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LTR: non la vivo bene


John789

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John789

Ciao a tutti,

vi scrivo in un momento in cui mi sembra tutto difficile. E' più di un mese che provo a districarmi da solo tra i pensieri che mi affossano ma, per quanto ci prova, giro e mi ritrovo sempre nello stesso punto. In passato (e oggi) voi del forum mi siete sempre stati di grande aiuto e chiedo qui nella speranza che qualcuno riesca a fornirmi uno spunto su come gestire la mia situazione.

Sono il LTR da 6 mesi. E' una relazione a distanza, ma non eccessiva: ci vediamo almeno due, tre giorni a settimana (max 10 giorni). Quando questa storia è cominciata, ero in una fase da "libertino", mi davo a frequentazioni fugaci e scopamicizie ed stato così per anni: mai realmente coinvolto al punto di poter anche solo immaginare una relazione.

Poi capita di conoscere questa persona e succede qualcosa dentro di me. Matura, determinata, m'ispira sesso, ed è tutto perfettamente corrisposto. Viviamo la nostra storia fuori dalle mura di casa nostra. 

Giungo a me. Inizialmente, nei primi mesi, mi sentivo coinvolto ma vedevo in questo rapporto solo aspetti positivi: sentivo che, semmai fosse finita, io avrei almeno capito che tipo di persona avessi voluto al mio fianco in un futuro lontano. Lei era sempre quella che investiva di più nel rapporto, potevo non toccare il cellulare che comunque passava gran parte del tempo a condividere con me tutto quello che le succedeva. Tutto perfetto, insomma.

Passati i primi mesi di frequentazioni, cominciano i problemi.

Lei non ha un buon rapporto con i suoi pensieri, che in passato le hanno dato problemi non indifferenti in molti ambiti (non solo relazionale). Credo non sia ben capace di discriminare a quale appigliarsi e quali no, tra i tanti che le passano nella mente, come fosse incapace di discriminare. Un esempio: capita che un giorno mi "senta" meno, vuoi per la distanza, vuoi perchè magari è naturale che non ci si voglia sentire tutti i giorni. Quando capita ciò, le vengono pensieri del tipo: cosa succede? perchè sento meno la necessità di sentirlo? succedendo qualcosa? forse non provo più gli stessi sentimenti? Ecco, appena le partono queste domande, s'impanica. Va in ansia, si agita, perchè lei è straconvinta che non è così allora, consapevolmente o non, mette in atto delle "compulsioni", atteggiamenti o altri pensieri per placare queste domande. Come volesse dimostrare a sè stessa che non è così. 

Ora: io posso anche capire che magari c'è un tratto ossessivo-compulsivo in questo suo schema mentale (ne ho sofferto in passato), voglio credere sia così (ha cominciato un percorso dalla psicologa proprio perchè riconosce il problema), ma la cosa più problematica è che tali pensieri lei veniva a raccontarli a me, diretto interessato. Non nascondo che in questa sua apertura ci sia anche la mia insicurezza che mi ha spinto più volte a chiedere cosa non andasse nel momento in cui la vedevo "soffrire in silenzio". Ecco, diciamo che sorbirmi tutti questi dubbi (finti o meno) sulla relazione mi hanno sottratto molte energie mentali. Mi hanno reso ancora più insicuro. Mi hanno tolto un pò di certezze e reso più difficile "aprirmi". Insomma, più mi raccontava queste cose più sentivo una spada di Damocle sulla testa, pronta a distruggermi da un momento all'altro. 

Ho provato ad andare avanti nonostante tutto, ma lo faccio sentendomi appesantito da tante, forse troppe, cose. Non riesco a fidarmi, provo una grande gelosia (anche quando non c'è motivo), vivo con ansia le giornate quasi con il timore che possa andarsene da un momento all'altro. La distanza mi permette di mascherarle alcune di queste cose, ma non posso fare lo stesso a me stesso. Non la vivo più bene. Insomma, credo di esserci sotto. Come dicevo sopra, mi sento pesante. Meno spontaneo, meno leggero nella quotidianità, meno aperto al mondo e troppo chiuso nei pensieri e nelle paure. Vado in ansia ogni qualvolta la sento "distante".

Nonostante ciò, lei sembra molto presa. E' una persona fantastica, cerca di farmi pesare meno ogni cosa, trova tutti i modi possibili per rassicurarmi, mai una parola fuori posto. A volte sembra addirittura "troppo". Esempio: se va a qualche serata che sa in qualche modo potrebbe turbarmi, non si fa il problema di scrivermi continuamente come per dire: stai tranquillo. Io non le ho mai proibito nulla, anzi. Le ho solo fatto presente che, semmai qualcosa mi avesse dato fastidio, non mi sarei esulato dal farglielo presente.

Ecco, io vorrei sapere da voi se c'è un modo per invertire la rotta senza dover "rompere". A volte, vi giuro, mi sembra l'unica soluzione per non perdere me stesso.
Eppure, a detta delle persone che mi circondano, sarebbe una grande cazzata. Mi trovo di fronte una persona (almeno apparentemente) seria, rispettosa, innamorata e io voglio mandare tutto all'aria perchè non riesco a gestire la paura di perderla? Sembra un controsenso anche perchè, mettendo da parte il problema dei suoi pensieri di cui sopra, non c'è nulla che faccia presagire un'incompatibilità o una potenziale rottura.
Qualcosa deve cambiare, non posso più stare in queste condizioni. Ma può succedere stando comunque nella relazione?

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bass_97
5 ore fa, John789 ha scritto:

Ciao a tutti,

vi scrivo in un momento in cui mi sembra tutto difficile. E' più di un mese che provo a districarmi da solo tra i pensieri che mi affossano ma, per quanto ci prova, giro e mi ritrovo sempre nello stesso punto. In passato (e oggi) voi del forum mi siete sempre stati di grande aiuto e chiedo qui nella speranza che qualcuno riesca a fornirmi uno spunto su come gestire la mia situazione.

Sono il LTR da 6 mesi. E' una relazione a distanza, ma non eccessiva: ci vediamo almeno due, tre giorni a settimana (max 10 giorni). Quando questa storia è cominciata, ero in una fase da "libertino", mi davo a frequentazioni fugaci e scopamicizie ed stato così per anni: mai realmente coinvolto al punto di poter anche solo immaginare una relazione.

Poi capita di conoscere questa persona e succede qualcosa dentro di me. Matura, determinata, m'ispira sesso, ed è tutto perfettamente corrisposto. Viviamo la nostra storia fuori dalle mura di casa nostra. 

Giungo a me. Inizialmente, nei primi mesi, mi sentivo coinvolto ma vedevo in questo rapporto solo aspetti positivi: sentivo che, semmai fosse finita, io avrei almeno capito che tipo di persona avessi voluto al mio fianco in un futuro lontano. Lei era sempre quella che investiva di più nel rapporto, potevo non toccare il cellulare che comunque passava gran parte del tempo a condividere con me tutto quello che le succedeva. Tutto perfetto, insomma.

Passati i primi mesi di frequentazioni, cominciano i problemi.

Lei non ha un buon rapporto con i suoi pensieri, che in passato le hanno dato problemi non indifferenti in molti ambiti (non solo relazionale). Credo non sia ben capace di discriminare a quale appigliarsi e quali no, tra i tanti che le passano nella mente, come fosse incapace di discriminare. Un esempio: capita che un giorno mi "senta" meno, vuoi per la distanza, vuoi perchè magari è naturale che non ci si voglia sentire tutti i giorni. Quando capita ciò, le vengono pensieri del tipo: cosa succede? perchè sento meno la necessità di sentirlo? succedendo qualcosa? forse non provo più gli stessi sentimenti? Ecco, appena le partono queste domande, s'impanica. Va in ansia, si agita, perchè lei è straconvinta che non è così allora, consapevolmente o non, mette in atto delle "compulsioni", atteggiamenti o altri pensieri per placare queste domande. Come volesse dimostrare a sè stessa che non è così. 

Ora: io posso anche capire che magari c'è un tratto ossessivo-compulsivo in questo suo schema mentale (ne ho sofferto in passato), voglio credere sia così (ha cominciato un percorso dalla psicologa proprio perchè riconosce il problema), ma la cosa più problematica è che tali pensieri lei veniva a raccontarli a me, diretto interessato. Non nascondo che in questa sua apertura ci sia anche la mia insicurezza che mi ha spinto più volte a chiedere cosa non andasse nel momento in cui la vedevo "soffrire in silenzio". Ecco, diciamo che sorbirmi tutti questi dubbi (finti o meno) sulla relazione mi hanno sottratto molte energie mentali. Mi hanno reso ancora più insicuro. Mi hanno tolto un pò di certezze e reso più difficile "aprirmi". Insomma, più mi raccontava queste cose più sentivo una spada di Damocle sulla testa, pronta a distruggermi da un momento all'altro. 

Ho provato ad andare avanti nonostante tutto, ma lo faccio sentendomi appesantito da tante, forse troppe, cose. Non riesco a fidarmi, provo una grande gelosia (anche quando non c'è motivo), vivo con ansia le giornate quasi con il timore che possa andarsene da un momento all'altro. La distanza mi permette di mascherarle alcune di queste cose, ma non posso fare lo stesso a me stesso. Non la vivo più bene. Insomma, credo di esserci sotto. Come dicevo sopra, mi sento pesante. Meno spontaneo, meno leggero nella quotidianità, meno aperto al mondo e troppo chiuso nei pensieri e nelle paure. Vado in ansia ogni qualvolta la sento "distante".

Nonostante ciò, lei sembra molto presa. E' una persona fantastica, cerca di farmi pesare meno ogni cosa, trova tutti i modi possibili per rassicurarmi, mai una parola fuori posto. A volte sembra addirittura "troppo". Esempio: se va a qualche serata che sa in qualche modo potrebbe turbarmi, non si fa il problema di scrivermi continuamente come per dire: stai tranquillo. Io non le ho mai proibito nulla, anzi. Le ho solo fatto presente che, semmai qualcosa mi avesse dato fastidio, non mi sarei esulato dal farglielo presente.

Ecco, io vorrei sapere da voi se c'è un modo per invertire la rotta senza dover "rompere". A volte, vi giuro, mi sembra l'unica soluzione per non perdere me stesso.
Eppure, a detta delle persone che mi circondano, sarebbe una grande cazzata. Mi trovo di fronte una persona (almeno apparentemente) seria, rispettosa, innamorata e io voglio mandare tutto all'aria perchè non riesco a gestire la paura di perderla? Sembra un controsenso anche perchè, mettendo da parte il problema dei suoi pensieri di cui sopra, non c'è nulla che faccia presagire un'incompatibilità o una potenziale rottura.
Qualcosa deve cambiare, non posso più stare in queste condizioni. Ma può succedere stando comunque nella relazione?

Vai sul semplice: limita ad alleggerire la cosa cercando di chiederti cosa ti serva per stare bene, quali siano le attività che vuoi fare con questa persona e se le tue esigenze sono colmate.

Se da questo punto di vista sei tranquillo, su tutto il resto devi fare decluttering perché obiettivamente non ti serve a nulla spaccarti la testa, se non a stare peggio. 

In questo senso impara a goderti la cosa senza dargli questa serietà, che francamente non gli rende giustizia perché te la rovini.

5 ore fa, John789 ha scritto:

Quando capita ciò, le vengono pensieri del tipo: cosa succede? perchè sento meno la necessità di sentirlo? succedendo qualcosa? forse non provo più gli stessi sentimenti? Ecco, appena le partono queste domande, s'impanica. Va in ansia, si agita, perchè lei è straconvinta che non è così allora, consapevolmente o non, mette in atto delle "compulsioni", atteggiamenti o altri pensieri per placare queste domande. Come volesse dimostrare a sè stessa che non è così

Comunque questa roba ha un nome molto specifico: DOC DA RELAZIONE.

Semmai documentati su come conviverci (sempre che tu le voglia stare vicino) e cosa può aiutare la tua compagna (o meglio dire cosa non fare).

Insomma cerca di non farti prendere dall'insicurezza se fa così, immagina come se ti dovessi sentire offeso perché uno ha la sindrome di tourette e ti insulta. 

Ma poi in realtà farsi scivolare addosso le cose è sempre un salva vita quando si è ben consapevoli e sicuri di sé.

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  • 1 mese dopo...
Flake

Guarda, secondo me è solo un periodo nato da paranoie tue. Prendila con più calma, immedesimati di più nel quotidiano e vedrai che questi pensieri instrusivi caleranno. Pure tu sei consapevole del controsenso del tuo modo di ragionare, lo scrivi apertamente. Il fatto tu che tu non sia più come prima ti crea una paura ingiustificata. Goditi il lato positivo dell'altra persona e stai sereno.

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