivo non è insistere per vedere se riesci a ricevere accettazione, apprezzamento, chance... perché saresti ancora più spottabile come parassita del sistema. 

Ancora meno riconosciuto ed accettato. 

L'obiettivo sarebbe generare una simbiosi ++, win win, mutuale, con l'organismo ospite, per cui gli porti vantaggio. 

Ora, come dicevamo delle cellule, che sono di un organismo che ha un self, ma hanno un self anche loro e vogliono nutrirsi, respirare, pulire gli scarti... 

Non è che se per farti accettare ti togli le necessità individuali in sacrificio per il tessuto ospite, questo sia utile. 

Se la cellula non pensa a respirare, nutrirsi e pulirsi, e pensa solo a dare all'organismo, muore. E toglie un vantaggio all'organismo. 

Dare e ricevere non sono una scelta 01, binaria. 

Se hai da dare, e questo avvantaggia chi riceve, allora ricevi perché servi più vivo che fuori dai giochi. 

A parte cercare di avere riconoscimento e sesso, uteri da fecondare, accettazione e anche la protezione dell'organismo ospite dai predatori esterni, che magari li hai dimenticati perché li vedi poco, ma è pieno, e l'ospite ti protegge quando sei all'interno e se ti tiene, all'interno. 

A parte questo, cosa fai per il benessere, le chance, l'accettazione ed il riconoscimento delle femmine che sono nell'ospite? 

Per i maschi? 

Per i disabili, per i bambini, per gli anziani? 

Se fai qualcosa, se dai un qualche tipo di valore che arricchisce, nutre, lo potresti fare meglio? 

 

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9 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Quando dici essere profondo, mi stimoli una riflessione. 

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In questo forum ho avuto la storia del mitocondrio ingoiato dalla cellula. 

Il mitocondrio dà più energia a tenerlo in simbiosi che a digerirlo e cagarlo, e lui sta meglio protetto dalla cellula che da solo in giro, ed ecco che abbiamo uno degli scatti evolutivi più importanti nella storia del pianeta. 

La tua storia dell'essere profondo mi fa pensare al software del self che abbiamo. 

Miliardi e miliardi di cellule. 

Ognuna con una sua individualità, che demandano per sopravvivere insieme il senso unitario del self all'organismo nel suo insieme. 

Tuttavia, se le cellule non mantenessero una loro individualità, desiderio di nutrirsi, di pulirsi, di ricevere ossigeno, morirebbero e così farebbero morire l'organismo e spegnere il software del self sinaptico. 

Allora il self, l'essere profondo che è organismo, è miliardi di individui, ma deve sentirsi uno, o c'è la morte. 

Se l'organismo non si sente individuo, non si protegge, non cerca ossigeno, nutrimento, sesso, è finita la corsa delle cellule che sono in sinergia. 

Però lo fa rispettando l'individualità delle cellule, nutrendole; se una cellula fa parte del fegato, o del polmone, l'organismo, ossia l'associazione a fini di sesso di tutte le cellule, non sta proteggendo se stesso, il self, e anche le altre cellule moriranno, se si lasciano morire utili cellule di importanti organi. 

Quando è allora che un organismo, come la società e le cellule che si hanno attorno, come individui e parte di un sodalizio sociale, non riconoscono ed accettano un essere? 

Parliamo di un tipo di simbiosi antagonistica che conosciamo con il nome di PARASSITISMO. 

Il soggetto vive sopra o in un altro organismo di specie diversa, l'OSPITE. 

Ed il soggetto trae o cerca di trarre vantaggio da esso, causandogli danno a proprio vantaggio. 

Questo ricorda la strong environmental reaction che gli americani incontrarono in Vietnam. 

Esiste un parassitismo obbligatorio, nell'individuo, che riguarda il periodo infantile. 

Il bambino cagiona danno al tessuto sociale ospite, a proprio vantaggio. Questo è tollerato perché il tessuto sociale sta investendo in un individuo adulto che darà al sistema più di quanto abbia preso. 

Ora, considerando che sei adulto. 

Potresti pensare che non vieni riconosciuto o accettato perché estraneo. 

Una cellula che non c'entra con quell'organismo. 

Con una sua individualità che non è accettata e riconosciuta. 

Ma quello che è rigettato, non è l'estraneo, è il parassita. 

L'estraneo che porta valore (vedi mitocondrio) e che è diverso, ma porta un valore al tessuto sociale bersaglio, o possiamo chiamarlo organismo ospite, non è rigettato, non accettato, non riconosciuto. 

Magari deve portare il doppio di valore di una cellula del fegato e vedersene riconosciuto la metà, perché estraneo. 

Ma quello che sta portando avanti è una simbiosi mutualistica ++ che è ecologica e vantaggiosa per l'organismo ospite, o tessuto sociale bersaglio. 

Ora, se questa analogia in qualche modo ti suona, il fatto che cerchi di prendere valore, ad organismi pluricellulari già in lotta per mantenere l'omeostasi di gruppo... il senso unitario del self... 

La situazione potrebbe ricadere in uno di questi due casi. 

1) Non sei nell'ospite definitivo, quello dove il parassita è adulto ed eventualmente si riproduce. Sei nell'ospite intermedio, dove vive solo come larva. In questo caso ti serve colmare un gap ecologico tra l'ospite intermedio e l'ospite definitivo. Ad esempio, cambiando paese o città, verso una collettività che abbia vantaggio da quello che hai da offrire, e che dove sei non vale, per gli altri, quello che cerchi di prendere nello scambio. In questo caso ti potrebbe servire un vettore, un piccolo organismo che non ti vede come insider, sei estraneo, ma nemmeno cerca di espellerti perché non lo danneggi. Un'azienda che ti dà lavoro in remoto, che puoi svolgere da altre città o stati, ad esempio. 

2) Sei nell'ospite definitivo, ma sei un individuo a bilancio negativo per l'ospite, per il tessuto sociale in cui sei o cerchi di entrare più a fondo. Un parassita. Uno che cerca (value seeking) valore. Ad esempio sei uno che cerca di minare riconoscimento, accettazione, apprezzamento, e già che ci siamo un po' di figa e chance riproduttive, all'interno del tessuto sociale ospite. 

Se cerchi queste cose e sei un po' estraneo, ad esempio non sei una "cellula del polmone perfettamente integrata", individuale ma utile al funzionamento del tutto in sinergia, quello che stai cercando di impostare è una simbiosi antagonistica. 

Entrare nel mondo adulto, essere o arrivare nel tessuto sociale ospite definitivo e, invece di dare apprezzamento, riconoscimento, amore, valore, accettazione, e quali che siano i valori che puoi portare alla vita di altre cellule, persone, e della collettività come organismo con un suo self, continui come il parassita bambino, value seeker, a cercare apprezzamento, riconoscimento, chance, accettazione. 

Se il caso fosse il primo, brutto anatroccolo game, semplicemente i tuoi simili non sono lì, dove sei ti trattano da estraneo e quello che hai da offrire come valore non vale per loro quello che cerchi di prendergli. Andare in un altro posto potrebbe cambiare le cose, può darsi che in un altro posto quello che offri abbia valore. 

Molti pensano questo. E' più facile dare la colpa al posto in cui si è, che cercare di dare valore allo stesso. 

Allora vanno in un altro posto e vengono schiacciati peggio. Perché lì sei ancora più estraneo e devi dare il doppio, di valore, per vedertene riconosciuto la metà in cambio.

E se sei value seeker invece che (anche) value giver, da questo non scappi cambiando ospite. Host. 

Se sei molto value giver e adulto, e nel tessuto sociale in cui sei non riconoscono valore a cosa offri, può darsi che da alte parti sia gradito. 

Se sei value seeker, e pure estraneo all'organismo ospite, sei parassita e non riconosciuto ovunque. 

 

Se il caso fosse il secondo, porti via più valore all'ospite di quanto ne chiedi o cerchi di sottrarre, l'obiettivo non è insistere per vedere se riesci a ricevere accettazione, apprezzamento, chance... perché saresti ancora più spottabile come parassita del sistema. 

Ancora meno riconosciuto ed accettato. 

L'obiettivo sarebbe generare una simbiosi ++, win win, mutuale, con l'organismo ospite, per cui gli porti vantaggio. 

Ora, come dicevamo delle cellule, che sono di un organismo che ha un self, ma hanno un self anche loro e vogliono nutrirsi, respirare, pulire gli scarti... 

Non è che se per farti accettare ti togli le necessità individuali in sacrificio per il tessuto ospite, questo sia utile. 

Se la cellula non pensa a respirare, nutrirsi e pulirsi, e pensa solo a dare all'organismo, muore. E toglie un vantaggio all'organismo. 

Dare e ricevere non sono una scelta 01, binaria. 

Se hai da dare, e questo avvantaggia chi riceve, allora ricevi perché servi più vivo che fuori dai giochi. 

A parte cercare di avere riconoscimento e sesso, uteri da fecondare, accettazione e anche la protezione dell'organismo ospite dai predatori esterni, che magari li hai dimenticati perché li vedi poco, ma è pieno, e l'ospite ti protegge quando sei all'interno e se ti tiene, all'interno. 

A parte questo, cosa fai per il benessere, le chance, l'accettazione ed il riconoscimento delle femmine che sono nell'ospite? 

Per i maschi? 

Per i disabili, per i bambini, per gli anziani? 

Se fai qualcosa, se dai un qualche tipo di valore che arricchisce, nutre, lo potresti fare meglio? 

 

Grazie per il tuo contributo.

Non era certo mia intenzione trasformare il post in un trattato scientifico, filosofico o di medicina.

Se avessi voluto ribattere con argomentazioni complesse, andando a finire nello scientifico o, perché no, anche nel filosofico, avrei portato l’esempio della monade di Leibniz e scritto una pappardella su quello.

Cito (Wikipedia):

le monadi sono assimilabili ad “atomi spirituali”: eterni, indivisibili, individuali, che seguono le proprie leggi senza interferire con le altre. Ognuna riflette l’intero universo da un determinato punto di vista

Ecco che il paragone scientifico del parassita nell’organismo, visto da un punto di vista differente, assume tutta un’altra connotazione. Ma saranno poi esempi pertinenti con noi, questi?

Da qui si potrebbero iniziare a fare discorsi complessi e a fondo cieco sul significato di ego, di psiche, sul concetto di interiorità, di personalità, sull’esistenza o meno dell’anima di un individuo, di quali siano i meccanismi biochimici che ci regolano, fino a mettere in discussione l’intero senso della nostra vita.

Invece, per quanto le tue riflessioni siano interessanti e sicuramente di livello vorrei restare coi piedi per terra e tornare al nocciolo del discorso. Non voglio sfociare nel nichilismo, pensando troppo, voglio condurre la vita che mi piace in modo semplice e spontaneo.

Qualunque cosa siamo, in qualunque modo possiamo essere fatti, e in qualsiasi modo lo proviamo a spiegare.... la banale realtà sociale che viviamo è questa qui.

L’esempio dell’andare via dalla propria città e cambiarla, a mio modo di vedere rappresenta una sconfitta, una fuga (tenendo conto poi che le dinamiche sociali sono bene o male sempre le stesse).

Un individuo che senza averne colpa nasce esteticamente percepito come più carente di altri, o ancora peggio, che ha tutto al suo posto ma è “percepito” come quello che tu descrivi come diverso, estraneo, ospite... anche cambiando atteggiamento e rendendosi utile alla società (chiamala pure “organismo”) non modificherà il trattamento che riceve in ambito sessuale/amoroso. Non inizierà ad attrarre per i motivi per cui vuole essere scelto (non canali di serie B).

Non modificherà pulsioni, istinti, meccanismi inconsci di attrazione e altro.

Semplicemente si autocollocherà da qualche parte (più per costrizione che per scelta) scegliendo la pace e non la guerra.

Ma siamo daccapo.

Ora, senza sfociare in discorsi inutilmente complicati: esiste una soluzione pratica a tutto questo?

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^'V'^
27 minuti fa, _M_ ha scritto:

Invece, per quanto le tue riflessioni siano interessanti e sicuramente di livello vorrei restare coi piedi per terra e tornare al nocciolo del discorso.

Esatto, allora vieni giù da cose che non esistono fuor di filosofia, tra monadi pitagoriche, ego e compagnia.

Cosa dai come valore e quanto è utile? 

Quella delle cellule non è una filosofia, non quella degli organismi, dei parassiti.

È il nostro funzionamento per la sopravvivenza.

E la sopravvivenza della linea di sangue, nel nostro individuo, prende il nome di sesso.

Ma dire riproduzione e non sesso è fuorviante, dato che la Bloodline sta sopravvivendo, e l'individuo che la porta avanti non si riproduce, non è un batterio che si sdoppia generando una propria riproduzione.

Egli contribuisce ad un'altra linea di sangue che vuole sopravvivere, avanzare.

Se quel derivante dito in culo al mondo, maledetto accollo della società, è nato maschio...

Ci sarà da chiedersi cosa abbia da portare come valore al gruppo, perché non serve.

Non serve. 

Cinque maschi sono anche troppo sperma per mandare avanti la specie.

Se quella nasce femmina, un valore intrinseco lo ha, almeno per qualche anno di fioritura.

Quando lo perde, se puntava tutto e solo su quello, deve fare anche lei i conti che stai facendo tu.

Che sono conti reali, non filosofici.

Cosa vendi? Cosa hai da dare e cosa dai? 

In cambio di che?

A quanto sta il cambio? Lo sanno dare tutti quello che dai? E magari meglio e con meno sforzo? 

C'è una nicchia ecologica per te, in cui qualcosa che hai da dare che interessa a pochi ti faccia sopravvivere e rimanere protetto e nutrito dal tessuto sociale ospite? 

 

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8 ore fa, ^'V'^ ha scritto:

Non importa che sia il leone, il tasso o il topo. 

Il fatto che il leone sia forte e noi si sia scimmiacce sociali, non è il punto. 

Il punto è che se tutti i leoni figliano si ha carestia, epidemia, distruzione dell'ecosistema. 

Ad una specie serve che figlino quelli che sono più adattati. 

Così la specie va avanti ed in equilibrio. 

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Se forzi una specie in gabbie da due e crei una monogamia biologica, quella specie nel giro di poche generazioni è fottuta. Sia perché sono troppi rispetto al loro cibo, sia perché le nuove generazioni devono essere in maggioranza derivate dagli esemplari più adattati. 

Ora, hai specificato che siamo umani. 

Non leoni. 

Eppure applichi un paradigma che si adatta ai batteri, forse a qualche insetto come il moscerino della frutta. 

Parli di genetica di base come adatta o no. 

Invece dell'individuo, in cui la genetica influisce per un 50%, adattato o meno adattato. 

Parli di giochi truccati in partenza per l'idoneità posseduta per nascita. 

Ma questa porta un 50% di peso in quanto effettivamente l'individuo avanza nell'adattazione all'ambiente operativo dato. 

Insomma, non sei un batterio, con un codice genetico che ti fa consumare zuccheri più o meno in fretta e riprodurre più o meno in fretta di un altro, colonizzando prima la capsula di Petri dove ti hanno messo. 

Hai un 50% di gioco.

E non è un 50% da poco, sai perché? 

Uno dei dispositivi di adattamento sovrafisiologico più potenti che possediamo come specie è la cultura. 

Anzi, è il più potente. 

Noi non sopravviviamo alla neve perché abbiamo grasso e pelliccia polare, vedendo morire e non riprodursi i meno pelosi. 

Sopravviviamo perché il nostro gruppo tribale ha imparato ad accendere il fuoco, e si è passato questo adattamento sovrafisiologico, ha imparato a fare case che riparano, ha imparato a confezionare indumenti e si è passato questa cultura. 

Siamo rimasti in mille, si calcola, nell'ultima glaciazione, e come vedi le linee di sangue derivate son gente che sa fare case, mantelli e dominare il fuoco, non gente che ha la pelliccia da orso. 

Insomma, il tuo adaptation, che si può tradurre con adattamento ma preferisco adattazione, è un processo. 

Non è una cosa che sei nato adatto o non adatto e la giocata è fatta. 

Non sei una mosca. 

Il bello della cultura come strumento, device sovrafisiologico di adattazione, è che le persone si passano una cultura ottima nella fabbricazione di automobili, di ponti, ecc, ma una cultura non evidence based e non specie specifica riguardo social status, chance riproduttive, miglioramenti nell'adattamento individuale all'ambiente operativo dato. 

Ad esempio i genitori ti passano la cultura che devi studiare legge, che ti fa schifo, perché così trovi lavoro. E questo adattamento è subottimale. 

Il bello, dicevo, dell'insussistenza culturale dei competitor, che propagano e ripetono slogan disadattativi e si zappano i piedi da soli, è che quando operi un editing culturale allo scopo di incrementare la tua adattazione, non importa che questo sia perfetto, non importa che sia la cultura unika, speciale e definitiva. 

Basta che sia meno non sense e stupida di quella del gruppo su cui vuoi emergere come adattamento, divenendo più adattato, che è ben diverso da più adatto, nel tuo scenario operativo. 

Ovviamente, nel torneo di quelli che devono lavorare per vivere. 

Se uno è nato milionario e a 23 anni gira in Ferrari, ed ha pure il 50% di genetica adattissima allo scenario operativo, lascialo giocare al suo torneo che è un altro. 

Queste persone esistono, e se stai a scrollare tutto il tempo i social ne vedi troppe, ma è un'illusione data dall'equidistanza di tutti.

La maggior parte delle persone che hai attorno, quelle vere che operano nel tuo stesso scenario operativo, (essere adattato ad Harvard è diverso che esserlo in un ghetto, servono risorse, punti di forza e skill diverse) se vanno avanti con la cultura demenziale che li contraddistingue, nel 25% dei maschi top ci rientrano solo se hanno fortuna genetica. 

Se hai invece la capacità sovrafisiologica di adattarti allo scenario operativo prima e meglio degli altri... grazie ad una cultura no nonsense (meno, non sense) e specie specifica (più, specie-specifica, qui la sfera di cristallo non ce l'ha nessuno, ma nemmeno quel vuoto di comando nel cervello che contraddistingue la biomassa attorno) allora, devi essere DAVVERO, ma davvero, nel 15% più sfigato geneticamente, per non entrare col duro lavoro nel 25% dei maschi top. 

25% sempre parlando del tuo torneo. Non dei milionari di nascita. 

Nota che non sto dicendo il 5%, nemmeno il 10%. 

E' ovvio che quelli prima di tutto hanno marcati vantaggi biologici, genetici. 

Ci sta. 

E vuoi sapere un'altra cosa? 

E' il 20% top che ha vita un po' più facile, non il 25%. 

Vero, ma essere nel 25% ed esprimere una forte e recisa individualità, è polarizzante. 

Ossia, moltissime femmine se possono scegliere vorranno qualcuno meglio. 

Ma alcune, se sei nel 25%, vorranno proprio te per come sei indivudualmente, e non uno che è nel 15% ma non è come te. 

Questo non vale se sei nel 50% top. 

Hai voglia ad esprimere individualità. 

Se una - sto parlando di ragazze abbastanza attraenti che hanno scelta, non sto parlando di ragazze che pur di avere un fidanzato pescano quello che è rimasto - riceve in regalo, per la sua bellezza, un buono omaggio per comprare l'auto che vuole alla Mercedes... 

Non è mica detto che voglia la SLR Mc Laren. E' probabilmente quella che costa di più, ma valla a guidare, è da corsa, mica è confortevole. 

Non è nemmeno detto che voglia la CLA o la GLE coupé, che sono gran macchine e costano un botto, anche la Maybach classe S, è costosa, e il suo buono vale per la macchina che sceglierà, ma può essere che le sembri da mafioso e la faccia sentire a disagio, poi parcheggiarla in città per andare a fare shopping... non è tanto piccola.

Magari lei vuole la SLK, poi la prova, fa un test drive, è dura e poco confortevole, a malapena vede oltre il cofano cosa succeda per strada, e alla fine opta per la Classe E Coupé. 

Bene. Ossia, ne ha scelta una che è nel 25% top e non nel 15 o nel 5, per gusto personale. 

Solo... col cazzo che la vuole coi finestrini a mano, li vuole elettrici, e chiaro che deve avere l'aria condizionata, deve essere eccitante e confortevole, e con tutti gli optional, pure il tettuccio panoramico per vedere le stelle. 

Ossia... se può scegliere, non è detto che scelga un top oggettivo, essendo un organismo che ha gusti soggettivi. 

Ma il modello che prende lo vuole full optional. 

Questo significa che se non sei il modello top, non cercare di imitarlo, se sei un pesco non sei un cespuglietto di fragole. 

Ma se sei un pesco è meglio tu sia il più rigoglioso tra i peschi, e che i tuoi frutti diano succo e piacere. 

E sì, essere nel 25% top, (chi sta davvero bene è nel 5-20% top) è possibile per moltissimi, data l'incapacità media dei contemporanei di produrre editing culturali adattivi ed essendo la cultura applicata all'adattazione pesante per il 50% dell'equazione adattativa, e 50% la genetica/epigenetica. 

E se uno è nel 25, o anche 30% top, e manifesta una recisa individualità, polarizzando avrà alcune che lo valutano più di uno che è nel 20% top. 

Poi ci sono anche quelli cui la genetica proprio ha fatto dispetto, che magari sono di partenza nel 15-20% bottom, e per loro la gara è un'altra, già arrivare alla metà migliore, al 50% top, è una sfida e però l'unica che valga la pena accettare. 

 

Ora, hai visto cosa ne penso, ma le cose che scrivi non parlano tanto dei giochi che sono fatti alla nascita, quanto del tuo mindset, chiamato fixed mindset. 

Puoi trovare in letteratura molte cose su Fixed e Growth Mindset.

Ma Growth è un termine sbagliato, forse va giusto bene per i bambini, e come puoi vedere nell'altro webinar, PREDATOR MINDSET, li ho chiamati Fixed e Adaptive Mindset. 

Tutto quello di cui ho parlato sopra, se hai un Fixed Mindset (e pare assolutamente di sì, da come parli di caratteristiche fisse che vuoi veder accettate, non di ingaggiare una battaglia di adattamento nell'ambiente dato, per sviluppare ed accedere a risorse adattive) non ti entrerà in testa, lo vedrai come teoria più o meno interessante, poi cambierai scheda e penserai ad altro. 

Se hai un Adaptive Mindset invece ti risuonerà dentro e ti galvanizzerà, ma non come uno slogan motivazionale da americano, come quel momento in cui riconosci la verità, e lei ti rende libero dalle manette della genetica. 

 

 

 

Un altro esempio che mi sovviene, assai più banale e divertente, di “self o non self” è questo:

qualche mese fa ho preso in prestito il telefono ad un mio amico e ho iniziato a chattare con una ragazza, mentre lui guardava.

Io chattavo, non lui.

Avendo un ottimo “game” (come lo chiamate qui) in 5 minuti di chat, sfruttando consapevolmente l’effetto alone che ho captato immediatamente lui potesse avere su quel determinato tipo di ragazza, gli ho fissato un appuntamento con scopata assicurata il giorno successivo.

Lui mi ha ringraziato, ci è andato e l’ha scopata.

Io non avrei mai potuto farlo.

Perché non era qualcosa creato da lui, ma da me.

Se da lì la ragazza si fosse innamorata, la mia ombra sarebbe sempre stata presente nel loro rapporto, per quanto probabilmente a loro non sarebbe mai fregato.

Anche per questo metto in crisi il concetto di “seduzione” su soggetti che non attraggono in modo naturale e spontaneo: recitare frasi ad hoc, dire cose preconfezionate, studiare a tavolino manuali.... la vedo come una finzione, non so spiegartelo ma urta in me qualcosa di molto profondo.

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^'V'^
1 minuto fa, _M_ ha scritto:

Io non avrei mai potuto farlo.

Probabilmente nemmeno lui.

Perché stavi giocando coi soldi del banco.

Se perdevi aveva perso il banco, se vinci ti senti efficace.

Lui non avrebbe spinto così, perché se avesse bruciato la situazione avrebbe perso tutto l'investimento di tasca sua.

Tutte le attenzioni spese, l'aspettativa, il coinvolgimento emotivo e anche il tempo buttato dietro a molte altre per averla, questa con cui provare una giocata. 

Forse lui non avrebbe potuto prenderla alla leggera e spingere tutto o la va o la spacca.

 

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