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L'elefante nella stanza (di tutti noi, forse)


Tchami

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Crescendo63
1 ora fa, Tchami ha scritto:

Piango dal nulla, ore intere.

Concordo con @Wanda : sembri avere più paura della vita, che della morte. E magari soffri di una depressione strisciante.

Oppure non ti senti vivo, e per questo la morte ti spaventa (chi ha vissuto pienamente, in genere non teme la morte, perché ha goduto di quel dono).

 

La soluzione all'angoscia della mortalità, IMHO, è imparare a vivere davvero - non solo sopravvivere e trascinarsi come fanno molti (da cui quel senso di vuoto e disperazione).

 

Cita

Forse solo per sentirmi meno solo, per sapere che non sono un pazzo come credo. Che sono fermo in un limbo.

Non sei pazzo, ed il problema della mortalità è vecchio quanto l'uomo. Ma oggi pochi vogliono affrontarlo.

 

E questa cosa del "limbo" conferma il mio sospetto: non ti senti realmente vivo, ma come in animazione sospesa. Sembri avere bisogno di una "rivoluzione esistenziale": cambiare il modo in cui vivi per dare un senso alla tua esistenza.

 

Cita

Nella folle speranza (attuale), che un giorno scopriranno  modi per essere eterni

La soluzione non è avere più giorni; ma riempire i tuoi giorni di intensità, pienezza, significato. :-)

 

"Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita."
(Rita Levi Montalcini)

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DreamSpirit
1 hour ago, Tchami said:

"Vorrei andare a convivere, o sapere che c'è almeno questa possibilità, per far si che questo per sempre non sia solo una favola".

Una richiesta banale, normale, da parte della mia attuale ragazza. Con l'inserimento di quel "per sempre" praticamente impossibile al giorno d'oggi, influenzato da una delle poche famiglie tradizionali rimaste, la sua. 

Una discussione pochi giorni dopo, all'apparenza....risolta.

Nel mentre, i giorni passano e piano piano...arriva...l'elefante nella stanza di cui forse tutti dovranno conviverci. La paura della morte.

La sua domanda arriva e scoperchia ciò che doveva essere sotto i miei occhi ma che non avevo notato. Ho 28 anni, un terzo di vita è passata, non me ne ero reso conto. Ho pedalato ad alti livelli, senza accorgermi dello scorrere del tempo. E ora non ho idea di cosa voglio fare della vita. Mille idee in testa, milioni di sensazioni, pensieri e domande che non hanno risposta. Sogni non raggiungibili, perché la vita mi ha detto che dei limiti ci sono e qualunque cosa tu faccia non puoi fare granché. 

Ed ecco che tutto prende una spirale diversa. L'io e il se vanno in contrapposizione, cosi come il linguaggio del corpo e le abitudini quotidiane. 

I sensi di colpa mi invadono, lutti razionalizzati da piccolo emergono fortissimi. Vedo i miei genitori, hanno da compiere 59 e 58 anni. Sono sereni, affrontano questi anni con spaventosa serenità, li guardo come alieni. Se ne andranno, e finisco a stare da loro, come se il loro addio fosse imminente. Come sarà il momento in cui non potrò più dirgli grazie, o rifugiarmi nei miei momenti di difficoltà, mi tiene sveglio notti intere. 

Piango dal nulla, ore intere. 

Esco a giro, fisicamente. Ma mentalmente sono da un'altra parte. 

Guardo gli altri come se fossero alieni capitati qui per caso.

Prendo coscienza della morte, unica certezza della vita. Prendo coscienza con totale certezza che non abbiamo idea di cosa arrivi dopo. Rivedrò mai le persone a me care, le mie ex ragazze, tutti quelli che mi hanno lasciato qualcosa?

Mi chiudo in me stesso. 

E la vita non aspetta. 

Va avanti, inesorabile. Il lavoro richiede la massima produttività, ma è un complesso di gesti meccanici, senza sentimenti. 

Scrivo per avere conforto, mi rispondono in pochissimi. E solo una persona mi trasmette quelle sensazioni...dove capisco che lui ha capito.

La mia ragazza mi sostiene a un livello quasi masochistico. Non so come possa stare vicino a un individuo cosi vulnerabile e sofferente. 

Vengo qui, e scrivo di gettito. Senza nemmeno un reale perché. Senza nemmeno fare domande. 

Forse solo per sentirmi meno solo, per sapere che non sono un pazzo come credo. Che sono fermo in un limbo.

Nella folle speranza (attuale), che un giorno scopriranno  modi per essere eterni, o per sapere di scoprire che entro pochi anni sapranno dirmi con certezza che dall'altra parte potrò stare con chi non ho ringraziato abbastanza per ciò che mi ha dato. 

Ma in particolare cos’è che ti da questa sensazione di malessere cosi forte?

Che un giorno si muore, e che non hai realizzato delle cose che volevi nella tua vita, e non sai che direzione prendere?

 

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mrjako

Ti sembra di aver terminato il periodo di vita dove tutto ti sembrava possibile e realizzabile e sei arrivato al momento della disillusione e disincanto.

Hai perso HOPE  su qualunque tuo sogno astratto o magari obiettivo concreto che ti sarebbe piaciuto già raggiungere o nel giusto percorso per arrivarci un domani, e ti ritrovi OVERWHELMED dalla mancanza di senso della DAILY GRIND/ROUTINE non vedendo scappatoie concretamente attuabili.

Dovresti fare un serio percorso di SELF-INQUIRY su te stesso e ciò che vuoi veramente, potresti iniziare con lo straordinario speciale del podcast di Andrew Huberman con il dr Paul Conti.

 

 

 

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OdetoJoy
2 ore fa, Tchami ha scritto:

La paura della morte.

La sua domanda arriva e scoperchia ciò che doveva essere sotto i miei occhi ma che non avevo notato. Ho 28 anni, un terzo di vita è passata, non me ne ero reso conto. Ho pedalato ad alti livelli, senza accorgermi dello scorrere del tempo. E ora non ho idea di cosa voglio fare della vita. Mille idee in testa, milioni di sensazioni, pensieri e domande che non hanno risposta. Sogni non raggiungibili, perché la vita mi ha detto che dei limiti ci sono e qualunque cosa tu faccia non puoi fare granché. 

Ed ecco che tutto prende una spirale diversa. L'io e il se vanno in contrapposizione, cosi come il linguaggio del corpo e le abitudini quotidiane. 

I sensi di colpa mi invadono, lutti razionalizzati da piccolo emergono fortissimi. Vedo i miei genitori, hanno da compiere 59 e 58 anni. Sono sereni, affrontano questi anni con spaventosa serenità, li guardo come alieni. Se ne andranno, e finisco a stare da loro, come se il loro addio fosse imminente. Come sarà il momento in cui non potrò più dirgli grazie, o rifugiarmi nei miei momenti di difficoltà, mi tiene sveglio notti intere

Potrei scrivere un papiro ma oggi mi va di fare l'oracolo per cui ti rispondo con una sola citazione:

"A person often meets his destiny on the road he took to avoid it"

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gelsomino
18 minuti fa, OdetoJoy ha scritto:

Potrei scrivere un papiro ma oggi mi va di fare l'oracolo per cui ti rispondo con una sola citazione:

"A person often meets his destiny on the road he took to avoid it"

in fondo la vita è una merda....

al netto di pochi momenti...per l amaggioranza degli esseri umani....

siamo solo scimmie.... che devono passare 24ore al giorno .... cercando "passatempo"...per non pensare che sul lungo periodo saremo tutti morti....

hahahhahahaha

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gelsomino
3 ore fa, Tchami ha scritto:

Rivedrò mai le persone a me care, le mie ex ragazze, tutti quelli che mi hanno lasciato qualcosa?

no, dipende se avrai meritato o meno di entrare in quel FLUSSO.......

che naturalmente.... per la teoria della economicità della Vita/morte.... è funzionale a se stesso....

e non hai nostri desideri o aspettative terrene di esseri senzienti....

in sostanza.... non è come il finale di lost.....

dove ci facciamo il fantafantasmi.....

saluti

 

 

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Tchami

Le vostre parole molto probabilmente risuoneranno più avanti.

Ora (e per chissà quanto) non sono dello stato emotivo adatto.

Ma vi ringrazio per il tempo dedicato 

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Tony Montana
Il 19/2/2024 at 18:06, Tchami ha scritto:

Nel mentre, i giorni passano e piano piano...arriva...l'elefante nella stanza di cui forse tutti dovranno conviverci. La paura della morte.[...]

Prendo coscienza della morte, unica certezza della vita. Prendo coscienza con totale certezza che non abbiamo idea di cosa arrivi dopo. Rivedrò mai le persone a me care, le mie ex ragazze, tutti quelli che mi hanno lasciato qualcosa?

[...]

Nella folle speranza (attuale), che un giorno scopriranno  modi per essere eterni, o per sapere di scoprire che entro pochi anni sapranno dirmi con certezza che dall'altra parte potrò stare con chi non ho ringraziato abbastanza per ciò che mi ha dato.

A me capitò un po' prima, avevo forse 18 o 19 anni.

Per due settimane la sensazione di opprimente sconforto ed impotenza era così forte che mi sentivo arreso.

Nulla aveva senso. Non c'è nulla dopo. Un eterno nulla.

Non ricordo esattamente come sparì, ma c'erano una manciata di elementi fondamentali.

1. Non era indice di ansia generalizzata o depressione.
2. L'aver sondato a fondo nel definire un proposito, una missione che fosse più largo della mia vita.
3. Soddisfare i bisogni sentimentali, di relazione e connessione, di autonomia e di competenza.

Mi capita ancora, molto raramente, di svegliarmi di notte magari dopo un incubo ed essere atterrito dall'eterno nulla.

Ma per fortuna la mattina mi scivola addosso.
 

Il 19/2/2024 at 19:45, mrjako ha scritto:

[...] potresti iniziare con lo straordinario speciale del podcast di Andrew Huberman con il dr Paul Conti.

Il Prof. Conti all'inizio della guest series afferma qualcosa di tanto semplice quanto profondo ed illuminante.

L'azione, il fare (Agency) e la gratitudine sono i verbi, i motori per la salute e la forza mentale.

La magia del fare e della gratitudine.

 

Tchami, ho due consigli molto concreti e actionable per te:
1. Assicurati di assumere 500mg di omega3. Può aiutare per sintomi depressivi.
2. Prova qualche seduta di psicoterapia esistenziale.

Modificato da Tony Montana
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