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Disinteresse verso gli altri


Mmarrcoss22

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Mmarrcoss22

Da qualche tempo mi capita di riflettere su un comportamento che noto spesso in me quando mi trovo con altre persone: non provo alcun interesse o curiosità verso di loro.

Per fare un esempio, mentre altri non si fanno problemi a chiedere di tutto e di più alla persona con cui interagiscono, a me non viene per niente spontaneo. Preferisco cercare di conoscere la persona che ho di fronte parlando di argomenti più ampi, sempre leggeri, che possano coinvolgerla e portarla a parlare di sé, anche se non sempre mi riesce.

Allo stesso modo non ho alcun interesse per quello che gli altri, conoscenti o amici meno stretti che siano, fanno nel tempo libero o in generale nella loro vita. Per cui non sento la necessità di fare domande, limitandomi spesso al silenzio o a parlare di altro.

Ho sempre pensato che questo mio atteggiamento fosse sostanzialmente positivo: un modo per restare concentrato su me stesso, senza guardare alle vite degli altri e senza essere spinto a fare dei confronti che avrebbero anche potuto essere superflui o deleteri per la mia autostima, visto che si tratta di vite vissute in modo molto diverso l'uno dall'altra, da persone diverse.

Però ogni tanto mi viene il dubbio che questo mio modo di comportarmi mi precluda la possibilità di entrare meglio in sintonia con l'altra persona, con tutto quello che ne può derivare sotto ogni punto di vista.

 

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27 minuti fa, Mmarrcoss22 ha scritto:

Da qualche tempo mi capita di riflettere su un comportamento che noto spesso in me quando mi trovo con altre persone: non provo alcun interesse o curiosità verso di loro.

Per fare un esempio, mentre altri non si fanno problemi a chiedere di tutto e di più alla persona con cui interagiscono, a me non viene per niente spontaneo. Preferisco cercare di conoscere la persona che ho di fronte parlando di argomenti più ampi, sempre leggeri, che possano coinvolgerla e portarla a parlare di sé, anche se non sempre mi riesce.

Allo stesso modo non ho alcun interesse per quello che gli altri, conoscenti o amici meno stretti che siano, fanno nel tempo libero o in generale nella loro vita. Per cui non sento la necessità di fare domande, limitandomi spesso al silenzio o a parlare di altro.

Ho sempre pensato che questo mio atteggiamento fosse sostanzialmente positivo: un modo per restare concentrato su me stesso, senza guardare alle vite degli altri e senza essere spinto a fare dei confronti che avrebbero anche potuto essere superflui o deleteri per la mia autostima, visto che si tratta di vite vissute in modo molto diverso l'uno dall'altra, da persone diverse.

Però ogni tanto mi viene il dubbio che questo mio modo di comportarmi mi precluda la possibilità di entrare meglio in sintonia con l'altra persona, con tutto quello che ne può derivare sotto ogni punto di vista.

 

Abbiamo la stessa età e ti dico che quello che scrivi a me è capitato spessissimo. Ora un po' meno, per due principali ragioni:

-mi sono sforzato a guardare gli occhi e con gli occhi degli altri a capire il perché di certi discorsi e il loro fine

-scarto subito chi davvero è una bestia inutile.

Ti spiego. Fino ai 25 anni più o meno ho avuto una vita caratterizzata da difficoltà economiche e sociali davvero tostissime.

E non per esagerare ti dico che è un miracolo che sia oggi vivo e vegeto a scrivere qui. Non tanto per istinti suicidi (da ragazzo a volte ci pensavo), ma proprio perché vivevo in un paese di gente che voleva, non metaforicamente, farmi la pelle.

E ci hanno provato, più volte. E gli è andata male.

 

Capisci che, dopo che riesci ad andar via non hai tanta voglia di fare networking, ascoltare gli altri.

Li reputi inutili, incapaci di capire quello che sei riuscito a sconfiggere.

E quindi entri in modalità God, io meglio di tutti etc.

Forse è vero. Ma è colpa loro se ti si sono presentate delle sfide molto difficili che hanno comportato privazione, sofferenza, sacrifici, ma alla fine, un buon premio finale? No.

Ma del resto non puoi nemmeno essere troppo duro con te stesso e diventare, tutto ad un tratto, l'animale sociale per eccellenza che con un cenno si fa servire per primo e fa bagnare fighe di dubbio intelletto e di indubbio fondoschiena.

L'umile fraticello pronto ad ascoltare tutti, il top manager specializzato in problem solving.

 

Ma si può lavorare a diventare degli esseri migliori, questo sì. Un passo alla volta, una ripetizione alla volta, giorno dopo giorno.

Prova a lavorare pian piano su te stesso, datti la possibilità di ascoltare con attenzione qualcuno.

Cambia anche ambiente operativo se necessario.

Non stare fermo.

Muoviti.     

 

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Mmarrcoss22
Il 26/6/2023 at 00:30, Kepak ha scritto:

Abbiamo la stessa età e ti dico che quello che scrivi a me è capitato spessissimo. Ora un po' meno, per due principali ragioni:

-mi sono sforzato a guardare gli occhi e con gli occhi degli altri a capire il perché di certi discorsi e il loro fine

-scarto subito chi davvero è una bestia inutile.

Ti spiego. Fino ai 25 anni più o meno ho avuto una vita caratterizzata da difficoltà economiche e sociali davvero tostissime.

E non per esagerare ti dico che è un miracolo che sia oggi vivo e vegeto a scrivere qui. Non tanto per istinti suicidi (da ragazzo a volte ci pensavo), ma proprio perché vivevo in un paese di gente che voleva, non metaforicamente, farmi la pelle.

E ci hanno provato, più volte. E gli è andata male.

 

Capisci che, dopo che riesci ad andar via non hai tanta voglia di fare networking, ascoltare gli altri.

Li reputi inutili, incapaci di capire quello che sei riuscito a sconfiggere.

E quindi entri in modalità God, io meglio di tutti etc.

Forse è vero. Ma è colpa loro se ti si sono presentate delle sfide molto difficili che hanno comportato privazione, sofferenza, sacrifici, ma alla fine, un buon premio finale? No.

Ma del resto non puoi nemmeno essere troppo duro con te stesso e diventare, tutto ad un tratto, l'animale sociale per eccellenza che con un cenno si fa servire per primo e fa bagnare fighe di dubbio intelletto e di indubbio fondoschiena.

L'umile fraticello pronto ad ascoltare tutti, il top manager specializzato in problem solving.

 

Ma si può lavorare a diventare degli esseri migliori, questo sì. Un passo alla volta, una ripetizione alla volta, giorno dopo giorno.

Prova a lavorare pian piano su te stesso, datti la possibilità di ascoltare con attenzione qualcuno.

Cambia anche ambiente operativo se necessario.

Non stare fermo.

Muoviti.     

 

Condivido ogni tua parola.

In effetti, trasferirmi l'anno scorso dalla mia città natale alla città in cui mi trovo ha portato dei benefici (in particolare l'indipendenza economica), consentendomi di riprendere per bene quel lavoro su me stesso che, fino a quel momento, era andato avanti solo a tratti.

Se fossi rimasto a casa mia, probabilmente sarei cresciuto molto più velocemente dal punto di vista lavorativo, svolgendo una professione che può farti togliere notevoli soddisfazioni, ma che non ti garantisce solidità e stabilità economica e personale. Oggi, però, sebbene il mio attuale lavoro non sia quello ideale, comunque ho tempo libero e soldi a sufficienza per perseguire i miei obiettivi personali (attività fisica, studio ecc.).

Inoltre, conoscere sempre più gente, di varia provenienza, italiana e straniera, mi sta aiutando ancora di più anche a scremare la gente che incontri. Io mi baso sul lato emotivo, e cioè sulle sensazioni che provo quando mi trovo in mezzo alle persone: se mi accorgo che la loro compagnia mi annoia, le scarto immediatamente. Addirittura molto spesso, a causa di qualche gesto anche minimo e del tutto involontario, non riesco a non far trasparire che trovarmi in loro presenza mi dà fastidio. E, anche se sono segnali che non vanno sottovalutati, non nascondo che potrebbe essere un'arma a doppio taglio.

Ma, per certi versi, meglio soli che male accompagnati nel cammino, se non hai la possibilità (o la fortuna) di trovare gente valida o un mentore al tuo fianco.

  • Cuore Nero 1
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